sabato 26 febbraio 2011

You're gonna get it

Spesso sottovalutiamo gli Svedesi, ma quelli oltre ad avere uno Stato molto efficiente, hanno molti più cantanti bravi e di successo di quanto potessimo pensare. Abbiamo già sentito qualcosa degli Ultima Thule, dei Roxette, degli Abba, ma sono anche famosi gli Ace of Base, gli Hives, gli Europe e i Cardigans e cantanti singoli come Eagle-Eye Cherry, Andrea Johnson e chissà quanti altri che ora non ricordo. Insomma, per essere 9,3 milioni di abitanti si destreggiano bene nel pop questi svedesi. E stasera sentiremo un altro gruppo pop che ebbe abbastanza successo negli anni '80 e inizi anni '90.

Dubito che abbiate mai sentito i Trance Dance. Neanch'io li avevo mai sentiti prima di "You're gonna get it". La particolarità di questa canzone (non certo determinante) è che nella ricerca su Google del testo non ho trovato niente!

Sentite la canzone, con tanto di video ufficiale (ci troviamo nel 1988, quindi è normale)!

http://www.youtube.com/watch?v=Ah51VQLy7uU


Questo stile mi ricorda un po' Elvis Presley. A voi no?

Umore del giorno: con tanta voglia di godersi queste "vacanze" appena iniziate, prima dell'inizio delle nuove lezioni

Restate in linea!

martedì 22 febbraio 2011

Rayes Le Bled - Presidente del Paese

Per questa settimana vorrei un attimo mettere da parte sulla questione Sanremo, e concentrarmi di più sugli avvenimenti in Nord Africa. Come sentiamo dai tg o leggiamo dalla stampa, dall'Algeria all'Egitto, dalla Giordania al Bahrein, le popolazioni si stanno rivoltando contro i dittatori per avere più democrazia e condizioni di vita più eque.  Non stanno certamente chiedendo l'impossibile, ma chiedono qualcosa con cui noi siamo nati e, per questo, potremmo dare per scontato.

Tutto è iniziato in Tunisia il 17 dicembre, quando un giovane ambulante si è dato fuoco perchè la polizia gli aveva sequestrato la barracca di frutta senza una motivazione giuridica razionale. Questo ha fatto prendere coscienza al popolo della drammatticità delle loro condizioni.

Il 5 gennaio 2011 la popolazione algerina è in rivolta per l'aumento generale dei prezzi, soprattutto per quelli di primissima necessità. A seguire, nei giorni successivi, si sono rivoltati anche le popolazioni dell'Egitto, dello Yemen, dell'Iran, del Bahrein e, da avanti ieri, anche in Libia.

Io spero che questi Paesi trovino una via per la democrazia non imposta dall'Occidente e che basino i propri princìpi sui valori di uguaglianza, libertà, rispetto e tutti quei diritti che noi chiamiamo "inalienabili".

Ieri leggendo un quotidiano economico di qualche giorno fa, leggevo di un rapper tunisino di 22 anni che rivolgeva le proprie parole al presidente tunisino Ben Alì e che fu arrestato proprio per quelle parole di dissenso. Ora che la dittatura è stata rovesciata, il rapper, Hamed Ben Amor, detto "El general", è libero.

Bene, io volevo farvi leggere cosa ha scritto e detto nella canzone "Rayes Le Bled".

“Presidente, oggi parlo con te / nel nome mio e nel nome di tutto il popolo, / un popolo che vive nel dolore ancora nel 2011! / C’è ancora gente che muore di fame! / Vogliono lavorare, vogliono sopravvivere, / ma nessuno ascolta la loro voce! / Scendi in strada e guarda! / La gente sta impazzendo e i poliziotti diventano mostri, / ormai sanno usare solo i manganelli, / tac tac, / non gliene importa, / tanto non c’è nessuno pronto a dire no! / La legge e la costituzione / sono solo sulla carta. / Ogni giorno sento di processi / contro la povera gente, / anche quando tutti sanno che quella è una brava persona! / E vedo serpenti ovunque pronti a mordere le nostre ragazze / Accetteresti che tua figlia fosse morsa? / Lo so, certe parole fanno piangere gli occhi... / Ma tu sei un padre e un padre non permetterebbe / che tutto questo accada ai suoi figli! / Il mio è il messaggio di uno dei tuoi figli, / uno che prova a parlare con te. / Parlo con dolore, / viviamo come cani! / Metà della popolazione vive nell'umiliazione / e beve l’oppressione. / Presidente, il tuo popolo sta morendo! / Guarda quello che sta accadendo! / La gente non ha più un posto dove abitare! / Parlo nel nome di tutto il popolo, / c’è gente che mangia dalla spazzatura! / Guarda quello che sta accadendo nel paese! / Presidente hai detto che era il tempo di parlare senza paura. / Ok, io ho parlato / anche se so che adesso mi aspettano guai! / Vedo l’ingiustizia ovunque, / ecco perché ho deciso di raccontare tutto! / Per quanti tempo ancora i tunisini / dovranno vivere sotto la paura?! / Dov’è la libertà di espressione? / Solo sulla carta!  / Presidente guarda! / Oggi il paese è diventato un deserto diviso in due. / Ci sono ladri dappertutto, / tutti li vedono ma nessuno può dire niente! / Rubano i soldi delle infrastrutture, / e tu sai bene di chi parlo! / Figli di un cane! / Si sono mangiati i soldi del povero popolo / e adesso non vogliono lasciare la poltrona! / Signor presidente, / se il nostro popolo vivesse in modo dignitoso, / non avrei ragioni per dire queste cose. / E invece sono sempre gli stessi problemi, / le stesse sofferenze."

