sabato 26 novembre 2011

Spiega le tue ali

Come avevo già detto giovedì, questa settimana è tutta dedicata alle canzoni dei Queen. E non voglio che si pensi che facevano solo canzoni volte allo scandalo. Al contrario, la maggior parte delle canzoni hanno un testo molto profondo. E per questo sabato voglio farvi sentire una canzone del 1978, scritta da John Deacon: "Spread your wings".
Come leggerete, il testo parla di un ragazzo che non ha il coraggio di lasciare il posto di lavoro che ha per inseguire i suoi sogni.
"Sammy era depresso / Guardare lo spettacolo / Ancora una volta / Sapevo che era giunto il momento / Di decidersi / A lasciare alle spalle la sua vecchia vita / Il suo principale gli disse / "Ragazzo, sarebbe meglio che cominciassi / A toglierti quelle strane idee  / Dalla testa / Sammy, chi ti credi di essere? / Dovresti essere a spazzare / L'Emerald Bar" / Spiega le ali e vola via / Vola via, vola via / Spiega le tue ali e vola via / Vola via, vola via / Fatti coraggio / Perché sai di dover far meglio / E questo perché sei un uomo libero / Passare le serate da solo / Nella stanza d'albergo / Tenendo per se i pensieri, con la voglia / Di andare via al più presto / Desiderando di essere lontano miglia e miglia / Niente al mondo, niente / A trattenerlo / Fin da piccolo / Non ha avuto affatto fortuna / Niente gli è stato facile / Ora era giunto il momento / Di decidersi / "Questa potrebbe essere la mia ultima possibilità" / Il suo principale gli disse: "Ora ascolta, ragazzo! / Stai sempre a sognare / Non hai alcuna vera ambizione / Non arriverai molto lontano / Sammy, ragazzo, non sai chi sei? / Perché non puoi essere felice / All'Emerald Bar?" / Allora caro, / Spiega le ali e vola via / Vola via, vola via  / Spiega le tue piccole ali e vola via / Vola via, vola via / Fatti coraggio / Perché sai di dover far meglio / E questo perché sei un uomo libero."
Sinceramente, mi riconosco in questa canzone. Come Sammy, sento di voler cambiare aria e di spiegare le mie ali. Eppure, non riesco a fare il passo decisivo...
Mentre mi perdo nelle ragioni, ecco il video della canzone:



Un video molto semplice, insomma!
Umore del giorno: molto confuso su una ragazza
Restate in linea!

giovedì 24 novembre 2011

Nessuno tranne te (Solo i buoni muoiono giovani)

Come avranno sentito in molti, oggi si ricorda, a parte lo sterminio dei tacchini negli Stati Uniti per il Thanksgiving Day, il ventesimo anniversario della morte di Freddie Mercury, leggendario cantante dei Queen. Non conoscere o non amare la grandiosità di questa band è fuori dal mondo. E per questa settimana voglio parlare solo di loro.
Freddie, o Farrokh Bulsara, suo vero nome, nasce a Zanzibar, ma le sue origine sono indiane (il padre si trova lì per lavoro). Il suo talento viene subito notato nel collegio che frequenta e qui prende lezioni di musica. All'età di 18 anni, a causa della rivolta nell'isola di Zanzibar, si trasferisce con la famiglia in Inghilterra, dove il giovane Freddie incontra gli Ibex, una band con Brian May e Roger Taylor, ma senza entrarvi a far parte. Almeno non inizialmente.
Solo dopo un anno, quando Freddie ha già iniziato la carriera di solista, parte l'avventura del gruppo dei Queen, completato da Brian May, Roger Taylor e John Deacon.
Nel 1992, Freddie Mecury muore di Aids, ma ha lasciato dietro di sè vari successi e un'influenza sul rock attuale incredibile.
Nel 1997, Brian May e Roger Taylor compongono la canzone "No-one but you (only the good die young)", dedicata a Mercury. Ed è di questo brano che voglio farvi leggere la traduzione.
"Una mano sopra l'acqua / Un angelo che raggiunge il cielo / Sta piovendo nel Paradiso / Vuoi che ci mettiamo a piangere? / E ovunque ci sono cuori spezzati, / Per ogni strada solitaria / Nessuno potrebbe raggiungerli / Nessuno tranne te. / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / E la vita continua / Senza di te... / Un'altra situazione complicata / Finisco con l'affogare nel blues / E mi ritrovo a pensare / Bene, cosa faresti tu? / Si! è stata una grande impresa / Sempre a pagare ogni debito / Dannazione, hai fatto una grande impressione / Hai trovato il modo per andare avanti e / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / ricorderemo / per sempre... / E ora la festa dev'essere finita / Scommetto che non capiremo mai / Il perchè della tua partenza / E' così che era stato programmato? / E così prepariamo un altro tavolo / E solleviamo i nostri bicchieri un'altra volta / C'è un volto alla finestra / Ed io non ho mai, mai detto addio... / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / piangendo per niente / piangendo per nessuno / nessuno tranne te."
Credo che sia una delle più belle dediche che si possa fare ad un amico morto. Anche la canzone è molto bella: sentitela!
Umore del giorno: potrei dire col cuore infranto (non per questa ricorrenza, figuriamoci!) ma, come canterebbero i Queen, "the show must go on"
Restate in linea!

