mercoledì 29 dicembre 2010

Il cuore ed io

Un ragazzo umile e introverso, nel 2011, non ha futuro. I tempi richiedono che se vuoi qualcosa devi battere i piedi e minacciare, se vuoi conquistare una ragazza devi essere str***o con lei, se vuoi fare carriera devi abbassarti a meschini giochi di potere. Il tutto alla  faccia dell’educazione e del rispetto, del romanticismo, del merito e della fatica di essersi guadagnati con la fatica qualcosa…

E, come si suol dire, “oltre il danno, la beffa”, se qualcuno si accorge di questa tua naturalezza se ne approfitta perché uno buono è preso per uno “alla buona”, cioè come una persona (quasi) stupida da cui prendere finchè non si ribellerà, se mai succederà.

Ieri sera prima di addormentarmi pensavo che queste fossero fesserie dovute alla stanchezza accumulata nel giorno e al sonno, invece mi sono accorto che non sono l’unico a pensare così. E, infatti, da tanto volevo farvi leggere la traduzione di “Heart and I” di Robbie Williams.

“Spero che ci sia un’età d’oro, / Prego per la mia sanità mentale, / Dove non dobbiamo rispondere a nessuno di niente / Questo non è come scritto nell’opuscolo, / Auto volanti e macchine per il sesso / Siamo tutti così conformi / Perchè tutto è quello che sembra. / E non possono costruire un satellite per dirti quanto sei amato, / O qualche tipo di dispositivo di vita che ti trattiene anche quanto sei andato troppo lontano. / Ed io non mi sento me stesso ancora / Ho pensato di essere già stato corretto per ora / Passeggiando per l’orizzonte /  Ritrovo me stesso in qualche modo / Dammi qualcosa per cui morire / O crea una mente calma / Qualcosa per cui amare l’umanità / Perchè non mentano al mio cuore e me. / Sei stato piegato tanto tempo, / Pensi che questo sia stare in piedi / E loro si mettono in fila dietro di te / Per costruirti, ranuncolo / Possiamo perdere ogni significato / Più velocemente di una carta di credito / E non ci guarirà nessuno / Quindi fai del tuo meglio e non essere così duro / E non possono costruire un satellite / Per dirti cosa c’è nel tuo cuore, / O qualche tipo di dispositivo di vita che ti trattiene anche quanto sei andato troppo lontano. / Sentirò mai questo risveglio? / Fai come se questo fosse una ninna nanna / Non chiedermi di spiegare di nuovo / Non posso mentire al mio cuore e a me stesso. / Il mio cuore ed io / Mi sento così solo / Mi sento così giù / Così giù che mi sono quasi lasciato andare.”

Ho sottolineato il ritornello che è la parte più forte, quella cui più mi riferisco io, e gli ultimi versi, perché è così che mi sento io ora.

E non so se c’è modo di reagire e cambiare, perché ormai sai di essere fatto così ed è così che ti senti in pace con te stesso. L’unico modo per cambiare è quello di esser costretti a farlo e cioè subire eventi che ti facciano capire che se non diventi più bas****o e str***o anche tu, verrai per sempre calpestato. Finchè saremo “tutti così conformi perché tutto” sarà “quello che sembra”.

Umore del giorno: il commento più spontaneo che può venirmi dopo questo è: “che tristezza!”

E il tempo va…

sabato 25 dicembre 2010

BUON NATALE!

Auguri di buon natale a tutti i miei parenti, ai miei amici, ai miei lettori!

E direi che non poteva cadere in un giorno più perfetto, perchè voglio augurarvi un buon Natale con le dolci note di Frank Sinatra e la "Have yourself a merry little Christmas".

"Passiamo un piccolo Natale felice / lascia che il tuo cuore sia leggero / da adesso in poi / i nostri problemi saranno fuori di vista / Passiamo un piccolo Natale felice /trascorri le tue feste natalizie allegramente / da adesso in poi / i nostri problemi saranno a miglia di distanza. / Eccoci qui come ai vecchi tempi / i felici giorni d'oro di un tempo / amici fedeli che ci sono cari / si radunano accanto a noi ancora una volta. / Negli anni a venire saremo tutti assieme / se il Fato lo permetterà / appendiamo una stella splendente / sul ramo più alto / e passiamo un piccolo Natale felice, adesso."