Il testo parla abbastanza da solo. La situazione non è facile e, mentre noi parliamo di Grande Fratello e case e regali, ci sono persone che lottano per un po' di dignità che non hanno mai avuto, ma  che sperano di avere per sè o per i propri figli.

Umore del giorno: scandalizzato da molte cose e con una strana voglia di voler cambiare il mondo, ben sapendo, però, che non riuscirei a fare la differenza

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sabato 19 febbraio 2011

Ciao amore ciao

Periodo di Festival di Sanremo, quindi per stasera voglio eccezionalmente restare in tema. So che due anni fa mi ripromisi di non vederlo più, ma le tentazioni a volte sono più forti, complice anche la debole programmazione degli altri canali.

La canzone che volevo farvi sentire stasera ha qualcosa di drammatico in sè. Non so se tutti sanno la storia di Luigi Tenco. Be' non sarò io a rifarvela tutta, ma mi concentrò giusto sulla sua fine.

Egli propose, non proprio con tanta convinzione, la canzone scritta con Dalida "Ciao amore ciao". Tuttavia, quando seppe che la sua canzone non si  classificò per la serata finale del Festival, prese l'amara decisione di togliersi la vita, lasciando come messaggio: "Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda "Io tu e le rose" in finale e ad una commissione che seleziona "La rivoluzione". Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi".

Sorvolando le critiche se sia stato ucciso o abbia deciso di suicidarsi, rendiamogli giustamente merito con la sua "Ciao amore ciao". Partiamo dal testo.

"La solita strada, bianca come il sale  / il grano da crescere, i campi da arare. / Guardare ogni giorno / se piove o c'e' il sole, / per saper se domani / si vive o si muore / e un bel giorno dire basta e andare via. / Ciao amore, / ciao amore, /ciao amore ciao.  / Ciao amore, / ciao amore, ciao amore ciao. / Andare via lontano / a cercare un altro mondo / dire addio al cortile, / andarsene sognando. / E poi mille strade grigie come il fumo / in un mondo di luci sentirsi nessuno. / Saltare cent'anni in un giorno solo, / dai carri dei campi / agli aerei nel cielo. / E non capirci niente e aver voglia di tornare da te. / Non saper fare niente in un mondo che sa tutto / e non avere un soldo nemmeno per tornare."

Il testo è quello di un uomo che lascia la realtà contadina per cercare fortuna altrove, sapendo di lasciare oltre la patria e la famiglia, anche il suo amore. Direi che il testo è triste già di suo.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=D2nmmMhq8_c]

Una curiosità: dal 1974 fu istituito il "premio Tenco" in suo onore, che premia la musica d'autore a livello mondiale.

Umore del giorno: spero di poter vedere vincere il Festival uno dei tre artisti che più mi hanno colpito di questa edizione

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martedì 15 febbraio 2011

Bandiera gialla

In questo San Faustino per i single, voglio portare qualcosa di allegro, spensierato e che nulla ha a che fare con l'amore.  E in una conversazione con mia madre che nulla ha a che vedere con l'argomento di oggi, lei mi parlava di una canzone di Battiato, "Bandiera bianca". Ma non è certo una canzone così impegnativa che vorrei proporre. Magari non ora.

La mia associazione è presto andata alla canzone di Gianni Pettenati, "Bandiera gialla", una canzone rock and roll che parla di divertimento.

"Sì questa sera è festa grande, / noi scendiamo in pista subito / e se vuoi divertirti vieni qua, / ti terremo fra di noi e ballerai... / Finché vedrai / sventolar bandiera gialla / tu saprai che qui si balla / ed il tempo volerà... / Saprai
quando c'è bandiera gialla / che la gioventù è bella / e il tuo cuore batterà. / Sai / quelli che non ci voglion bene / è perché non si ricordano / di esser stati ragazzi giovani / o di aver avuto già / la nostra età... / Siamo noi, / siamo noi, / bandiera gialla... / Vieni qui / che qui si balla..."

Non è solo l'amore per una ragazza o un ragazzo a dominare la nostra vita. Ci sono gli amici, i genitori... e il divertimento! E oggi  noi single lo dedichiamo a quello.

Umore del giorno: pronto per festeggiare stasera!

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lunedì 14 febbraio 2011

Qualunque cosa succeda (sei mia)

E' da due anni che per San Valentino e San Faustino propongo qualcosa per entrambi i "partiti" su questo blog. In verità, per quest'anno, per San Valentino ho già la mia idea, ma per domani non ho ancora pensato a niente e non escludo che potrebbe nonesserci niente.

Ma rimaniamo a oggi e diamo soddisfazione a tutti gli innamorati. La canzone che ho scelto è presa da uno dei film più romantici (ma anche tristi) degli ultimi 10 anni: Moulin Rouge! La canzone di cui vi parlo, invece,  è "Come what may", cantata da Ewan McGregor e Nicole Kidman.

