lunedì 31 marzo 2008

Ho lanciato un nuovo vero blog!

Ho lanciato stasera un nuovo blog, leggibile da ovunque su Internet! Il link è http://ilmondochevaarotoli.blogspot.com e il nome non si discosta tanto da  quello che ha questo space.
Come potrete leggere, questo nuovo blog sarà un luogo di discussioni aperto a chiunque avrà voglia di sfogarsi o avrà bisogno di qualche consiglio.
Un po' un'idea di ciò che voglio scrivere ce l'ho e spero che riuscirò a mantenere distanti le due attività, perchè questo space continua ad essere il mio "diario" di impressioni e sfoghi e di "propaganda" della musica, mentre il blog sarà un grande (spero) luogo di raccolta di suggerimenti, aiuti, sfoghi e quantaltro di tutti quelli che vi vorranno contribuire.
La mia nuova sfida l'ho lanciata. Una sola cosa mi sta un attimo facendo pensare, ed è la mail di accesso a questo blog. Ha un qualcosa di equivoco... la storia è stranissima e non voglio raccontarla e non voglio manco che se ne parli... Non è che me ne vergogni... ma appartiene al passato.
Lasciando ora tutti questi dubbi, non posso che invitarvi a contribuire al blog e a rimandarvi alle mie prossime pubblicazioni ovunque.
A risentirci!

domenica 30 marzo 2008

Se il futuro che ci aspetta è questo...

Si vede che cis to proprio prendendo la mano a scrivere qui sopra, visto che sto scrivendo quasi ogni giorno. Quello di oggi (intervento) è saltato su per caso ascoltando "Vaffanculo" di Masini. Questa canzone parla di sè e non è voglia mia quella di oggi analizare qualche altro testo.
La frase che ho trovato io, però, si ricollega ancora alla questione delle apparenze, che ho lanciato 3 settimane fa. In un verso della sua canzone, lui dice "siamo tutti conformisti / travestiti da ribelli".
Appena l'ho sentita questa frase, ho subito controllato se il testo dicesse davvero così! Ed è così! E mi piace che ci sia anche qualche cantante che si interessa di "attualità" e non solo d'amore.
Se oggi camminiamo per le vie di qualunque città italiana, ci saranno tanti fighetti che escono con il cappelino, le cuffie all'orecchio, gli occhiali da sole anche di sera, i vestiti alla moda e possibilmente costosi, la camminata tipica del fighetto e il carattere tipico del buffone. Per le ragazze, invece, il modello è: capelli super alla moda,
trucco da 15 cm sulla faccia, vestiti costosi (e ci tengono di più dei ragazzi), gonna corta, e il solo scopo di cercare divertimenti, sprezzanti di tutto ciò che è davvero importante...
Crediamo di essere speciali, che gli altri siano meno intelligenti di noi, meno furbi di noi, meno tutto di noi. La realtà è che, alla fine, siamo tutti "omologati", siamo, cioè, tutti uguali, schiavi della moda e di ciò che pensano gli altri e se tu non fai così, sei fuori dal gioco, fuori dal gruppo, fuori da una possbile illusione che tutto ci sta andando bene, quando, invece, ciò che sta succedendo è  che abbiamo smesso di pensare con la  NOSTRA TESTA!
A risentirci.

sabato 29 marzo 2008

The chain

Vengo da una settimana in cui mi sono sentito complessivamente sempre sotto torchio... Perciò, come voglio leggerezza per un po' di tempo e staccare un po' la spina, così voglio oggi proporre una canzone anni '70 senza che vada manco a vedere la traduzione del testo...  Mi fido dell'autore: Fleetwood Mac con la sua "The chain".
Come probabilmente si può anche capire, non ho neanche tanta voglia di scrivere... Perciò eccovi il video (vi do il minimo):





Saltando anche i convenevoli sulla domanda se vi è piaciuta, non mi resta che rimandarvi a un altro momento...
A risentirci.

martedì 25 marzo 2008

E le vacanze stanno per finire!



E tra un po' si iparte di nuovo... 14 ore circa mi separano da un nuovo viaggio... Stavolta ad Ancona, e speriamo che almeno qui il risultato ci sia.

Riprendo velocemente quell'idea che mi è passata per la testa sabato e poi subito alla canzone che vi avevo accennato sempre sabato.

Riguardo la storia del Brutto anatroccolo, io non l'ho messa lì per caso, ma perchè io mi identifico nel brutto anatroccolo: sotto le mie spoglie esteriori, c'è molto: saggezza, comicità, voglia di parlare con tutti di tutto, ma anche riserbo, tranquillità, romanticismo, evasione... insomma, un potenziale vasto, che ancora nessuno è riuscito a scoprire perchè nessuno si è interessato e ormai tutti cercano, come la madre del brutto anatroccolo, la bella mostra esteriore di una persona!


A questo, inoltre si collega il testo di oggi: Io voglio amore, ossia "I want love", così come diceva Elton John. E' questa la canzone che vi dicevo sabato che sentendola e non conoscendo le parole è come se mi comunicasse e mi dicesse: "eccoti qui".