Umore del giorno: trascinato dallo spirito natalizio!  :)

E il tempo va...

giovedì 23 dicembre 2010

Nato libero

Questo periodo continuo a viverlo stranamente. Non so a cosa imputarlo precisamente... Lo vivo in una sorta di confusione interiore, una guerra dentro me, dove non so precisamente a cosa punto nel mio futuro.

Per quest'anno non voglio fare bilanci, né  miei, né del mondo, né della musica. Piuttosto, mi piacerebbe davvero fare come Kid Rock canta nella sua canzone "Born free". Ecco la traduzione

"Veloce, su una strada irregolare, correndo / Verso l’alto, attraverso le montagne, arrampicandosi, / Torcendosi, allontanandosi ancora di più da casa / Giovane, come una luna nuova che sorge / Fiero, sotto la pioggia e i fulmini / Vagando in questo grande ignoto. / E non voglio che qualcuno pianga, ma dite loro / Se non sopravvivo…. / Sono nato libero! / Sono nato libero / Sono nato libero, nato libero. / Libero, come un fiume che imperversa / Forte, se sto affrontando il vento / Inseguendo sogni e correndo oltre il tempo. / Profondo come il più grande canyon, / Selvaggio come uno stallone indomato. / Se non riuscite a vedere il mio cuore, allora dovete essere ciechi. / Potete stendermi a terra e vedermi sanguinare / Ma non riuscirete a mettermi delle catene. / E non sono bravo con i lunghi addii ma guarda / Nel profondo dei miei occhi. / Sono nato libero! / Calmo nell'affrontare il pericolo / Perso, come un estraneo sconosciuto / Grato per il tempo senza alcun rimpianto. / Vicino alla mia meta / Stanco, fragile e dolorante / Pazientemente in attesa dell’alba. / E quando sarà fatto, credici, che urlerò dall’alto della montagna! / E giurerò sui mari splendenti e celebrerò la grazia di Dio su di me."

Già prima del Cristianesimo in Asia esisteva la figura dell'eremita. Questa figura fu poi ripresa dai cristiani che ne fecero un vero e proprio stile di vita. Be', io non so se farei la vita dell'eremita cristiano, ma so che ora mi piacerebbe proprio avere un contatto con me stesso, lontano dalle cose e dalle persone di ogni giorno. Non sono stufo di loro. Assolutamente.

Riprendendo, però, un po' il discorso di qualche settimana fa, io mi nascondo dietro alle faccende quotidiane (soprattutto studiare, vedere qualche puntata di telefilm su Internet e mandare sms ai miei amici) pur di non confrontarmi con me stesso e capirmi. E questo, penso, sia più che altro fuggire da me stesso, e non tanto dai miei problemi, che sono anche all'esterno di me. Non so se riesco a rendere il concetto...

In ogni caso, non credo che il nuovo anno mi possa dare la possibilità di avere quel confronto con me stesso. Non basta volerlo perché so di potermi distrarre facilmente, mi servirebbe la possibilità di restare davvero da solo e nella natura assoluta. Può essere folle, ma a rendere ancora più impossibile questa scelta sarebbe la mia assenza di indipendenza economica.

Quando scelsi di voler continuare a studiare sapevo che avrebbe significato anche questo, ma non avevo fatto i conti col fatto che mi sarei sentito ancora più prigioniero di me stesso e con una non-vita finché non fossi riuscito a guadagnare la mia prima lira (o euro, i modi dire sono duri ad aggiornarsi). Può essere questo a rendermi irrequieto....

Magari, quindi, il nuovo anno potrebbe portarmi quella tranquillità interiore che cerco. E non voglio bilanci per quest'anno passato perché il nuovo anno voglio farlo coincidere con la mia vera rinascita, col vero botto, la vera esplosione di vitalità in me.