"Non avrei mai immaginato di potermi sentire cosi  / come se non avessi mai visto il cielo prima d'ora / voglio scomparire in un tuo bacio / Ogni giorno ti amo sempre di più / Ascolta il mio cuore, / puoi sentire che sta cantando / mi sta dicendo di darti tutto / le stagioni possono cambiare, / dall'inverno alla primavera / Ma io ti amerò fino alla fine dei giorni. / Qualunque cosa succeda / Qualunque cosa succeda / Ti amerò finché morirò. / Improvvisamente il mondo sembra un posto perfetto / Improvvisamente si muove con una grazia perfetta / Improvvisamente la mia vita / non sembra cosi sprecata, tutto ruota attorno a te / non ci sono montagne troppo alte / Non ci sono fiumi troppo selvaggi / Cantando questa canzone mi sento li al tuo fianco / Nuvole di tempesta possono coprire il cielo / e le stelle possono entrare in collisione / ma io ti amerò fino alla fine del tempo. / Qualunque cosa succeda / Qualunque cosa succeda / Io ti amerò finché morirò / Oh, qualunque cosa succeda, qualunque cosa succeda / Ti amerò, ti amerò. / Improvvisamente il mondo sembra un posto perfetto / Qualunque cosa succeda / Qualunque cosa succeda / Io ti amerò finché morirò."

Credo che ogni parola in più sarebbe inutile e spezzerebbe la poesia nell'aria.

Umore del giorno: arrabbiato col pc che non capisco cosa ha. Anche il mio rapporto amore-odio con lui sembra volgere al termine!

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sabato 12 febbraio 2011

Reet Petite

Vi siete ripresi dall'immensa (in tutti i sensi) poesia di mercoledì? In un sorta di continuità temporale da sabato, oggi rimaniamo negli anni '50 e continuiamo con un altro pezzo di rock & roll. +

Jackie Wilson è pressoché sconosciuto in Italia e Wikipedia non gli ha dedicato neanche una pagina, ma dovete sapere che fu da lui che James Brown copiò il famoso movimento di gambe.

Il primo singolo di Jackie Wilson fu "Reet Petite". Godiamocelo insieme:







Effettivamente, un po' mi dispiace che questa canzone abbia avuto più successo solo dopo la morte di Wilson. La sua carriera, comunque, è stata brillante e noi gli abbiamo reso omaggio ricordandoci di lui!

Umore del giorno: non ben definibile... Forse "piccioso"?

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mercoledì 9 febbraio 2011

Urlo

Stamattina, ultimo giorno prima di ricominciare a studiare, cercavo qualche film interessante. Mi sono improvvisamente ricordato di un film dell'anno scorso che aveva un che di affascinante e rileggendo la trama ho deciso di provare a vederlo. Inutile dire che me ne sono innamorato.

Il film è "Urlo - Howl" e racconta della poesia più celebre di Allen Ginsberg, un poeta americano che con quella poesia scrisse il manifesto della beat generation. Ne sono rimasto così affascinato che voglio farvi leggere questa poesia. Ma, nonostante sia lunga, devo fare un po' di premesse.

"Urlo" è divisa in 3 parti più le note dell'autore. Nella prima parte, egli racconta delle esperienze fatte durante la sua vita e dei suoi incontri. Parla anche di Neal Cassidy, scrittore beat di cui Allen era innamorato senza essere contraccambiato. Dettagli importanti sono che Ginsberg era gay; che faceva forte uso di droghe, tra cui il peyote è stato una Musa; che sua madre aveva problemi mentali mai identificati.

Nella seconda parte si parla di Moloch. Anche questa parte è stata scritta sotto l'effetto del peyote. Moloch in realtà era un albergo che Ginsberg vide come un mostro ma che, nello parte della poesia, simboleggiava lo stato americano.

La terza parte è dedicata a Carl Solomon, che Ginsberg incontrò al manicomio mentre visitava la madre.

Bene, senza perdere altre parole vi lascio alla lettura della poesia. Potrebbe risultare difficile, lunga e, a volte, magari, senza senso. Be', a me leggerlo mi fa sognare!

