domenica 7 febbraio 2010

La sonata a Kreutzer e non solo



Oggi sono di buon
umore! Anzi, forse dovrei dire che ora sono di ottimo umore… Ma forse dovrei
partire da ieri sera.

Ieri sera si
prospettava una uscita a quattro, anche se due del gruppo potevano considerarsi
a parte, in quanto fidanzati. E ciò che avrebbe potuto spaventarmi sarebbe
potuto essere il disagio dovuto dalla ancora non completa conoscenza dell’altro
amico. Ma ero comunque deciso a uscire. Perché devo togliermi queste paranoie secondo
cui sono chiuso in me. Basta, ne devo uscire e devo vivere tutto ciò che la
vita mi offre.

Alla fine, però,
ieri sera non si uscì più e vidi il film “Moulin Rouge”. Inutile descriverlo. È
davvero un bel film.

Per quanto riguarda
oggi, invece, mente ero su internet alla ricerca di un libro che potessi
affittare dalla biblioteca comunale, ho letto la trama di “La sonata a
Kreutezer” di Lev Tolstoj e me ne sono subito interessato. Trovato come lettura
gratuita sul Web, ho inziato a leggere. Se devo dire che è bellissimo penso sia
limitativo.

La trama racconta di
un signore che nel treno racconta a uno sconosciuto perché ha ucciso sua
moglie. Ma ciò che rende davvero piacevole la lettura è il punto di vista del
narratore circa l’amore e il matrimonio e la condizione della donna. Temi che
ancora oggi sono attualissimi. Stupirà, ma la condizione della donna oggi è
ugualissimo a quello di 100 anni fa. E non parlo da un punto di vista dei
diritti. No, parlo di qualcosa che vada al di là di ciò e che, come da parere
dell’autore e anche mio, non si può modificare perché la natura umana.

Vi ho instillato una
goccia di curiosità? Leggetelo! Sicuramente le donne penseranno che è uno
scritto maschilista, ma non fermatevi alle prime frasi, perché leggendo sarete
anche voi d’accordo con ciò che dice. Inoltre, il libro è composto da circa 40
pagine e non occuperà molto tempo.

Come da mia “tradizione”,
riporto una frase che mi ha colpito particolarmente nel libro. In realtà, non
posso riportarvi il libro, ma questo periodo mi è piaciuto perché io “vivo” di
musica.

“La musica mi
costringe a dimenticarmi di me, della mia vera situazione, mi trasporta in una
situazione nuova, e che non è la mia sotto l'influsso della musica mi pare di
sentire quello che in realtà non provo, di capire quello che non capisco, di
potere quello che non posso. […] Essa, la
musica, mi trasporta d'un colpo, immediatamente, nello stato d'animo in cui si
trovava colui che ha scritto la musica. Mi fondo spiritualmente con lui e
insieme a lui passo da uno stato d'animo all'altro. Ma perché lo faccio, non
so.”

È quello che provo
io quando la sento. Soprattutto quando sono triste e sento Elton John. Quasi che
l’amarezza e la tristezza di molte sue canzoni possano sollevarmi.

Umore del giorno:
tanto felice, sperando che duri

E il tempo va…

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