mercoledì 29 dicembre 2010

Il cuore ed io

Un ragazzo umile e introverso, nel 2011, non ha futuro. I tempi richiedono che se vuoi qualcosa devi battere i piedi e minacciare, se vuoi conquistare una ragazza devi essere str***o con lei, se vuoi fare carriera devi abbassarti a meschini giochi di potere. Il tutto alla  faccia dell’educazione e del rispetto, del romanticismo, del merito e della fatica di essersi guadagnati con la fatica qualcosa…

E, come si suol dire, “oltre il danno, la beffa”, se qualcuno si accorge di questa tua naturalezza se ne approfitta perché uno buono è preso per uno “alla buona”, cioè come una persona (quasi) stupida da cui prendere finchè non si ribellerà, se mai succederà.

Ieri sera prima di addormentarmi pensavo che queste fossero fesserie dovute alla stanchezza accumulata nel giorno e al sonno, invece mi sono accorto che non sono l’unico a pensare così. E, infatti, da tanto volevo farvi leggere la traduzione di “Heart and I” di Robbie Williams.

“Spero che ci sia un’età d’oro, / Prego per la mia sanità mentale, / Dove non dobbiamo rispondere a nessuno di niente / Questo non è come scritto nell’opuscolo, / Auto volanti e macchine per il sesso / Siamo tutti così conformi / Perchè tutto è quello che sembra. / E non possono costruire un satellite per dirti quanto sei amato, / O qualche tipo di dispositivo di vita che ti trattiene anche quanto sei andato troppo lontano. / Ed io non mi sento me stesso ancora / Ho pensato di essere già stato corretto per ora / Passeggiando per l’orizzonte /  Ritrovo me stesso in qualche modo / Dammi qualcosa per cui morire / O crea una mente calma / Qualcosa per cui amare l’umanità / Perchè non mentano al mio cuore e me. / Sei stato piegato tanto tempo, / Pensi che questo sia stare in piedi / E loro si mettono in fila dietro di te / Per costruirti, ranuncolo / Possiamo perdere ogni significato / Più velocemente di una carta di credito / E non ci guarirà nessuno / Quindi fai del tuo meglio e non essere così duro / E non possono costruire un satellite / Per dirti cosa c’è nel tuo cuore, / O qualche tipo di dispositivo di vita che ti trattiene anche quanto sei andato troppo lontano. / Sentirò mai questo risveglio? / Fai come se questo fosse una ninna nanna / Non chiedermi di spiegare di nuovo / Non posso mentire al mio cuore e a me stesso. / Il mio cuore ed io / Mi sento così solo / Mi sento così giù / Così giù che mi sono quasi lasciato andare.”

Ho sottolineato il ritornello che è la parte più forte, quella cui più mi riferisco io, e gli ultimi versi, perché è così che mi sento io ora.

E non so se c’è modo di reagire e cambiare, perché ormai sai di essere fatto così ed è così che ti senti in pace con te stesso. L’unico modo per cambiare è quello di esser costretti a farlo e cioè subire eventi che ti facciano capire che se non diventi più bas****o e str***o anche tu, verrai per sempre calpestato. Finchè saremo “tutti così conformi perché tutto” sarà “quello che sembra”.

Umore del giorno: il commento più spontaneo che può venirmi dopo questo è: “che tristezza!”

E il tempo va…

sabato 25 dicembre 2010

BUON NATALE!

Auguri di buon natale a tutti i miei parenti, ai miei amici, ai miei lettori!

E direi che non poteva cadere in un giorno più perfetto, perchè voglio augurarvi un buon Natale con le dolci note di Frank Sinatra e la "Have yourself a merry little Christmas".

"Passiamo un piccolo Natale felice / lascia che il tuo cuore sia leggero / da adesso in poi / i nostri problemi saranno fuori di vista / Passiamo un piccolo Natale felice /trascorri le tue feste natalizie allegramente / da adesso in poi / i nostri problemi saranno a miglia di distanza. / Eccoci qui come ai vecchi tempi / i felici giorni d'oro di un tempo / amici fedeli che ci sono cari / si radunano accanto a noi ancora una volta. / Negli anni a venire saremo tutti assieme / se il Fato lo permetterà / appendiamo una stella splendente / sul ramo più alto / e passiamo un piccolo Natale felice, adesso."







Umore del giorno: trascinato dallo spirito natalizio!  :)

E il tempo va...

giovedì 23 dicembre 2010

Nato libero

Questo periodo continuo a viverlo stranamente. Non so a cosa imputarlo precisamente... Lo vivo in una sorta di confusione interiore, una guerra dentro me, dove non so precisamente a cosa punto nel mio futuro.

Per quest'anno non voglio fare bilanci, né  miei, né del mondo, né della musica. Piuttosto, mi piacerebbe davvero fare come Kid Rock canta nella sua canzone "Born free". Ecco la traduzione

"Veloce, su una strada irregolare, correndo / Verso l’alto, attraverso le montagne, arrampicandosi, / Torcendosi, allontanandosi ancora di più da casa / Giovane, come una luna nuova che sorge / Fiero, sotto la pioggia e i fulmini / Vagando in questo grande ignoto. / E non voglio che qualcuno pianga, ma dite loro / Se non sopravvivo…. / Sono nato libero! / Sono nato libero / Sono nato libero, nato libero. / Libero, come un fiume che imperversa / Forte, se sto affrontando il vento / Inseguendo sogni e correndo oltre il tempo. / Profondo come il più grande canyon, / Selvaggio come uno stallone indomato. / Se non riuscite a vedere il mio cuore, allora dovete essere ciechi. / Potete stendermi a terra e vedermi sanguinare / Ma non riuscirete a mettermi delle catene. / E non sono bravo con i lunghi addii ma guarda / Nel profondo dei miei occhi. / Sono nato libero! / Calmo nell'affrontare il pericolo / Perso, come un estraneo sconosciuto / Grato per il tempo senza alcun rimpianto. / Vicino alla mia meta / Stanco, fragile e dolorante / Pazientemente in attesa dell’alba. / E quando sarà fatto, credici, che urlerò dall’alto della montagna! / E giurerò sui mari splendenti e celebrerò la grazia di Dio su di me."

Già prima del Cristianesimo in Asia esisteva la figura dell'eremita. Questa figura fu poi ripresa dai cristiani che ne fecero un vero e proprio stile di vita. Be', io non so se farei la vita dell'eremita cristiano, ma so che ora mi piacerebbe proprio avere un contatto con me stesso, lontano dalle cose e dalle persone di ogni giorno. Non sono stufo di loro. Assolutamente.

Riprendendo, però, un po' il discorso di qualche settimana fa, io mi nascondo dietro alle faccende quotidiane (soprattutto studiare, vedere qualche puntata di telefilm su Internet e mandare sms ai miei amici) pur di non confrontarmi con me stesso e capirmi. E questo, penso, sia più che altro fuggire da me stesso, e non tanto dai miei problemi, che sono anche all'esterno di me. Non so se riesco a rendere il concetto...

In ogni caso, non credo che il nuovo anno mi possa dare la possibilità di avere quel confronto con me stesso. Non basta volerlo perché so di potermi distrarre facilmente, mi servirebbe la possibilità di restare davvero da solo e nella natura assoluta. Può essere folle, ma a rendere ancora più impossibile questa scelta sarebbe la mia assenza di indipendenza economica.

Quando scelsi di voler continuare a studiare sapevo che avrebbe significato anche questo, ma non avevo fatto i conti col fatto che mi sarei sentito ancora più prigioniero di me stesso e con una non-vita finché non fossi riuscito a guadagnare la mia prima lira (o euro, i modi dire sono duri ad aggiornarsi). Può essere questo a rendermi irrequieto....

Magari, quindi, il nuovo anno potrebbe portarmi quella tranquillità interiore che cerco. E non voglio bilanci per quest'anno passato perché il nuovo anno voglio farlo coincidere con la mia vera rinascita, col vero botto, la vera esplosione di vitalità in me.

Umore del giorno: in attesa dell’illuminazione, magari del Natale….

E il tempo va…

sabato 18 dicembre 2010

Un vero ragazzo selvaggio

Stasera voglio ospitare un grande della musica rock. Effettivamente, non ho mai dato molto spazio a Iggy Pop, eppure oltre a “The passenger” (grandissimo successo), ha fatto altri brani di successo.

Quella di stasera, a dirla tutta, non è una canzone originariamente sua, ma è la cover di una canzone del 1958 di John O’Keefe. La traduzione su Internet non l’ho trovata, per cui mi cimento io, anche se non vi trovo un grande significato.

“Sono uno di quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi… / Bene / sono proprio fuori dalla scuola come un vero / vero figo. / Ho bisogno di danzare come un matto / ho afferrato il messaggio / che devo esser uno di qui selvaggi / oh yeah / io sono uno di quei selvaggi. / Sto per scatenarmi / mi sto muovendo da selvaggio. / Sto facendo dello swing / baby / Sono un vero ragazzo selvaggio. / Sto per incontrare tutti i miei amici / sto per spassarmela. / Vado a dirlo ai miei amici / lo vado a direi a tutti / che sono uno di quei selvaggi / oh yeah / sono uno di quei selvaggi. / In un mondo uscito pazzo ogni cosa sembra confusa.”

Uno di quei classici testi da rock n’roll, dove si pensa molto al divertimento e lo stesso testo non è proprio “impegnativo”, dato che ci si concentrava di più sul ritmo.

Ma ora vediamo il video:

[youtube= http://www.youtube.com/watch?v=def3ob2h-1s]

Che ne pensate? La versione di O’Keefe non è male anche, ma mi piace questa di Iggy Pop.

Umore del giorno: per dirla alla Iggi Pop: “In un mondo uscito pazzo ogni cosa sembra confusa”

E il tempo va

 

giovedì 16 dicembre 2010

La notte delle fate

Oggi pomeriggio ho già provato un’altra volta a scrivere, ma non ero dell’umore adatto e dopo una ventina di righi ho cancellato tutto. Ora ci riprovo, ma utilizzo un approccio diverso.

Il testo che far leggere oggi è stato presentato a Sanremo 2010 da Enrico Ruggieri ed è stato l’unico che mi abbia davvero colpito tra i “big”. La canzone si chiama “La notte delle fate”.

“Mary è nuovamente sola / e senza dire una parola / esce con la faccia incontro al vento / cambia ancora direzione / e canta una canzone questa sera. / Candy intanto è già partita  / e verso un’altra via d'uscita / corre con il cellulare spento / e testardamente spera / di trovarsi ancora tutta intera. / Ognuno sente tanto dolore / quando si piega in sè / e non vede niente / poi una luce passa le inferriate / la notte delle fate / Ogni donna ha un paio d'ali chiuse / dentro sè / pronta a certe ascese sconfinate / la notte delle fate. / Molly incline alle cadute / nelle stanze sconosciute / chiede indietro un po’ di sentimento / angoli di tenerezza / dentro a una carezza quasi vera. / Ognuno sente poco calore / quando si piega in sè / ma lentamente / un taglio di luce annuncia un'altra estate / la notte delle fate / Ogni donna ha un paio d'ali chiuse / dentro sè / e sogna ancora vette inesplorate / la notte delle fate.”

Questo testo mi piace perché lo sento quasi come un inno alle donne. Tristi ma sempre combattenti, perse nei loro pensieri ma non si perdono d’animo, deluse dall’amore ma sempre romantiche. Mary, Candy e Molly rappresentano tre degli stereotipi delle donne.

Certo, per noi uomini spesso l’ostacolo maggiore è capirle!

Umore del giorno: non quello giusto…

E il tempo va…

sabato 11 dicembre 2010

Nineteen

Ammetto che sto ancora pensando a quello che scrissi ieri. E vi confesserò che non ci ho più pensato. Perché? Perché scappo da me stesso!

Ieri pomeriggio, dopo aver scritto sul blog, mi misi a fare un esercizio per prepararmi all’esonero di mercoledì prossimo e se ne andò tutto il pomeriggio finché non arrivò il momento di vedere “I Cesaroni”. Finiti, mi andai a coricare e mi imposi di pensarci sui motivi che mi spingono a scappare da me stesso in una sorta di auto-terapia. Ma ancora una volta scappai a questo pensiero e mi misi a pensare ad alto.

Stamattina ho studiato mentre dopo pranzo ho iniziato a vedere “Saw 7” con mio fratello. Ora, mentre aspetto di vedere la seconda parte del film, ho iniziato a preparare la canzone di stasera e, quindi, ecco dimostrato come il tempo non l’abbia voluto trovare… A volte mi sento un caso disperato!