sabato 19 novembre 2011

Dopo che te ne sei andata

Mi scuso per l'assenza di post di questa settimana, ma da mercoledì ho dovuto raccogliere le olive in campagna, e al ritorno mi sentivo troppo stanco per concentrarmi e e scrivere.
Per questo sabato, però, ritorno più carico che mai e vi stupirò! Stasera niente pop, nè rock nè rap... La parola d'ordine di oggi è "jazz". Anzi, "little jazz", così come era chiamato Roy Eldridge.
Egli era abilissimo e influenzò Dizzy Gillespie, il maestro del jazz moderno, che con Scott Parker sviluppò il bebop. Proprio quel bebop di cui parlammo nella beat generation.
Non posso trattenervi oltre. Ecco il file audio. La voce è di Anita O'Day.



Per me, è trascinante e non puoi restare indifferente a quel ritmo che tende a farti balzare dalla sedia... Amo questa canzone e spero che questa deviazione nel jazz di stasera abbia contribuito a farvi apprezzare maggiormente la storia della Musica.
Umore del giorno: un po' stanco, ma il sabato sera è arrivato!
Restate in linea!

sabato 12 novembre 2011

Time

Stamattina sono molto assonnato e la colpa non è che mia, dato che stanotte ero troppo agitato per dormire. E anche quest'agitazione è nata da me, che mi perdo nelle mie insensate paure e nell'incapacità di assumermi le mie responsabilità e affrontare una situazione che è comune per tutte le persone: una relazione.
Mi spaventa iniziare, forse mi spaventa dare una parte di me a un'altra persona che potrebbe distruggerla (insensato pessimismo), mi spaventa affrontare una situazione nuova e che non posso "controllare dall'alto" perchè non ci sono solo io nel nuovo "gioco" (deformazione della visione della vita, che vedo come una partita a scacchi). Eppure è una cosa del tutto stupida! Non si può dire che non mi piace una pietanza se prima non la assaggio, così non posso avere paura di qualcosa che è sicuramente stupenda e a cui voglio dare me stesso, ma con un blocco che inizia nel momento pratico.
Voglio razionalizzare tutto, anche le cose più astratte, e voglio prevederle in anticipo, tenerle sotto controllo perchè se mi trovo improvvisamente in una situazione e sono impreparato so che potrei sentirmi debole e farmi male. Probabilmente, ora anche voi che state leggendo mi starete per dire quello che mi dicono già altri: "tu ti fai troppi problemi"! E sono in momenti come questi che mi sento inadatto a tutto e con l'autostima sotto ogni minimo umanamente possibile.
E a questa piccola analisi a cui mi sto sottoponendo, ho una meravigliosa risposta che devo solamente fare mia. Dei Pink Floyd mi piacciono solo due canzoni e "Time" è la risposta che ho sempre avuto, ma a cui non ho mai dato retta. La conoscevate già? In caso contrario, partiamo col leggere la traduzione.