"Voglio
amore, ma è impossibile

/
Un
uomo
come me, così irresponsabile

/
Un
uomo
come me è morto nei luoghi dove

/
Altri
uomini si sentono liberati
. / E
non posso
amare, congettura piene di buchi

/
Non
sento nulla,
sento solo freddo

/
Non
sento
nulla, solo vecchie ferite

/
Che
si
induriscono attorno al mio cuore
. / Ma
voglio
amare,

/
Solo
di un
genere diverso

/
Voglio
amore,

/
Non
mi
stroncherà

/
Non
mi
murerà vivo,

/
Non
mi
rinchiuderà
. / Voglio
un
amore,

/
Che
non
significhi nulla

/
Questo
è
l’amore che voglio

/
Voglio
amore
. / Voglio
amore a modo mio

/
Dopo
tutto
quello che ho imparato

/
Io,
porto troppo
bagaglio

/
Oh
cielo ho
visto così tanto traffico.

/
Allora
provocalo, sono stato ferito

/
Non
darmi
amore che sia pulito e tranquillo

/
Sono
pronto
per le cose più dure

/
Nessuna
dolce
storia d’amore, ne ho avute abbastanza

/
Un
uomo
come me è morto in luoghi dove

/
Altri
uomini si sentono liberati
."




Questo è tutto. Certo, in questa canzone
si parla di una storia d'amore che passi come l'acqua... Eppure
lasciando il terzultimo rigo del ritornello e della canzone, io provo
quelle che anche Elton comunicava nel 2001. Si sa che le ragazze non piovono dal cielo... ma, oggi come oggi, le ragazze vogliono solo i vestiti con i prezzi al cielo (è alle stelle, ma volevo fare... tipo... Ok scusate non lo farò più)!







Non sono riuscito a trovare il video ufficiale, ma se vi piace potete scaricarla voi...
A risentirci


domenica 23 marzo 2008

AUGURI DI BUONA PASQUA A TUTTI!

Auguri di buona Pasqua a
tutti!
Avrei voluto scrivere una
cosa che mi è capitata di pensare... Ma è Pasqua, giorno di gioia e rinascita
della vita!
Una poesia volevo comunque
riportare, pienamente pasquale, scritta da Gianni Rodari e sicuramente molto
famosa: "Dall'uovo di Pasqua"

Dall'uovo di Pasqua
è uscito un pulcino
di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto: "Vado,
mi metto in viaggio
e porto a tutti
un grande messaggio".
E volteggiando
di qua e di là
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri,
nel cielo e per terra:
"Viva la pace,
abbasso la guerra".
La mia passione per Ungaretti, infine, mi spinge
a riportare un altro componimento non pienamente pasquale, ma che fu scritto da
Ungaretti il giorno di Pasqua durante la guerra a Roma. Non è semplice da
capire, come da stile suo, ma a me piace e risponde un po' all'interrogativo
che molti oggi si pongono: "Ma Dio dov'è?"
“MIO FIUME ANCHE TU”
Mio
fiume anche tu, Tevere fatale,
Ora
che notte già turbata scorre;
Ora
che persistente
E
come a stento erotto dalla pietra
Un
gemito d'agnelli si propaga
Smarrito
per le strade esterrefatte;
Che
di male l'attesa senza requie,
Il
peggiore dei mali,
Che
l'attesa di male imprevedibile
Intralcia
animo e passi;
Che
singhiozzi infiniti, a lungo rantoli
Agghiacciano
le case tane incerte;
Ora
che scorre notte già straziata,
Che
ogni attimo spariscono di schianto
O
temono l'offesa tanti segni
Giunti,
quasi divine forme, a splendere
Per
ascensione di millenni umani;
Ora
che già sconvolta scorre notte,
E
quanto un uomo può patire imparo;
Ora
ora, mentre schiavo
Il
mondo d'abissale pena soffoca;
Ora
che insopportabile il tormento
Si
sfrena tra i fratelli in ira a morte;
Ora
che osano dire
Le
mie blasfeme labbra:
"Cristo,
pensoso palpito,
Perchè
la Tua bontà
S'è
tanto allontanata?"
Ora
che pecorelle cogli agnelli
Si
sbandano stupite e, per le strade
Che
già furono urbane, si desolano;
Ora
che prova un popolo
Dopo
gli strappi dell'emigrazione,
La
stolta iniquità
Delle
deportazioni;
Ora
che nelle fosse
Con
fantasia ritorta
E
mani spudorate
Dalle
fattezze umane l'uomo lacera
L'immagine
divina
E
pietà in grido si contrae di pietra;
Ora
che l'innocenza
Reclama
almeno un eco,
E
geme anche nel cuore più indurito;
Ora
che sono vani gli altri gridi;
Vedo
ora chiaro nella notte triste.
Vedo
ora nella notte triste, imparo,
So
che l'inferno s'apre sulla terra
Su
misura di quanto
L'uomo
si sottrae, folle,
Alla
purezza della Tua passione.
Fa
piaga nel Tuo cuore
La
somma del dolore
Che
va spargendo sulla terra l'uomo;
Il
Tuo cuore è la sede appassionata
Dell'amore
non vano.
Cristo,
pensoso palpito,
Astro
incarnato nell'umane tenebre,
Fratello
che t'immoli
Perennemente
per riedificare
Uamnamente
l'uomo,
Santo,
Santo che soffri,
Maestro
e fratello e Dio che ci sai deboli,
Santo,
Santo che soffri
Per
liberare dalla morte i morti
E
sorreggere noi infelici vivi,
D'un
pianto solo mio non piango più,
Ecco,
Ti chiamo, Santo,
Santo,
Santo che soffri.

