sabato 24 dicembre 2011

Little drummer boy

Sabato e vigilia di Natale, una bellissima canzone di Natale oggi non stona affatto. E la mia canzone per stasera è una delle mie preferite di questo periodo: "The little drummer boy". La versione che vi faccio sentire è quella di Boney M, ma naturalmente tantissimi altri artisti l'hanno cantata!
"Andiamo, mi hanno detto, parum pum pum pum, / a vedere un nuovo Re appena nato, parum pum pum pum, / abbiamo preso il nostri doni migliori, parum pum pum pum, / da presentare al Re,rum pum pum pum / parum pum pum pum, così da onorarlo / quando arriviamo. / Piccolo bambino, parum pum pum pum, / sono anch'io un bambino povero, parum pum pum pum, / non ho doni da portare, parum pum pum pum, / Questo è adatto da dare al nostro Re, rum pum pum pum. / parum pum pum pum, posso suonare per te / sul mio tamburo? / Maria annuì, parum pum pum pum, / il bue e l'agnelllo battevano il tempo, parum pum pum pum, / ho suonato il mio tamburo per Lui, parum pum pum pum, / ho suonato nel modo migliore per Lui, parum pum pum pum, / Rum pum pum pum, rum pum pum pum / Dopo mi ha sorriso, parum pum pum pum, / a me e al mio tamburo."
E' bellissimo il testo, perchè prova la semplicità del bambino che, seppur non avendo doni materiali, allietò la visita al Bambin Gesù con il suo tamburello. 
Ed ecco qui il video che accompagna la canzone:



Trovo bellissimo la simulazione del tamburo con il "parum pum pum pum" e quelle voci sono molto soavi!
Buon Natale a tutti!!!
Umore del giorno: mmm boh, non mi sento ancora interamente entrato nello spirito natalizio!
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mercoledì 21 dicembre 2011

You da one

Per questa settimana voglio abbandonare qualunque testo bellissimo o qualunque evento terrificante o degno di nota solo per lasciare nella mia memoria questo buon periodo che sto vivendo. E, per pura casualità, ho trovato nel nuovo singolo di Rihanna "You da one" le giuste parole (magari non tutte).

"Tu sei quello di cui sogno tutto il giorno / Tu sei quello a cui penso quasi sempre / Tu sei quello giusto, perciò devo assicurarmi di comportarmi bene! / Il mio amore è il tuo amore, il tuo amore è il mio amore. / Piccolo, ti amo, ho bisogno che tu sia qui / Dammi tutto il tempo / Piccolo, siamo destinati a stare insieme / Tu mi possiedi, sorridendo in ogni momento / Perché sai come darmelo / Sai come trattenermi / Quando fuggo, fuggo / Cercando di allontanarmi dal tuo amore / Tu sai come amarmi fino in fondo / Non ti mentirò, mi sto innamorando sul serio / Mi sto innamorando di te ma non c’è niente di sbagliato in questo. / Piccolo, vieni, distruggimi, stringimi / Fammi sentire viva / Hai il tocco più dolce che ci sia / Sono così felice che tu sia entrato nella mia vita / Perché sai come darmelo / Sai come trattenermi / Quando fuggo, fuggo / Cercando di allontanarmi dal tuo amore / Tu sai come amarmi fino in fondo / Non ti mentirò, mi sto innamorando sul serio / Mi sto innamorando di te ma non c’è niente di sbagliato in questo. / E si, sono piuttosto pazza / Questo è quello che succede, piccolo / Quando lo metti giù / Dovresti darmelo / Buona così / Dovresti colpirlo così / Mi fai urlare così / Non sapevo che mi avresti fatto tornare indietro / Tu sei quello per cui provo qualcosa / Tu sei quello che amo / Non c’è nessun altro che sia come te / No, ce n’è solo uno, uno, uno / No, piccolo, solo uno, uno / Scommetto che vuoi saperlo."
Non mi dilungherò su questo oggi, ma spero che un giorno rileggendo questo post possa ricordare come mi sento in questo periodo!
Umore del giorno: felice!
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sabato 17 dicembre 2011

Aiutami, Rhonda

Ho sempre apprezzato i Beach Boys. Hanno fatto un bel rock e reato il "surf rock" e i loro successi sono memorabili. Addirittura, leggevo che nel 2012 hanno annunciato un tour di 50 tappe per festeggiare i loro 50 anni di attività.
Io, in realtà, li associo al mio primo bacio (non chiedetemi come, ma vi assicuro che è stata una pura casualità!) e, non sono sicuro, ma la canzone precisa dovrebbe essere "Help me Rhonda", che condivido stasera:




Che ne pensate di questo surf rock? Fa venire anche un po' voglia di tornare a mare  :)
Umore del giorno: felice!
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mercoledì 14 dicembre 2011