Ma passiamo alla canzone di stasera. È una canzone alquanto particolare devo dire. Al primo ascolto superficiale ho pensato che si trattasse di una canzone che parlasse di gioventù dato che il titolo era “Nineteen” e il ritmo dance-pop / disco. Incuriosito e deciso a farvela sentire, ho cercato il testo e mi sono accorto che è una canzone tutt’altro che allegra. Direi piuttosto che è tragicamente seria! Leggete le parole (tradotte da me), cantate da Paul Hardcastle.

“Nel 1965 il Vietnam sembrava una guerra che non ci riguardasse / Ma non fu così. / Era diverso in vari modi, così come lo erano quelli che combattevano. / Nella Seconda Guerra Mondiale l’età media dei combattenti era 26… / Nel Vietnam essa era 19. / Gli spari e i combattimenti delle due settimane passate sono continuati oggi / A 25 miglia da Saigon / Non ero proprio sicuro di ciò che stava accadendo. / Nel Vietnam i soldati che servono la Patria tipicamente svolgono un turno di servizio di 12 mesi / ma sono esposti al fuoco nemico per circa tutto il giorno. / A Saigon un portavoce ufficiale dell’esercito americano ha detto oggi / Che più di 700 soldati nemici sono stati uccisi la scorsa settimana / Nella difficile area di confine  / Per tutta la guerra i nemici hanno perso /

In tutto 2689 soldati. / Tutti quelli che ricordano la guerra / Non dimenticheranno ciò che hanno visto… / L’annientamento degli uomini che erano nell’esercito per la prima volta, la cui età media era di 19 anni / Dididididi-Distruzione. / Secondo uno studio dell’Ente di Amministrazione dei Veterani / Metà dei veterani che hanno combattuto nel Vietnam ha sofferto di ciò che gli psichiatri chiamano / Disordine da Stress Post-Traumatico / Molti veterani presentano anche alienazione, rabbia o sensi di colpa / Molti sono morti suicidi / Dopo 8 - 10 anni che sono tornati a casa almeno otto-cento-mila uomini stanno ancora combattendo la Guerra del Vietnam. / Nessuno di loro ha ricevuto un benvenuto da eroe.”

Be’ sì, avevo avvertito che era un testo serio. Triste se vogliamo. Il fatto è che, purtroppo, tutto questo è assolutamente vero! Probabilmente qualcuno avrà anche visto qualche film sulla guerra del Vietnam o sui veterani.

Però, proprio come dicevo prima, la particolarità di questa canzone è il ritmo, per me molto bello, che è usato per la canzone.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=oSGvqjVHik8]

Molto dance in stile anni ’80, vero? La canzone è del 1985.

I miei amici stasera dovevano andare in disco, io vi dirò la mia (che vi può sembrare esagerato, ma è ciò che penso): cento di canzoni come questa sono meglio dalla robaccia house di oggi!

Umore del giorno: letteralmente drogato dalla musica anni ’70 - ’80!

E il tempo va…

venerdì 10 dicembre 2010

Escape from myself

Cercando e sfogliando testi su internet ne ho trovato uno particolare che riflette un pensiero che ho avuto questa settimana: scappare da me stesso. Arrivai a ciò perché stavo pensando che, spesso, quando ho qualcosa di serio da affrontare che riguardi me stesso, e in particolare ciò che può intaccare la sfera affettiva, tendo a trovare delle scuse e sottrarmi a quel compito soprattutto se cambia la mia condizione. È il cambiamento che mi fa paura.

Ne ho già parlato qualche altra volta e quando riuscirò a completare le tag in tutto il blog potrò facilmente collegare e farvi collegare la situazione. Rimane, però, il fatto che dopo due anni, e forse anche più, non sono cambiato. E parlando con la mia migliore amica lei mi disse che se continuo così non potrò mai vivere liberamente e come voglio io.

La canzone si chiama appunto “Escape from myself” dei Flying. La canzone non sono riuscito a trovarla neanche su Youtube. Credo, infatti, che sia stato già un miracolo che abbia trovato il testo. Per la traduzione, invece, dovrete lottare con la mia. Non so quando riuscirò a essere contento delle mie traduzioni, ma deve essere colpa del mio perfezionismo (che si manifesta solo in alcune cose).

“I pensieri mi trasportano all’eternità / Una strada che porta molto lontano / Lo spazio mi provoca l’aumento / Dell’ansia bastarda sulla mia strada / Una triste ombra / Mi fa ritornare al passato / Dal quale continuo a scappare / Ma non ha senso scappare da me stesso. / Continuerà ciò se troverò una nuova condizione? / Voglio tornare, dopo ciò che ho  / scioccamente passato, / a poter essere me stesso.  / Per tutti tu sei solo / Una faccia della medaglia / Ma nessuno ne vede il rovescio / E nel privato sei perso in essa. / In collisione con la solitudine / La lotta e l’indifferenza / Sei in cerca di te stesso / Nei tuoi propri sensi./ L’obiettivo che ti fa vivere, / il senso e il valore delle tue azioni / chi sei tu per gli altri, / chi sei tu per te stesso? / E il vento ancora, / E la strada un’altra volta ancora / E le stelle brillanti / Nella mia strada notturna / E c’è un senso per cui / Scappo da me stesso.”

L’autore della canzone scappa da un passato che lo perseguita e che non lo ha soddisfatto affatto. E ogni volta che ci prova ricade in esso. Questo succede perché scappa da se stesso, dalle sue responsabilità. E tutto ciò lo limita perché così non potrà mai crescere e imparare dai suoi errori.

Leggendo e traducendo la canzone ho capito il mio errore e ho capito che in tutto ciò che mi si offre ogni giorno c’è un’occasione da cogliere e che passa perché dopo averla rifiutata fa parte del mio passato e nel passato non potrò più tornare.

Scappare da me stesso senza affrontarmi e affrontare l’ignoto è da un lato pericoloso perché mi spinge in una situazione che non conosco e che mi fa paura, magari anche perché nel caso di fallimento la delusione  è cocente, ma dall’altro lato è una parte di me che muore perché no ha vissuto e questo è uno dei più grandi peccati. Soprattutto per me che voglio vivere al 100%. Ma vivere nella paura non è certo un 100%.

Umore del giorno: con tanti pensieri per la testa dato che sulla scrivania stanno tremila libri che aspettano tutti che io mi dia una mossa

E il tempo va…

 

sabato 4 dicembre 2010

Paradise city

Dove vorreste essere ora? Vi fidate di me? Vi porterò nella "Città paradiso".

I nostri appuntamenti del sabato non hanno visto molto rock "tosto". Nel 1985,  nasce una band che ha segnato il rock e che l'ha fatto diventare più "hard".  Niente di osceno o osé.  Semplicemente nacquero i Guns n'Roses.

Nel 1989 pubblicarono la stupenda "Paradise city", di cui leggiamo subito la traduzione.

"Portami alla città paradiso / dove l'erba è verde e le ragazze sono belle / portami a casa, voglio che tu / mi porti a casa, per favore. / Sono solo un ragazzo di strada / che vive per le strade, sono un caso difficile / che è difficile da risolvere / Sono il tuo caso caritatevole  / Quindi comprami qualcosa da mangiare  / Ti pagherò un'altra volta / Lo porto avanti fino al limite / Sbeffeggiatori per i ricchi, o così dicono / Devi continuare a spingere / Per avere fortuna e fama / È tutta una scommessa / Quando è solo un gioco  / Tu lo tratti come un crimine capitale / Ognuno fa il proprio tempo. / In miseria sulla sedia / Del consiglio cittadino della benzina  / Perché sono qui? non riesco a ricordarlo / Il chirurgo dice che è pericoloso respirare / Vorrei avere un'altra sigaretta  / Ma non riesco a vedere / Dimmi a chi crederai. / Così distante. / Capitan America è stato distrutto / Ora è solo un pagliaccio di corte / Con il cuore spezzato / Ha detto
"Fammi girare e riportami all'inizio" / Devo aver perso la ragione / "Sei cieco?"  / L'ho già visto un milione di volte."

Che ne pensate della Città Paradiso? E' una di quelle città che tutti vorremmo raggiungere.  Non ne siete ancora convinti? Allora vedetevi il video della canzone e ne riparliamo!







Ma avete visto quanta energia, quanta frenesia lì sul e dal palco? Se proprio non vi è piaciuto, pazienza! Io ci vado appena so come arrivarci!

Umore del giorno: indifferente... P.s. Ho iniziato a usare le tag nei post. Entro un mesetto dovrei riuscire a "taggare" tutti i post del blog.

E il tempo va...

giovedì 2 dicembre 2010

Uno in più

Al tg hanno fatto un po’ vedere le proteste degli universitari contro i tagli e la riforma della Gelmini. Senza entrare nel merito politico, alcuni assimilano queste proteste a quelle del ’68 – ’69.

Io spero che i risultati siano gli stessi, nel frattempo, però, ho trovato un testo di Lucio Battisti che riguarda una delle proteste del ’68. Tuttavia, probabilmente queste parole erano più verso una rivolta degli operai, ma merita comunque un’occhiata.

“Una voce sta cantando / ma sono pochi ad ascoltare / i gabbiani stan gridando / per poterla soffocare / altre voci piano piano / stan crescendo da lontano / se quel canto vuoi seguire /
puoi cantare.  / E così / tu sarai / uno in più / con noi. / Lungo spiagge sconosciute / siamo in tanti a camminare / con le lacrime negli occhi / con il sole dentro al cuore / se sei stanco di lottare / vieni qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare. / Mentre il mare sta a guardare / continuiamo a camminare / come tanti burattini / con le facce da bambini / se sei stanco di lottare / siedi qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare.”

Sembra più che altro una canzone da occupazione, ma quel “camminare” da’ un senso di movimento anche fisico, oltre che di unione nella protesta.

L’errore di molti italiani è che si lamentano, ma non dimostrano la loro “rabbia”. Io sostengo la mia sfiducia verso i politici col non-voto. Se qualcuno ha seguito “Vieni via con me” lunedì scorso, avrà sentito il parere di Saviano di non portare questo atteggiamento perché il voto è un diritto guadagnato col sangue dai nostri avi. Ma, sinceramente, non trovo nessuno che mi rappresenti ideologicamente.

Queste proteste in piazza, invece, sono almeno una delle forme di protesta che abbiamo noi,  non solo studenti, ma anche lavoratori, precari, immigrati, appartenenti alle forze di polizia... Sono forme di protesta che fanno prendere coscienza alle altre persone, e magari anche ai politici, del nostro malcontento.  E “uno in più”, come dice Battisti, può essere una delle voci in più che urlano, nonostante le grida siano soffocate da quelle dei “gabbiani”.

Ma, come dice il proverbio, “l’unione fa la forza” e, magari, come nel ’68, i risultati verranno.

Umore del giorno: e vabbe’, mi sono lasciato trascinare dal testo della canzone, ma quella delle protesta è una cosa che si sente dentro come manifestazione dell’esasperazione di un dissenso che non viene altrimenti percepito

E il tempo va…

domenica 28 novembre 2010

Breakaway

Non mi date per disperso. Mercoledì sera è iniziata la febbre (quasi come se fosse la vendemmia o la raccolta delle olive), che mi ha tenuto a letto e col solito mal di testa fino a sabato mattina. Sabato pomeriggio, poi, mi sentivo debole per mettermi al pc, quindi molti appuntamenti settimanali sono saltati.

La vera sfortuna di questi giorni è stata che domani ho l’esonero di matematica finanziaria e da mercoledì non ho minimamente toccato i libri. Questo lavoro mi è toccato completamente oggi. Ora ho mal di testa e spero che non sia collegata alla febbre. In ogni caso non misurerò la temperatura perché se dovessi scoprire che è febbre mi infilerei nelle coperte e inizierei a comportarmi da moribondo.

Siccome non trascurerò questo blog (tranne quando sono malato naturalmente!), oggi mi sono impegnato in una traduzione. Un’altra delle mie! E, per premio (a cosa non so, è un modo di dire), dovete sapere che potrei farne un bel po’ d’ora in poi perché dall’ultimo album di Nicki Minaj ho trovato testi interessanti.

Per ciò che riguarda la canzone, l’originale è del 1963 di Irma Thomas, ma uscì, senza riscontrare troppo successo, come lato B di un 45 giri che conteneva la grande hit “Wish someone would care”. Data la mia testardaggine, mi sono imputato sulla versione che avevo io al computer, cantata da Tracey Ullman nel 1983.