sabato 22 marzo 2008

Le canzoni tristi dicono così tanto


Diventa un po' difficile ormai trovare canzoni anni '80 belle e che parlano di qualcosa di interessante... La maggior parte delle canzoni o parlano d'amore o sono tutto ritmo e niente di più... Credo che smetterò di conciliare le due cose appena vedrò che la cosa diventa sempre più ardua.


Ma per oggi questo rischio non c'è.


Che Elton John sia sempre stato un genio non c'è da metterlo in discussione... Ma che abbai scritto poesie nelle sue canzoni che sembrano parlino di me... è una coincidenza difficilissima da accertare! Ho trovato più di un testo del genere, ma quello che propongo io oggi è del 1984: "Sad songs (Say so much)".


La vita privata di una persona è irrilevante quando questa ha estro ed è bravo, ma lo è comunque irrilevante, in ogni caso. Che lui abbia scelto la sua via, è una cosa che non tocca a noi giudicare e commentare. Ora, che c'entra questo? Volevo appuntarlo per qualche omofobo che può leggere e vedendo una canzone di Elton John dice "No, che schifo quello è gay!". Non tollero questo genere di discriminazioni e né tollero che vengano esplicitate (in fondo la libertà di pensiero è inscindibile dalla natura umana).


Senza discostarci molto, comunque, procediamo a leggere cosa ci voleva dire Elton. "Immagino
che ci siano volte

/
in
cui tutti noi abbiamo
bisogno di condividere

/ un
po' di dolore

/
E
stirare le parti rugose

/
E'
il lato più difficile
quando i ricordi restano

/
E
ci sono volte come queste,

/
in
cui tutti noi abbiamo
bisogno di sentire la radio

/
Perché
dalle labbra
di qualche vecchio cantante

/
Condividiamo
i problemi
che già conosciamo. / Falle suonare, falle suonare

/
Fa'
suonare quelle tristi
canzoni

/
Quando
tutta la speranza
se n'è andata

/


Perché
non ti sintonizzi
e le fai suonare? / Giungono fin dentro la tua
stanza

/
Senti
semplicemente il loro
tocco lieve
/ Quando
tutta la speranza
se n'è' andata

/
Le
canzoni tristi dicono
così tanto. / Se qualcun altro sta soffrendo
abbastanza

/
per
scriverlo

/
Quando
ogni singola parola
ha un senso

/
Allora
è più
facile avere quelle canzoni intorno

/
Il
calcio dentro

/
è
nel verso che finalmente
arriva a te

/
E
fa stare così bene
far stare così male

/
E
soffrire solo abbastanza
per cantare il blues. / Le canzoni tristi dicono, /
Le
canzoni tristi dicono, /
Le
canzoni tristi dicono, /
Le
canzoni tristi dicono
cosi' tanto."

Siete d'accordo con lui? Avete mai provato questa senzazione? Io sì, giusto ieri, sentendo un'altra canzone sempre dello stesso Elton John. Non la conoscevo affatto la canzone, eppure sentendo le distrattamente le sue parole sentivo come se parlassero di me... La canzone è abbastanza recente da metterla in questo sabato, ma martedì, quando sceglierò un testo da commentare, saprò gia qual è.


Non perdiamoci più in chiacchere ora e sentiamo la canzone:








60 di magnifica carriera per Elton... Grandissimo!


A risentirci




giovedì 20 marzo 2008

Sogna, ragazzo sogna

Per come mi sento oggi (non so manco come descriverlo), non mi sento assai in vena di scrivere... E' però vero anche che è mia intenzione farvi conoscere (per chi non la conoscesse) questa canzone del 1990 (se non erro). La canzone è di Roberto Vecchioni e si intitola "Sogna, ragazzo sogna". La conoscete?
Il testo è questo ed è davvero favoloso.
 