Giorni di stra-ordinaria follia

L'ultimo post pubblicato sabato (il 500°!) era stato così spensierato, celebrativo di 40 anni di Storia recentissima. 40 anni che hanno visto alti e bassi, indubbiamente, ma erano stati messi in risalto più che altro aspetti positivi. Mentre oggi ci ritroviamo confusi su questi ultimi giorni di straordinaria follia umana.
Iniziamo proprio da sabato scorso, quando una ragazza 16enne della periferia di Torino (poteva anche essere del centro di Torino, la sostanza non cambia!), dopo aver fatto l'amore per la prima volta col suo ragazzo, torna a casa dalla madre dicendo di essere stata violentata da due extracomunitari di origine rom. Subito parte un corteo e una parte di esso si stacca per dare fuoco al vicino campo di nomadi, distruggendo baracche, camper e auto, ma senza uccidere nessuno (per fortuna!). Alla fine la ragazza ha confessato di essersi inventata tutto, che chiede scusa alle persone interessate e che la sua bugia era "motivata" dal fatto che per lei e la sua famiglia la verginità ha ancora un valore molto importante. "Dagli all'untore!" diceva Manzoni ne "I promessi sposi".
Insomma, dei violenti hanno deciso che la migliore giustizia è quella della distruzione di persone che appartengono a un'etnia diversa e che fa del nomadismo una propria base. "Ma sì, ammazziamo quegli zingari. Una volta che li distruggi tutti, imparano e non tornano più!" è il pensiero predominante. Una volta tanto, invece, bisognerebbe fare autocritica e pensarci più che bene prima di agire.
Chi restituirà un riparo a quelle persone? Probabilmente, si sono procurati quello che avevano rubando. Ma questo è spesso un luogo comune. Leggevo delle statistiche stamattina, secondo cui su 5,4 milioni di stranieri in Italia, 2,1 milioni lavorano regolarmente, mentre sono "solo" 274 mila quelli denunciati per reati (violenze, delitti, rapine...). Bastano davvero delle semplici scuse? Quelle persone non hanno perso solamente un riparo, ma anche la dignità, perchè si è rafforzato il luogo comune che i rom sono solo violenti. E si sa che è più facile rimuovere presto un pregio a una persona che non un pregiudizio.
E mettiamoci un attimo da un altro punto di vista. Se degli italiani avessero davvero violentato una rom o una straniera o addirittura un'italiana, quale sarebbe stata la reazione? Avrebbe prevalso il silenzio, finanche dei giornali e dei telegiornali, e nella peggiore delle ipotesi nel primo caso si sarebbe detto "eh no, ma se lo sono meritati. E poi a quante ragazze italiane stuprano loro...", mentre nel secondo si sarebbe potuti arrivare persino a giustificarli: "era partito tutto da uno scherzo" o "no, ma lei era consenziente all'inizio" o i surreali "l'hanno fatto perchè si annoiavano" e "ma sono ragazzi, ancora non hanno capito il significato del loro gesto". E tutto sarebbe passato in una spalluccia generale.
Andiamo ai fatti di ieri. A Firenze, un ragioniere e scrittore di 50 anni, legato ad ambienti richiamanti il fascismo e il nazionalismo (il centro sociale Casa Pound) è sceso su una prima piazza del capoluogo toscano e ha sparato a 3 commercianti senegalesi, uccidendone 2 e ferendo gravemente un terzo. Fortunatamente, il buonsenso dei cittadini ha prevalso e subito molti fiorentini hanno scattato foto al killer e alla sua auto e si sono recati alla polizia. Intanto, non ancora completamente soddisfatto, Gianluca Casseri, questo il nome, si dirige verso una piazza più centrale (piazza San Lorenzo, vicino al Duomo) e ne ferisce altri due. Infine, trovato dalla polizia, decide di spararsi.
Oltre alla sconvolgente brutalità e stupidità del gesto, alcuni siti ed alcuni "esaltati" hanno accolto con favore  l'opera di Casseri. E' una cosa assolutamente spregevole e non so se si possono trovare ulteriori parole per descrivere questa follia.
Infine, arriviamo a Liegi, in Belgio, dove sempre ieri un 33enne belga, già condannato e in prigione per spaccio di droga, possesso di armi e altri reati e libero sulla parola, ha iniziato a lanciare granate sulla piazza principale della città e a sparare all'impazzata, senza obiettivi prestabiliti. Risultato: 4 morti e più di un centinaio di feriti. Sembra esclusa la pista del terrorismo, sebbene non sia stato trovato un motivo sensato.
Dopo queste tre notizie, possiamo trovare un unico filo conduttore che è "esploso": la follia! E' stata spinta da motivi che per i primi due casi erano quasi razionali, mentre nel secondo caso non si sa per certo cosa abbia acceso quella scintilla.
Diceva Shakespeare "La pazzia, mio signore, se ne va a spasso per il mondo come il sole, e non c'è luogo in cui non risplenda". Speriamo solo che questa pazzia non si manifesti per esaltazione come in questi assurdi casi, ma che sia sempre quella costruttiva, quella che ha portato a grandi invenzioni. Ma forse nessuno può oscurare quel sole!
Umore del giorno: in attesa di studiare
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sabato 10 dicembre 2011

We didn't start the fire

Da un po' di tempo mi è venuta la fissa di scaricare tutti i singoli ufficiali di cantanti tra gli anni '60 e '80 che mi piacciono particolarmente e la maggior parte delle canzoni mi piacciono ma non tutti mi colpiscono.
Quando, quest'estate, scaricai tutti i singoli di Billy Joel mi innamorai di una canzone in particolare. Si chiama "We didn't start the fire" ed è particolare in quanto percorre la storia dal 1949 (anno di nascita di Joel) al 1989.
Non ho trovato la traduzione, ma credo che ci sia poco da tradurre. Alla lista aggiungerei anche: i Queen e Freddie Mercury, Charles Bukowski, Frank Sinatra, Eugenio Montale. Voi cosa aggiungereste?



Se volessimo fare una lista dal 1989 a oggi, cosa mettereste che meritino di essere ricordati? Sbizzaritevi nei commenti!
Umore del giorno: stanco, ma devo resistere fino a stasera!
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venerdì 9 dicembre 2011

Giardino vuoto

Ieri era la festa dell'Immacolata Concezione di Maria, ma anche l'anniversario della morte di John Lennon. E, sì, è vero che ormai è morto da 31 anni e la vita continua e probabilmente pochissimi ci pensano più, ma è stata un'icona del rock'n roll mondiale.
Proprio l'8 dicembre 1980, John Lennon fu sparato sotto casa sua da Mark Chapman. Inutile ripercorrere la vita e i "miracoli" dell'ex Beatle. Piuttosto voglio ricordarlo come fece Elton John, grandissimo amico di Lennon, padrino di uno dei suoi figli, con la canzone: "Empty garden (Hey Hey Johnny)".
"Cos'è successo qui / Mentre calava il tramonto su New York / Ho trovato un giardino vuoto / Fra le lastre di pietra laggiù / Chi ha vissuto qua / Deve esser stato un giardiniere / Che ci teneva molto / Che sradicava le lacrime / E coltivava un buon raccolto / Ed ora tutto sembra strano / E' buffo come un insetto / Possa danneggiare così tanto grano. / Che senso ha / Questo piccolo giardino vuoto / Dalla porta in arenaria / E nelle crepe lungo il marciapiede / Non cresce più niente / Chi ha vissuto qui / Deve esser stato un giardiniere / Che amava molto / Che sradicava le lacrime / E coltivava un buon raccolto / E siamo così sbalorditi / Paralizzati e storditi / Un giardiniere come quello / Non lo può rimpiazzare nessuno. / Ed ho bussato / Ma nessuno risponde / Ed ho bussato quasi tutto il giorno / Oh e ho chiamato / Oh hey hey Johnny / Non riesci ad uscire a giocare. / E attraverso le lacrime / Qualcuno dice che abbia coltivato al meglio / Quando era giovane / Ma avrebbe detto che quelle radici / Crescono più forti se solo avesse sentito  / Chi ha vissuto qui  / Deve esser stato un giardiniere / Che amava molto / Che sradicava le lacrime / E coltivava un buon raccolto / Ora noi preghiamo per la pioggia / Ed in ogni goccia che cade / Sentiamo, sentiamo il tuo nome. /   Ed ho bussato / Ma nessuno risponde / Ed ho bussato quasi tutto il giorno / Oh e ho chiamato / Oh hey hey Johnny / Non riesci ad uscire a giocare. / Johnny non riesci ad uscire a giocare / Nel tuo giardino vuoto."
La figura di John Lennon - giardiniere è originale, stupenda! Lui che "sradicava le lacrime e coltivava un buon raccolto". Personalmente, non mi piacciono tutte le canzoni di John Lennon e dei Beatles, ma è innegabile che abbiano fatto la storia della Musica e che hanno fatto emozionare varie generazioni e ancora lo faranno. E, probabilmente, davvero "un giardiniere come quello non lo può rimpiazzare nessuno" perchè le sue canzoni spesso erano anche poesie!
Umore del giorno: seccato di dover andare fino a Taranto per chiedere alla professoressa un'informazione che richiede solo pochissimi minuti
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sabato 3 dicembre 2011

Non lasciarmi così

Per questo sabato abbandono testi "impegnati" e vi propongo una canzone che probabilmente già tutti conoscete perchè era il motivo di una pubblicità. Sto parlando di "Don't leave me this way" dei Communards.
In realtà, la canzone originale è del 1975, cantata da Kenneth Gamble, Leon Huff e Cary Gilbert, ma sentendola ho preferito la versione di Sommervile e Cole.