"I

Ho visto le menti migliori della mia generazione distrutte dalla pazzia, affamate nude isteriche,
trascinarsi per strade di negri all’alba in cerca di droga rabbiosa,
hipsters dal capo d’angelo ardenti per l’antico contatto celeste con la dinamo stellata nel macchinario della notte,
che in miseria e stracci e occhi ínfossati stavano su partiti a fumare nel buio soprannaturale di soffitte a acqua fredda fluttuando sulle cime delle città contemplando jazz,
che mostravano il cervello al Cielo sotto la Elevated e vedevano angeli Maomettani illuminati barcollanti su tetti di casermette
che passavano per le università con freddi occhi radiosi allucinati di Arkansas e tragedie blakiane fra gli eruditi della guerra,
che venivano espulsi dalle accademie come pazzi & per aver pubblicato odi oscene sulle finestre del teschio
che si accucciavano in mutande in stanze non sbarbate, bruciando denaro nella spazzatura e ascoltando il Terrore attraverso il muro,
che erano arrestati nelle loro barbe pubiche ritornando da Laredo con una cintura di marijuana per New York,
che mangiavano fuoco in alberghi vernice o bevevano trementina nello Paradise Alley, morte, o notte dopo notte si purgatoratizzavano il torso
con sogni, droghe, incubi di risveglio, alcool e uccello e sbronze a non finire,
incomparabili strade cieche di nebbia tremante e folgore mentale in balzi verso i poli di Canada & Paterson, illuminando tutto il mondo immobile del Tempo in mezzo,
solidità Peyota di corridoi, albe cimiteri alberi verdi retro cortili, sbronze di vino sopra i tetti, rioni di botteghe in gioiose corse drogate neon balenio di semafori, vibrazioni di sole e luna e alberi nei rombanti crepuscoli invernali di Brooklyn, fracasso di pattumiere e dolce regale luce della mente,
che si incatenavano ai subways in corse interminabili dal Battery al santo Bronx pieni di simpamina finché lo strepito di ruote e bambini li faceva scendere tremanti a bocca pesta e scassati stremati nella mente svuotata di fantasia nella luce desolata dello Zoo,
che affondavano tutta la notte nella luce sottomarina di Bickford fluttuavano fuori e passavano un pomeriggio di birra svanita nel desolato Fugazzi ascoltando lo spacco del destino al jukebox all’idrogeno,
che parlavano settanta ore di seguito dal parco alla stanza al bar a Bellevut al museo al ponte di Brooklyn,
schiera perduta di conversatoci platonici precipiti dai gradini d’ingresso dalle scale di sicurezza dai davanzali dall’Empire State giú dalla luna,
farfugliando strillando vomitando sussurrando fatti e ricordi e aneddoti e sensazioni ottiche e shocks di ospedali e carceri e guerre,
intieri intelletti rigurgitati in un richiamo totale per sette giorni e notti con occhi brillanti, carne da Sinagoga sbattuta per terra,
che svanivano nel nulla Zen New Jersey lasciando una scia di ambigue cartoline del Municipio di Atlantic City,
straziati da sudori Orientali e scricchiolii d’ossa Tangerini e emicranie Cinesi nel rientro dalla streppa in una squallida stanza mobiliata di Newark,
che giravano e giravano a mezzanotte tra i binari morti chiedendosi dove andare, e andavano, senza lasciare cuori spezzati,
che accendevano sigarette in carri merci carri merci carri merci strepitanti nella neve verso fattorie solitarie nella notte dei nonni,
che studiavano Plotino Poe Sangiovanni della Croce telepatia e cabala del bop perché il cosmos vibrava istintivamente ai loro piedi nel Kansas,
che stavano soli per le strade dello Idaho in cerca di visionari angeli indiani che erano visionari angeli indiani,
che credevano di essere soltanto matti quando Baltimore luccicava in un’estasi soprannaturale,
che sobbalzavano in limousine col Cinese dell’Oklahoma sotto l’impulso di inverno mezzanotte luce stradale provincia pioggia,
che indugiavano affamati e soli a Houston in cerca di jazz o sesso o minestra, e seguivano il brillante Spagnolo per chiacchierare sull’America e l’Eternità, causa persa, e così si imbarcavano per l’Africa,
che scomparivano nei vulcani del Messico non lasciando che l’ombra dei jeans e la lava e ceneri di poesia sparse nella Chicago caminetto,
che riapparivano sulla West Coast indagando sul F.B.I. barbuti e in calzoncini con grandi occhi pacifisti sexy nella pelle scura distribuendo volantini incomprensibili,
che si bucavano le Braccia con sigarette protestando contro la nebbia di tabacco narcotico del Capitalismo,
che diffondevano manifesti Supercomunisti in Union Square piangendo e spogliandosi mentre le sirene di Los Alamos li zittivano col loro grido, e gridavano giú per Wall e anche il ferry di Staten Island gridava,
che crollavano piangendo in palestre bianche nudi o tremanti davanti al macchinario di altri scheletri,
che mordevano i poliziotti nel collo e strillavano di felicità nelle camionette per non aver commesso altro delitto che la loro intossicazione e pederastia pazza tra amici,
che urlavano in ginocchio nel subway e venivano trascinati dal tetto sventolando genitali e manoscritti,
che si lasciavano inculare da motociclisti beati, e strillavano di gioia,
che si scambiavano pompini con quei serafini umani, i marinai, carezze di amore Atlantico e Caribbeo,
che scopavano la mattina la sera in giardini di rose e sull’erba di parchi pubblici e cimiteri spargendo il loro seme liberamente su chiunque venisse,
che gli veniva un singhiozzo interminabile cercando di ridacchiare ma finivano con un singhiozzo dietro un tramezzo dei Bagni Turchi quando l’angelo biondo & nudo veniva a trafiggerli con una spada,
che perdevano i loro ragazzi d’amore per le tre vecchie streghe del fato la strega guercia del dollaro eterosessuale la strega guercia che strizza l’occhio dal grembo e la strega guercia che sta li piantata sul culo a spezzare i fili d’oro intellettuali del telaio artigianale,
che copulavano estatici e insaziati con una bottiglia di birra un amante un pacchetto di sigarette una candela e cadevano dal letto, e continuavano sul pavimento e giú per il corridoio e finivano svenuti contro il muro con una visione di fica suprema e sperma eludendo l’ultima sbora della coscienza,
che addolcivano le fiche di milioni di ragazze tremanti al tramonto, e avevano gli occhi rossi la mattina ma pronti ad addolcire la fica dell’alba, natiche lampeggianti sotto i granai e nude nel lago,
che andavano a puttane nel Colorado in miriadi di macchine notturne rubate, N.C., eroe segreto di queste poesie, mandrillo e Adone di Denver – gioia alla memoria delle sue innumerevoli scopate di ragazze in terreni abbandonati & retrocortili di ristoranti per camionisti, in poltrone traballanti di vecchi cinema, su cime di montagna in caverne o con cameriere secche in strade familiari sottane solitarie alzate & solipsismi particolarmente segreti nei cessi dei distributori di benzina, & magari nei vicoli intorno a casa,