Umore del giorno: in attesa dell’illuminazione, magari del Natale….

E il tempo va…

sabato 18 dicembre 2010

Un vero ragazzo selvaggio

Stasera voglio ospitare un grande della musica rock. Effettivamente, non ho mai dato molto spazio a Iggy Pop, eppure oltre a “The passenger” (grandissimo successo), ha fatto altri brani di successo.

Quella di stasera, a dirla tutta, non è una canzone originariamente sua, ma è la cover di una canzone del 1958 di John O’Keefe. La traduzione su Internet non l’ho trovata, per cui mi cimento io, anche se non vi trovo un grande significato.

“Sono uno di quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi / quei selvaggi… / Bene / sono proprio fuori dalla scuola come un vero / vero figo. / Ho bisogno di danzare come un matto / ho afferrato il messaggio / che devo esser uno di qui selvaggi / oh yeah / io sono uno di quei selvaggi. / Sto per scatenarmi / mi sto muovendo da selvaggio. / Sto facendo dello swing / baby / Sono un vero ragazzo selvaggio. / Sto per incontrare tutti i miei amici / sto per spassarmela. / Vado a dirlo ai miei amici / lo vado a direi a tutti / che sono uno di quei selvaggi / oh yeah / sono uno di quei selvaggi. / In un mondo uscito pazzo ogni cosa sembra confusa.”

Uno di quei classici testi da rock n’roll, dove si pensa molto al divertimento e lo stesso testo non è proprio “impegnativo”, dato che ci si concentrava di più sul ritmo.

Ma ora vediamo il video:

[youtube= http://www.youtube.com/watch?v=def3ob2h-1s]

Che ne pensate? La versione di O’Keefe non è male anche, ma mi piace questa di Iggy Pop.

Umore del giorno: per dirla alla Iggi Pop: “In un mondo uscito pazzo ogni cosa sembra confusa”

E il tempo va

 

giovedì 16 dicembre 2010

La notte delle fate

Oggi pomeriggio ho già provato un’altra volta a scrivere, ma non ero dell’umore adatto e dopo una ventina di righi ho cancellato tutto. Ora ci riprovo, ma utilizzo un approccio diverso.

Il testo che far leggere oggi è stato presentato a Sanremo 2010 da Enrico Ruggieri ed è stato l’unico che mi abbia davvero colpito tra i “big”. La canzone si chiama “La notte delle fate”.

“Mary è nuovamente sola / e senza dire una parola / esce con la faccia incontro al vento / cambia ancora direzione / e canta una canzone questa sera. / Candy intanto è già partita  / e verso un’altra via d'uscita / corre con il cellulare spento / e testardamente spera / di trovarsi ancora tutta intera. / Ognuno sente tanto dolore / quando si piega in sè / e non vede niente / poi una luce passa le inferriate / la notte delle fate / Ogni donna ha un paio d'ali chiuse / dentro sè / pronta a certe ascese sconfinate / la notte delle fate. / Molly incline alle cadute / nelle stanze sconosciute / chiede indietro un po’ di sentimento / angoli di tenerezza / dentro a una carezza quasi vera. / Ognuno sente poco calore / quando si piega in sè / ma lentamente / un taglio di luce annuncia un'altra estate / la notte delle fate / Ogni donna ha un paio d'ali chiuse / dentro sè / e sogna ancora vette inesplorate / la notte delle fate.”

Questo testo mi piace perché lo sento quasi come un inno alle donne. Tristi ma sempre combattenti, perse nei loro pensieri ma non si perdono d’animo, deluse dall’amore ma sempre romantiche. Mary, Candy e Molly rappresentano tre degli stereotipi delle donne.

Certo, per noi uomini spesso l’ostacolo maggiore è capirle!

Umore del giorno: non quello giusto…

E il tempo va…

sabato 11 dicembre 2010

Nineteen

Ammetto che sto ancora pensando a quello che scrissi ieri. E vi confesserò che non ci ho più pensato. Perché? Perché scappo da me stesso!