Eh già, vi avevo detto che la conoscevate di sicuro! Non si può vivere senza gli anni '80!
Umore del giorno: deluso dal film "L'uomo nell'ombra", probabilmente mi rifarò oggi pomeriggio con qualche altro film
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venerdì 2 dicembre 2011

Paradiso

Quello che io reputo il "pop scontato" di oggi, a volte dà lampi di genialità e riesce ancora a coinvolgere. Mi riferisco alla canzone "Paradise" dei Coldplay, che dal punto di vista del messaggio mi ha proprio colpito.
La maggior parte delle canzoni che sento oggi (mio parere!) sono belle più che altro dal punto di vista della musicalità, mentre i testi sono scarsi o scontati. Questa, invece, non parla di un amore finito o di fama, successo, soldi e, casualmente, si lega anche alla canzone di sabato.

"Quand’era una ragazzina / si aspettava il mondo / Ma quello volò via dalla sua portata / e allora lei si rifugiò nel sogno / sognava il paradiso / ogni volta che chiudeva gli occhi. / Quand’era una ragazzina / si aspettava il mondo / Ma quello volò via dalla sua portata / mentre le arrivavano tra i denti le pallottole. / La vita va avanti e diventa pesante / La ruota schiaccia la farfalla / E ogni lacrima è una cascata / Una notte, notte di tempesta chiuse gli occhi / Una notte, notte di tempesta volò via / sognando del paradiso. / Giace dietro i cieli in burrasca, / disse, so che il sole risorgerà / e sarà il paradiso."
Mi piace il testo perchè parla dei sogni, ed essi sono la manifestazione più bella e limpida che abbiamo di noi e di come vorremmo il futuro. Ad essi chiediamo di illuminarci, di darci la spinta che ci serve per affrontare qualcosa, di sollevarci il morale, di chiarirci a cosa aspiriamo.
E' negativo vivere solo in un mondo fatto dei nostri sogni, perchè in quei casi la realtà ci schiaccerebbe miseramente, e noi ce la prenderemmo con "la vita". E sbaglieremmo, perchè in quel cosa saremmo noi a dover mettere per un istante i piedi per terra. Diceva Jack Kerouac "Gli esseri umani seminano il proprio terreno con guai e inciampano nei macigni della loro stessa falsa erronea immaginazione, e la vita è dura".
Ma coi sogni possiamo fissarci degli obiettivi, che non saranno mai troppo alti se si avrà il coraggio e la forza di realizzarli. Potremmo cadere, farci male, scoraggiarci, ma se crediamo in noi stessi nulla è impossibile... E sarà il paradiso!
Umore del giorno: sereno...
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sabato 26 novembre 2011

Spiega le tue ali

Come avevo già detto giovedì, questa settimana è tutta dedicata alle canzoni dei Queen. E non voglio che si pensi che facevano solo canzoni volte allo scandalo. Al contrario, la maggior parte delle canzoni hanno un testo molto profondo. E per questo sabato voglio farvi sentire una canzone del 1978, scritta da John Deacon: "Spread your wings".
Come leggerete, il testo parla di un ragazzo che non ha il coraggio di lasciare il posto di lavoro che ha per inseguire i suoi sogni.
"Sammy era depresso / Guardare lo spettacolo / Ancora una volta / Sapevo che era giunto il momento / Di decidersi / A lasciare alle spalle la sua vecchia vita / Il suo principale gli disse / "Ragazzo, sarebbe meglio che cominciassi / A toglierti quelle strane idee  / Dalla testa / Sammy, chi ti credi di essere? / Dovresti essere a spazzare / L'Emerald Bar" / Spiega le ali e vola via / Vola via, vola via / Spiega le tue ali e vola via / Vola via, vola via / Fatti coraggio / Perché sai di dover far meglio / E questo perché sei un uomo libero / Passare le serate da solo / Nella stanza d'albergo / Tenendo per se i pensieri, con la voglia / Di andare via al più presto / Desiderando di essere lontano miglia e miglia / Niente al mondo, niente / A trattenerlo / Fin da piccolo / Non ha avuto affatto fortuna / Niente gli è stato facile / Ora era giunto il momento / Di decidersi / "Questa potrebbe essere la mia ultima possibilità" / Il suo principale gli disse: "Ora ascolta, ragazzo! / Stai sempre a sognare / Non hai alcuna vera ambizione / Non arriverai molto lontano / Sammy, ragazzo, non sai chi sei? / Perché non puoi essere felice / All'Emerald Bar?" / Allora caro, / Spiega le ali e vola via / Vola via, vola via  / Spiega le tue piccole ali e vola via / Vola via, vola via / Fatti coraggio / Perché sai di dover far meglio / E questo perché sei un uomo libero."
Sinceramente, mi riconosco in questa canzone. Come Sammy, sento di voler cambiare aria e di spiegare le mie ali. Eppure, non riesco a fare il passo decisivo...
Mentre mi perdo nelle ragioni, ecco il video della canzone:



Un video molto semplice, insomma!
Umore del giorno: molto confuso su una ragazza
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giovedì 24 novembre 2011

Nessuno tranne te (Solo i buoni muoiono giovani)

Come avranno sentito in molti, oggi si ricorda, a parte lo sterminio dei tacchini negli Stati Uniti per il Thanksgiving Day, il ventesimo anniversario della morte di Freddie Mercury, leggendario cantante dei Queen. Non conoscere o non amare la grandiosità di questa band è fuori dal mondo. E per questa settimana voglio parlare solo di loro.
Freddie, o Farrokh Bulsara, suo vero nome, nasce a Zanzibar, ma le sue origine sono indiane (il padre si trova lì per lavoro). Il suo talento viene subito notato nel collegio che frequenta e qui prende lezioni di musica. All'età di 18 anni, a causa della rivolta nell'isola di Zanzibar, si trasferisce con la famiglia in Inghilterra, dove il giovane Freddie incontra gli Ibex, una band con Brian May e Roger Taylor, ma senza entrarvi a far parte. Almeno non inizialmente.
Solo dopo un anno, quando Freddie ha già iniziato la carriera di solista, parte l'avventura del gruppo dei Queen, completato da Brian May, Roger Taylor e John Deacon.
Nel 1992, Freddie Mecury muore di Aids, ma ha lasciato dietro di sè vari successi e un'influenza sul rock attuale incredibile.
Nel 1997, Brian May e Roger Taylor compongono la canzone "No-one but you (only the good die young)", dedicata a Mercury. Ed è di questo brano che voglio farvi leggere la traduzione.
"Una mano sopra l'acqua / Un angelo che raggiunge il cielo / Sta piovendo nel Paradiso / Vuoi che ci mettiamo a piangere? / E ovunque ci sono cuori spezzati, / Per ogni strada solitaria / Nessuno potrebbe raggiungerli / Nessuno tranne te. / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / E la vita continua / Senza di te... / Un'altra situazione complicata / Finisco con l'affogare nel blues / E mi ritrovo a pensare / Bene, cosa faresti tu? / Si! è stata una grande impresa / Sempre a pagare ogni debito / Dannazione, hai fatto una grande impressione / Hai trovato il modo per andare avanti e / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / ricorderemo / per sempre... / E ora la festa dev'essere finita / Scommetto che non capiremo mai / Il perchè della tua partenza / E' così che era stato programmato? / E così prepariamo un altro tavolo / E solleviamo i nostri bicchieri un'altra volta / C'è un volto alla finestra / Ed io non ho mai, mai detto addio... / Ad uno ad uno / Solo i buoni muoiono giovani / Stanno solo volando troppo vicino al sole / piangendo per niente / piangendo per nessuno / nessuno tranne te."
Credo che sia una delle più belle dediche che si possa fare ad un amico morto. Anche la canzone è molto bella: sentitela!
Umore del giorno: potrei dire col cuore infranto (non per questa ricorrenza, figuriamoci!) ma, come canterebbero i Queen, "the show must go on"
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sabato 19 novembre 2011

