mercoledì 17 dicembre 2008

Il soldatino di stagno


Mi rendo conto che la storia che segue
può essere troppo lunga, ma non so se ce la faccio a pubblicarla domani l’eventuale
seconda parte. Domani, però, spero di riuscire a scrivere i miei commenti alla
storia. Ora godetevela: è “Il soldatino di stagno” di Andersen, poco conosciuta
penso io.


“C'erano una volta venticinque
soldati di stagno, tutti fratelli tra loro perché erano nati da un vecchio
cucchiaio di stagno. Tenevano il fucile in mano, e lo sguardo fisso in avanti,
nella bella uniforme rossa e blu. La prima cosa che sentirono in questo mondo,
quando il coperchio della scatola in cui erano venne sollevata, fu
l'esclamazione: "Soldatini di stagno!" gridata da un bambino che
batteva le mani; li aveva ricevuti perché era il suo compleanno, e li allineò
sul tavolo. I soldatini si assomigliavano in ogni particolare, solo l'ultimo
era un po' diverso: aveva una gamba sola perché era stato fuso per ultimo e non
c'era stato stagno a sufficienza! Comunque stava ben dritto sulla sua unica
gamba come gli altri sulle loro due gambe e proprio lui ebbe una strana sorte.


Sul tavolo dove erano stati
appoggiati c'erano molti altri giocattoli, ma quello che più attirava
l'attenzione era un grazioso castello di carta. Attraverso le finestrelle si
poteva vedere nelle sale. All'esterno si trovavano molti alberelli intorno a
uno specchietto che doveva essere un lago; vi nuotavano sopra e vi si
rispecchiavano cigni di cera. Tutto era molto grazioso, ma la cosa più carina
era una fanciulla, in piedi sulla porta aperta del castello; anche lei era
fatta di carta, ma aveva la gonna di lino finissimo e un piccolo nastro azzurro
drappeggiato sulle spalle con al centro un lustrino splendente, grande come il
suo viso. La fanciulla aveva entrambe le mani tese in alto, perché era una
ballerina, e aveva una gamba sollevata così in alto che il soldatino di stagno,
non vedendola, credette che anch'ella avesse una gamba sola, proprio come lui.
' Quella sarebbe la sposa per me! ' pensò ' ma è molto elegante e abita in un
castello; io invece ho solo una scatola e ci abitiamo in venticinque, non è
certo un posto per lei! Comunque devo cercare di fare conoscenza! ' Si stese
lungo com'era dietro una tabacchiera che si trovava sul tavolo; da lì poteva
vedere bene la graziosa fanciulla che continuava a stare su una gamba sola,
senza perdere l'equilibrio.


A sera inoltrata, gli altri
soldatini di stagno entrarono nella scatola e gli abitanti della casa andarono
a letto. Allora i giocattoli cominciarono a divertirsi: si scambiavano visite
ballavano, giocavano alla guerra. I soldatini di stagno rumoreggiavano nella
scatola, perché desideravano partecipare ai divertimenti, ma non riuscirono a
togliere il coperchio. Lo schiaccianoci faceva le capriole e il gesso si divertiva
sulla lavagna, facevano un tale rumore che il canarino si svegliò e cominciò a
parlare in versi. Gli unici che non si mossero affatto furono il soldatino di
stagno e la piccola ballerina; lei si teneva ritta sulla punta del piede con le
due braccia alzate, lui con pari tenacia restava dritto sulla sua unica gamba e
gli occhi non si spostavano un solo momento da lei. Suonò mezzanotte e tac...
si sollevò il coperchio della tabacchiera, ma dentro non c'era tabacco, bensì
un piccolissimo troll nero, perché era una scatola a sorpresa.


"Soldato!" disse il troll
"smettila di guardare gli altri!" Ma il soldatino finse di non
sentire. "Aspetta domani e vedrai!" gli disse il troll. Quando
l'indomani i bambini si alzarono, il soldatino fu messo vicino alla finestra e,
non so se fu il troll o una folata di vento, la finestra si aprì e il soldatino
cadde a testa in giù dal terzo piano. Fu un volo terribile, a gambe all'aria,
poi cadde sul berretto infilando la baionetta tra le pietre. La domestica e il
ragazzino scesero subito a cercarlo, ma sebbene stessero per calpestarlo, non
riuscirono a vederlo. Se il soldatino avesse gridato: «Sono qui!» lo avrebbero
certamente trovato, ma lui pensò che non fosse bene gridare a voce alta perché
era in uniforme. Cominciò a piovere, le gocce cadevano sempre più fitte e venne
un bell'acquazzone: quando finalmente smise di piovere arrivarono due monelli.
"Guarda!" disse uno "c'è un soldatino di stagno! adesso lo
facciamo andare in barca." Fecero una barchetta con un giornale, vi misero
dentro il soldatino e lo fecero navigare lungo un rigagnolo; gli correvano
dietro battendo le mani. Dio ci salvi! che ondate c'erano nel rigagnolo, e che
corrente! Tutto a causa dell'acquazzone. La barchetta andava su e giù e ogni
tanto girava su se stessa così velocemente che il soldatino tremava tutto, ma
ciò nonostante, tenace com'era, non batté ciglio, guardò sempre davanti a sé e
tenne il fucile sotto il braccio.