Ieri pomeriggio, dopo aver scritto sul blog, mi misi a fare un esercizio per prepararmi all’esonero di mercoledì prossimo e se ne andò tutto il pomeriggio finché non arrivò il momento di vedere “I Cesaroni”. Finiti, mi andai a coricare e mi imposi di pensarci sui motivi che mi spingono a scappare da me stesso in una sorta di auto-terapia. Ma ancora una volta scappai a questo pensiero e mi misi a pensare ad alto.

Stamattina ho studiato mentre dopo pranzo ho iniziato a vedere “Saw 7” con mio fratello. Ora, mentre aspetto di vedere la seconda parte del film, ho iniziato a preparare la canzone di stasera e, quindi, ecco dimostrato come il tempo non l’abbia voluto trovare… A volte mi sento un caso disperato!

Ma passiamo alla canzone di stasera. È una canzone alquanto particolare devo dire. Al primo ascolto superficiale ho pensato che si trattasse di una canzone che parlasse di gioventù dato che il titolo era “Nineteen” e il ritmo dance-pop / disco. Incuriosito e deciso a farvela sentire, ho cercato il testo e mi sono accorto che è una canzone tutt’altro che allegra. Direi piuttosto che è tragicamente seria! Leggete le parole (tradotte da me), cantate da Paul Hardcastle.

“Nel 1965 il Vietnam sembrava una guerra che non ci riguardasse / Ma non fu così. / Era diverso in vari modi, così come lo erano quelli che combattevano. / Nella Seconda Guerra Mondiale l’età media dei combattenti era 26… / Nel Vietnam essa era 19. / Gli spari e i combattimenti delle due settimane passate sono continuati oggi / A 25 miglia da Saigon / Non ero proprio sicuro di ciò che stava accadendo. / Nel Vietnam i soldati che servono la Patria tipicamente svolgono un turno di servizio di 12 mesi / ma sono esposti al fuoco nemico per circa tutto il giorno. / A Saigon un portavoce ufficiale dell’esercito americano ha detto oggi / Che più di 700 soldati nemici sono stati uccisi la scorsa settimana / Nella difficile area di confine  / Per tutta la guerra i nemici hanno perso /

In tutto 2689 soldati. / Tutti quelli che ricordano la guerra / Non dimenticheranno ciò che hanno visto… / L’annientamento degli uomini che erano nell’esercito per la prima volta, la cui età media era di 19 anni / Dididididi-Distruzione. / Secondo uno studio dell’Ente di Amministrazione dei Veterani / Metà dei veterani che hanno combattuto nel Vietnam ha sofferto di ciò che gli psichiatri chiamano / Disordine da Stress Post-Traumatico / Molti veterani presentano anche alienazione, rabbia o sensi di colpa / Molti sono morti suicidi / Dopo 8 - 10 anni che sono tornati a casa almeno otto-cento-mila uomini stanno ancora combattendo la Guerra del Vietnam. / Nessuno di loro ha ricevuto un benvenuto da eroe.”

Be’ sì, avevo avvertito che era un testo serio. Triste se vogliamo. Il fatto è che, purtroppo, tutto questo è assolutamente vero! Probabilmente qualcuno avrà anche visto qualche film sulla guerra del Vietnam o sui veterani.

Però, proprio come dicevo prima, la particolarità di questa canzone è il ritmo, per me molto bello, che è usato per la canzone.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=oSGvqjVHik8]

Molto dance in stile anni ’80, vero? La canzone è del 1985.

I miei amici stasera dovevano andare in disco, io vi dirò la mia (che vi può sembrare esagerato, ma è ciò che penso): cento di canzoni come questa sono meglio dalla robaccia house di oggi!

Umore del giorno: letteralmente drogato dalla musica anni ’70 - ’80!