Dopo che te ne sei andata

Mi scuso per l'assenza di post di questa settimana, ma da mercoledì ho dovuto raccogliere le olive in campagna, e al ritorno mi sentivo troppo stanco per concentrarmi e e scrivere.
Per questo sabato, però, ritorno più carico che mai e vi stupirò! Stasera niente pop, nè rock nè rap... La parola d'ordine di oggi è "jazz". Anzi, "little jazz", così come era chiamato Roy Eldridge.
Egli era abilissimo e influenzò Dizzy Gillespie, il maestro del jazz moderno, che con Scott Parker sviluppò il bebop. Proprio quel bebop di cui parlammo nella beat generation.
Non posso trattenervi oltre. Ecco il file audio. La voce è di Anita O'Day.



Per me, è trascinante e non puoi restare indifferente a quel ritmo che tende a farti balzare dalla sedia... Amo questa canzone e spero che questa deviazione nel jazz di stasera abbia contribuito a farvi apprezzare maggiormente la storia della Musica.
Umore del giorno: un po' stanco, ma il sabato sera è arrivato!
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sabato 12 novembre 2011

Time

Stamattina sono molto assonnato e la colpa non è che mia, dato che stanotte ero troppo agitato per dormire. E anche quest'agitazione è nata da me, che mi perdo nelle mie insensate paure e nell'incapacità di assumermi le mie responsabilità e affrontare una situazione che è comune per tutte le persone: una relazione.
Mi spaventa iniziare, forse mi spaventa dare una parte di me a un'altra persona che potrebbe distruggerla (insensato pessimismo), mi spaventa affrontare una situazione nuova e che non posso "controllare dall'alto" perchè non ci sono solo io nel nuovo "gioco" (deformazione della visione della vita, che vedo come una partita a scacchi). Eppure è una cosa del tutto stupida! Non si può dire che non mi piace una pietanza se prima non la assaggio, così non posso avere paura di qualcosa che è sicuramente stupenda e a cui voglio dare me stesso, ma con un blocco che inizia nel momento pratico.
Voglio razionalizzare tutto, anche le cose più astratte, e voglio prevederle in anticipo, tenerle sotto controllo perchè se mi trovo improvvisamente in una situazione e sono impreparato so che potrei sentirmi debole e farmi male. Probabilmente, ora anche voi che state leggendo mi starete per dire quello che mi dicono già altri: "tu ti fai troppi problemi"! E sono in momenti come questi che mi sento inadatto a tutto e con l'autostima sotto ogni minimo umanamente possibile.
E a questa piccola analisi a cui mi sto sottoponendo, ho una meravigliosa risposta che devo solamente fare mia. Dei Pink Floyd mi piacciono solo due canzoni e "Time" è la risposta che ho sempre avuto, ma a cui non ho mai dato retta. La conoscevate già? In caso contrario, partiamo col leggere la traduzione.

"Scorrono via i momenti che costituiscono un giorno noioso / Sperperi e sprechi le ore in maniera affrettata / girovagando su un pezzo di terreno / nella tua città natale / aspettando qualcuno o qualcosa / che ti indichi la via. / Stanco di giacere alla luce del sole, di stare a casa a guardare la pioggia / Tu sei giovane e la vita è lunga e c'è ancora tempo da sprecare oggi / Ma poi un giorno scopri che dieci anni sono trascorsi / Nessuno ti aveva detto quando muoverti, hai perso lo sparo del via. / E corri e corri per raggiungere il sole ma sta tramontando / Correndo in circolo per emergere nuovamente dietro di te / Il sole è lo stesso in maniera relativa, ma tu sei più vecchio / fai respiri più brevi / e sei un giorno più vicino alla morte. / Ogni anno sta diventando più breve, sembra di non trovare mai il tempo / progetti che l'un l'altro si risolvono in nulla o in una mezza pagina / di righe scribacchiate / Aspettare in una quieta disperazione è alla maniera inglese / Il tempo se n'è andato, la canzone è finita, pensavo di avere qualcosa ancora da dire..."
E' così che sto facendo io. Passo le giornate e spreco le ore e imparo cose nuove ma, adesso che posso realizzare qualcosa, mi tiro indietro. Mi sto accorgendo di questo a 22 anni e, magari, non ho ancora "perso lo sparo della vita", ma "il sole è relativamente lo stesso" e presto potrei trovarmi anch'io alla fine della vita senza che me ne sia accorto, nella vana credenza o illusione di essere ancora giovane, ma la realtà sarà che non avrò riempito pagine, solo scribacchiate alcune righe e senza nulla di importante da aver detto.
Mentre mi decido a non aver paura, ecco la canzone in questione. Il video non è l'originale dei Pink Floyd, ma mi ha colpito l'inizio.