La curiosità sta, però, nel fatto che questa fu la prima canzone in assoluto di Tracey ed ebbe molto successo. La canzone si chiama “Breakaway” e la (mia) traduzione è di seguito.

“Ho fatto la mia prenotazione, / Lascio la città domani, / Troverò qualcuno di nuovo e  /
non ci sarà più dolore. / Questo è quello che faccio ogni volta, ma non posso continuare così / Non posso allontanarmi, anche se mi fai piangere / Non posso allontanarmi, non posso dire addio / No io mai, mai mi allontanerò da te. / Ho fatto una promessa a me stessa, / Tu ed io ci siamo lasciati, / Nulla può farmi cambiare idea / e non succederà. / Questo è quello che dico ogni volta, ma non posso continuare così. / Anche se mi tratti male e, / Molte parole crudeli sono dette, / Tu hai un incantesimo su di me che, / Non può essere rotto..... No no! / Ho tolto la tua immagine e, / Gettata via, yeah, / Non ci sarà nessun bambino, ora, / per te da chiamare ogni giorno. / Questo è quello che dico ogni volta, ma non posso continuare così.”

Le parole di una donna indecisa. E, lasciatemelo dire senza che nessuna si offenda, di donne del genere ce ne sono moltissime, quasi il 95% azzarderei!







Vi piace? Se internet non andasse a 10 kilobyte/s sentirei l’originale… ma non cambierei questa in ogni caso!

Umore del giorno: con un mal di testa che mi fa sorgere il sospetto che si sia alzata di nuovo la febbre, ma spero siano i troppi esercizi fatti!

E il tempo va…

sabato 20 novembre 2010

Cool change

Sabato scorso parlai dei Little River Band. Ebbene, vediamo, o meglio, sentiamo una delle loro canzoni di maggior successo. Ad esempio “Cool change”, di cui la traduzione, in cui mi sono cimentato, non è niente male ma neanche eccezionale.

“Se c’è qualcosa che manca nella mia vita / è il tempo che passo da solo / navigando nell’acqua fresca e limpida. / Ci sono molte persone amichevoli / che mi mostrano i modi per arrivarci / ma io non voglio mai immergermi nella loro idea brillante. / È  tempo di un bel cambiamento / so che è tempo di un bel cambiamento / e so che la mia vita è già predisposta / so che è tempo di un bel cambiamento. / Be’, sono nato sotto un segno (zodiacale, ndt) d’acqua / ed è lì che mi sento meglio / gli albatros e le balene sono miei fratelli / e c’è come un particolare feeling / quando sei fuori dal mare da solo / a fissare la luna piena come un amante. / Non sono mai stato un romantico / e a volte non mi importa / so che può sembrare da egoisti / ma lasciatemi fare le mie scelte.”

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=PmIodtYX_vM]

Un live dove si potrebbe pensare “stasera vorrei essere lì piuttosto che in discoteca”. O almeno io la penso così.

Umore del giorno: sulla via del sonno, ma resisterò perché devo uscire

E il tempo va…

giovedì 18 novembre 2010

La canzone intelligente

È un periodo strano questo per me. Ci sono esoneri che incombono e la voglia di studiare è pochissima. Devo dire che sono anche un po’demoralizzato a studiare, in realtà.

Non so, quasi mi sto convincendo che ha ragione mio padre a dire che l’università non serve a niente e che sto solo perdendo tempo. Le opportunità non sono molte, ma girando per i negozi ho visto un annuncio per addetto alle vendite e uno per barbiere. Forse saranno vite grame, ma chi mi assicura che dopo questi 3 anni (e forse anche 4) di studio non farò comunque una vita di stenti?

Tentar non nuoce, si dice. Eppure direi che se ora avessi una lavoro avrei più “vita”, perché sarei più libero dai miei genitori. La conoscenza paga, sicuramente!, ma questo peso che mi sento ora ha un “costo” non indifferente sul mio umore e sul mio “io”.

È un periodo così strano che, nonostante c’è qualche testo interessante che vorrei farvi leggere, oggi mi butto su una canzone… Intelligente!

Non so se avete mai sentito parlare del programma “Il Poeta e il Contadino”. Fu un programma di successo del 1973 presentato dal duo Cochi e Renato e di cui si vedeva qualche sketch in un programma che faceva qualche annetto fa “Scanzonatissima” la mattina su Raidue.

Insomma, dove voglio arrivare. La canzone finale di “Il Poeta e il Contadino” era la “Canzone intelligente” di Cochi e Renato. Un vero successo, che riporto qui.

“Mi piacerebbe cantar / una canzone intelligente / che segua un filo logico / importante / e che sia piena di bei ragionamenti / insomma una canzone / intelligente / che spieghi un po' di tutto,  / e un po' di niente.  / Questa è la canzone intelligente  / che farà cantar tutta la gente / questa è la canzone intelligente / che farà cantar, che farà ballar / che farà ballar / lo sciocco in blu. / iattattà trr  /iattattà trr  / iattattà trr tan tan tan / iattattà trr / iattattà trr / iattattà trr. /Cosa ci vuole si sa / per far successo con la gente / si intende un filo logico / importante / la casa discografica adiacente / veste il cantante  / come un deficiente / lo lancia sul mercato / sottostante. / Per me è finita / sto già pensando ad altro /Ne facciamo un altro il filo logico / è importante! / Solo quello?”

Eheh mi piacicono tanto le canzoni di Cochi e Renato.

Umore del giorno: su grazie a questa canzone

E il tempo va…

sabato 13 novembre 2010

You're the voice

Nuovo sabato, nuova canzone dal passato. Oggi risaliamo al 1986 quando Johnny Farnham scalò le classifiche prima australiane e poi mondiali con la canzone “You’re the voice”.

Il nome del cantante probabilmente non vi dirà niente, ma si può associare al gruppo dei Little River Band, di cui forse non vi ho fatto sentire niente, ma provvederò.

Partiamo dalla breve traduzione della canzone.

“Abbiamo la possibilità di voltare pagina / Possiamo scrivere quello che vogliamo scrivere / Dobbiamo farlo / Prima di diventare più vecchi / Siamo tutte figlie di qualcuno / Siamo tutti figli di qualcuno / Quanto tempo ci possiamo guardare  / Dietro la canna di una pistola? / Sei tu la voce, provo a capire e ti capisco / Fa' un rumore, fallo chiaro e forte / Non rimarremo seduti in silenzio / Non vivremo nella paura. / Questa volta sai che possiamo rimanere uniti / Con il potere del poter essere forti / Credendoci, possiamo migliorare le cose.”

Non il massimo come testo ma sentite la canzone e ricredetevi.

[youtube= http://www.youtube.com/watch?v=LcUKImkk52w]

Ebbene? Il cantante dice “tu sei la voce”, ma io credo che lui stesso sia una Voce! O no?

Umore del giorno: stabile…

E il tempo va…

martedì 9 novembre 2010

Io non mi sento italiano

Non so se ieri anche voi siete stati tra quei 7,6 milioni di persone che ha visto “Vieni via con me”. A mio parere è stato un programma intelligentissimo e che ha parlato senza peli sulla lingua come non si faceva da molto che io ricordi. Niente politica, solo la situazione che viviamo in Italia nelle parole di Saviano.

La genialità di Benigni, invece, si è vista nel raccontare la politica escludendo il suo punto di vista e mostrando il quadro italiano facendoci anche ridere su (e non è facile!).

Ad impreziosire il programma ci sono stati gli interventi di una ragazza laureata che ha faticato per mantenersi agli studi, Angela Finocchiaro, Nichi Vendola, Claudio Abbado e Daniele Silvestri.

Mi fermerei volentieri sulle parti dei primi tre, ma quelle potreste vederle su Internet perché meritano tantissimo. Su Daniele Silvestri mi soffermerò solo perché ha cantato una canzone di Giorigo Gaber ed è su questa che mi concentrerò. La canzone si chiama: “Io non mi sento italiano”.

“Io G. G. sono nato e vivo a Milano / Io non mi sento italiano / ma per fortuna o purtroppo lo sono. / Mi scusi Presidente / non è per colpa mia / ma questa nostra Patria / non so che cosa sia. / Può darsi che mi sbagli / che sia una bella idea / ma temo che diventi / una brutta poesia. / Mi scusi Presidente / non sento un gran bisogno / dell'inno nazionale / di cui un po' mi vergogno. / In quanto ai calciatori / non voglio giudicare / i nostri non lo sanno / o hanno più pudore. / Io non mi sento italiano / ma per fortuna o purtroppo lo sono. / Mi scusi Presidente / se arrivo all'impudenza / di dire che non sento / alcuna appartenenza. / E tranne Garibaldi / e altri eroi gloriosi / non vedo alcun motivo / per essere orgogliosi. / Mi scusi Presidente / ma ho in mente il fanatismo / delle camicie nere / al tempo del fascismo. / Da cui un bel giorno nacque / questa democrazia / che a farle i complimenti / ci vuole fantasia. / Questo bel Paese / pieno di poesia / ha tante pretese / ma nel nostro mondo occidentale / è la periferia. / Mi scusi Presidente / ma questo nostro Stato / che voi rappresentate / mi sembra un po' sfasciato. / E' anche troppo chiaro / agli occhi della gente / che è tutto calcolato / e non funziona niente. / Sarà che gli italiani / per lunga tradizione / son troppo appassionati / di ogni discussione. / Persino in parlamento / c'è un'aria incandescente / si scannano su tutto / e poi non cambia niente. / Mi scusi Presidente / dovete convenire / che i limiti che abbiamo / ce li dobbiamo dire. / Ma a parte il disfattismo / noi siamo quel che siamo / e abbiamo anche un passato / che non dimentichiamo. / Mi scusi Presidente / ma forse noi italiani / per gli altri siamo solo / spaghetti e mandolini. / Allora qui m'incazzo / son fiero e me ne vanto / gli sbatto sulla faccia / cos'è il Rinascimento. /  Questo bel Paese / forse è poco saggio / ha le idee confuse / ma se fossi nato in altri luoghi / poteva andarmi peggio. / Mi scusi Presidente / ormai ne ho dette tante / c'è un'altra osservazione / che credo sia importante. / Rispetto agli stranieri / noi ci crediamo meno / ma forse abbiam capito / che il mondo è un teatrino. / Mi scusi Presidente / lo so che non gioite / se il grido "Italia, Italia" / c'è solo alle partite. / Ma un po' per non morire / o forse un po' per celia / abbiam fatto l'Europa / facciamo anche l'Italia.”

Questo testo fu scritto tra il 2001 e il 2002 e rimane sempre attuale. Voi vi sentite italiani?

Alla fine della trasmissione di ieri sera, Fazio e Saviano hanno esposto delle ragioni per cui “Vado via / Resto qui”. Ne ho pensato uno anche io: “Vado via perché amo troppo la mia terra per vederla cadere così in basso”.

Umore del giorno: con un debole mal di testa, che è comunque meno forte di quello tremendo di stamattina

E il tempo va…

domenica 7 novembre 2010

Losing my mind

Venerdì mi è arrivata una mail dall’Università di Bari che mi informava che il Servizio di Consultazione Psicologica è attivo ed è gratuito. Certo che sanno proprio tutto di me!  :)

Scherzi a parte, “contestualizziamo” questa mail e la canzone di oggi (che doveva essere ieri, ma che non ho potuto aggiungere in quanto troppo stanco per aver aiutato tutto il giorno mio padre) è “Losing my mind di Liza Minnelli.

La traduzione non l’ho trovata, ma scorrendo il testo mi è sembrata facile e veloce, per cui possiamo leggere insieme cosa ha cantato Liza.

“Il sole è sorto / io penso a te. La tazza del caffè / penso a te. / Ti voglio tanto. /  È  come se stessi perdendo la testa. / Il giorno finisce / penso a te. / parlo con gli amici / penso a te. / E loro lo sanno? / È  come se stessi perdendo la testa. / tutto il pomeriggio / a fare qualunque piccolo lavoretto. / Il pensiero di te rimane acceso. / A volte rimango in mezzo alla stanza / senza andare a destra / ne a sinistra. / Abbasso le luci e penso a te. / Passo notti insonni a pensare a te. / Tu dicesti che mi amavi / O volevi solo essere gentile? / O sto perdendo la testa?”

Come si può intuire, non c’è una grande complessità dietro questo testo, né una grande sostanza. Tuttavia, c’è la voce della Minnelli che è molto profonda.







Piaciuta? Nel video si parla anche di Pet Shop Boys. Effettivamente, loro collaborarono con la Minnelli per le musiche, non solo di questa traccia, dell’intero album.