E ti diranno parole / rosse come il sangue, nere come la notte / ma non è vero, ragazzo, / che la ragione sta sempre col più forte; / io conosco poeti / che spostano i fiumi con il pensiero, / e naviganti infiniti / che sanno parlare con il cielo. / Chiudi gli occhi, ragazzo, / e credi solo a quel che vedi dentro / stringi i pugni, ragazzo, / non lasciargliela vinta neanche un momento / copri l'amore, ragazzo, / ma non nasconderlo sotto il mantello; / a volte passa qualcuno, / a volte c'è qualcuno che deve vederlo. / Sogna, ragazzo, sogna /quando sale il vento nelle vie del cuore, / quando un uomo vive per le sue parole / o non vive più. / Sogna, ragazzo, sogna, / non lasciarlo solo contro questo mondo, / non lasciarlo andare, sogna fino in fondo, / fallo pure tu! / Sogna, ragazzo, sogna / quando cala il vento ma non è finita, / quando muore un uomo per la stessa vita / che sognavi tu. / Sogna, ragazzo, sogna, / non cambiare un verso della tua canzone, / non lasciare un treno fermo alla stazione, / non fermarti tu! / Lasciali dire che al mondo / quelli come te perderanno sempre, / perché hai già vinto, lo giuro, / e non ti possono fare più niente. / Passa ogni tanto la mano / su un viso di donna, passaci le dita; / nessun regno è più grande / di questa piccola cosa che è la vita. / E la vita è così forte / che attraversa i muri per farsi vedere; / la vita è così vera / che sembra impossibile doverla lasciare; / la vita è così grande / che quando sarai sul punto di morire, / pianterai un ulivo, / convinto ancora di vederlo fiorire. / Sogna, ragazzo sogna, / quando lei si volta, quando lei non torna, / quando il solo passo che fermava il cuore / non lo senti più. / Sogna, ragazzo, sogna, / passeranno i giorni, passerrà l'amore, / passeran le notti, finirà il dolore, / sarai sempre tu ... / Sogna, ragazzo sogna, / piccolo ragazzo nella mia memoria, / tante volte tanti dentro questa storia: / non vi conto più. / Sogna, ragazzo, sogna, / ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, / manca solo un verso a quella poesia, / puoi finirla tu. /

Che ve ne pare? Io non smetterei mai di ascoltarla... Il video originale non sono riuscito a trovarlo... Ma ascoltatela con qualsiasi mezzo possibile perchè è bellissima!

A risentirci.

mercoledì 19 marzo 2008

"Dura lex, sed lex" (Legge dura, ma legge)

Sono tornato da un'ora dal viaggio per il concorso a Roma, e ho deciso che avrei voluto, sebbene tanta sia la stanchezza, scrivere le mie impressioni su ciò che è successo lì per 2 giorni.
Partiamo subito dalla conclusione: "non idoneo" perchè mancano più gradi di quanti previsti dal bando. In realtà., prima di partecipare al concorso, andai dall'oculista cui mi rivolgo per i controlli, e lui mi rassicurò per un'ora (dalle 9 alle 10 circa) che sicuramente agli occhi non c'erano problemi e che dal suo punto di vista ce la facevo (sempre limitatamente al suo campo).
Bene, che succede? Come avrete capito, supero tutte le prove, ma arrivato all'oculista militare, questo mi dice che non ce la potevo fare. E mi sento così in vena oggi che creo una nuova beatitudine: "Beati i raccomandati, perchè loro è il posto di lavoro!".
E va bene, che ci possiamo fare... L'aspetto positivo (come dicono molti) è che ho fatto esperienza... Se ve la devo spiegare io lìesperienza che ho fatto, non è che posso dire chissà cosa... Certo, ho imparato come funzionano tutti gli accertamenti sanitari che ti fanno, le prove fisiche e la reazione del mio corpo a queste... E dopo? Prendendola alla larga, posso dire che ho imparato alcuni accenti italiani, ho approfondito il "romano" e... ho constatato che la mensa ai Carabinieri non è pessima, ma non è neanche da Gambero Rosso (ora non mi ricordo se si chiama così quella rivistacon i migliori ristoranti italiani). Ah, e da non dimenticarsi che ho visitao un po' Roma (dall'autobus... ma c'è una lunga storia dietro).
Se poi voglio continuare con la lista, posso dire alcune sensazioni che ho provato a stare lì. L'addestramentto militare è tosto e noi eravamo chiamati per numeri. Allora succedeva che chiamavano dei numeri per fare una certa cosa e, se io ci facevo parte, mi riconoscevo in quel numero e, senza pensarci, mi alzavo e seguivo attentamente gli ordini, senza fiatare e, soprattutto, cosa peggiore, senza pensare! Mi sentivo come in un campo di concentramento, dove il numero 60 (io) doveva fare così e così e attenersi e basta. Un'altra cosa che ho constatato è che quell'ambiente è psicologicamernte devastante, nel senso che ti tenevano ad aspettare anche ore, e dovevi stare in silenzio. C'erano comunque gruppi che parlavano ma io non riuscvo ad inserirmi, ma non per il fatto degli ordini, ma perchè spesso quelli che parlavano si conoscevano già per vari motivi, e stava male se volevo dire una cosa, perchè era come se dal nulla esco e dico una cosa. E loro dicono, ciascuna nella propria lingua e nel proprio accento, "e tu chi ca**o sei? e che c***o vuoi?!". Chi invece stava senza parlare, e io volevo attaccare discorso con loro (so che è un gruppo di parole molto dialettale, ma... va be poi lo dico tra un po'), bè, con loro non sapevo come attaccare e se volevano parlare anche loro, se anche loro, come me, scoppiavano a stare zitti per 10 ore.... Sicuramente, a pensarci ora, è certo che tutti volevamo parlare, dire la nostra, ma se vi troverete un giorno lì, vedrete che non è così semplice come dirlo. Alla fine, comunque, nell'ora in cui eravamo più tesi (prima di essere convocati dalla commissione), ho detto qualcosina così in un gruppo, per smorzare la tensione  che era altissima in tutta la stanza!
E ora che mi ricordo, mi viene in mente un aspetto positivo di questa "esperienza" (che stavo dicendo nelle parentesi, ma che ho preferito rimandare ad ora): ho acquistato tanta più fiducia in me e sono sempre più fiero di essere nato nella mia città (ma non per questo rimangio le parola che scrissi tempo fa sul fatto che non vedo l'ora di lasciare Martina).
Alla luce di questo risultato, comunque, è sempre più vicina l'ipotesi che dopo le superiori studierò all'università di Taranto (che ddipende da Bari), e che alla fine Martina sarà sempre parte di me, nel bene (quale?) e nel male (molto!).
Avrei voluto anche mettere una bellissima canzone, ma visto che mi sembra di aver scritto un romanzo e che sicuramente la stanchezza (non potete immaginare come mi sia scombussolato tutti i ritmi miei in 4 giorni!) ha prevalso sulla correttezza del linguaggio, non posso che rimandarvi alla prossima.
A risentirci.