"Scorrono via i momenti che costituiscono un giorno noioso / Sperperi e sprechi le ore in maniera affrettata / girovagando su un pezzo di terreno / nella tua città natale / aspettando qualcuno o qualcosa / che ti indichi la via. / Stanco di giacere alla luce del sole, di stare a casa a guardare la pioggia / Tu sei giovane e la vita è lunga e c'è ancora tempo da sprecare oggi / Ma poi un giorno scopri che dieci anni sono trascorsi / Nessuno ti aveva detto quando muoverti, hai perso lo sparo del via. / E corri e corri per raggiungere il sole ma sta tramontando / Correndo in circolo per emergere nuovamente dietro di te / Il sole è lo stesso in maniera relativa, ma tu sei più vecchio / fai respiri più brevi / e sei un giorno più vicino alla morte. / Ogni anno sta diventando più breve, sembra di non trovare mai il tempo / progetti che l'un l'altro si risolvono in nulla o in una mezza pagina / di righe scribacchiate / Aspettare in una quieta disperazione è alla maniera inglese / Il tempo se n'è andato, la canzone è finita, pensavo di avere qualcosa ancora da dire..."
E' così che sto facendo io. Passo le giornate e spreco le ore e imparo cose nuove ma, adesso che posso realizzare qualcosa, mi tiro indietro. Mi sto accorgendo di questo a 22 anni e, magari, non ho ancora "perso lo sparo della vita", ma "il sole è relativamente lo stesso" e presto potrei trovarmi anch'io alla fine della vita senza che me ne sia accorto, nella vana credenza o illusione di essere ancora giovane, ma la realtà sarà che non avrò riempito pagine, solo scribacchiate alcune righe e senza nulla di importante da aver detto.
Mentre mi decido a non aver paura, ecco la canzone in questione. Il video non è l'originale dei Pink Floyd, ma mi ha colpito l'inizio.


Vi è piaciuta? Insieme alle tre parti di "Another brick in the wall", questa è l'altra canzone dei Pink Floyd che mi piace. Ma forse perchè non ne ho sentite molte altre...
Umore del giorno: in conflitto con me stesso
Restate in linea!

venerdì 11 novembre 2011

La storia di Santa Comasia

Oggi nel mio paese si festeggiano San Martino da Tours e Santa Comasia, patroni della città. Quest'estate per pura curiosità lessi la storia di Santa Comasia, un nome che non potrete sentire in nessun'altra zona d'Italia. E la storia, che vi racconterò a breve, è alquanto curiosa. Se qualcuno può sentirsi offeso da argomenti religiosi, prenda questa storia come folklore o abbandoni immediatamente la pagina e disinfetti il computer (scherzo naturalmente!).
Tutto inizia nel 1645, quando don Baldassare Gaunes (o Gaona) si reca a Roma alla ricerca delle spoglie di suo fratello, frate Bonaventura. Quest'ultimo fu un frate francescano ed ebbe il dono delle profezia e dei miracoli. Quando don Baldassare cerca suo fratello (a undici mesi dalla morte si diceva che emanava un buon profumo e dal naso usciva ancora sangue liquido) non lo trova, perciò si rivolge alla potente donna Olimpia, cognata del papa Innocenzo X. Don Baldassare ebbe così la possibilità di tornare a Martina Franca prelevando dalle catacombe di Sant'Agnese, sulla via Nomentana a Roma,un corpo di un altro martire, di cui non si conosce però l'identità. Da questo appunto Comasia, cioè "come sia sia", "com' ch sia".
Ma la storia non finisce qui! Quando il feretro sta per arrivare a Martina Franca, scoppia un nubifragio che dura molti giorni, così da ritardare per il momento la processione che si sarebbe dovuta concludere nella collegiata di San Martino. Per il momento, il corpo è fatto entrare nella piccola chiesa fuori le mura di San Nicola del Pendino (oggi diroccata). In un attimo di pausa, si riprende il feretro e si cerca di portarlo in San Martino, ma ancora una volta un forte pioggia esplode e ci si ripara nella chiesa di San Vito dei Greci, distante 100 metri dal punto precedente. Dopo alcuni altri giorni, il Capitolo (il gruppo dei canonici) porta comunque, sotto la pioggia battente, il corpo nella chiesa di San Martino.
Nel 1714, avvenne un altro episodio particolare. Da Napoli, infatti, venne fatta arrivare la statua-reliquiario in argento della ormai Santa, ma di nuovo, appena questa entrò in paese ci fu una forte pioggia. Dopo questi episodi, Santa Comasia divenne "protettrice dell'acqua" e il reliquiario viene portata in processione proprio in casi di siccità. L'ultimo episodio risale all'estate del 2000, particolarmente arida.
Un'altra tradizione, infine, vuole che nella processione la statua di Santa Comasia preceda sempre quella di San Martino. Questo perchè si narra che un anno la statua di Santa Comasia non riuscisse ad uscire in quanto la barella si ruppe. Perciò si portò sulle spalle per prima la statua di San Martino. Ma presto i portantini dovettero lasciarla a terra in quanto lentamente la statua si era appesantita. E non riuscirono più a sollevarla. Si decise, allora, di far uscire subito la statua della Santa. Come se nulla fosse successo prima, la statua di San Martino divenne subito leggera.
Miti? Esagerazioni? Chissà, per le persone che ci credono questa storia è sacra.
Umore del giorno: felice!
Restate in linea!