Umore del giorno: con una piccolissima voglia di studiare

E il tempo va…

venerdì 5 novembre 2010

Ho il furore d’amare

Come ho deciso da un po’ di tempo fa, non voglio entrare nelle questioni politiche, quindi neanche sulla dichiarazione di Berlusconi “meglio essere appassionati di belle ragazze che gay”. Voglio restare, quindi, su un argomento più “leggero” ma, concorderete con me, più “nobile”: l’amore.

Si dice che l’more è il linguaggio universale dell’uomo (come genere umano). Ma per universale forse ci si limita ancora a intendere la razza, magari l’età. Non si considera, invece, che l’amore esiste anche tra uomo e uomo e tra donna e donna.

Io mi considero una persona omofoba. Non vi scandalizzate: omofoba è una persona che non considera naturale un rapporto tra persone dello stesso sesso. Certamente, non sono uno che va a picchiarli (anche se i tg lasciano libera l’associazione omofobia = violenza). La mia omofobia significa che, per me, il vero e unico tipo di rapporto naturale è quello tra uomo e donna. Una concezione basata, forse, troppo sulla religione che professo. Eppure non vedo niente di naturale (da “natura”) nell’omosessualità maschile e femminile.

Nonostante questo, tuttavia, non manco loro di rispetto né sono contrario a che loro abbiano rapporti. Sono scelte personali e che vano rispettate. Sarei contrario, piuttosto alle adozioni ai gay, ma qui usciamo fuori dal tema principale.

Insomma, amare è volersi bene e provare reciprocamente sentimenti di affetto. E in questa definizione rientrano anche quelli omosessuali, al pari di quelli eterosessuali.

C’è un poeta francese, noto e manifesto omosessuale della seconda metà dell’Ottocento, che proprio a causa di questo suo orientamento sessuale, non ebbe molto successo e, fino a pochi anni fa, era ancora censurato in Francia. È uno dei “poeti maledetti”, come si definì egli stesso, e ammiratore di Baudelaire: Paul Verlaine.

Verlaine si sposò ed ebbe un figlio. Successivamente, conobbe Rimbaud, altro scrittore francese, e scappò con lui per amore a Londra. La loro storia durò un annetto quando Verlaine, ubriaco, sparò Rimbaud senza ucciderlo. Pentito e in carcere, si convertì al cattolicesimo. Tornò in Francia e fu assunto come maestro di inglese. È qui che conobbe uno studente, Lucien Létinois, di cui si innamorò e con cui ebbe una relazione, che finì poiché il giovane studente si ammalò di tisi.

E qui fermiamo un attimo il veloce racconto della vita di Verlaine, poco interessante perché dedita più che altro all’alcolismo e alle droghe e qualche altro annetto in prigione. Ci fermiamo perché, alla morte di Létinois, Verlaine scrive una raccolta di poesie chiamate “L’amour” e dedicate al giovane studente. Una particolarmente mi ha colpito navigando su internet e la riporto qui. Il titolo corrisponde semplicemente alle prime parole del componimento “Ho il furore d’amare”.

“Ho il furore d'amare. Il mio debole cuore è pazzo.
Non importa quando, né importa chi o dove,
che un lampo di bellezza, di virtù, di valore
splenda, subito vi si precipita, vola, si lancia,
e, nel tempo d'un abbraccio, cento volte bacia
l'essere o l'oggetto che la sua scelta insegue;
poi, quando l'illusione ha ripiegato la sua ala,
ritorna triste e solo, molto spesso, ma fedele,
e lasciando agli ingrati qualcosa di se stesso,
sangue o carne. Ma, senza più morire nel suo tedio,
presto s'imbarca per l'isola delle Chimere
e ne riporta soltanto amare lacrime
che assapora, e orribili disperazioni d'un istante,
poi s'imbarca di nuovo.

- È talmente deciso e tenace
che nelle sue corse negli infiniti gli accade,
navigatore testardo, d'andar dritto alla riva
senza curarsi affatto che possa esistere
uno scoglio vicino, a infrangere lo scafo.

Anzi, fa dello scoglio un trampolino e a nuoto
a riva si dirige. Eccolo là. Il prodigio sarebbe
se non avesse fatto avidamente il giro
dal mattino alla sera e dalla sera al mattino,
e il giro e il giro ancora del promontorio.
E niente! Non alberi né erbe, né acqua da bere,
la fame, la sete, e gli occhi bruciati dal sole,
nessuna traccia umana, e non un cuore simile!

Non al suo, - mai ne avrà uno somigliante, -
ma un cuore d'uomo, un cuore vivo, palpabile,
seppure falso, seppure vile, un cuore! come, non un cuore!
Resterà in attesa, senza perdere nulla della sua forza
che la febbre sostiene e l'amore incoraggia,
che un battello mostri la cima dell'albero da queste parti,
e farà dei segnali che saranno visti:
così ragiona. E poi fidatevi!
un giorno si fermerà non visto, lo strano apostolo.
Ma che gli fa la morte, se non quella d'un altro?
Ah, i suoi morti! Ah, i suoi morti, ma è più morto di loro!
Ancora qualche fibra del suo spirito focoso
vive nella loro fossa, vi attinge una dolce tristezza;
li ama come un uccello il suo nido di muschio;
la loro memoria è il suo caro cuscino, vi dorme,
di loro sogna, li vede, ci parla e se ne va,
pieno di loro, solo per un nuovo spaventoso affare.
Ho il furore d'amare. Che farci? Ah, lasciar fare!”

Il motivo di questo intervento è quello di dimostrare che l’amore omosessuale è davvero uguale a quello eterosessuale, salvi i risvolti riproduttivi, magari. La mia mentalità è “quadrata” (ossia ristretta, ottusa), ma le parole di Verlaine sono le parole di un qualsiasi uomo innamorato e, se non sapessimo che questa poesia fosse dedicata a un altro uomo, sicuramente ne faremmo uno dei nostri simboli di un amore non corrisposto o finito male. Che ne pensate?

Umore del giorno: lo ammetto, questa poesia ma anche altre che ne ho lette stanno un po’ facendo breccia nelle mie convinzioni omofobe. O sarà l’assurda volontà di pensare il contrario di Berlusconi?

E il tempo va…

sabato 30 ottobre 2010

Un po' di rispetto

La settimana scorsa non uscii più perché presi sonno prima che arrivasse l’orario per uscire. Oggi, invece, non ne ho tanta voglia perchè domani dovrei studiare e vorrei essere riposato. Già oggi avrei dovuto iniziare, ma stamattina mi sono perso in inutili ricerche di programmi su internet, mentre nel pomeriggio ho fatto qualcosina, ma non sufficiente per una decente preparazione. Ma non posso certo restare sempre in casa!

Per ciò che riguarda la canzone di oggi, pochi conosceranno gli Erasure, gruppo britannico di cui conosceremo stasera uno dei loro successi: “A little respect”.

“Ho cercato qualcosa che mi rendesse più piacevole / Oh baby trattieniti dal ferire il mio cuore / Sono cosi innamorato di te / Sarò sempre depresso / tu non mi dai ragioni, / tu sai che mi stai facendo lavorare cosi duramente / tu non mi dai.. l’anima / Ti sento chiamare / Oh baby ti prego dammi un po’ di rispetto. / E se dovessi esitare, mi aprirai le braccia? / Possiamo fare l’amore non la guerra e vivere in pace con i nostri cuori / Sono così innamorato di te / Sarò sempre depresso / Quale religione o ragione può guidare un uomo ad abbandonare il proprio amore / Non dirmi.. niente anima / Ti sento chiamare / Oh baby ti prego dammi un po’ di rispetto.”

Che bello! È il canto disperato di un uomo che ama la sua donna e che vuole vedersi riconosciuto “solo” il suo rispetto. In generale sono scettico sulle canzoni d’amore, ma questa mi piace molto.

E ora aspettate di sentire la canzone!







Bello anche il video, vero?

Umore del giorno: deluso da me per non aver studiato qualche pagina in più di matematica finanziaria

E il tempo va…

venerdì 29 ottobre 2010

Strong

Prima di chiudere la settimana con l’appuntamento di domani, qualcosa prima voglio scriverla. In realtà, mercoledì ero a Roma per un concorso e nel treno, mentre tornavo, vevo iniziato a scrivere qualcosa. Ma mi sono interrotto perché ero così stanco che tutto quello che scrivevo mi sembrava sconnesso.

Oggi scrivo e vi porto un bel testo di Robbie Williams. L’uscita del suo “In and out of consciouness”, che raccoglie tutte le sue canzoni più due inediti, mi ha fatto ricordare di due traduzioni niente male che non necessariamente verranno di seguito.

Per stasera, comunque, “Strong” è certa!

“Il mio fiato puzza di mille sigarette / e quando sono ubriaco ballo come mio papà / Ho iniziato a vestire un po’ come lui / La mattina presto quando mi sveglio / Sembro i Kiss ma senza make-up / ed é un buon modo per portarlo. / E tu sai e tu sai / perché la mia vita é un casino / e sto cercando di crescere prima / di essere vecchio voglio confessarlo. / Tu pensi che sono forte ma ti sbagli / ti sbagli / canterò la mia canzone, la mia canzone.  / Il mio letto é pieno di take-aways e fantasie / di facili scopate / il tasto pausa é rotto sul mio video / ed é vero perché mi sento falso. / Oprah Winfrey Ricki Lake / mi insegna cose che non ho bisogno di sapere. / Se rinasco mi faccio suora / La pioggia non é mai stata cosi fredda quando ero giovane / sono ancora giovane, siamo ancora giovani / La vita é troppo corta per aver paura / Un passo nel sole / La vita é troppo breve per aver paura / Allora prendi una pillola per intorpidire la sofferenza / Non devi prenderti la colpa.”

Mi piace questa canzone perché dice una verità: all’esterno possiamo sembrare le persone più sicure del mondo, delle rocce che sanno cosa vogliono e sanno come rispondere a tutte le difficoltà che si presentano. Ma nell’intimo, poi, sappiamo che “la mia vita è un casino”.

E riaffiora sempre quella paura di crescere, velata da un ostentato menefreghismo e celata dalla vita sregolata. E l’inevitabile conclusione che bisogna trarre rimane sempre “la vita è troppo corta per avere paura”.

Umore del giorno: questa canzone per quanto bella musicalmente, mi sta lasciando una certa tristezza per il messaggio di fondo…

E il tempo va…

sabato 23 ottobre 2010

It’s my party

In questo sabato dai contorni ancora incerti perchè non so se si esce e non riesco ad avere ancora risposte, ci vuole proprio una canzone allegra. E sapete in che anno vi riporto? !965!

In quell'anno una giovane cantante, Lesley Gore, stupì gli Stati Uniti, e presto il resto del mondo, cn la canzone "It's my party". Vari artisti ne hanno fatto una cover e molte volte è stata inserita nella colonna sonora dei film.

Il suono non sarà il massimo, ma ho preferito mettere il video con una sua performance.







Solo 16 anni e fare una così bella canzone che fa piacere sentire ancora adesso... Mi riferisco un po' a Justin Bieber (ma ce ne sono altri), ragazzo canadese che in poco tempo è salito nelle classifiche mondiali. Il suo pop, per me, non ha nulla di paragonabile con la canzone della Gore.

Umore del giorno: con poca voglia di fare qualunque cosa

E il tempo va...

venerdì 22 ottobre 2010

E se...

Qualcosa che prima o poi tutti impariamo è che con i se non si va avanti. È sempre meglio vivere una situazione piuttosto che farsi divorare dal dubbio. Eppure nella canzone di oggi il se è un argomento che persegue l’autore. La canzone di qualche settimana fa e si chiama “What if” di Jason Derulo.

“E se? / E se fossi quello giusto per te? / E tu fossi quella giusta per me? / E se… / Se tu fossi quella giusta / Allora il nostro incontrarci qui è un segno del destino / Il futuro con un cane di nome Ben / Comprare una cosa con il caminetto. / Questa è la prima volta che ho visto il tuo viso / Ma c’è una possibilità che possiamo essere anime gemelle / So che potrebbe suonare folle / Tu non sai neppure il mio nome. / Ma non possiamo / Non possiamo predire / Il futuro, no / Il primo bacio, la bellezza del mondo che conosciamo / Perciò dirò duuuduuu duuuduuu duuudu duuudu / Piccola, e se / Tutti potessimo dire duuuduuu duuuduuu duuudu duuudu? / Piccola, e se? / E se? / Fotografami mentre sono in ginocchio / Con l’anello di diamante perfetto / Ci siamo appena incontrati, ma se dici “si” / Ci sposeremo sulla spiaggia / Potrebbe succedere, cresceremmo tre bambini / E invecchieremmo felicemente / So che può suonare folle / Perché non sai neppure il mio nome / Ma non possiamo / Non possiamo predire / Il futuro, no / Il primo bacio, la bellezza del mondo che conosciamo / Perciò dirò duuuduuu duuuduuu duuudu duuudu / Piccola, e se / Tutti potessimo dire duuuduuu duuuduuu duuudu duuudu? / Piccola, e se? / Non so cosa porterà il futuro / Ma spero ancora / Che tu sia quella giusta per me / O, e se io ti avessi? e se tu mi avessi? E / Piccola, qual’è il motivo per cui non possiamo innamorarci? / E se? / E se? / E se?”