Vi è piaciuta? Insieme alle tre parti di "Another brick in the wall", questa è l'altra canzone dei Pink Floyd che mi piace. Ma forse perchè non ne ho sentite molte altre...
Umore del giorno: in conflitto con me stesso
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venerdì 11 novembre 2011

La storia di Santa Comasia

Oggi nel mio paese si festeggiano San Martino da Tours e Santa Comasia, patroni della città. Quest'estate per pura curiosità lessi la storia di Santa Comasia, un nome che non potrete sentire in nessun'altra zona d'Italia. E la storia, che vi racconterò a breve, è alquanto curiosa. Se qualcuno può sentirsi offeso da argomenti religiosi, prenda questa storia come folklore o abbandoni immediatamente la pagina e disinfetti il computer (scherzo naturalmente!).
Tutto inizia nel 1645, quando don Baldassare Gaunes (o Gaona) si reca a Roma alla ricerca delle spoglie di suo fratello, frate Bonaventura. Quest'ultimo fu un frate francescano ed ebbe il dono delle profezia e dei miracoli. Quando don Baldassare cerca suo fratello (a undici mesi dalla morte si diceva che emanava un buon profumo e dal naso usciva ancora sangue liquido) non lo trova, perciò si rivolge alla potente donna Olimpia, cognata del papa Innocenzo X. Don Baldassare ebbe così la possibilità di tornare a Martina Franca prelevando dalle catacombe di Sant'Agnese, sulla via Nomentana a Roma,un corpo di un altro martire, di cui non si conosce però l'identità. Da questo appunto Comasia, cioè "come sia sia", "com' ch sia".
Ma la storia non finisce qui! Quando il feretro sta per arrivare a Martina Franca, scoppia un nubifragio che dura molti giorni, così da ritardare per il momento la processione che si sarebbe dovuta concludere nella collegiata di San Martino. Per il momento, il corpo è fatto entrare nella piccola chiesa fuori le mura di San Nicola del Pendino (oggi diroccata). In un attimo di pausa, si riprende il feretro e si cerca di portarlo in San Martino, ma ancora una volta un forte pioggia esplode e ci si ripara nella chiesa di San Vito dei Greci, distante 100 metri dal punto precedente. Dopo alcuni altri giorni, il Capitolo (il gruppo dei canonici) porta comunque, sotto la pioggia battente, il corpo nella chiesa di San Martino.
Nel 1714, avvenne un altro episodio particolare. Da Napoli, infatti, venne fatta arrivare la statua-reliquiario in argento della ormai Santa, ma di nuovo, appena questa entrò in paese ci fu una forte pioggia. Dopo questi episodi, Santa Comasia divenne "protettrice dell'acqua" e il reliquiario viene portata in processione proprio in casi di siccità. L'ultimo episodio risale all'estate del 2000, particolarmente arida.
Un'altra tradizione, infine, vuole che nella processione la statua di Santa Comasia preceda sempre quella di San Martino. Questo perchè si narra che un anno la statua di Santa Comasia non riuscisse ad uscire in quanto la barella si ruppe. Perciò si portò sulle spalle per prima la statua di San Martino. Ma presto i portantini dovettero lasciarla a terra in quanto lentamente la statua si era appesantita. E non riuscirono più a sollevarla. Si decise, allora, di far uscire subito la statua della Santa. Come se nulla fosse successo prima, la statua di San Martino divenne subito leggera.
Miti? Esagerazioni? Chissà, per le persone che ci credono questa storia è sacra.
Umore del giorno: felice!
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sabato 5 novembre 2011

Povero, povero me

Stiamo sentendo dell'alluvione che sta colpendo la Liguria e la Toscana e non possiamo dimenticare quella a Roma della settimana scorsa. Di altri episodi simili in altre parti del mondo si sa ben poco, come della situazione nel Bangladesh e in alcuni Stati degli USA. Se sembra strano che queste cose succedano sempre più spesso e sempre con più violenza non c'è da meravigliarsi perchè un team statunitense (sì, alcuni dei quali fino a poco ha persino negato l'esistenza del surriscaldamento globale causato dall'uomo) ha provato che tali fenomeni sono provocati dal surriscaldamento globale.
E non possiamo rimanere a fare spallucce dicendo "e vabbè che possiamo farci". Dobbiamo prendere coscienza dello stato moribondo del pianeta e aiutarlo e curarlo. Per noi e per i nostri figli. Giusto l'altro giorno, tutti i telegiornali hanno gioito per la nascita del 7 miliardesimo bambino. Ma che prospettive hanno questi bambini se stiamo riducendo la Terra a uno schifo?
Il 27 settembre, nell'indifferenza totale, è stato l'Earth overshoot day del 2011, tema che sento particolarmente. Questo è il giorno che segna il disequilibrio nello sfruttamento delle risorse da parte dell'uomo. L'overshoot day indica l'ultimo giorno in cui tutte le risorse che la Terra può rinnovare in un anno sono state esaurite. Quindi, dal 28 settembre noi stiamo utilizzando più risorse di quante la natura ne abbia rigenerate e stiamo attingendo, dunque, alle "risorse del 2012".
Non possiamo fare spallucce perchè vediamo persone morire per nulla. E non è solo colpa dell'abusivismo (questo in Liguria), perchè i giapponesi sapevano della loro zona altamente instabile, e nonostante le adeguate misure, non sono riusciti a eliminare gli effetti del terremoto che li ha colpiti a marzo 2011. Infatti, anche la violenza crescente dei terremoti è da correlare al surriscaldamento globale. Come? A causa dell'aumento della temperatura, i ghiacciai polari si stanno sciogliendo e l'acqua che ne scaturisce crea una maggiore pressione sulla crosta terrestre, che si espone a movimenti tellurici.
Nel 1971, Marvin Gaye cantò una canzone dedicata al pianeta nel suo famoso album "What's going on?". Ed è questa che sentiremo stasera, partendo prima dalla traduzione.
"Oh, povero, povero me / Oh, le cose non son più come una volta / No, no. / Dove sono andati a finire quei cieli blu? / Veleno è il vento che soffia / Da nord, da est, da sud e dal mare. / Oh povero povero me / Oh, le cose non son più come una volta / No, no. / Il petrolio ha devastato gli oceani / e sui nostri mari / i pesci  sono pieni di mercurio. / Radiazioni nel suolo e nel cielo / Gli animali e gli uccelli / lì vicino stanno morendo. / Che dire di questa terra sovrappopolata? / Quanti altri abusi da parte dell’uomo potrai sopportare / Mio dolce Signore / Mio dolce Signore / Mio dolce Signore."
Fa effetto, eh? Si parlava di questo già 40 anni fa!
Non c'è un video ufficiale, ma credo che nella nostra mente abbiamo già abbastanza immagini di questo.


Bella! Ed ho amato molto il sax di Wild Bill Moore!
Umore del giorno: molto scoraggiato in vista dell'esame di lunedì
Restate in linea!

giovedì 3 novembre 2011

Non respingere i sogni perché sono sogni


Stasera non ho assolutamente voglia di parlare di cose impegnative, dato che fino a poco fa stavo ancora ripetendo. E pensando a un argomento leggero, mi sono detto "cosa c'è più leggero di un sogno?". E mi è saltata, allora, alla mente una poesia di Pedro Salinas, un poeta spagnolo che inizia la sua attività dal 1929 e continua dopo il suo esilio volontario dalla Spagna, finita sotto la dittatura di Franco, e dopo la seconda guerra mondiale.
La poesia non ha un titolo, ma non credo sia importante. Leggete che testo!
"Non respingere i sogni perché sono sogni.
Tutti i sogni possono
essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l'acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
"Io sono il sole, i cieli, l'amore".
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l'anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra."
L'astrattezza di un sogno che si fa realtà se lo vogliamo... Basta crederci! Non voglio essere superficiale, ma credo che queste parole di Salinas abbiano già detto molto oggi!
Umore del giorno: non lo so... Sento solo che la mia testa sta per esplodere
Restate in linea!