che dissolvevano in grandi cinema luridi, si spostavano in sogno, si svegliavano su una Manhattan improvvisa, e si tiravano su da incubi di cantine ubriachi di Tokay spietato e da orrori di sogni di ferro della Terza Strada & inciampavano verso l’Uffício Assistenza,
che camminavano tutta la notte con le scarpe piene di sangue su moli coperti di neve aspettando che una porta sullo East River si aprisse su una stanza piena di vapore caldo e di oppio,
che creavano grandi drammi suicidi in appartamenti a picco sullo Hudson sotto azzurri fasci antiaerei di luce lunare & le loro teste saranno incoronate di alloro nell’oblio,
che mangiavano stufato d’agnello dell’immaginazione o ingoiavano rospi nel fondo fangoso dei fiumi di Bowery,
che piangevano sulle strade romantiche coi carretti pieni di cipolle e musica scassata,
che sedevano in casse respirando al buio sotto il ponte, e si alzavano per fare clavicembali nelle loro soffitte,
che tossivano al sesto piano di Harlem incoronati di fiamme sotto il cielo tubercolare circondati da teologia in cassette da frutta,
che scarabocchiavano tutta la notte in un rock and roll su incantesimi da soffitta destinati a diventare nella mattina giallastra strofe di assurdo,
che cuocevano animali marci polmoni cuori code zampe borsht & tortillas sognando il puro reame vegetale,
che si buttavano sotto furgoni di carne in cerca di un uovo,
che buttavano orologi dal tetto per gettare il loro voto all’Eternità fuori del Tempo, & per un decennio dopo le sveglie cadevano ogni giorno sul loro capo,
che si tagliavano i polsi tre volte di seguito senza seguito, rinunciavano ed erano costretti ad aprire negozi di antiquariato dove credevano di invecchiare e piangevano,
che venivano arsi vivi nei loro innocenti vestiti di flanella sulla Madison Avenue tra esplosioni di versi di piombo e il frastuono artificiale dei ferrei reggimenti della moda & gli strilli alla nitroglicerina dei finocchi della pubblicità & l’iprite di sinistri redattori intelligenti, o venivano investiti dai taxi ubriachi della Realtà Assoluta,
che si buttavano dal ponte di Brooklyn questo è successo davvero e se ne andavano sconosciuti e dimenticati tra la foschia spettrale di Chinatown minestra vicoli & autopompe, neanche una birra gratis,
che cantavano disperati dalle finestre, cadevano dal finestrino del subway, si buttavano nello sporco Passaic, saltavano su negri, piangevano lungo tutta la strada, ballavano scalzi su bicchieri rotti spaccavano nostalgici dischi Europei di jazz tedesco del ‘30 finivano il whisky e vomitavano rantolando nel cesso insanguinato, nelle loro orecchie gemiti e l’esplosione di colossali sirene,
che rotolavano giú per le autostrade del passato andando l’un l’altro verso l’hotrod-Golgotha di veglia solitudine-prigione o l’incarnazione del jazz di Birmingham,
che guidavano est-ovest settantadue ore per sapere se io avevo una visione o tu avevi una visione o lui aveva una visione per scoprire l’Eternità,
che andavano a Denver, che morivano a Denver, che ritornavano a Denver & aspettavano invano, che vegliavano a Denver & meditavano senza compagni a Denver e infine se ne andavano per scoprire il Tempo, & ora Denver ha nostalgia dei suoi eroi,
che cadevano in ginocchio in cattedrali senza speranze pregando per l’un l’altro salvezza e luce e seni, finché l’anima si illuminava i capelli per un attimo,
che si sfondavano il cervello in prigione aspettando criminali impossibili dalla testa bionda e il fascino della realtà nei loro cuori che cantavano dolci blues a Alcatraz,
che si ritiravano in Messico per conservarsi alla droga, o a Rocky Mount per il tenero Buddha o a Tangeri a ragazzini o alla Southern Pacific per la locomotiva nera o a Harvard o a Narciso o a Woodlawn alle orge o la fossa, che chiedevano prove di infermità mentale accusando la radio di ipnotismo & venivano lasciati con la loro pazzia & le loro mani & una giuria incerta,
che al CCNY buttavano patate in insalata ai conferenzieri sul Dadaismo e poi si presentavano sui gradini di pietra del manicomio con teste rapate e discorsi arlecchineschi di suicidio, chiedendo un’immediata lobotomia,
e invece venivano sottoposti al vuoto concreto o insulina metrasol elettricità idroterapia psicoterapia terapia educativa ping pong e amnesia,
che in malinconica protesta rovesciavano un unico simbolico tavolo da ping pong, riposando un poco in catatonia,
ritornando anni dopo proprio calvi eccetto una parrucca di sangue, e lacrime e dita, al visibile destino da pazzo delle corsie delle città-manicomio dell’Est,
fetidi corridoi di Pilgrim State Rockland e Greystone, litigando con gli echi dell’anima, rockrollando nella mezzanotte solitudine-panca dolmen- reami dell’amore, sogno della vita un incubo, corpi ridotti pietra pesanti come la luna,
con mamma finalmente fottuta, e l’ultimo libro fantastico scaraventato dalla finestra, e l’ultima porta chiusa alle 4 del mattino e l’ultimo telefono sbattuto in risposta contro il muro e l’ultima stanza ammobiliata svuotata fino all’ultimo pezzo di mobilia mentale, una rosa di carta gialla attorcigliata su una gruccia di fil di ferro nell’armadio, e perfino essa immaginaria, nient’altro che un pezzetto di speranza nell’allucinazione -
ah, Carl, mentre tu non sei al sicuro io non sono al sicuro, e ora sei davvero nel totale brodo animale del tempo -
e che dunque correvano per le strade gelate ossessionati da un lampo improvviso dell’alchimia dell’uso dell’ellisse il catalogo il metro & i piani vibranti,
che sognavano e facevano abissi incarnati nel Tempo & lo Spazio mediante immagini contrapposte, e intrappolavano l’arcangelo dell’anima tra 2 immagini visive e univano i verbi elementari e sistemavano insieme il sostantivo e il trattino della coscienza sobbalzando alla sensazione del Pater Omnipotens Aeterni Deus per ricreare la sintassi e la misura della povera prosa umana e fermarvici di fronte muti e intelligenti e tremanti di vergogna, ripudiati ma con anima confessa per conformarsi al ritmo del pensiero nella sua testa nuda e infinita,
il pazzo vagabondo e angelo battuto nel Tempo, sconosciuto, ma dicendo qui ciò che si potrebbe lasciar da dire nel tempo dopo la morte,
e si alzavano reincarnati nei vestiti spettrali del jazz all’ombra tromba d’oro della banda e suonavano la sofferenza per amore della nuda mente d’America in un urlo di sassofono elai elai lamma lamma sabacthani che faceva tremare le città fino all’ultima radio
col cuore assoluto della poesia della vita macellato dai loro corpi buono da mangiare per mille anni.