Improvvisamente la barchetta si
infilò in un passaggio sotterraneo della fogna; era così buio che al soldatino
sembrava d'essere nella sua scatola. ' Dove sto andando? ' pensò. ' Sì, tutta
colpa del troll! Ah, se solo la fanciulla fosse qui sulla barca con me, allora
non mi importerebbe che fosse anche più buio. ' In quel mentre sbucò fuori un
grosso ratto, che abitava nella fogna. "Hai il passaporto?" chiese.
"Tira fuori il passaporto!" Ma il soldatino restò zitto e tenne il
fucile ancora più stretto.


La barchetta passò oltre e il ratto
si mise a seguirla. Oh! come digrignava i denti e gridava alle pagliuzze e ai
trucioli: "Fermatelo! Fermatelo! non ha pagato la dogana! non ha mostrato
il passaporto!". Ma la corrente si fece sempre più forte e il soldatino
scorgeva già la luce del giorno alla fine della fogna, quando sentì un rumore
terribile, che faceva paura anche a un uomo coraggioso; pensate, il rigagnolo
finiva in un grande canale, e per il soldatino era pericoloso come per noi
capitare su una grande cascata. Ormai era così vicino che gli era impossibile
fermarsi. Si irrigidì più che poté, perché nessuno potesse dire che aveva avuto
paura. La barchetta girò su se stessa tre, quattro volte e ormai era piena di
acqua fino all'orlo e stava per affondare. Il soldatino sentiva l'acqua
arrivargli alla gola, e la barchetta affondava sempre più; la carta intanto si
disfaceva. L'acqua gli coprì anche la testa, allora pensò alla graziosa
ballerina che non avrebbe rivisto mai più, e si sentì risuonare nelle orecchie:
Addio, bel soldatino morir dovrai anche tu!


La carta si disfece del tutto e il soldatino
di stagno andò a fondo, ma subito venne inghiottito da un grosso pesce. Oh,
com'era buio là dentro! Ancora più buio che nella fogna, e poi era così
stretto; ma il soldatino era tenace e restò lì disteso col fucile in spalla. Il
pesce si agitava in modo terribile, poi si calmò e fu come se un lampo lo
attraversasse. La luce ormai splendeva e qualcuno gridò: «Il soldatino di
stagno!». Il pesce era stato pescato, portato al mercato, venduto e portato in
cucina dove una ragazza lo aveva tagliato con un grosso coltello. Prese con due
dita il soldatino e lo portò in salotto dove tutti volevano vedere quell'uomo
straordinario che aveva viaggiato nella pancia di un pesce; ma lui non si
insuperbì. Lo misero sul tavolo e... oh, che stranezze succedono nel mondo! il
soldatino si trovò nella stessa sala in cui era stato prima, vide gli stessi
bambini e i giocattoli che erano sul tavolo, il bel castello di carta con la
graziosa ballerina, che ancora stava ritta su un piede solo e teneva l'altro
sollevato; anche lei era tenace e questo commosse il soldatino che stava per
piangere lacrime di stagno, ma questo non gli si addiceva. La guardò, e lei
guardò lui, ma non dissero una sola parola.


In quel mentre uno dei bambini più
piccoli prese il soldatino e lo gettò nella stufa, e proprio senza alcun
motivo, sicuramente era colpa del troll della tabacchiera.


Il soldatino vide una gran luce e
sentì un gran calore, era insopportabile, ma lui non sapeva se era proprio la
fiamma del fuoco o quella dell'amore. I suoi colori erano ormai sbiaditi, ma
chi poteva dire se fosse per il viaggio o per la pena d'amore? Il soldatino
guardò la fanciulla e lei guardò lui, e lui si sentì sciogliere, ma ancora
teneva ben stretto il fucile sulla spalla.


Intanto una porta si spalancò e il
vento afferrò la ballerina che volò come una silfide proprio nella stufa vicino
al soldatino. Sparì con una sola fiammata, e anche il soldatino si sciolse completamente.
Quando il giorno dopo la domestica tolse la cenere, del soldatino trovò solo il
cuoricino di stagno, della ballerina il lustrino tutto bruciacchiato e
annerito.”


E’ una storia che ho sentio due
settimane fa. Vorrei invitare a coomentarla e domani lo farò io.


A risentirci!



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