venerdì 14 marzo 2008

E a che servono gli amici?!



Ci ritroviamo oggi con una puntata anticipata del nostro Disco sabato '80 (non so come mi sia venuto questo nome, ma mi piace...). Il motivo è che domani mattina parto per Roma per riuscire a strappare un pezzo di lavoro che lo Stato può offrire a noi giovani. Naturalmente il tutto sarà peggio di una passeggiata sui carboni adenti, i quali sono posti sopra dei maxi spiedi affilatissimi... Immaginate voi, quindi.
Orbene, questa settimana è stata determinata da un litigio avuto con una persona che credevo fosse il mio migliore amico e come così lui stesso mi definiva... Non voglio entrare nel merito, anche se vorrei sottolineare come io abbia poteri magici a perdere amicizie a marzo di ogni fine ciclo scolastico (tranne le elementari, che io ricordi... Aspettate no, anche lì fui separato da un grande amico, ma le ragioni era esterne a noi).
Mi viene ora in mente quando tempo fa scrissi di come mi sentivo a sapere che i miei compagni non si fidano di me... La fiducia bisogna guadagnarsela e ora capisco che alla fine, forse, sono io quello sbagliava, che credeva nelle persone eccessivamente, nella loro bontà e nella loro giusetzza... Che cretino che sono... Credevo di vedere abbastanza bene, con occhi sgombri la realtà, ma ora mi accorgo come tutto va sempre più verso  il basso e che alla fine per riuscire a vedere davvero con occhi sgombri la realtà bisogna contare solo su stessi... E gli amici non servono a niente...
Ma c'è chi non la pensa così... Vorrei tanto mandare una mail a Stevie Wonder, Dionne Warwick, Gladys Knight e Elton John e raccontare la mia storia e dire se si ricredsono sulla loro bellissima hit e di come in realtà di bello hanno solo il desiderio di raggiungere una cosa così... irrealizabile, quasi utopica. La canzone di cui parlo è "That's what friends are for". Il testo è di seguito.
"Non ho mai pensato di potermi sentire cosi / fintanto che non é capitato a me / Sono felice di avere la possibilità di dire / che credo di volerti bene / e se tu dovrai mai andare via / bhe allora chiudi gli occhi e prova / a sentire come siamo oggi / e poi se riesci ricorda. / Continua a sorridere, continua a splendere / sapendo che puoi sempre contare su di me, é sicuro / E' per questo che ci sono gli amici / Per i bei tempi e per i brutti tempi / Sarò al tuo fianco per sempre / E` per questo che ci sono gli amici. / Bhe sei arrivata dandomi amore / e ora vedo che c'é molto di più / e per questo ti ringrazio. / Oh per i tempi in cui saremo separati. / Bhe chiudi gli occhi e ascolta / le parole che arrivano dal mio cuore / e se ci riesci.. ricorda.
Questa sarebbe l'amicizia ideale, quella in cui io ho sempre creduto... e non ho mai trovato! Voi?