E il tempo va…

venerdì 10 dicembre 2010

Escape from myself

Cercando e sfogliando testi su internet ne ho trovato uno particolare che riflette un pensiero che ho avuto questa settimana: scappare da me stesso. Arrivai a ciò perché stavo pensando che, spesso, quando ho qualcosa di serio da affrontare che riguardi me stesso, e in particolare ciò che può intaccare la sfera affettiva, tendo a trovare delle scuse e sottrarmi a quel compito soprattutto se cambia la mia condizione. È il cambiamento che mi fa paura.

Ne ho già parlato qualche altra volta e quando riuscirò a completare le tag in tutto il blog potrò facilmente collegare e farvi collegare la situazione. Rimane, però, il fatto che dopo due anni, e forse anche più, non sono cambiato. E parlando con la mia migliore amica lei mi disse che se continuo così non potrò mai vivere liberamente e come voglio io.

La canzone si chiama appunto “Escape from myself” dei Flying. La canzone non sono riuscito a trovarla neanche su Youtube. Credo, infatti, che sia stato già un miracolo che abbia trovato il testo. Per la traduzione, invece, dovrete lottare con la mia. Non so quando riuscirò a essere contento delle mie traduzioni, ma deve essere colpa del mio perfezionismo (che si manifesta solo in alcune cose).

“I pensieri mi trasportano all’eternità / Una strada che porta molto lontano / Lo spazio mi provoca l’aumento / Dell’ansia bastarda sulla mia strada / Una triste ombra / Mi fa ritornare al passato / Dal quale continuo a scappare / Ma non ha senso scappare da me stesso. / Continuerà ciò se troverò una nuova condizione? / Voglio tornare, dopo ciò che ho  / scioccamente passato, / a poter essere me stesso.  / Per tutti tu sei solo / Una faccia della medaglia / Ma nessuno ne vede il rovescio / E nel privato sei perso in essa. / In collisione con la solitudine / La lotta e l’indifferenza / Sei in cerca di te stesso / Nei tuoi propri sensi./ L’obiettivo che ti fa vivere, / il senso e il valore delle tue azioni / chi sei tu per gli altri, / chi sei tu per te stesso? / E il vento ancora, / E la strada un’altra volta ancora / E le stelle brillanti / Nella mia strada notturna / E c’è un senso per cui / Scappo da me stesso.”

L’autore della canzone scappa da un passato che lo perseguita e che non lo ha soddisfatto affatto. E ogni volta che ci prova ricade in esso. Questo succede perché scappa da se stesso, dalle sue responsabilità. E tutto ciò lo limita perché così non potrà mai crescere e imparare dai suoi errori.

Leggendo e traducendo la canzone ho capito il mio errore e ho capito che in tutto ciò che mi si offre ogni giorno c’è un’occasione da cogliere e che passa perché dopo averla rifiutata fa parte del mio passato e nel passato non potrò più tornare.

Scappare da me stesso senza affrontarmi e affrontare l’ignoto è da un lato pericoloso perché mi spinge in una situazione che non conosco e che mi fa paura, magari anche perché nel caso di fallimento la delusione  è cocente, ma dall’altro lato è una parte di me che muore perché no ha vissuto e questo è uno dei più grandi peccati. Soprattutto per me che voglio vivere al 100%. Ma vivere nella paura non è certo un 100%.

Umore del giorno: con tanti pensieri per la testa dato che sulla scrivania stanno tremila libri che aspettano tutti che io mi dia una mossa

E il tempo va…

 

sabato 4 dicembre 2010

Paradise city

Dove vorreste essere ora? Vi fidate di me? Vi porterò nella "Città paradiso".

I nostri appuntamenti del sabato non hanno visto molto rock "tosto". Nel 1985,  nasce una band che ha segnato il rock e che l'ha fatto diventare più "hard".  Niente di osceno o osé.  Semplicemente nacquero i Guns n'Roses.

Nel 1989 pubblicarono la stupenda "Paradise city", di cui leggiamo subito la traduzione.