II

Quale sfinge di cemento e alluminio gli ha sfracellato il cranio e’ gli ha divorato il cervello e l’immaginazione?
Moloch! Solitudine! Lerciume! Schifezza! Spazzatura e dollari inafferrabili! Bambini che strillano nei sottoscala! Ragazzi che singhiozzano negli eserciti! Vecchi che piangono nei parchi!
Moloch! Moloch! Incubo di Moloch! Moloch spietato! Moloch mentale! Moloch duro giudice di uomini!
Moloch prigione incomprensibile! Moloch galera teschio di morte senz’anima e Congresso di dolori! Moloch i cui edifici sono sentenze! Moloch vasta pietra di guerra! Moloch governi stupefatti!
Moloch la cui mente è puro macchinario Moloch il cui sangue è denaro che scorre! Moloch le cui dita sono dieci eserciti! Moloch il cui petto e una dinamo cannibale! Moloch il cui orecchio è una tomba fumante!
Moloch i cui occhi sono mille finestre cieche! Moloch i cui grattacieli sorgono in lunghe strade come Jehovah senza fine! Moloch le cui fabbriche sognano e gracchiano nella nebbia! Moloch le cui ciminiere e antenne incoronano le città!
Moloch il cui amore è petrolio e pietra senza fine! Moloch la cui anima è elettricità e banche! Moloch la cui povertà è lo spettro del genio! Moloch la cui sorte è una nube di idrogeno asessuale! Moloch il cui nome è la Mente!
Moloch in cui mi siedo solo! Moloch in cui sogno Angeli! Pazzo in Moloch! Rotto in culo in Moloch! Senza amore e castrato in Moloch!
Moloch che mi è entrato presto nell’anima! Moloch in cui sono una coscienza senza corpo! Moloch che mi ha fatto uscire spaventato dalla mia estasi naturale! Moloch che io abbandono! Svegliatevi in Moloch! Luce che cade dal cielo!
Moloch! Moloch! Appartamenti robot! sobborghi invisibili! tesori di scheletri! capitali cieche! industrie diaboliche! nazioni spettrali! manicomi invincibili! cazzi di granito! bombe mostruose!
Si sono rotti la schiena innalzando Moloch al Cielo! Strade, alberi, radio, tonnellate! innalzando la città al Cielo che esiste e ci circonda!
Visioni! profezie! allucinazioni! miracoli! estasi! alla deriva sul fiume americano!
Sogni! adorazioni! illuminazioni! religioni! l’intero carico di coglionerie da raffinati!
Sfondamenti! al di là del fiume! salti e crocifissioni! giù nella piena! Drogati! Epifanie! Disperazioni! Dieci anni di urli da bestie e suicidi! Menti! Nuovi amori! Generazione pazza! giù sulle rocce del Tempo!
Vere risate sante nel fiume! Han visto tutto quanto! gli occhi stravolti! le sante grida! Hanno detto addio! Si sono buttati dal tetto! verso la solitudine! salutando! portando fiori! Giù nel fiume! nella strada!