Va bene, postatemi qualcosa magari per dire la vostra...
A risenterci.

martedì 11 marzo 2008

Il brutto anatroccolo 2 (manco il titolo riesco a dare più)

Ieri stavo inziando a scrivere, poi quelle parole mi sono iniziate a sembrare un mucchio di parole stampate a forza senza che si dessero un significato l'una l'altra.
Oggi, dopo un po' di intimazioni a continuare, ho contiinuato a pensarla come ieri... No, scherzo. Beh, comunque c'èd a dire che è un bell'argomento, su cui bisogna riflettere un po'...
Questa riflessione approfondita non l'ho fatta, ma i concetti sono sostanzialmente quelli.
La mia paura in realtà è la paura di dire cose troppo scontate e che già si sanno. E finirei così per essere ripetitivo e non dire nulla di interessante.
Su quest'argomento, tuttavia, ho trovato alcuni spunti di riflessione che lancio. Sono aforismi, frasi celebri di persone celebri con un certo significato....
Ad esempio, disse Novalis (un poeta):
"Chi
vede un gigante esamini prima la posizione del sole e faccia attenzione
a che non sia l'ombra d'un pigmeo." E ancora, disse Andrè Gide (scrittore) "
E'
meglio essere odiati per ciò che si è che essere amati
per ciò che non si è.
" Un'altra ancora da un  proverbio camerunense: "Non
c'è bisogno di mostrare l'elefante con il dito." Infine, Fednando Pessoa (scrittore) disse:
"Ciò
che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che
siamo."
Insomma, il concetto è chiaro anche con tre semplici frasi non banali, anche se non mie, ma poche, semplici e concise: l'apparire non è nulla, è inutile mostrare l'elefante, quanto dentro non si è che un piccolo scarafaggio (e intendo un po' in tutti i sensi!)...
Ok, forse sto deludendo... Non so... Va bè,  niente sono 10 minuti che ci continuo a riflettere su dove sto sbagliando... Mi rinchiudo in una profonda autocritica interiore, poi vi faccio sapere...
A risentirci.

lunedì 10 marzo 2008

L'idea c'era ma... qualcosa deve essere andata storta...