"Portami alla città paradiso / dove l'erba è verde e le ragazze sono belle / portami a casa, voglio che tu / mi porti a casa, per favore. / Sono solo un ragazzo di strada / che vive per le strade, sono un caso difficile / che è difficile da risolvere / Sono il tuo caso caritatevole  / Quindi comprami qualcosa da mangiare  / Ti pagherò un'altra volta / Lo porto avanti fino al limite / Sbeffeggiatori per i ricchi, o così dicono / Devi continuare a spingere / Per avere fortuna e fama / È tutta una scommessa / Quando è solo un gioco  / Tu lo tratti come un crimine capitale / Ognuno fa il proprio tempo. / In miseria sulla sedia / Del consiglio cittadino della benzina  / Perché sono qui? non riesco a ricordarlo / Il chirurgo dice che è pericoloso respirare / Vorrei avere un'altra sigaretta  / Ma non riesco a vedere / Dimmi a chi crederai. / Così distante. / Capitan America è stato distrutto / Ora è solo un pagliaccio di corte / Con il cuore spezzato / Ha detto
"Fammi girare e riportami all'inizio" / Devo aver perso la ragione / "Sei cieco?"  / L'ho già visto un milione di volte."

Che ne pensate della Città Paradiso? E' una di quelle città che tutti vorremmo raggiungere.  Non ne siete ancora convinti? Allora vedetevi il video della canzone e ne riparliamo!







Ma avete visto quanta energia, quanta frenesia lì sul e dal palco? Se proprio non vi è piaciuto, pazienza! Io ci vado appena so come arrivarci!

Umore del giorno: indifferente... P.s. Ho iniziato a usare le tag nei post. Entro un mesetto dovrei riuscire a "taggare" tutti i post del blog.

E il tempo va...

giovedì 2 dicembre 2010

Uno in più

Al tg hanno fatto un po’ vedere le proteste degli universitari contro i tagli e la riforma della Gelmini. Senza entrare nel merito politico, alcuni assimilano queste proteste a quelle del ’68 – ’69.

Io spero che i risultati siano gli stessi, nel frattempo, però, ho trovato un testo di Lucio Battisti che riguarda una delle proteste del ’68. Tuttavia, probabilmente queste parole erano più verso una rivolta degli operai, ma merita comunque un’occhiata.

“Una voce sta cantando / ma sono pochi ad ascoltare / i gabbiani stan gridando / per poterla soffocare / altre voci piano piano / stan crescendo da lontano / se quel canto vuoi seguire /
puoi cantare.  / E così / tu sarai / uno in più / con noi. / Lungo spiagge sconosciute / siamo in tanti a camminare / con le lacrime negli occhi / con il sole dentro al cuore / se sei stanco di lottare / vieni qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare. / Mentre il mare sta a guardare / continuiamo a camminare / come tanti burattini / con le facce da bambini / se sei stanco di lottare / siedi qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare.”

Sembra più che altro una canzone da occupazione, ma quel “camminare” da’ un senso di movimento anche fisico, oltre che di unione nella protesta.

L’errore di molti italiani è che si lamentano, ma non dimostrano la loro “rabbia”. Io sostengo la mia sfiducia verso i politici col non-voto. Se qualcuno ha seguito “Vieni via con me” lunedì scorso, avrà sentito il parere di Saviano di non portare questo atteggiamento perché il voto è un diritto guadagnato col sangue dai nostri avi. Ma, sinceramente, non trovo nessuno che mi rappresenti ideologicamente.

Queste proteste in piazza, invece, sono almeno una delle forme di protesta che abbiamo noi,  non solo studenti, ma anche lavoratori, precari, immigrati, appartenenti alle forze di polizia... Sono forme di protesta che fanno prendere coscienza alle altre persone, e magari anche ai politici, del nostro malcontento.  E “uno in più”, come dice Battisti, può essere una delle voci in più che urlano, nonostante le grida siano soffocate da quelle dei “gabbiani”.

Ma, come dice il proverbio, “l’unione fa la forza” e, magari, come nel ’68, i risultati verranno.

Umore del giorno: e vabbe’, mi sono lasciato trascinare dal testo della canzone, ma quella delle protesta è una cosa che si sente dentro come manifestazione dell’esasperazione di un dissenso che non viene altrimenti percepito

E il tempo va…