sabato 29 ottobre 2011

Levon

Stasera mi sento abbastanza triste, ma sinceramente non ho voglia di ripercorrere la storia. Anche perchè le canzoni di Elton John stanno avendo il loro magnifico effetto benefico sul mio umore e non voglio perdere questo effetto benefico!
E giacchè sto sentendo Elton John, mio salvatore in queste occasioni, la canzone che sentiremo stasera è una del suo repertorio e una delle mie preferite. E, in effetti, anche lui la propone a ogni suo concerto. Parlo di Levon, canzone che parla di un ragazzo che, stanco della sua vita, vorrebbe lasciare la città, ma non riesce.
"Levon porta la sua ferita di guerra come una corona / Chiama suo figlio Gesù / Perché gli piace il nome / E lo manda alla scuola più rinomata della città. / A Levon, a Levon piacciono i suoi soldi  / Ne fa molti dicono / Passa i suoi giorni contandoli  / Dentro una stazione di servizio presso l’autostrada. / Nacque povero come pegno al giorno di Natale / Quando il New York Times diceva che Dio era morto / E la guerra iniziò / Alvin Tostig ebbe un figlio quel giorno. / E deve trattarsi di Levon / E deve essere una persona per bene / Deve trattarsi di Levon / Secondo la tradizione del progetto di famiglia / E deve trattarsi di Levon / E deve essere una persona per bene / Deve trattarsi di Levon. / Levon vende palloncini in città / Lavoro da cui la famiglia trae profitto / Gesù gonfia palloncini tutto il giorno / Siede in veranda e li osserva volare. / E Gesù, vuole andare su Venere / Lasciandosi Levon alle spalle / Prende un palloncino e va a salpare / Mentre Levon, Levon moriva lentamente. /   E deve trattarsi di Levon / E deve essere una persona per bene / Deve trattarsi di Levon."
Le parole potrebbero non dirvi niente, ma la musica vi piacerà. Non è triste, come potete immaginarla, ma un rock allegro e senza il solo pianoforte.


L'avete sentita? Non potevate darmi torto, vero?  :) 
Umore del giorno: triste, in "via di guarigione"
Restate in linea!

giovedì 27 ottobre 2011

Dinosauria, noi

Non è un momento semplice per la Grecia, per l'Italia (e gli italiani) nè in generale per l'Europa che sta cercando di salvarsi. E in questi giorni è usuale sentire accuse alle banche ingorde o alla classe politica elevatasi a "casta" o al sistema capitalista troppo interessato al profitto. Ma alla fine non sentiamo altro che parole, mentre chi ha seri problemi per poter sopravvivere (dire degnamente per alcuni sarebbe un lusso) è lì con la pancia vuota è gli occhi iniettati di sangue per la rabbia.
Da un po' di tempo mi sto avvicinando a un poeta e scrittore contemporaneo, Charles Bukowski, in cui ho trovato molti spunti riflessivi, e nel cui pensiero mi sono spesso ritrovato. E tra le varie poesie che ho letto, c'è ne una che mi ha subito colpito perchè è estremamente attuale e, perchè no, come "Morte all'orechio di van Gogh" di Ginsberg, potrebbe avere qualcosa di profetico! Prima di andare avanti, vorrei precisare che, nonostante Bukowski fosse stato contemporaneo a Ginsberg e Kerouac e ai Beats, non si è mai identificato in uno di essi, preferendo rimanere sempre in disparte. Addirittura, in uno scritto rimasto censurato per molto tempo (spesso al nome di Bukowski viene associata la parola "volgarità"), "Svastica" egli definisce così i beat: "Se ne stanno al parco col talismano del Che a fare ooooooommmm ooooooommm guidati da Burroughs, Genet e Ginsberg. Questi scrittori sono diventati dei mollaccioni, dei becchi, dei fighetti... Lo scrittore di starda si fa spompinare l'anima dagli idioti, uno scrittore che ha bisogno di andare in strada è uno scrittore che non conosce la strada, per parte mia ho visto tanti di quei bar, fabbriche, bordelli, ...".
Bene, senza indugio, leggiamo "Dinosauria, we".

"Nati così
in mezzo a tutto questo
tra facce di gesso che ghignano
e la signora morte che se la ride
mentre gli ascensori si rompono
mentre gli orizzonti politici si dissolvono
mentre il ragazzo della spesa del supermercato ha una laurea
mentre i pesci sporchi di petrolio sputano la loro preda oleosa
e il sole è mascherato
siamo nati così
in mezzo a tutto questo
tra queste guerre attentamente matte
tra la vista di finestre di fabbrica rotte di vuoto
in mezzo a bar dove le persone non  si parlano più
nelle risse che finiscono tra sparatorie e coltellate

siamo nati così
in mezzo a tutto questo
tra ospedali così costosi che conviene lasciarsi morire
tra avvocati talmente esosi che è meglio dichiararsi colpevoli
in un Paese dove le galere sono piene e i manicomi chiusi
in un posto dove le masse trasformano i cretini in eroi di successo
nati in mezzo a tutto questo

ci muoviamo e viviamo in tutto ciò
a causa di tutto questo moriamo
castrati
corrotti
diseredati
per tutto questo
ingannati da questo
usati da questo
pisciati addosso da questo
resi pazzi e malati da questo
resi violenti
resi inumani
da questo

il cuore è annerito
le dita cercano la gola
la pistola
il coltello
la bomba
le dita vanno in cerca di un dio insensibile
le dita cercano la bottiglia
le pillole
qualcosa da sniffare

siamo nati in questo essere letale triste
siamo nati in un governo in debito di 60 anni
che presto non potrà nemmeno pagare gli interessi su quel debito
e le banche bruceranno
il denaro sarà inutile
ammazzarsi per strada in pieno giorno non sarà più un crimine
resteranno solo pistole e folle di sbandati
la terra sarà inutile
il cibo diventerà un rendimento decrescente
l'energia nucleare finirà in mano alle masse
il pianeta sarà scosso da un'esplosione dopo l'altra
uomini robot radioattivi si inseguiranno l'un l'altro

il ricco e lo scelto staranno a guardare da piattaforme spaziali
l'inferno di Dante sarà fatto per somigliare a un parco giochi per bambini
il sole sarà invisibile e sarà la notte eterna
gli alberi moriranno
e tutta la vegetazione morirà
uomini radioattivi si nutriranno della carne di uomini radioattivi
il mare sarà avvelenato
laghi e fiumi spariranno
la pioggia sarà il nuovo oro
la puzza delle carcasse di uomini e animali si propagherà nel vento oscuro
gli ultimi pochi superstiti saranno oppressi da malattie nuove ed orrende
e le piattaforme spaziali saranno distrutte dalla collisione
il progressivo esaurimento di provviste
l'effetto naturale della decadenza generale
e il più bel silenzio mai ascoltato
nascerà da tutto questo
il sole nascosto
attenderà il capitolo successivo."
Finchè non parla dell'energia nucleare in mano alle masse per l'autodistruzione, la poesia è riuscita a spiegare la realtà attuale in un modo abbastanza semplice e dettagliato che probabilmente vi sarete chiesti se non l'abbia scritta in questi giorni. No, Charles è morto nel 1994! Ma credo che anche anche senza andare troppo lontano, presto faremo la guerra per la sopravvivenza e per l'ultima boccata di ossigeno... Dovremo forse iniziare da ora a preparaci l'elmetto e il rifugio anti-atomico? Di certo, per ora possiamo già sentire il rumore dei denti digrignati e delle pentole vuote che vengono agitate e percosse!
Umore del giorno: con un leggero mal di testa, ma anche quello passerà!
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sabato 22 ottobre 2011