III

Carl Solomon! Sono con te a Rockland
dove sei più matto di me
Sono con te a Rockland
dove certo ti senti molto strano
Sono con te a Rockland
dove imiti l’ombra di mia madre
Sono con te a Rockland
dove hai assassinato le tue dodici segretarie
Sono con te a Rockland
dove ridi a questo humor invisibile
Sono con te a Rockland
dove siamo grandi scrittori sulla stessa terribile macchina da scrivere
Sono con te a Rockland
dove le tue condizioni si sono aggravate e se ne parla alla radio
Sono con te a Rockland
dove le facoltà del cranio non ammettono più i vermi dei sensi
Sono con te a Rockland
dove tu bevi tè dal seno delle zitelle di Utica
Sono con te a Rockland
dove scherzi sui corpi delle infermiere le arpie del Bronx
Sono con te a Rockland
dove in camicia di forza gridi che stai perdendo la partita al vero ping pong dell’abisso
Sono con te a Rockland
dove pesti sul piano catatonico l’anima è innocente e immortale non dovrebbe morire empiamente in un manicomio armato
Sono con te a Rockland
dove cinquanta altri elettroshocks non restituiranno la tua anima al suo corpo dal pellegrinaggio a una croce nel vuoto
Sono con te a Rockland
dove accusi i dottori di pazzia e complotti la rivoluzione socialista Ebraica contro il Golgotha nazionale fascista
Sono con te a Rockland
dove spaccherai i cieli di Long, Island e risusciterai il tuo vivente Gesù umano dalla tomba sovrumana
Sono con te a Rockland
dove venticinquemila compagni pazzi tutti insieme cantano le ultime strofe dell’Internazionale
Sono con te a Rockland
dove abbracciamo e baciamo gli Stati Uniti sotto le lenzuola gli Stati Uniti che tossiscono tutta la notte e non ci lasciano dormire
Sono con te a Rockland
dove ci svegliamo dal coma elettrizzati dagli aeroplani delle nostre anime che rombano sul tetto sono venuti a buttare bombe angeliche l’ospedale si illumina muri immaginari precipitano O scarne legioni correte fuori O shock stellato di misericordia è giunta la guerra eterna O vittoria non badare alle mutande siamo liberi
Sono con te a Rockland
nei miei sogni arrivi in lacrime gocciolante dalla crociera della traversata in autostrada dell’America fino alla porta del mio cottage nella notte dell’Ovest

IV

Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo! Santo!
Il mondo è santo! L'anima è santa! La pelle è santa! Il naso è santo! La lingua e il cazzo e la mano e il buco del culo sono santi!
Tutto è santo! tutti sono santi! dappertutto è santo! tutti i giorni sono nell'eternità! Ognuno è un angelo!
Il pezzente è santo come il serafino! il pazzo è santo come tu mia anima sei santa!
La macchina da scrivere è santa la poesia è santa la voce è santa gli ascoltatori sono santi l'estasi è santa!
Santo Peter santo Allen santo Solomon santo Lucien santo Kerouac santo Huncke santo Burroughs santo Cassadyn santi gli sconosciuti mendicanti sodomiti e sofferenti santi gli orrendi angeli umani!
Santa mia madre nel manicomio! Santi i cazzi dei nonni del Kansas!
Santo il sassofono gemente! Santa l'apocalisse del bop! Santi gli hipsters di jazz & marijuana pace & streppa & tamburi!
Sante le solitudini dei grattacieli e delle strade! Sante le cafeterias piene di milioni! Santi i misteriosi fiumi di lacrime sotto le strade!
Santo il juggernaut senza compagni! Santo il vasto agnello della borghesia! Santi i pazzi pastori della ribellione! Chi capisce Los Angeles È Los Angeles!
Santa New York Santa San Francisco Santa Peoria e Seattle Santa Parigi Santa Tangeri Santa Mosca Santa Istanbul!
Santo tempo nell'eternità santa eternità nel tempo santi gli orologi nello spazio santa la quarta dimensione santa la quinta Internazionale santo l'Angelo in Moloch!
Santo il mare santo il deserto santa la ferrovia santa la locomotiva sante le visioni sante le allucinazioni santi i miracoli santa la pupilla santo l'abisso!
Santo perdono! pietà! carità! fede! Santi! Nostri! corpi! sofferenza! magnanimità!
Santa la soprannaturale ultrabrillante intelligente gentilezza dell'animo!"

Abbastanza lunga, ma vorreste dire che non ne è valsa la pena?

Umore del giorno: impaziente di leggere "Jukebox all'idrogeno", la raccolta di poesie di Ginsberg che contiene anche "Urlo"

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domenica 6 febbraio 2011

Non essere crudele

Devo innanzitutto scusarmi per non aver scritto ieri sera. Ebbi un impegno alle 5 e mezza che mi prese più tempo di quanto immaginassi.

Eppure ieri fu un giorno molto pieno per me. La mattina, poco rilevante, aiutai una mia amica con lo studio; nel pomeriggio, però, vidi due film: "La valle dell'Eden" di Elia Kazan e "Qualunquemente" con Antonio Albanese. E, sebbene fossero due generi completamente diversi, mi sono piaciuti molto entrambi.

Da quando due estati fa vidi per caso il film "James Dean - La vera storia", quell'attore mi ha incuriosito molto e mi ripromisi di voler vedere i suoi film. Trovai solo "Gioventù bruciata", mentre gli altri due film dove lui ebbe la parte di protagonista non li trovai.

Due settimane fa, poi, poichè non c'era niente in tv, rividi "Gioventù bruciata" e mi si riaccese la curiosità. La settimana scorsa rividi "James Dean - La vera storia" (di cui vi parlai quando lo vidi la prima volta) e il giorno dopo cercai disperatamente "La valle dell'Eden" e "Il gigante". E ieri toccò proprio a "La valle dell'Eden"

Il talento di Dean era davvero immenso e il film è un capolavoro. Tuttavia, penso che per poterlo apprezzare dovremmo prima contestualizzare il periodo del film e staccarci dal modello di film attuali.