Ritornello che lascia perplessi a parte (soprattutto nella parte dove dice dududu), il testo di questa canzone mi è piaciuto molto anche perché riflette moltissimo la situazione mia. C’è una ragazza che mi piace (e di cui ho parlato un’altra volta tempo fa, sì sempre quella) e con cui non so come farmi sotto. Eppure io immagino, come fa l’autore, il mondo perfetto che ne scaturirebbe da quel suo sì. Anche oggi vorrei consigliarvi di vedere il video.

Umore del giorno: con un fuoco dentro (be’ a pensare a lei mi si illuminano gli occhi)… Sì mi piace molto

E il tempo va…

giovedì 21 ottobre 2010

In cu*o a...

In questi giorni avrei voluto scrivere un po’, ma gli orari dell’università me l’hanno impedito. Partendo la mattina alle 7 o alle 8, quando tornavo alle sei e venti (di sera) avevo solo mal di testa.

Oggi è in parte diverso. Stamattina non avevo lezioni e oggi pomeriggio, dopo due ore di lezione mi sento piuttosto “fresco”. Perché non ho scritto stamattina allora? Perché ho visto un film interessante “La venticinquesima ora”. E di una parte di esso vorrei scrivere oggi.

A un quarto di film c’è un monologo di Edward Norton (Montgomery Brogan nel film) di cui riporterò le parole.

“- Sì…vaffanculo anche tu  - Affanculo io? Vacci tu! Tu e tutta questa merda di città e di chi ci abita.

In culo ai mendicanti che mi chiedono soldi e che mi ridono alle spalle.
In culo ai lavavetri che mi sporcano il vetro pulito della macchina.
In culo ai Sikh e ai Pakistani, che vanno per le strade a palla con i loro taxi decrepiti…puzzano di curry da tutti i pori; mi mandano in paranoia le narici… aspiranti terroristi, E RALLENTATE, CAZZO!
In culo ai ragazzi di Chelsea, con il torace depilato e i bicipiti pompati, che se lo succhiano a vicenda nei miei parchi e te lo sbattono in faccia sul Gay Channel.
In culo ai bottegari Coreani, con le loro piramidi di frutta troppo cara, con i loro fiori avvolti nella plastica: sono qui da 10 anni e non sanno ancora mettere due parole insieme.
In culo ai Russi di Brighton Beach, mafiosi e violenti, seduti nei bar a sorseggiare il loro tè con una zolletta di zucchero tra i denti; rubano, imbrogliano e cospirano…tornatevene da dove cazzo siete venuti!
In culo agli Ebrei Ortodossi, che vanno su e giù per la 47a nei loro soprabiti imbiancati di forfora a vendere diamanti del Sudafrica dell’appartheid.
In culo agli agenti di borsa di Wall Street, che pensano di essere i padroni dell’universo; quei figli di puttana si sentono come Michael Douglas/Gordon Gekko e pensano a nuovi modi per derubare la povera gente che lavora. Sbattete dentro quegli stronzi della Enron a marcire per tutta la vita… e Bush e Chaney non sapevano niente di quel casino?! Ma fatemi il cazzo di piacere!
In culo alla Tyco, alla ImClone, all’Adelphia, alla WorldCom
In culo ai Portoricani: venti in una macchina, e fanno crescere le spese dell’assistenza sociale… e non fatemi parlare dei pipponi dei Dominicani: al loro confronto i Portoricani sono proprio dei fenomeni.
In culo agli italiani di Benson Hurst con i loro capelli impomatati, le loro tute di nylon, le loro medagliette di Sant'Antonio, che agitano la loro mazza da baseball firmata Jason Giambi, sperando in un’audizione per I Soprano.
In culo alle signore dell’Upper East Side, con i loro foulard di Hermesse e i loro carciofi di Calducci da 50 dollari: con le loro facce pompate di silicone e truccate, laccate e liftate…Non riuscite a ingannare nessuno, vecchie befane!
In culo ai negri di Harlem. Non passano mai la palla, non vogliono giocare in difesa, fanno cinque passi per arrivare sotto canestro, poi si girano e danno la colpa al razzismo dei bianchi. La schiavitù è finita centotrentasette anni fa. E muovete…le chiappe, è ora!
In culo ai poliziotti corrotti che impalano i poveri cristi e li crivellano con quarantuno proiettili, nascosti dietro il loro muro di omertà. Avete tradito la nostra fiducia!
In culo ai preti che mettono le mani nei pantaloni di bambini innocenti.
In culo alla Chiesa che li protegge, non liberandoci dal male. E dato che ci siamo, ci metto anche Gesù Cristo. Se l'è cavata con poco. Un giorno sulla croce, un weekend all'inferno, e poi gli alleluja degli angeli per il resto dell’eternità. Provi a passare sette anni nel carcere di Otisville.
In culo a Osama Bin Laden, a Al Qaeda e a quei cavernicoli retrogradi dei fondamentalisti di tutto il mondo. In nome delle migliaia di innocenti assassinati, vi auguro di passare il resto dell'eternità con le vostre settantadue puttane ad arrostire a fuoco lento all'inferno. Stronzi cammellieri con l'asciugamano in testa, baciate le mie nobili palle irlandesi!
In culo a Jackob Elinsky, lamentoso e scontento.
In culo a Francio Slaughtery, il mio migliore amico, che mi giudica con gli occhi incollati sulle chiappe della mia ragazza.
In culo a Naturelle Riviera: le ho dato la mia fiducia e mi ha pugnalato alla schiena, mi ha venduto alla polizia…maledetta puttana!
In culo a mio padre, con il suo insanabile dolore: beve acqua minerale dietro il banco del suo bar, vendendo whisky ai pompieri inneggiando ai Bronx Bombers.
In culo a questa città e a chi ci abita. Dalle casette a schiera di Astoria agli attici di Park Avenue, dalle case popolari del Bronx ai loft di Soho, dai palazzoni di Alphabet City alle case di pietra di Park Slope e a quelle a due piani di Staten Island. Che un terremoto la faccia crollare. Che gli incendi la distruggano. Che bruci fino a diventare cenere, e che le acque si sollevino e sommergano questa fogna infestata dai topi.
- NO, NO, IN CULO A TE, MONTGOMERY BROGAN. AVEVI TUTTO E L'HAI BUTTATO VIA, BRUTTO TESTA DI CAZZO!”

Nel film questo è lo sfogo di uomo che sta per essere messo in prigione che ha commesso anni fa, di cui si è pentito e che ora è stato incastrato.

Sono le parole di un uomo arrabbiato e, come capita anche a noi in queste situazioni, diciamo cose che normalmente non diremmo e che hanno comunque un fondo di verità. Se ne avete voglia potete vedere anche il video su Youtube, semplicemente scrivendo come nel titolo di questo intervento.

Facciamo una prova… Cosa direste voi se siete super-arrabbiati e “ce l’avete col mondo intero”, proprio come accade nel film? Se mi arrivano almeno un paio di commenti, dedico un intervento con un mio sfogo liberatorio.

Umore del giorno: stanco e con un po’ di sono arretrato che non so quando e come recuperare

E il tempo va…

sabato 16 ottobre 2010

Step by step

Vi potrete chiedere da dove li vado a prendere certi cantanti, ma quello di stasera è, effettivamente, piuttosto particolare. Pura casualità, ma il cantante di stasera è Peter Griffin, diverso dal personaggio dei cartoni animati. Il titolo della canzone è "Step by step" e non ho trovato al traduzione, ma da quella che ho fatto io più o meno velocemente non è molto interessante.

Andiamo subito col video quindi:







Che ve ne pare? A me piace molto. Rappresenta lo stile di quegli anni anche se non è forse conosciutisssimo!

Umore del giorno: molto stanco, quasi assonnato

E il tempo va...

martedì 12 ottobre 2010

Fratelli

Non è certo passata inosservata la notizia della morte di altri quattro soldati italiani in Afghanistan. Ora, possiamo vedere questa morte da vari punti di vista: "è una guerra mascherata da missione di pace o una vera missione?", " Ha senso obbligare alla democrazia se questa non viene dal popolo?", " Perché se il nostro Paese "ripudia la guerra" (art. 11 Cost.) noi ci mandiamo i soldati?", "Cosa troveranno i soldati al loro ritorno se, a causa del blocco delle assunzioni, questi soldati non avranno più un posto assicurato?", "Come si possono armare degli aerei se i tagli statali bloccano servizi fondamentali come sanità e istruzione?", ecc. ecc.

Ma perché innanzitutto non consideriamo la brutalità della guerra? In questo periodo sto ripetendo il programma di italiano del quinto superiore in vista di un concorso, e oggi mi è toccato Ungaretti. Per chi non lo sapesse o ricordasse, Ungaretti ha combattuto la Prima Guerra Mondiale da soldato semplice e la sua prima raccolta di poesie ne includeva tutte quelle scritte in guerra. E sono davvero belle poesie.

Una delle mie preferite è "Fratelli".

"Di che reggimento siete
fratelli?

Parola tremante
nella notte

foglia appena nata

nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità

Fratelli"

In fin dei conti,  dietro ogni divisa c'è una persona. C'è un "fratello". Ungaretti visse la guerra e scrisse della sua brutalità e stupidità. Io non voglio entrare nelle questioni politiche di questa missione, ma trovo davvero stupida la guerra. Siamo tutti essere umani, fratelli, come ho spesso detto anche in altri interventi. Non è con la violenza che si risolvono i problemi, perchè come diceva Martin Luther King “La violenza genera violenza; l’odio genera odio e l’intransigenza genera altra intransigenza.  E’ una spirale discendente, e alla fine non vi è che distruzione, per tutti”.

Il mio pensiero va sempre alla povera gente che ci rimette la vita per un motivo inutile.

Umore del giorno: tranquillo...

E il tempo va...

lunedì 11 ottobre 2010

Starting over

Come leggerete di seguito, non ho tante colpe nella mancanza di post di sabato.

Oggi sono incollerito. Da stamattina non c’è connessione internet. Ho chiamato al call center e mi hanno detto che mi è stato limitato il traffico e che questa limitazione può durare fino a 96 ore. La motivazione è “per offrire una adeguata connessione a tutti”. Non potevo certo lamentarmi con quei dipendenti dato che chi mi stava dall’altra parte del telefono era indiana (dedotto dalla scarsa dimestichezza con l’italiano e da un servizio de “Le iene”), ma ho risposto che questo problema va avanti da molto e non sono certo uno che scarica quintali di film al mese (con una media di 40 kb/s non si può certo scaricare molto!).

Ma ciò che mi fa arrabbiare maggiormente è che la rete Tre è INADEGUATA  a reggere l’attuale traffico dati e se ne parla da due mesi sui giornali. Eppure non si vedono maggiori supporti alla rete. Perché allora iniziare a offrire connessioni per iPhone e iPad se si sa delle conseguenze?! Business? Non credo! Un cliente trattato male è un cliente perso e, statisticamente, per ogni cliente persone ne vogliono cinque per recuperare la fiducia che ne aveva uno solo di essi (elementari regole di gestione).

Sopravvivendo a questo… Ehm no forse ho sbagliato verbo per iniziare il nuovo argomento! Soprattutto perché volevo iniziare il discorso con “Se fosse ancora vivo…”! Allora, ricominciamo da capo. Ieri ai telegiornali hanno parlato di John Lennon, ricordando che oggi avrebbe 70 anni, se non fosse stato sparato. Io voglio ricordarlo non con una delle sue canzoni più celebri, ma con questa che è comunque carina. Si chiama “Starting over” e per ovvie ragioni di connessione non posso cercare la tra traduzione, con la promessa che qualora fosse interessante la posterei in un successivo intervento.

Il video della canzone è questo:






Io almeno ora sono riuscita a sentirla dal pc, dove era salvata, ma penso piacerà anche a voi.

Umore del giorno: arrabbiato!

E il tempo va…

martedì 5 ottobre 2010

Rupe Tarpea per gli ignoranti!