Leggete ora attentamente ogni singola parola di ciò che è scritto di seguito.
Mamma anatra quel giorno era molto felice perchè le uova si stavano schiudendo una dopo l’altra.
Gli anatroccoli uscivano e zampettavano intorno alla mamma, però c’era un uovo, il più grande di tutti, che non si decideva a schiudersi, mamma anatra allora tornò a covare quell’uovo fino a che non si schiuse.
Con sua grande sorpresa, vide che l’anatroccolo era più grande degli altri e di colore grigio…insomma era proprio brutto.
L’anatra pensò ad un brutto scherzo giocatole dalla massaia, a dire il vero pensava che quello fosse un tacchino, però l’unico modo per togliersi i dubbi era vedere il comportamento di quello strano pulcino nell’acqua.
L’anatra, condusse la sua nidiata allo stagno, ma mentre i piccoli cominciarono a nuotare, il brutto anatroccolo si dimostrò il più abile ed il più sicuro di tutti.
La mamma lo guardò e sospirò rassegnata: “Peccato che sia così brutto”, ma per questo motivo, sentì di volergli ancora più bene e con il becco gli fece una carezza.
Radunò i suoi piccoli e disse loro che li avrebbe condotti a conoscere la loro regina quindi si raccomandò a che mantenessero un comportamento educato e rispettoso.
Alla corte della regina, tutte le damigelle cominciarono a deridere il brutto anatroccolo, il quale, preso dallo sconforto, scappò e si andò a rifugiare nella palude delle anatre selvatiche, ma anche qui la vita fu difficile, decise allora di scappare nuovamente e corse tanto fino ad arrivare in un bosco dove scorse una capanna abitata da una vecchietta, un gatto ed una gallina.
La vecchietta gli offrì ospitalità, ma il gatto e la gallina non furono per nulla contenti.
Il poverino, dopo aver subito ogni sorta di angheria decise di andarsene, con grande soddisfazione del gatto e della gallina.
Il brutto anatroccolo continuava a vagare senza sapere dove andare, una sera mentre il sole stava per tramontando, vide uno stormo di bellissimi uccelli bianchi e pensò tristemente che anche a lui sarebbe piaciuto essere così.
L’inverno era arrivato e l’anatroccolo un giorno non ebbe più la forza di nuotare, faceva troppo freddo, e certo sarebbe morto se un contadino non lo avesse visto e non lo avesse portato a casa.
Nella sua nuova abitazione l’anatroccolo trovò tanti bambini che però, come spesso accade, lo avevano scambiato per un giocattolo, fu così che una volta l’animaletto cadde nel secchio del latte, un’altra volta nel sacco della farina.
Non ne poteva proprio più, riuscì a nascondersi, ed a scappare.
Nel fare questo però, si accorse che le sue ali si erano irrobustite, le sue penne erano più bianche.
Riuscì a nascondersi nella neve in modo da riuscire a sfuggire alle ricerche dei suoi persecutori.
In qualche modo riuscì a sopravvivere nascosto nel bosco fino a primavera, ma a primavera spalancò le ali e spiccò il volo. Sotto di sé vide un laghetto dove nuotavano dei cigni maestosi. L’anatroccolo sospirò pensando che anche i cigni lo avrebbero maltrattato, e decise di volare in mezzo a loro.
Con un largo volo si posò sull’acqua ed i cigni si avvicinarono a lui gridando; il brutto anatroccolo spaventato abbassò la testa, si preparava a morire, ma nel fare questo, vide la sua immagine riflessa nell’acqua e con grande stupore vide che non era più un brutto anatroccolo, ma si era trasformato in un bellissimo cigno, bianchissimo, attorno al quale si erano radunati tutti i suoi simili facendogli mille feste.
All’istante capì tutto:era nato sì in un nido di anatre, ma da un uovo di cigno.
Il brutto pulcino grigiastro, tozzo, disprezzato e maltrattato da tutti si era trasformato in uno splendido animale che dava lustro al laghetto nel quale viveva. Ed i cigni più vecchi s'inchinavano dinanzi a lui.
Allora la timidezza lo prese: divenne tutto vergognoso, e nascose il capo sotto l'ala; provava un certo che... non sapeva neppur lui quel che provava. Era sin troppo beato; ma nient'affatto superbo, perchè il cuore buono non è mai superbo. Pensava quanto era stato perseguitato e schernito; ed ora sentiva dire da tutti ch'era il più bello tra quei bellissimi uccelli! I rami di lillà si chinavano sull'acqua verso di lui; il sole splendeva caldo e lo ristorava. Arricciò le penne, allungò l'esile collo e si rallegrò dal profondo del cuore: «Non avrei mai sognata una gioia simile, quand'ero ancora un brutto anatroccolo!»
Come avrete capito questa è la favole de "Il brutto anatroccolo". Da piccolo, probabilmente come molti, la favola più gettonata era "Cappuccetto Rosso", seguito da "Biancaneve e i settei nani" e da "Cenerentola" (questi ultimi due meglio conosciuti dal cartone animato Disney)... Eppure questa fiaba che poco è letta oggi (anzi, in realtà oggi sono poche le persone che citano fiabe) è secondo me comunque una delle più belle e più attuali...
Non voglio, come sempre, rovinare tutto ciò che c'è dietro questa favola (nel senso di significato), ma vorrei soffermarmi su un punto particolare: essere e non apparire!
Partiamo da un semplice sondaggio conoscitivo (rispondete sotto se volete o fate come al solito, nel senso che poi me lo dite a voce): per voi, oggi, conta più apparire o essere? Contate di più con i vostri amici se apparite o se siete? E voi, apparite o siete?
Sinceri!
Ok, tutti quelli che hanno detto che preferiscono essere e lo mettono in pratica, non leggano più sotto: siete bravi così! No, scherzo... Ma volete sapere perchè tutti continuerete a leggere? Perchè tutti, almeno in una domanda, hanno risposto apparire!
Ma secondo voi è giusto così? Perchè se uno ha una mente aperta e delle conscenze ampie, ma no ha un fisico atletico e un viso perfetto, è definito brutto e diventa uno scarto della società? Dietro ognuno di noi, si nascondono potenzialità e abilità uniche che...
No va be', sta prendendo una brutta piega questo intervento ora... Spero comunque che quello che stavo scrivendo fino ad adesso era giusto e non era solo uno sproloquio...
Un po' rattristato dal fatto che non so bene come continuare, vi saluto...
A risentirci.

domenica 9 marzo 2008

Anche Lionel salutava i suoi "Angel"....

Passa il santo, passa la festa. Così si dice a Martina (e non so se anche nel resto d'Italia) quando magari si è scordati di fare gli auguri... Be', io non mi sono scordato, ho avuto probelemi di connesione e non ho così potuto mettere la canzone del sabato anni '80.
Ieri, oltre a essere un sabato, era anche la festa della donna. Bene... Dietro a questa festa si nasconde, e pochi lo sanno, una leggenda che ha poco di vero.
Sapete a cosa è legata questa festività? Aspettate... Vediamo se indovino io prima: l'esplosione della fabbrica Cotton dove morirono molte donne che lavoravano in nero in una fabbrica. Questo intendevate voi, vero?
Non sono un mago o un alieno, semplicemente è questo che si crede da 50 anni, quando il partito comunista italiano pubblicò su una sua rivista questo falso storico.
In realtà, questa festa non è altro che la rivendicazione di un sindacato americano per il miglioramento delle condizioni lavorative delle donne nelle fabbriche. Correva ancora l'Ottocento. A questa rivendicazione, comunque, si agginge poi la (forse) vera tragedia di un'industria esplosa e che face tra le vittime tante donne.
Ora non so se preferite vivere col ricordo di una leggenda, ma che comunque affascina, o vogliate vedere la realtà quale è e lasciar correre tutto....
Diciamo che per rispetto a tutte le donne che ci circondano sempre e ci aiutano ("La mamma è sempre la mamma!"), voglio continuare a sognare così come fanno tutti. E dedico quindi la canzone di oggi a tutte le donne. La canzone si chiama "Angel" di Lionel Richie ed è un chiaro messaggio di ciò che ogni uomo dovrebbe dire a tutte le donne della propria vita.