sabato 5 novembre 2011

Povero, povero me

Stiamo sentendo dell'alluvione che sta colpendo la Liguria e la Toscana e non possiamo dimenticare quella a Roma della settimana scorsa. Di altri episodi simili in altre parti del mondo si sa ben poco, come della situazione nel Bangladesh e in alcuni Stati degli USA. Se sembra strano che queste cose succedano sempre più spesso e sempre con più violenza non c'è da meravigliarsi perchè un team statunitense (sì, alcuni dei quali fino a poco ha persino negato l'esistenza del surriscaldamento globale causato dall'uomo) ha provato che tali fenomeni sono provocati dal surriscaldamento globale.
E non possiamo rimanere a fare spallucce dicendo "e vabbè che possiamo farci". Dobbiamo prendere coscienza dello stato moribondo del pianeta e aiutarlo e curarlo. Per noi e per i nostri figli. Giusto l'altro giorno, tutti i telegiornali hanno gioito per la nascita del 7 miliardesimo bambino. Ma che prospettive hanno questi bambini se stiamo riducendo la Terra a uno schifo?
Il 27 settembre, nell'indifferenza totale, è stato l'Earth overshoot day del 2011, tema che sento particolarmente. Questo è il giorno che segna il disequilibrio nello sfruttamento delle risorse da parte dell'uomo. L'overshoot day indica l'ultimo giorno in cui tutte le risorse che la Terra può rinnovare in un anno sono state esaurite. Quindi, dal 28 settembre noi stiamo utilizzando più risorse di quante la natura ne abbia rigenerate e stiamo attingendo, dunque, alle "risorse del 2012".
Non possiamo fare spallucce perchè vediamo persone morire per nulla. E non è solo colpa dell'abusivismo (questo in Liguria), perchè i giapponesi sapevano della loro zona altamente instabile, e nonostante le adeguate misure, non sono riusciti a eliminare gli effetti del terremoto che li ha colpiti a marzo 2011. Infatti, anche la violenza crescente dei terremoti è da correlare al surriscaldamento globale. Come? A causa dell'aumento della temperatura, i ghiacciai polari si stanno sciogliendo e l'acqua che ne scaturisce crea una maggiore pressione sulla crosta terrestre, che si espone a movimenti tellurici.
Nel 1971, Marvin Gaye cantò una canzone dedicata al pianeta nel suo famoso album "What's going on?". Ed è questa che sentiremo stasera, partendo prima dalla traduzione.
"Oh, povero, povero me / Oh, le cose non son più come una volta / No, no. / Dove sono andati a finire quei cieli blu? / Veleno è il vento che soffia / Da nord, da est, da sud e dal mare. / Oh povero povero me / Oh, le cose non son più come una volta / No, no. / Il petrolio ha devastato gli oceani / e sui nostri mari / i pesci  sono pieni di mercurio. / Radiazioni nel suolo e nel cielo / Gli animali e gli uccelli / lì vicino stanno morendo. / Che dire di questa terra sovrappopolata? / Quanti altri abusi da parte dell’uomo potrai sopportare / Mio dolce Signore / Mio dolce Signore / Mio dolce Signore."
Fa effetto, eh? Si parlava di questo già 40 anni fa!
Non c'è un video ufficiale, ma credo che nella nostra mente abbiamo già abbastanza immagini di questo.


Bella! Ed ho amato molto il sax di Wild Bill Moore!
Umore del giorno: molto scoraggiato in vista dell'esame di lunedì
Restate in linea!

giovedì 3 novembre 2011

Non respingere i sogni perché sono sogni


Stasera non ho assolutamente voglia di parlare di cose impegnative, dato che fino a poco fa stavo ancora ripetendo. E pensando a un argomento leggero, mi sono detto "cosa c'è più leggero di un sogno?". E mi è saltata, allora, alla mente una poesia di Pedro Salinas, un poeta spagnolo che inizia la sua attività dal 1929 e continua dopo il suo esilio volontario dalla Spagna, finita sotto la dittatura di Franco, e dopo la seconda guerra mondiale.
La poesia non ha un titolo, ma non credo sia importante. Leggete che testo!
"Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l'acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
"Io sono il sole, i cieli, l'amore".
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l'anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra."
L'astrattezza di un sogno che si fa realtà se lo vogliamo... Basta crederci! Non voglio essere superficiale, ma credo che queste parole di Salinas abbiano già detto molto oggi!
Umore del giorno: non lo so... Sento solo che la mia testa sta per esplodere
Restate in linea!