lunedì 27 settembre 2010

Deluso, amareggiato, quasi depresso...



Che illuso! Anzi, e anche stupido aggiungerei. Perchè? Perché sono riuscito di nuovo a fidarmi delle persone, e che avevo iniziato a considerare come amici, e loro liberamente sono pronti a smentirti. Presto!


C’è una tale delusione, amarezza, tristezza in me che non ricordo un pranzo così contrito senza che centrasse mio padre. Però, sì, parto dall’inizio a spiegare la storia.


Domenica prossima è il compleanno di una ragazza del nostro gruppo e in quanto gruppo pensavo avremmo fatto un regalo tutti insieme. E, invece, oggi vengo a sapere che due persone lo fanno ognuno per conto proprio.


Io capisco  che ognuno posa fare ciò che vuole, ma se siamo un gruppo (e su questo la mia convinzione ha iniziato a traballare un mesetto fa), perché non farne uno solo e, magari, più grande? Lo fanno per distinguersi? Per far vedere che “io so fare di più”?


Io non capisco… Ho sempre saputo che le persone fanno quasi tutto per egoismo, ma solitamente per gli amici ho escluso quest’ottica proprio perché si parlava di Amici. Quasi non voglio riconoscermi. Non voglio forse ammettere che tutti agiscono quasi esclusivamente per egoismo.


Provo a escludere questa possibilità. La ragione che ufficialmente mi è stata data è “sembra strano perché abbiamo fatto sempre un unico regalo, ma alla fine non cambia niente. È carino ricevere più regali. A voi [noi altri che facciamo il regalo in gruppo] non cambia niente”. No, effettivamente non cambia niente. Solo che io contavo sul fatto che fossimo un gruppo e ci saremmo comportati ancora una volta come tale.


Questo fatto, davvero, un po’ mi ha ucciso. Di una persona del gruppo ho capito che non devo fidarmi al 100%. E questo mi va bene. Usando un’espressione di un’amica “non ho investito [emotivamente] più di tanto su quella persona”. Ma dall’altro, che avevo iniziato a considerare amico, ho ricevuto un brutto colpo.


Lo giustifico, non mi cambia niente, non ci cambia niente, ma l’idea del gruppo va a farsi benedire (per non usare linguaggio scurrile!). e io continuo a sentirmi sempre più inadeguato a questo mondo. Davvero, credo sia io quello sbagliato in questo mondo.


Non sono tanto in vena di canzone oggi, ma dell’ultimo album di Eminem mi era piaciuto un ritornello, che oggi posso farvi leggere.


La canzone si riferisce alla sua disintossicazione, ma il ritornello e il bridge della canzone si riferiscono al senso di inadeguatezza che provavo Eminem e che l’hanno portato alla dipendenza. La canzone si chiama “Talkin’ to myself”:


“C'è qualcuno la fuori? Mi sento come se stessi parlando con me stesso / Nessuno sembra capire la mia lotta e tutte le cose da cui provengo / Può ascoltarmi qualcuno? Credo di continuare a parlare da solo / Mi sento come se stessi impazzendo, sono io l'unico pazzo? / Quindi, perchè nel mondo nessuno si sente solo come me? / Sto per conto mio, c'è qualcuno la fuori che sente ciò che / provo io e mi fa capire che non sono solo?”


Io so che su tre persone posso davvero contare, però “solo la morte è certa”. In più tutto questo mi ricorda quel periodo in cui litigai con quello che credevo fosse il mio migliore amico. La sensazione di delusione è proprio la stessa e fidarsi è così dannatamente umano!


Umore del giorno: quello scritto finora


E il tempo va…




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