Che bello sarebbe se l'amor cortese del Trecento potesse ritornare ai giorni nostri... Ma di questo ne parlerò presto...
A risentirci!

giovedì 6 marzo 2008

Angeli

Diventa ormai sempre più difficile trovare un testo di canzone davvero sensato, visto che la maggior parte delle canzoni parla d'amore e quelle hip-hop che parlano invece di attualità o comunque di vita reale... bè sono in americano!
Comunque sono riuscito a trovare un piccolo aiuto da un sito che si è posto lo stesso "obiettivo" mio: far conoscere alcuni testi belli e dimostrare che la musica non è solo un insieme di note orecchiabili, ma è anche parole forti unite da un significato.
Tra le tante belel canzoni e testi che ho trovato c'era "Angeli" di Renato Zero.
Cambia il tempo
/ Forse pioverà.
/ Un pensiero oltre i vetri va',
/ Sottobraccio alla malinconia
/ Ritrovarmi solo, che ironia.
/ Dove siete adesso, amici miei ?
/ Questo inverno non finisce mai…
/ Nell'orecchio, il vostro canto,
/ Io non ho abbastanza pianto.
/ Quanta pena vedervi andare via.
/ Angeli coi, senza fortuna,
/
Senza una stella sulla bandiera,
/ Teneri eroi di questa guerra,
/ Ma chissà se qualcuno sa…
/ Quanto è costato non essere qua!?!?
/ Davvero angeli!
/ Qualcuno a bordo dei suoi blues jeans,
/ Non sa nemmeno lui perché è qui.
/ Davvero angeli./
Io speravo…
/ Sareste stati qua.
/ Intanto un altro giorno se ne va,
/ Sotto braccio alla malinconia,
/ Ritrovarmi solo, che ironia!
/ Angeli voi…Chi vi ha tradito ?
/ Tante promesse, nemmeno un sorriso…
/ Ritornerei ancora in quel sacco a pelo,
/ Contando con voi tutte le stelle nel cielo.
/ Davvero angeli!!! Angeli!!!
/ Ma chissà se qualcuno sa …
/ Quanto è costato non essere qua!!!
/ Davvero angeli!
Be non so se si era capito ma si parla di amici e quanto ci possono mancare dopo poco o tanto tempo che non li si vede... Per me che tra un po' lascerò la scuola questa canzone fa un po' effetto visto che molto probabilmente con alcuni perderò i contatti.... Certo, per molti non mi dispiace affatto non rivederli... Anzi sarà un piacere! Di alcuni (pochissimi, ad essere sincero) mi dispiacerà... Ma è questo che mi terrà legato a cercarli quando ne sentirò la mancanza perchè... "un altro giorno se ne va, sotto braccio alla malinconia. Ritrovarmi solo, che ironia!"
A risentirci!

domenica 2 marzo 2008

Quando una cosa è giusta... è giusta!

Pochi o forse nessuno sa che per me la libertà assoluta di ogni persona è fondamentale (naturalmente sempre nel rispetto delle leggi). E queste libertà sono le più disparate, da quella di fare ciò che gli pare a quella di esprimersi e dire liberamente ciò che si pensa.
Mi sono reso tuttavia conto che il mio intervento lasciato il 23 ottobre andava appunto contro una delle eccezioni alla libertà di espressione. Per questo, anche se per me ciascun intervento è "intoccabile", mi sono reso conto che ciò che ho scritto ledeva le persone interessate (anche se era difficile capire chi fossero). E per questo chiedo anche scusa a tutte quelle persone che si sono sentite offese da ciò che ho scritto.
A risentirci.

sabato 1 marzo 2008

Safety dance (e lo fanno apposta!)

So che avevo promesso che non avrei continuato a scrivere finchè non avrei ricevuto un po' di commenti, ma ci sono i soliti scrocconi che leggono e non lasciano mai proprie tracce! Non prendetevela, ma... scrocconi! Oppure può essere che faccio così pena che non conviene rivolgermi la parola! In ogni caso, non vi preoccupate, sono aperto a ogni tipo di critica e nulla mi può più ferire tanto l'orgoglio...
Va bene, tornando a noi, oggi sto in una condizione di torpore generale, a causa della caviglia che mi sono storto stamattina a scuola. Restare al pc a scrivere forse è un po da matti!
Passando infine alla canzone anni '80 di oggi, sono felice di proporvi una canzone che oggi nessuno sente mai e pochissimi della nostra età conoscono, ma che molti reputano una delle più belle canzoni del periodo. La canzone è "Safety dance" di Men without hats. E' favolosa, e come al solito trovare una traduizione decente per questo brano è un'imnpresa da.... Ercole!
Comunque ecco qui il video:






Piaciuta? Anch'io tornerei negli anni '70 e '80, con il pc e internet e una persona!
A risentirci!