giovedì 9 giugno 2011

Odio gli indifferenti

Questi sono gli ultimi di attesa giorni prima che il popolo italiano si esprima su quattro quesiti referendari. Non entrerò in questioni politiche, come da mia "politica" (scusate il gioco di parole, ma volevo farlo!). Mi voglio soffermare solo su un testo di Antonio Gramsci, che invita tutti e sempre a parteggiare e sentirsi dentro la vita democratica.

Ultimamente, ho guardato con occhi sempre più diffidenti verso la politica e i politici e mi sono convinto che in caso di elezioni non avrei votato perchè non sento nessun ideale vicino al mio. O, meglio, gli ideali ci sono, ma i fatti no! Tuttavia, il referendum di domenica e lunedì prossimi prescindono dal un colore politico e rappresentano una delle forme di democrazia dal popolo che abbiamo.

Il testo di seguito, che hanno letto anche Luca e Paolo all'ultimo festival di Sanremo, è preso dal libro "Città futura" di Antonio Gramsci.

"O dio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. L'Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L’indifferenza è il peso  morto della storia. È la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti. (...) I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.

Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano.

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."

Se non diamo una scelta non potremo mai lamentarci perchè noi siamo i primi ad aver determinato la vittoria dell'ideale che meno ci rappresenta. Alcuni partiti e alcuni politici invitano all'astensione, ama vogliono il loro gioco, vogliono quello che pensano loro. Volete che le leggi dei quesiti referendari restino così come sono? Bene, recatevi al seggio e barrate la casella col no!

Pensavo che l'indifferenza fosse un segnale alle istituzioni pubbliche per dire che tutto è sbagliato e che la mi fiducia nello Stato è bassa. Be', è sbagliato il mio ragionamento perchè potremmo anche ragionare tutti così, ma finchè ci saranno persone non indifferenti e che vogliono decidere per sè e per i propri figli, questi avranno vinto. E gli indifferenti non potranno fare o dire niente perchè hanno scelto la strada che, per loro, sembrava più comoda e che si è rivelata sbagliata.

Insomma, volete dire la vostra? Iniziate con l'esprimervi domenica e lunedì. Non lasciatevi influenzare da cosa dice un politico o un altro: la decisione è vostra! Il VOTO E' PERSONALE E LIBERO (art. 48 comma 2 della Costituzione)!

Ultimo pensiero: è stato fatto lo schifo (e questa mia opinione concedetemela) di separare il referendum dalle elezioni amministrative, con un'ulteriore impiego di risorse finanziarie (già scarse) di 350 milioni. Ora, questi soldi potevano benissimo essere impiegati in altro, volete, quindi, che questi 350 milioni vengano sprecati??? Riflettete su tutto!

Umore del giorno: non buono: mio padre ha bisogno di aiuto ma non si rende conto che io sto studiando (va beh questo intervento è come una pausa) e il tempo scarseggia!

Restate in linea!

Nessun commento:

Posta un commento