Questo mio vecchio cuore (è debole per te)

La canzone di stasera ci riporta al 1966 a un gruppo composto da 5 fratelli e un cognato. Loro sono gli Isley Brothers e dal 1957 non hanno ancora smesso di "sfornare" singoli. Data la mia stanchezza, non mi dilungo molto neanche sulla traduzione, dato che si tratta di una canzone d'amore.


Purtroppo non sono di tante parole stasera, ma credo che la canzone sia abbastanza frizzante da compensarmi!
Umore del giorno: solo stanco!
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venerdì 21 ottobre 2011

Distrazione (freestyle per Occupy Wall Street)

Sabato scorso ci fu la marcia degli "indignados" di tutto il mondo. Ciò che è accaduto a Roma si sa, ma quali siano state le motivazioni delle proteste nel mondo non sono mai state approfondite. O almeno, non mi è sembrato di sentire ai tg qualcosa di preciso su cosa sia "Occupy Wall Street".
Questo movimento è nato da una provocazione di una giornale canadese, Adbusters, che proponeva la pacifica occupazione di Wall Street affinchè i cittadini statunitensi si opponessero all'eccessiva influenza che le lobby esercitavano sul Congresso. A questa protesta, presto attuata, aderirono moltissime persone, ol famoso slogan "Noi siamo il 99%", per distinguersi da quell'un percento di persone che detengono la maggior parte della ricchezza USA.
Durante le proteste, comunque, anche molte celebrità si sono schierate dalla parte di questi dimostranti e, a mio parere, è una cosa ridicola, dato che loro sono persone che, in poco tempo, con talento e fortuna hanno ottenuto tantissimi soldi rispetto a quelli che un'operaio medio potrebbe conseguire in tutta una vita. Un artista poco conosciuto, Talib Kweli, schierandosi con gli occupanti di Wall Street si è schierato con loro con un freestyle davvero bello e che spiega tutto. Per inciso, un freestyle è un insieme di versi che solitamente escono spontaneamente a tempo di una base data. Ecco "Distraction".
"Oggigiorno ci mettiamo gli occhiali per moda / E rompiamo le palle in minima parte / Ricoperti di Max Factor, casinisti privi di giudizio / Sicuro come il fatto che Hi-Tek somiglia a Richard di Last Dragon / La vostra attenzione su rapper fasulli vi ha intrappolati in una situazione di distrazione / Distrazione. Chi sta fottendo chi? A chi importa? Questa è distrazione / Vorresti essere tu, vero? – perché lo stai chiedendo? / Cerca di infrangere la legge dell’attrazione / Ottieni un po’ della mia attenzione come la frazione di una razione / O un miserabile piccolo boccone / Ti succhiano il sangue e tu credi negli immortali / Noi notturni, come una malattia del sonno / Vedete l’acqua allontanarsi dalla riva / Questa non è una comune tempesta / Combattiamo per un certo tipo di cause umanitarie / Ma dobbiamo ancora farci vedere in Darfur / La Primavera Araba, è così che è chiamata / Ma stanno pensando all’orgoglio prima della caduta / Dicono che non ha niente a che fare con le spoglie di guerra / Ma voltatevi e ditemi quanto ancora costerà il petrolio / Abbiamo rubato la terra dai Nativi Americani e abbiamo chiamato i nostri missili Tomahawks / Li abbiamo resi una mascotte, vestiti così per sport / Come assalto finale a questa bellissima cultura / Rovistiamo tra le macerie, festeggiando sui morti come degli avvoltoi / Che fanno uno spuntino; per quanto riuscirete a stare al passo con il mio rap? / A stento riuscite a stare dietro alle Kardashian / Siete intrappolati in una situazione di distrazione / È la prova vivente che cercate di rendere la verità elastica come Mr. Fantastic / Ricicliamo questi rapper / Sinceramente, questi ragazzi sono di plastica / Entrano dalla porta d’ingresso come dei tornado / Non sto parlando delle email / Che mandate sempre alle masse / Che in qualche modo finisco nel mio cestino / Il gioco è la distrazione / Non me ne frega un cazzo se il presidente indossa una spilletta con la bandiera / Questi versi sono profondi come i buchi in cui sono intrappolati i minatori Cileni / O le crepe nella terra sotto l’Asia Minore che causano disastri / Ferite profonde ben al di sopra delle vostre infrazioni / Parlano alle persone come fossero bambini perché è così che si comportano / Gli stringono le mani come si fa con i bambini nel traffico / I capitani di industria e i leader dello status quo / Hanno una paura ben radicata del cambiamento / Per loro è strano – vogliono tornare / Agli anni ’50, chiedono un ritorno di quell’epoca / Ma quei giorni erano molto più neri, in mancanza di un termine migliore / Ci siamo adattati a questa cultura, ma questa cultura che abbiamo dovuto imparare / Ci è venuta naturale come una permanente su di un pachiderma / Questi fascisti hanno avuto il loro turno / Gli abbiamo fatto passere le armi tedesche, quelle Luger / I prossimi tiratori in attesa di Superman, non otterranno altro se non Lex Luthor / L’incubo americano, vivido come Fred Kruger / I nostri eroi per noi sono morti / Lo spirito che si svuota dentro di noi / Ci conquista con lo spirito, ma il flusso è così folle / Quello che senti è precisione / Le persone sono troppo assetate, vedono solo miraggi / Ma questa passione, con il Photoshop e i collage di immagini su YouTube / Fuoriesce come un Colosso / Mettendo in mostra il falso profeta / Mi è stato insegnato come creare consapevolezza, quindi non sono mai fuori argomento / Una bugia è come una pozione / Prima ti fa aprire un po’ / Poi devi ingoiare l’intera boccetta per avere la completa verità / Fanculo gli inseguitori, saltiamo la religione e la politica / E puntiamo dritto alla compassione / Tutto il resto è solo una distrazione."
Non è un testo semplicissimo, quindi proviamo ad analizzarlo. Partendo dal presupposto che questo sia un manifesto dell'attuale situazione, innanzitutto statunitense, un attacco al consumismo dilagante, alla compressione dei diritti dei lavoratori e ai sacrifici che tutti stiamo facendo per salvare banche che irresponsabilmente hanno voluto arricchirsi sui poveri (in fondo tutto è nato da lì: le banche concedevano mutui anche a persone che avevano una solvibilità dubbia, ma poi si sono trovate a terra quando queste non hanno più potuto pagare).
Inizialmente, Talib attacca quell'1% di prima, che mostra "occhiali per moda" e "ricoperti di Max Factor" e svia col gossip le cose davvero importanti. Chiede poi attenzione infrangendo la "legge dell'attrazione", che praticamente è una teoria basata sul pensiero positivo e nata dal libro di auto-aiuto "The secret" (Il segreto).
Egli fa notare come il governo stia loro succhiando i loro soldi e i loro risparmi e intanto la classe politica si allontana dai bisogni delle popolazione come "l'acqua allontanarsi dalla riva". E non risparmia un attacco alla politica estera degli USA, perchè combattono "cause umanitarie", ma lasciano a sè stessa la situazione nel Darfur, aiutano i Paesi coinvolti nella "Primavera araba" (cui hanno anche equiparato il movimento di Occupy Wall Street), ma il loro pensiero è solo al petrolio. Infine, attacca la storia degli Stati Uniti, che ha dovuto ammazzare molti nativi indiani.
Poi inizia il tema della distrazione, rappresentata dal reality delle sorelle Kardashian, dalla verità che viene plasmata in base all'utilità come Mr Fantastic dei Fantastici 4, dai rappers che parlano di soldi / prostitute / successo / droga / auto-celebrazione e da una episodio in cui si criticò Obama per non aver voluto mettere una spilletta con la bandiera americana a un discorso. Ma queste son appunto distrazioni, tanto più se comparate al disatro dei minatori cileni o al terremoto in Giappone. La realtà è che gli industriali e i ricchi hanno paura del cambiamento e dagli anni '50 in poi essi hanno imposto il capitalismo e il consumismo e la cultura di massa e tutti hanno dovuto assimilare quella cultura. Ora Talib afferma che i tempi sono cambiati e sebbene anche il sistema scolastico americano abbia fallito (Superman si riferisce al documentario "Waiting for Sueprman", Aspettando Superman), la nuova informazione viene dal web e non è più imposta da multinazionali. Ed è da questo che il movimento Occupy Wall Street parte, eliminandosi dalle incrostazioni di religione e politica e puntando al vero risanamento della società!
Proprio a questo riguardo, infine, leggevo su Wikipedia che questo movimento non vuole darsi una connotazione politica, almeno non nel senso che gli diamo noi. Essi si raggruppano sperando di riportare una democrazia più diretta, dove si prendono decisioni insieme e senza eletti. E il sito occupwallst.org  ha anche lanciato un sondaggio chiedendo quali sono le materie su cui deve soprattutto concentrarsi il movimento, ma senza proporre / imporre una lista!
Che negli USA siano più organizzati di qui? Di certo non credo siano più affamati o arrabbiati del 99% di tutti gli altri Paesi, ma credo che siano più civili di quanto abbiano fatto a Roma, almeno per quanto riguarda la distruzione di case e auto di persone comuni e della statua della Madonna.
Umore del giorno: un po' stanco, ma carico per uscire stasera!
Restate in linea!

