venerdì 9 gennaio 2009

Stanza grigia



Almeno un appuntamento a settimana lo voglio scrivere per dire "ci sono anche io!". Ieri ero molto triste. Ho finito di leggere "La solitudine dei numeri primi" di Paolo Giordano. Sono stato molto male. La causa è probabilmente l'essermi calato perfettamente nei panni di Mattia e Alice, i due protagonisti. Se ho qualcosa in comune con loro? Penso di sì, ma non voglio parlarne oggi!

Piuttosto, sempre in tema di solitudine, voglio proporvi questa canzone di Damien Rice "Grey room". Eccovi la traduzione che ho trovato:

Beh, sono stato qui prima d'ora / seduto sul pavimento di questa stanza grigia / dove resto tutto il giorno / non mangio, ma gioco con questo cibo grigio, grigio. / Desolé, se qualcuno sta pregando allora potrei anche scappare / Desolé, anche se urlo non riesco ad urlare così forte. / Sono di nuovo tutto solo / di nuovo che striscio verso casa / di nuovo attaccato al telefono. / Beh sono stato qui prima d'ora / seduto sul pavimento con l'umore grigio grigio / dove resto tutta la notte / e tutto quello che scrivo è un canto grigio grigio. / Perciò prega per me bambina, solo un pochino / perchè io possa scappare / prega per me bambina / per ora basta anche un sorriso. / Perchè sono di nuovo tutto solo / di nuovo che striscio verso casa / di nuovo attaccato al telefono. / Sei ancora disposta ad essere la mia porta aperta? / Sei ancora disposta ad essere la mia spiaggia sabbiosa? / Sei ancora disposta ad attraversare il mio ponte in questa tempesta? / Sei ancora disposta a riscaldarmi? / Se spremo la mia uva e bevo il mio vino / perchè se spremo la mia uva e bevo il mio vino / o perchè nulla è perduto, è solo congelato sotto la brina / ed è ora di apertura, non c'è nessuno in linea. / Ma ci sono ancora io per diventare la tua porta aperta / Ci sono ancora io per diventare la tua spiaggia sabbiosa / Ci sono ancora io per attraversare il tuo ponte in questa tempesta / Ci sono ancora io per tenerti al caldo. / Più al caldo del caldo."

E' una canzone che parla esplicitamente di solitudine, una solitudine triste, di quelle che vengono subito dopo un litigio, di quelle che magari dopo ti ci abitui e passano, ma subito fanno un male che ti sembra che non puoi più uscirci. Sicurmaente i versi alla prima strofa sono quelli che ti immettono più immediatamente nel cuore del problema vissuto dall'autoree colpiscono tantissimo la strofa posta verso la fine: "Sei ancora disposta ad essere la mia porta aperta? / Sei ancora disposta ad essere la mia spiaggia sabbiosa? / Sei ancora disposta ad attraversare il mio ponte in questa tempesta? / Sei ancora disposta a riscaldarmi?".

Vi ritenete di essere amici di qualcuno? Bene, ponetevi quelle quattro domande. Siete la sua (dell'amico/a) porta aperta? Quando lui/lei ha bisogno vi fate subito avanti per aiutarlo e consolarlo?

Siete disposti sempre a essere la loro spiaggia sabbiosa? Siete un per lui/lei un punto di riferimento morbido e accogliente qualora egli naufraga?


Siete disposti ad attraversare il suo ponte nella tempesta? Nonostante le intemperie, i malintesi e le incomprensioni, riuscite ad amare comunque quella persona?

E siete disposti a scaldarlo/a? Sempre?

Con queste quattro domande belle impegnative, penso la chiave di volta di un'amicizia, vi lascio e rispondete tranquillamente, non per forza lasciando commenti, visto che non sembra ci sia l'abitudine su questo space...

A presto!





Nessun commento:

Posta un commento