In questi giorni, oltre la casa di Fini (di cui agli italiani non interessa molto), della possibilità crisi di governo (di cui ci si potrebbe interessare se può dare una svolta al Paese) e delle barzellette del premier (deplorevoli e di cui si discute un po’ di più), una notizia più importante è passata in secondo piano.

Tutto parte dalle dichiarazioni di un assessore all’istruzione di Chieri, un comune piemontese, che afferma che i disabili in aula danno solo fastidio e che, per questo, dovrebbero stare in classi speciali e adeguatamente seguiti.

In un forum, un professore del conservatorio di Milano riprende questa affermazione rispondendo “e se avesse ragione?”, sostenendo che la selezione naturale oggi si è persa e che bisognerebbe praticare l’eugenetica, cioè quella seleziona degli individui perfetti e meglio adatti alla vita, sopravvivenza e procreazione. In più, questo professore, tale Joanne Maria Pini, ormai famoso, scrive sul proprio profilo di Facebook: “Alla Rupe Tarpea bisognerebbe tornare, altro che balle. Non c'è più selezione naturale”.

Lo sconcerto è tanto vostro, quanto mio, quanto dei lettori del forum, quanto quello di genitori di professori disabili e di disabili stessi. Questo è razzismo! Il professore ha smentito, ma come si può pensare una cosa talmente assurda?!

Ma ciò che mi ha colpito oggi è stata una lettera di una ragazza, apparsa su “Il fatto quotidiano”, che voglio riportare e che mi ha davvero colpito.

“Mi chiamo Anita Pallara e sono una ragazza di 21 anni affetta da atrofia muscolare spinale, una malattia neurodegenerativa e totalmente invalidante. In parole povere, sono handicappata. Mi rivolgo al professor Joanne Maria Pini che vorrebbe buttare me e quelli come me dalla Rupe Tarpea. La disabilità non è un valore aggiunto, non è proprio un valore. E' solo una condizione. Non voglio parlare di solidarietà e nemmeno di sensibilità. Io parlo di diritti.

Il diritto all'istruzione ce lo garantisce la Costituzione. Le sue parole, professore, sono vergognose, pericolose, razziste e illegali. Ma che valore ha tutto ciò nel nostro Paese? A parte le ovvie reazioni di sdegno e le condanne morali, quale sarà la conseguenza reale?

A voi tanti che parlate di "selezione genetica" io non sono disposta a subire questa ignoranza nel 2010. Se non ci saranno delle forti prese di posizione da parte delle istituzioni e dei media, io mi recherò alla Prefettura di Bari e consegnerò la mia carta di identità e il mio passaporto, rifiutando così la cittadinanza italiana. Non posso essere cittadina di uno Stato di questo tipo”.

Una risposta davvero bella e che contiene un’affermazione che condivido in pieno “Non posso essere cittadina di uno Stato di questo tipo”. Uno Stato che dovrebbe insegnare alle nuove generazioni valori di uguaglianza di razza, sesso, religione, cultura e condizioni fisiche (così come da articolo 3 della Costituzione) e che, invece, sfocia nel razzismo.

A parlare è non solo un genitore, ma addirittura un professore, una persona che comunica valori a più studenti. E che valori possono essere questi?

Già qualche giorno fa pensando al mio futuro avevo pensato di finire gli studi, avviarmi a un mestiere (penso che il revisore dei conti sia una bella professione) e poi cercare lavoro all’estero. L’Italia è solo una realtà geografica e ciò che mi lega a lei è solo il fatto di esserci nato, mentre tutti quei valori che l’hanno ispirata nel Risorgimento, nell’Unità e nella Liberazione e fase costituente si sono irrimediabilmente persi.

Mai titolo più adeguato fu dato a questo blog (oggi mi sono riferito all’Italia, ma si potrebbe parlare delle deportazioni dei rom in Francia e della pena capitale negli USA… Paesi chiamati “democrazie avanzate”)

Umore del giorno: con un forte cerchio alla testa perché sto un po’ studiando per un concorso, ma ancora con la stessa rabbia che provavo stamattina quando mi sono informato sulla vicenda di Pini e della disabile

E il tempo va…

sabato 2 ottobre 2010

All around the word



Oggi mi sento poco bene. Proprio ora mentre sto scrivendo ho un bel mal di testa, ma non mi impedirà di scrivere per oggi!

Molto più perché la canzone di oggi è piuttosto famosa. Dovrebbe essere di qualche pubblicità. Di sicuro il nome di Lisa Stansfield non vi sarà nuovo, perché anche recentemente (2000-2005) ha fatto qualche album, anche se con scarso successo.

Ma, in effetti, il suo singolo più famoso è “Alla round the world”, di cui la traduzione è di seguito.

“Non so dov'è il mio tesoro / Ma io lo troverò, da qualche parte, in qualche modo / Ho avuto modo di fargli sapere quanto mi importa di lui/ Io non rinuncerò mai a cercare il mio tesoro. /  Sono stata in tutto il mondo e / Non riesco a trovare il mio tesoro / Non so quando, non so perché / Perché lui è andato via / E non so dove può essere, il mio tesoro / Ma io lo troverò. / Abbiamo avuto una lite e mi lascio andare / Ho detto tante cose, cose che non sapeva  Ed è stata tanto cattivo / E non credo che lui tornerà indietro. / Egli ha dato la ragione, le ragioni per cui dovrebbe andare / E lui ha detto così tante cose che non ha mai detto prima / Ed era così pazzo / E io penso che non tornerà indietro. / Ho fatto troppo, sprecato troppo tempo / Ora sono qui a piangere. / Quindi mi ha fatto aprire il cuore e non ha mai sbagliato/ Io ero una, la più debole di tutti / Ed ora sono così triste / E penso che lui non tornerà indietro / Vado a cercare lui, il mio tesoro.”

Testo romantico, su cui non mi dilungherò. Ora provo a mettere il video.







L’avete riconosciuta? Poi ricordatemi, magari, se questa canzone accompagnava qualche pubblicità e quale.

Umore del giorno: solo con mal di testa, il resto è irriconoscibile

E il tempo va…

mercoledì 29 settembre 2010

Se avessi...

Casualità ha voluto che oggi trovassi su Facebook un link con l’inizio tradotto di una canzone di Eminem e il testo era molto interessante. Dunque, ho cercato l’intera traduzione, e ora eccomi qui a farvela leggere. La canzone si chiama “If I had”.

“Vita... by Marshall Mathers / Cos'è la vita? / La vita è un grande ostacolo / messo di fronte a te /  per rallentarti / e ogni volta che pensi / di averlo oltrepassato, / torna indietro e ti fa inciampare / sul dannato terreno. / Cosa sono gli amici? / Gli amici sono gente che tu / pensi che siano tuoi amici / ma in realtà sono tuoi nemici, / con identità segrete / e travestimenti, / per nascondere le loro vere intenzioni. / Così quando pensi che siete diventati / così intimi da essere come fratelli, / ti voltano le spalle e ti tagliano / la gola mentre non stai guardando. / Cosa sono i soldi? / I soldi sono ciò che fa agire / stupidamente un uomo / I soldi sono la radice di tutti i mali / I soldi fanno tornare / quegli stessi amici / giurando che sono sempre / stati giù di morale. / Cos'è la vita? / Sono stanco della vita / Sono stanco di colpire alla schiena / traditori con sorrisi amichevoli / Sono stanco di commettere / così tanti peccati / Stanco di vomitare ogni volta / che questa bottiglia di Henny [abbreviazione di una marcac di liquori] vince / Stanco di non avere mai una fine / Stanco di avere amici scheletrici / attaccati al crack e alle piccole cose / Sono stanco di questo DJ che suona / la TUA roba quando è in console. / Stanco di non avere un contratto / Stanco di avere a che fare
con le cazzate senza / poter prendere la pistola / Stanco di affogare nella mia tristezza / Stanco di dovere prendere / in prestito un dollaro di benzina / per far partire la mia Monte Carlo. / Sono stanco dei figli di puttana / che spruzzano roba e sporcano. / Sono stanco di lavori / che partono dai 5 e 50 all'ora / e del capo che si chiede / perchè io stia soffrendo. / Sono stanco di essere licenziato / ogni volta che scoreggio e tossisco. / Stanco di dover lavorare / come benzinaio per questo / coglione che mi respira / sul collo e mi fa diventare pazzo. / Sono stanco di usare / argenteria di plastica / Stanco di lavorare / in Piazza dei Muratori / Stanco di non essere / un milionario. / Ma se avessi un milione di dollari / comprerei una dannata fabbrica di birra / e trasformerei l'intero pianeta / in una massa alcolizzati. / Se avessi una bacchetta magica, / mi farei succhiare il cazzo / dal mondo intero senza preservativo, / mentre sono sul cesso. / Se avessi un milione di dollari / non sarebbero abbastanza, / perchè sarei ancora fuori / a derubare furgoni blindati. / Se avessi ancora un desiderio / Chiederei un culo abbastanza / grande che tutto il mondo / lo possa baciare. / Sono stanco di essere / spazzatura bianca, / al verde e sempre povero. / Stanco di riportare / le bottiglie vuote al negozio. / Sono stanco di non avere un telefono / Stanco di non avere una casa / per mettercelo, casomai lo avessi. / Stanco di non guidare una BMW / Stanco di non lavorare / alla General Motors / stanco di volere essere lui / Stanco di non dormire / senza un Tyrenol PM / Stanco di non esibirmi / in un'arena stracolma. / Stanco di non essere in tournè / Stanco di scopare la solita / troia bionda dopo il lavoro / nel retro di una Contour / Sono stanco di simulare problemi / tra i tanti / mancandomi i fondi / per ricorrere ancora alle pistole. / Stanco di essere fissato / Sono stanco di indossare / il solito dannato cappellino Nike Air / Stanco di entrare nei club / con il solito paio di Lugz / Stanco della gente che dice / che è stanca di sentirmi / rappare a proposito di droga / Stanco degli altri rapper che / non hanno metà delle mie capacità / che dicono che non mi capiscono / quando nessuno è cattivo come me. / Sono stanco delle stazioni radio / che dicono frottole / stanco di J-L-B che dice / "Dove Vive L'Hip-Hop" / Capisci cosa sto dicendo? / Sono stanco di / tutte queste cazzate, / di tutta questa gente che / mi dice di essere positivo. / Come posso essere positivo / quando non vedo niente di positivo? / capisci cosa sto dicendo? / Io rappo delle cose / che mi stanno intorno, / della roba che vedo / Capisci cosa sto dicendo? / Adesso sono stanco di tutto / Stanco di tutto questo / odio nei miei confronti che va / avanti nella mia stessa città. / Non riesco a venire / trasmesso [per radio], / capisci cosa sto dicendo? / Ma ehi, va bene lo stesso, / capisci cosa sto dicendo? / Ne ho abbastanza / Questa è la mia parola.”

Praticamente un testo lungo una pagina che non ha neanche bisogno di essere spiegato. Su alcuni punti mi vorrei soffermare.

Mi piacciono le definizioni che dà della vita e, devo ammetterlo, anche degli amici. So che su tre persone oggi posso davvero contare, ma tutte queste esperienze mi fanno mettere in guardia su tutto e da tutti.

Infine, capisco quando dice “come posso essere positivo quando non vedo niente di positivo?”. Succede quando qualcuno mi dice di essere eccessivamente pessimista. Io potrei anche avere  una mente (eccessivamente) ottusa, ma la realtà io la vedo così e non riesco a trovare tutta questo buono in un mondo molto marcio.

Umore del giorno: tranquillo

E il tempo va…

martedì 28 settembre 2010

Cambio gestione

Windows ha deciso di sospendere il servizio "Windos live spaces". Dunque, niente più space, ma nulla è perduto. Infatti, quei geni della Redmond (nulla di offensivo, Redmond è solo la città in cui ha la sede la società di Windows) hanno trovato una accordo con il sito Wordpress.com, su cui chiunque possieda un Windows space può migrare.

E l'idea non mi dispiace affatto! Già ieri, in realtà, avevo iniziato a trasferire il mio space su Blogger.com, un servizio di blogging gestito da Google. L'unico intoppo lo ebbi ieri sera quando non riuscii a portare  termine la migrazione. Infatti, per poter trasferire tutti gli interventi dovevo dividere il file .xml su cui questi erano salvati. E l'operazione era molto difficile dato che non trovavo programmi adeguati e non conoscevo il liguaggio xml per metterci mani io, eventualmente.

