giovedì 2 aprile 2009

Chi vuole fuggire... magari anche con me?

Dovrei mettere un testo di canzone, ma stasera preferisco riportare un pezzo di un libro chiamato "Il libro dell'inquietudine di Bernardo Soares" di Fernando Pessoa, uno scrittore e poeta porrtoghese di fine '800.
Per chi ha seguito il Chiambretti night ieri sera questo brano l'avrà già sentito, per tutti gli altri godetevi queste parole:
"[..]..
questa è una giornata nella quale mi pesa, come un ingresso in carcere, la
monotonia di tutto. M
a
la monotonia di tutto non è altro che la monotonia di me stesso.
Ciascun
volto, anche lo stesso che abbiamo visto ieri, oggi è un altro, perché oggi non
era ieri. Ogni giorno è il giorno che è, e non ce n’è mai stato un altro uguale
al mondo. L
’identità
è solo nella nostra anima, attraverso la quale tutto si somiglia e si
semplifica. I
l mondo è cose staccate e spigoli distinti; ma se siamo miopi, esso è una nebbia
insufficiente e continua.
Il
mio desiderio è fuggire.
Fuggire
da ciò che conosco, fuggire da ciò che è mio, fuggire da ciò che amo. D
esidero
partire: non verso le Indie impossibili o verso le grandi isole a sud di
tutto, ma verso un luogo qualsiasi, villaggio o eremo, che possegga la virtù di
non essere questo luogo. N
on
voglio più vedere questi volti, queste abitudini e  questi giorni.
Voglio
riposarmi, da estraneo, dalla mia organica simulazione.
Voglio
sentire il sonno che arriva, come vita e non come riposo.
Una
capanna in riva al mare, perfino una grotta sul fianco rugoso di una montagna,
mi può dare questo.
Purtroppo
soltanto la mia volontà non me lo può dare… [..]"
Io mi riconosco molto in queste parole e ora sono alla disperata ricerca della versione italiana di questo libro. Devo trovarlo...
Un altro pezzetto ancora: "Colui che sta in un canto del salone balla con tutti i danzatori. Egli
vede tutto e, dato che vede tutto, vive tutto. E poiché tutto, in fin
dei conti, è una nostra sensazione, tanto vale il contatto con un corpo
come la vista di esso o come il suo ricordo. Io ballo quando vedo
ballare. Posso dire, come il poeta inglese che disteso sull'erba
guardava da lontano tre mietitori: "C'è un quarto mietitore, e quello
sono io.
"

A presto!




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