In più mi sono ripromesso di voler vedere un film "vecchio" ogni sabato pomeriggio. Uno dei classsici, uno di quei capolavori del cinema intramontabili...

Subito dopo il film di Elia Kazan vidi "Qualunquemente". Quando Antonio Albanese fa (o faceva) gli sketch a "Che tempo che fa" non riuscivo ad apprezzare la sua comicità e devo ammettere che anche il film l'ho iniziato a vedere con un po' di scetticismo.

Ma subito mi sono accorto che il film altro non è che la triste realtà e che trae la sua comicità anche dal fatto di essere vero! E' un film che consiglierei di vedere, anche perchè tra i vari film comici che ho visto ultimamente ("La banda dei babbi natale" e i due film di Checco Zalone) quello di Albanese è stato, per me, il migliore.

Lasciando questa prolissità, passiamo alla canzone di oggi. Diciamo che mi faccio perdonare con un bellissimo pezzo di Elvis Presley. In realtà, credevo che la canzone fosse dei Cheap Trick, ma su Wikipedia scopro che l’originale è di Elvis. Tra le due versioni non c’è una differenza notevole, tranne che per il tocco personale dei Cheap Tricks. Ad ogni modo, eccovi “Don’t be cruel” canta da “the Pelvis”.

[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=D_XXtuOvKcg]

Sulla traduzione ho lasciato perdere perché era una canzone d’amore, ma spero vi sia comunque piaciuta la canzone!

Umore del giorno: felice per aver passato matematica finanziaria cosicché potrò godermi 3 giorni di "ferie"

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giovedì 3 febbraio 2011

Benzo(a)pirene sì, benzo(a)pirene no... Tumori sì, tumori no...

Aggiorniamoci. Lunedì vi parlai dell'iniziativa di Peacelink per la modifica di un decreto del 2010 che permetteva di aumentare il limite di emissioni di benzo(a)pirene. Bene, martedì c'è stata la riunione della Commissione incaricata della decisione e, fortunatamente, vengono notizie positive. La Commissione Ambiente della Camera dei Deputati ha approvato in parte la risoluzione Zamparutti - Bratti per il ripristino del limite massimo di 1 nanogrammo per metro cubo di benzo(a)pirene.

Vi state chiedendo se c'è una fregatura? Effettivamente sì. La risoluzione votata non vincola perentoriamente il governo, quindi se il limite voluto dal decreto era di non superare 1 ng/m3 dopo il 2013 (peraltro senza sanzioni se il limite veniva sforato), il decreto di cui parliamo può essere modificato quando "quelli-che-stanno-lassù" vorrano, se vorranno.

E dalla poca fiducia verso un'istituzione, passiamo a un'altra che potrebbe acquisirla. La Commissione Europea, infatti, ha preso visione dell'esposto del partito dei Verdi sul decreto del 2010 e ha notato la contraddizione di quest'ultimo con la legge comunitaria, peraltro già recepita in Italia. E il Governo dovrà rendere conto alla UE di questa modifica (eh sì, a crederci!).

Volevo chiudere l'intervento di oggi con una citazione dal film "L'avvocato del diavolo". Nel pezzo che segue, Al Pacino, nelle vesti del diavolo, spiega al figlio Kevin il suo "mestiere", prendendo come esempio Eddie Barzoon, che rappresenta l'uomo di oggi.

"Il prossimo millennio è qui dietro l'angolo Kevin, Eddie Barzoon guardatelo bene, perché è lui l'uomo immagine del prossimo millennio. Non è un mistero da dove arrivi la gente come lui, è gente che affina l'avidità umana al punto che riesce a spaccare un atomo tanto acuto è il desiderio; si costruiscono un ego grande come una cattedrale e collegano a fibre ottiche il mondo con ogni impulso dell'ego. Lubrificano anche i sogni più ottusi con fantasie a base di oro e di dollari finché ogni essere umano diviene un aspirante imperatore, il suo proprio Dio! E a questo punto dove si va?! E mentre noi ci rabattiamo da un affare all'altro, chi è che tiene d'occhio il pianeta? L'aria si inquina, l'acqua imputridisce, perfino il miele delle api ha il gusto metallico della radioattività e tutto si deteriora sempre più in fretta. Non c'è modo di riflettere né di prepararsi. Si comprano futuri si vendono futuri dove non c'è nessun futuro. Siamo su un treno impazzito figliolo! Abbiamo miliardi di Eddie Barzoon che corrono a passo di jogging verso il futuro, tutti quanti si preparano a ficcare un dito in culo all'ex pianeta di Dio e poi se lo leccano e si mettono a digitare sulle loro immacolate tastiere cibernetiche per calcolare le stramaledette ore da fatturare e finalmente prendono coscienza; il biglietto te lo devi pagare da solo. Il gioco è cominciato, è tardi per ritirarsi adesso, ormai hai la pancia troppo piena... Un uccello malandato! Gli occhi iniettati di sangue e urli per chiedere aiuto, indovina un po'? Non c'è nessuno in giro! Sei tutto solo Eddie, sei un figlioletto rigetto di Dio. Forse è vero, forse Dio ha lanciato i dadi una volta di troppo e cosi ci ha fregati tutti."

Umore del giorno: dubbioso sull'esito dell'orale di matematica finanziaria di domani!

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