Insomma, questa decisione della Windows può essere vista come una manna dal cielo per me, sebbene ora dovrò iniziare a imparare tutte le funzionalità di questo sito. Nulla di complicato, le sfide mi piacciono e Internet e il computer sono per me una passione ormai.

Vi chiedete se cambio le regole o tolgo i miei appuntamenti fissi? Niente affatto! Questo è il mio blog! Il blog in cui io scrivo, anzitutto per sfogarmi, per capirmi, per riflettere meglio sulle cose mie, ma anche per farvi sentire buona musica, leggere bei testi ed ottenere commenti o suggerimenti da voi.   Cambia il sito, ma non la sostanza!

L'unico cambiamento che avrei voluto fare da un anno a questa parte allo space era l'aggiunta di tag, ma non l'ho mai fatto perché se no cambiavo data e ora degli interventi, e questo mi dispiaceva molto. Ora vedrò se riesco a farlo qui. Ma nulla di strabiliante o sconvolgente!

Infine, riprendendo un attimo la questione di ieri, oggi non ci penso più. Innanzitutto perché la decisione, seppure non condivisa da me ed altri del gruppo, comunque è di quella che l'ha preso. E in secondo luogo, proprio in virtù dell'osservazione di prima, io e nessuno può farci niente e io non ho alcun motivo a provare niente.

Umore del giorno: eccitato all'idea di scoprire un nuovo mondo (seppur un semplice sito)

E il tempo va...

lunedì 27 settembre 2010

Deluso, amareggiato, quasi depresso...



Che illuso! Anzi, e anche stupido aggiungerei. Perchè? Perché sono riuscito di nuovo a fidarmi delle persone, e che avevo iniziato a considerare come amici, e loro liberamente sono pronti a smentirti. Presto!


C’è una tale delusione, amarezza, tristezza in me che non ricordo un pranzo così contrito senza che centrasse mio padre. Però, sì, parto dall’inizio a spiegare la storia.


Domenica prossima è il compleanno di una ragazza del nostro gruppo e in quanto gruppo pensavo avremmo fatto un regalo tutti insieme. E, invece, oggi vengo a sapere che due persone lo fanno ognuno per conto proprio.


Io capisco  che ognuno posa fare ciò che vuole, ma se siamo un gruppo (e su questo la mia convinzione ha iniziato a traballare un mesetto fa), perché non farne uno solo e, magari, più grande? Lo fanno per distinguersi? Per far vedere che “io so fare di più”?


Io non capisco… Ho sempre saputo che le persone fanno quasi tutto per egoismo, ma solitamente per gli amici ho escluso quest’ottica proprio perché si parlava di Amici. Quasi non voglio riconoscermi. Non voglio forse ammettere che tutti agiscono quasi esclusivamente per egoismo.


Provo a escludere questa possibilità. La ragione che ufficialmente mi è stata data è “sembra strano perché abbiamo fatto sempre un unico regalo, ma alla fine non cambia niente. È carino ricevere più regali. A voi [noi altri che facciamo il regalo in gruppo] non cambia niente”. No, effettivamente non cambia niente. Solo che io contavo sul fatto che fossimo un gruppo e ci saremmo comportati ancora una volta come tale.


Questo fatto, davvero, un po’ mi ha ucciso. Di una persona del gruppo ho capito che non devo fidarmi al 100%. E questo mi va bene. Usando un’espressione di un’amica “non ho investito [emotivamente] più di tanto su quella persona”. Ma dall’altro, che avevo iniziato a considerare amico, ho ricevuto un brutto colpo.


Lo giustifico, non mi cambia niente, non ci cambia niente, ma l’idea del gruppo va a farsi benedire (per non usare linguaggio scurrile!). e io continuo a sentirmi sempre più inadeguato a questo mondo. Davvero, credo sia io quello sbagliato in questo mondo.


Non sono tanto in vena di canzone oggi, ma dell’ultimo album di Eminem mi era piaciuto un ritornello, che oggi posso farvi leggere.


La canzone si riferisce alla sua disintossicazione, ma il ritornello e il bridge della canzone si riferiscono al senso di inadeguatezza che provavo Eminem e che l’hanno portato alla dipendenza. La canzone si chiama “Talkin’ to myself”:


“C'è qualcuno la fuori? Mi sento come se stessi parlando con me stesso / Nessuno sembra capire la mia lotta e tutte le cose da cui provengo / Può ascoltarmi qualcuno? Credo di continuare a parlare da solo / Mi sento come se stessi impazzendo, sono io l'unico pazzo? / Quindi, perchè nel mondo nessuno si sente solo come me? / Sto per conto mio, c'è qualcuno la fuori che sente ciò che / provo io e mi fa capire che non sono solo?”


Io so che su tre persone posso davvero contare, però “solo la morte è certa”. In più tutto questo mi ricorda quel periodo in cui litigai con quello che credevo fosse il mio migliore amico. La sensazione di delusione è proprio la stessa e fidarsi è così dannatamente umano!


Umore del giorno: quello scritto finora


E il tempo va…




sabato 25 settembre 2010

Carne per la fantasia



Spezzo un po’ dalla tristezza generale, con una canzone tutt’altro che  “moscia”. Complice anche il raffreddore e qualche linea di febbre, non mi sento tanto bene, perciò chiedo scusa anticipatamente per la brevità di questo intervento.


Di questa canzone, tuttavia, non ignoro la traduzione che è molto da sabato sera (non nel letto con la febbre): “Flesh for fantasy” di Billy Idol.


“C’è un cambiamento nell’andamento / Della fantasia e del ritmo / Ti piace la buona musica? / Ti piace ballare? Oh, sì / Girando per cercare una officina di notte / Non è strano quello che facciamo per sentirci bene? Oh, sì / Allora, quando chiamerai? / sono pratico, oh sì. / Faccia a faccia / schiena a schiena / senti e vedi / il mio assalto sessuale / cantalo, / carne, carne per la fantasia / vogliamo / carne, carne per la fantasia. / E' mezzanotte passata / ti senti bene, oh sì / Accendi la luce tesoro / sei qualcun'altro stanotte / vicino a vicino, porta a porta / non fare domande, c'è tempo per tutto ciò oh sì. / Canto per la cultura… / Il padre ama suo figlio / le madri, le figlie, anche / è una vecchia vecchia storia / piange anche il nuovo mondo. / Gridate / carne, carne per la fantasia.”


Ecco, anche la canzone mette il dito nella piaga!  ;)


Poichè il video non puòessere incorporato, vi chiedo lo sforzo di cliccare sul link per vedere il video ufficiale:


http://www.youtube.com/watch?v=HOxmbYduKCg&ob=av2e


Piaciuta? Non la sento ora, ma a me piaceva!


Umore del giorno: come ieri, ma con più raffreddore, mal di testa e febbre di ieri!


E il tempo va…




venerdì 24 settembre 2010

Posso…



Non sto passando proprio un bellissimo periodo. Dagli inizi di agosto, circa, i rapporti tra me e mio padre si sono fatti molto tesi. Lui continua a criticare la mia scelta di voler studiare, sostenendo che un lavoro nel settore pubblico sarebbe perfetto. A me non va giù. Temo che potrebbe rivelarsi un lavoro ripetitivo e sottopagato, dato che mi piace studiare e ho le capacità per fare molto bene all’università e uscire con un bel voto di laurea.


Insomma, lui fa di tutto per farmi stare male e ci riesce. Non riesco davvero a reggere questa crescente pressione, tant’è vero che all’ennesimo concorso uscito, voglio davvero fare bene e sperare di riuscire ad andarmene da questa casa. La domanda, piuttosto, è se tornerò più! Parole dure, ma se penso che ora non sto godendo quasi niente della vita se non i miei amici (che, per carità, non sono un nulla!), quasi riesco a trovarmi una giustificazione a questa frase, che mai avrei pensato di dire. Perché se il dovere dei genitori è di educare, quello dei figli è di seguire i loro consigli e obbedirgli.


Ma se ciò che viene data a me non è un’educazione, ma un continuo ricatto, non capisco come si può essere buoni figli se i genitori (o il genitore, dato che mi riferisco a mio padre) non fanno quello che gli è dovuto.


Se un giorno non vado all’università (prendiamo, ad esempio, quelli di quest’estate, ma anche tutti gli altri giorni fino ad oggi), passo 23 ore su 24 chiuso nella mia stanza, uscendo giusto per mangiare. Non c’è conversazione, non c’è dialogo in casa perché se anche lo voglio creare so che me ne pentirò, perché non sentirò mai parole buone o di incoraggiamento.


È vita questa? Io non l’ho mai immaginata così. Non ho mai pensato che sarebbe stata sempre rose e fiori, ma se avessi saputo che doveva essere di una tale sofferenza continua, inframmezzata da qualche sporadicissimo momento positivo… be’ magari avrei preso la vita più leggera e con meno serietà. Mi sarei potuto dare alle droghe, all’alcool, vivere sul filo dell’illegalità, del pericolo e della non-vita, ma avrei potuto “anestetizzarmi” dalla tristezza che provo ora.


No, non sarebbe stata una scelta giusta e lo posso dire in virtù della consapevolezza che ho ora dei danni che un tale stile di vita avrebbe potuto darmi. E se è valido il detto che la consapevolezza porta con sé inevitabilmente dolore, io oggi accetto questa verità, ma forse se potessi riscegliere farei la scelta “sbagliata”.


Mi porto avanti quella che Pirandello definisce la “maschera nuda”, ma oggi al mondo sono pochi quelli che la “portano”. E, tra l’altro, sono chiamati “sognatori”, “visionari”, “persone fuori dal mondo”, solo perché hanno capito che c’è qualcosa (tanto!) che non va e vorrebbero cambiarla, mentre la maggior parte del mondo vive (o sopravvive?) nell’oggi, vedendo fino al proprio naso. Ebbene, perché devo sopportare il costo della conoscenza quando avrei potuto tranquillamente vivere alla giornata e, poi, quando la vita finiva per le mie scelte disinibite e sbagliate, non riposare potendo affermare di (non) avere davvero vissuto?


Mettendo non del tutto da parte questo discorso, c’è una bellissima canzone di Nas, che si chiama “I can”, dalle parole molto belle. A dimostrazione che l’hip-hop, il rap e l’r&B non sono solo spaccio, soldi e donne.


“So che posso (So che posso) / essere ciò che voglio (essere ciò che voglio) / se ci lavoro duramente (se ci lavoro duramente) / Sarò dove voglio essere (sarò dove voglio essere). / B-Boys e Girls, ascoltate / Potete essere qualsiasi cosa al mondo, noi crediamo in Dio / Un architetto, un dottore, forse un'attrice / Ma niente arriva con facilità, ci vuole molto impegno / Per esempio, ho incontrato una donna che stava per diventare una star  / Era bellissima, lasciava le persone atterrite / Cantava canzoni, Lina Horn, ma la versione più giovane / Si è messa con la persona sbagliata / Si era data alla droga ho sentito  / Cocaina, sniffando droga, tutta su per il suo naso / Sarebbe potuta morire, così giovane, non brutta e vecchia / Nessun divertimento perchè quando abbracciava le persone, restavano senza fiato / Perchè puzzava di corrosione e morte / Guarda bene le compagnie che scegli e alla gente che frequenti / Perchè loro ti possono rendere drogato e tu sei venuta per cantare / Se tu vuoi essere la migliore, ti dico come fare / butta le mani in aria e tieniti dei valori. / B-Boys e Girls, ascoltatemi ancora / Questo è per le ragazze dall'aspetto adulto che hanno solo dieci anni / Quelle che guardano dei video e vogliono ripetere ciò che vedono / Essere più carine che possono, su nei club con delle false identità / Attenzione, prima che incontriate un uomo con l'HIV / Potete comparire in TV come Oprah Winfrey / Qualsiasi cosa voi decidiate, fate attenzione, alcuni uomini sono / Rapitori, perciò dimostrate la vostra età, non pretendete di essere / più grandi di quanto non siate, date a voi stesse il tempo di crescere / Pensate che lui vi possa dare ricchezza, ma… Così / anche i giovani, potete dare molto aiuto, sapete / Pensate che la vita sia tutta fumo, marijuana e avere gioielli / Non vorreste avere la mia età e non poter leggere e avere ragione / Implorando varie donne per un posto dove dormire la notte / I ragazzi svegli diventano uomini e fanno qualsiasi cosa desiderino / Se ci credete potete ottenere tutto,  quindi ditelo così. / Salvate la musica voi tutti, salvate la musica. / Prima che arrivassimo in questo paese / Eravamo re e regine, non porche scimmie / C'era un impero in Africa chiamato Kush / Timbuktu, dove ogni razza veniva a prendere i libri / Per imparare da insegnanti neri che insegnavano che Greci e Romani / Arabi asiatici gli avessero dato l’oro / Quando l'oro venne convertito in denaro tutto cambiò / I soldi divennero fonte di potere per gli Europei / le truppe Persiane invasero militarmente / Loro impararono molto sull'oro, la cultura e tutto ciò che era sacro / L'Africa fu quasi derubata del tutto / La schiavitù era fonte di denaro, così cominciarono a creare navi schiaviste / l'Egitto fu dove andò Alessandro il Grande / fu così scioccato dalle montagne con le facce nere / che arricciavano il naso per imporsi, cosa c'è / Ancora oggi, voi lo vedete? / Se la verità è stata detta, i giovani possono crescere / Imparano a sopravvivere fino ad avere il controllo dei guadagni / Nessuno dice che dovete essere dei gangster o delle zoccole / Leggete di più, imparate di più, cambiate il mondo / Bambini del ghetto, fate le vostre cose / Tenete in alto la vostra testa, ometti, siete dei re / e tu sarai una giovane principessa quando avrai il tuo anello di matrimonio, / il tuo uomo sta dicendo: "Lei è la mia regina".”


Insomma, Nas non  sarebbe d’accordo con ciò che ho scritto io oggi, eppure rimango parzialmente convinto di ciò che ho scritto su. Lui ha l’esperienza, ma la solitudine e la tristezza ti possono spingere davvero a tanto.


Umore del giorno: triste, come si può evincere da ciò che ho scritto


E il tempo va...




domenica 19 settembre 2010

Every time



Mi scuso se ieri non ho scritto, ma davvero non avevo le forze. Mi sono alzato presto per andare ad aiutare mio padre in campagna e, tempo di pranzare, ho continuato fino alle 7 del pomeriggio. Quando sono tornato mi sentivo troppo stanco.

Per quanto riguarda la canzone di oggi (di ieri, meglio), volevo farvi sentire il primo singolo di una band berlinese. Una canzone romantica ma molto bella: “Every time” dei Munchener Freiheit.







Una curiosità: Freihet in tedesco significa libertà…

Vi auguro un buon inizio di settimana

Umore del giorno: stanco e un po’ strano. In settimana mi analizzerò meglio

E il tempo va…

 

mercoledì 15 settembre 2010

Una vita



Ieri andai a Taranto e mai avrei creduto di poter pensare “che bella Taranto”! Già… Eppure è vero. Ero lì al centro e vedere quei palazzi mi piacque molto. Non ero a girare per il centro da quattro mesi, e, comunque,  quando ci andavo vedevo un po’ le vetrine con le compagne dell’università.

Ieri, invece, da solo, alzai la testa e quello stile mi piacque molto. Può anche essere quello tipico di qualunque città del Sud Italia, ma ne rimasi davvero affascinato. E quando dissi la mia impressione ad alcuni amici loro mi presero quasi per pazzo!

A tradire la vocazione turistica della città, forse, sono l’aria inquinata dagli scarichi dell’Ilva e dalla raffineria Eni e la scarsa valorizzazione dei resti della Magna Grecia. In fondo, però, se non esistesse l’Ilva, la città e una buona fetta della provincia non manterrebbero i livelli occupazionali che la stessa garantisce. E qui c’è il problema maggiore.

A causa del forte inquinamento e della attuale crisi economica, l’Ilva rischia di chiudere, mandando a casa più di 12000 lavoratori. E quasi permanentemente, si vedono stand davanti al Comune per il sostegno a lavoratori dell’Ilva o di altre aziende in declino.

Ma esco da questo elogio alla città e passo un po’ a ciò che mi è successo tra ieri e oggi.

Mio padre è come seccato dalla mia scelta di voler studiare e continua a farmi pressioni perché abbandoni gli studi e inizi a guardare al mondo del lavoro. Mi accusa di alzarmi comodamente alle 11 di mattina (quando mi ha visto alzarmi a quell’ora?), mangiare e stare al computer a giocare. Non si rende conto che studiare è tutt’altro che un gioco e che io ci metto davvero tutto l’impegno che posso metterci! E questo mi fa arrabbiare quanto stare male. E in più non riesco più a sopportarlo!

In più, quest’altra piccola parentesi si collega un po’ alla canzone di oggi: “One life” di Ne-Yo.

“Hai solo una vita / (Una vita, una vita, una vita) / Ridi a volte / Piangi a volte / Fermati e prenditi un momento per respirare / Alzata fino a tardi, fuori tutta la notte / Seduta a casa a guardare la TV / Quando arriveranno a scrivere la tua storia / Dimmi che cosa diranno / La vita può essere un bel quadro / Se lo dipingi in questo modo / A partire da oggi, oggi / Se non l'hai mai fatto prima / E non lo farai più / Vivi come se non ci fosse un domani / Quindi, non importa chi sei / Fatti un favore / E vivi come se sapessi / Ama come se sapessi Che hai una vita sola (whow) / Che hai una vita sola (whoow). / Tieni i tuoi amici al tuo fianco / Ma apprezza il tempo che passi in solitudine / E se qualcuno si prende il tempo per amarti / Prenditi il tempo per amare qualcun altro, hey hey heyy. / Quindi quando avrai un momento / Allora dovrai possederlo / Dovrai farlo tuo / Dovrai viverlo al massimo”

Un bellissimo testo. Leggendolo mi sono chiesto: io vivo così? La risposta è no perché vivo sotto la dittatura di questa famiglia che non posso lasciare finchè non finisco gli studi. Alcuni miei amici mi chiedono perché non provo a raggiungere l’indipendenza trovandomi un lavoretto, ma rispondo loro che questo porterebbe via tempo allo studio e, davvero, non ci tengo tanto se voglio davvero uscire da qui ed ottenere la vera indipendenza.

Mi è salita ancora più tristezza di quando ho iniziato a scrivere. Non sono più manco certo di aver scritto frasi di senso compiuto… Per oggi mi fermo qui!

Umore del giorno: triste, sconsolato, arrabbiato… Un periodo non certo facilissimo

E il tempo va...

lunedì 13 settembre 2010

Oh no no



Purtroppo in questi ultimi due giorni sono rimasto senza connessione ad internet, ma sabato ho comunque scritto. Ed ecco qui l'intervento.

Spero di riuscire a postare il commento già stasera, anche se ora come ora la chiavetta non sembra voglia darmi segnali incoraggianti.

E, purtroppo, senza internet non so manco cosa più o meno succede nel mondo. O, meglio, oggi è noto che ricorra l’anniversario dell’attacco alle Twin Towers a New York, ma non so le reazioni, i discorsi e le azioni che si susseguono in questo momento. Di certo, quel pastore americano (pazzo, se mi permettete) non ha bruciato davvero il Corano. Concedetemi una riflessione: ma come si può essere così superficiali da bruciare un libro sacro di un’altra cultura? Il sito satirico Spinoza.it ci scherzava su scrivendo una cosa del tipo “gli islamici vorrebbero rispondere alle provocazioni del pastore, ma non hanno trovato nessun libro così importante per gli americani”.

In realtà, in Pakistan hanno bruciato le bandiere statunitensi. E già questo è grave. Ma proviamo a vedere se pubblicamente bruciassero una copia della loro Costituzione. Non so a voi, ma io personalmente mi riterrei profondamente offeso! È anche vero che in Italia la Costituzione viene presa a pesci faccia da tutti, politici in primis. Ma per me essa è simbolo della nazione (su cui ci si potrebbe chiedere se esista davvero o no. Ma questo è un altro discorso).

Passando alla canzone di oggi, non so se conoscete Bernie Paul. Una sua bella canzone è “Oh no no”, di cui ora non posseggo traduzione. Appena ho la connessione disponibile la cerco e vediamo cosa ne può uscire. Per ora godiamoci la canzone.







Una canzone da “Saturday night fever”, come piace a me!

Umore del giorno: arrabbiato per la mancanza di connessione!

E il tempo va…

venerdì 10 settembre 2010

Il cerchio della vita



Non mi piace parlare di consuetudine, ma si può dire che un intervento il giorno del mio compleanno ci sta anche quest’anno.  È un po’ come il messaggio di fine anno del Presedente della Repubblica.. Tanto per dire una boiata! :) Cercherò di renderlo, però non così pesante, né pieno di cavolate.

In fondo, cosa si potrebbe dire in un discorso sul compiere gli anni? Non si fanno certo promesse… Oddio, forse su questa mi potrei fermare a pensare. La mia vita è un continuo andare “di bene in meglio” (si auspica!), quindi potrei pensare a qualcosa da promettere e mantenere per essere una persona, un cristiano, un figlio e un amico migliore... Ma non mi viene molto per la testa, nonostante le cose da fare ci sarebbero eccome!

Non posso neanche vantarmi o enumerare le innumerevoli cose buone fatte in questo anno. Cosa ho fatto? Studiato, uscito con gli amici, litigato coi miei genitori… Ordinaria (follia?)  vita! Certamente, se
fossi meno superficiale, potrei dire che ho ottenuto buoni voti quest’anno accademico e che il gruppo di amici con cui esco ora me lo sento più vicino e più unito (salvo qualche episodio un po’ più recente che mi ricorda che nulla è mai “per sempre”). Il rapporto coi miei genitori, invece, è sempre quello…


E poi, perché trarre una immaginaria linea per iniziarne un anno nuovo?! Tutto non è altro che una somma di giorni in cui costruiamo un mattoncino di esperienza che costituisce la vita! Oggi ho aggiunto un mattoncino. Un mattoncino che per ora non indica e insegna niente di particolare. Ma non è neanche speciale solo perché oggi è il 10 settembre, quello stesso dieci settembre che nel 1989 mi vide
nascere.


Insomma, non demolisco il giorno del compleanno, ma non gli do neanche tanta importanza. Da piccolo ero felice quando arrivava questo giorno per via dei regali. In realtà, era solo una mia zia a regalarmi giochi. Ma ne ero felice comunque. Poi cresci, e capisci che il tempo dei giochi è finito e che ciò di cui hai bisogno non è facile da conquistare. Devi lottare perché devi studiare; perché le persone ti calpestano; perché un’amicizia è come un ponte di legna, che se non curi cede; e perché la storia del principe azzurro (per intendere l’assunto che la vita è facile e sempre gioiosa, non è certo il principe che aspetto io!) non è quella delle favole, ma se vuoi qualcosa devi guadagnartela con i denti e con la fatica.

Uno dei miei tanti cantanti preferiti scrisse una canzone che si riferiva a “Il cerchio della vita”. Leggiamo che scrisse Elton John.

“Dal giorno in cui arriviamo sul pianeta / e, sbattendo le palpebre, camminiamo verso la luce / C’è da vedere più / di quanto si sia mai potuto vedere, / da fare più di quanto si sia mai potuto fare. / Alcuni dicono «mangia o vieni mangiato» / Altri dicono «vivi e lascia vivere» / Ma sono tutti d’accordo mentre / si uniscono al fuggi fuggi generale / che non dovresti mai prendere / più di quello che dai. / Nel cerchio della vita / C’è la ruota della fortuna / C’è il mutamento improvviso di fede / C’è la compagnia della speranza / Finché non troveremo il nostro posto / nel sentiero che si snoda / nel cerchio, nel cerchio della vita. / Alcuni di noi si perdono lungo il cammino / ed altri volano in alto verso le stelle / alcuni di noi superano facilmente le difficoltà / ed altri devono vivere con le cicatrici. / C’è veramente troppo da prendere qui / più da scoprire di quanto / si sia mai potuto scoprire / Ma il sole che gira alto / nel cielo color zaffiro / sostenta grandi e piccoli in un ciclo infinito.”

Il ciclo della vita è anche quello che io chiamo “cicli e ri-cicli della storia”, dalla famosa definizione di Giambattista Vico. Insomma, la canzone illustra bene com’è la vita. Il “cos’è” tocca a noi trovarlo.

E il compleanno in questo cerchio dove lo mettiamo? Ovunque, in base al momento che viviamo. È un periodo positivo, e lo segniamo come un grande giorno positivo. Altrimenti il contrario. Dato che è il compleanno, non ci aspettiamo certo che il mondo cambierà perché è un giorno per noi diverso e importante.

Al massimo possono cambiare atteggiamento i nostri nemici per qualche tregua.. E potremmo definire conquista anche quella, ma i miracoli difficilmente si avverano in un batter di ciglio!

Umore del giorno: buono, anche perchè ho dedicato questo giorno a tutta le canzoni del 2010. E mi rallegrano molto!

E il tempo va…