sabato 15 ottobre 2011

Street life

Anche questo sabato rimaniamo nell'ambito di una canzone che è stata ripresa in una pubblicità portandola alla memoria dei meno giovani e a conoscenza degli altri. Il salto per questo sabato è fino al 1979, quando la band jazz e soul dei Crusaders si affidò alla voce di una giovane ed esordiente cantante, Randy Crawford, per uno dei più grandi successi del gruppo: "Street life". La canzone rimase al primo posto nella jazz chart americana per ben 20 settimane!
Il testo non è eccezionale, ma dato che la traduzione non l'ho trovata, non mi dispiace dedicarle 10 minuti. Naturalmente eventuali correzioni sono ben accette!
"Continuo a girovagare nè persa nè ritrovata / sento il suono solitario della musica nella notte / le notti sono sempre luminose / ecco cosa tutto ciò che mi è stato lasciato, yeah. / Vivo la vita di strada  / perchè non c'è altro posto in cui io possa andare / vita di strada, è l'unica che conosca / vita di strada. /  E ci sono migliaia di carte da giocare / finchè non giochi con la tua vita / ti vesti e cammina e parli / tu sei chi pensi di essere / Vita di strada, puoi scappare dal tempo / vita di strada, per un nichelino o per dieci centesimi / vita di strada, ma faresti meglio a non invecchiare / o finirai per sentire freddo. / C'è sempre amore in vendita / una favola per bambini cresciuti / con principi affascinanti sempre sorridenti / dietro un cucchiaio d'argento /  e se ti mantieni giovani / le tue canzoni saranno sempre cantate / il tuo amore ti ripagherà  sotto la luna argentea / vita di strada, oh, vita di strada."
Ok, se riuscite a masticare l'inglese meglio di me, forse converrebbe aiutarmi a sistemare meglio qualcosina, perchè non sono pienamente convinto di ciò che ho scritto.
Questa canzone, dato anche l'anno, non ha un video ufficiale, ma ecco comunque il file audio!


Sono canzoni intramontabili, e sentendo la bella voce di Randy non ci si può neanche meravigliare! Ma non bisogna neanche sottovalutare il lavoro dei Crusaders!
Umore del giorno: ho solo voglia di passare una bella serata, senza pensare al libro che mi perseguita
Restate in linea!


venerdì 14 ottobre 2011

Il paradosso del nostro tempo

In questi giorni si parla di "indignados" e di persone stanche della politica e che preferiscono pensare al futuro proprio piuttosto che delle banche o dell'economia. Io non voglio fare nessuna morale, però ho trovato un interessante testo scritto da un reverendo nel 1997. Il contesto in cui si pone ciò che leggeremo è un po' diverso da quello in cui ve lo propongo io, ma il significato intrinseco è universale. Tale pastore, il reverendo Bob Moorehead, rispose alla propria congregazione con questo testo alle affermazioni di 17 persone che dichiararono di essere state abusate da lui.
Ciò che, però, è interessante è il contenuto di questo "Paradosso del nostro tempo".

"Il paradosso del nostro tempo nella storia è che / abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, / autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti. / Spendiamo di più, ma abbiamo meno, / comperiamo di più, ma godiamo meno. / Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, / più comodità, ma meno tempo. Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, / più conoscenza, ma meno giudizio, / più esperti, e ancor più problemi, / più medicine, ma meno benessere. / Beviamo troppo, fumiamo troppo, / spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, / guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, / facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, / vediamo troppa TV, e preghiamo di rado. / Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, / ma ridotto i nostri valori. / Parliamo troppo, amiamo troppo poco / e odiamo troppo spesso. / Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, / ma non come vivere. / Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni. / Siamo andati e tornati dalla Luna, / ma non riusciamo ad attraversare la strada / per incontrare un nuovo vicino di casa. / Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno. / Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori. Abbiamo pulito / l'aria, ma inquinato l'anima. / Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi. / Scriviamo di più, ma impariamo meno. / Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno. / Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare. / Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre / più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. / Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, / grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni. / Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, / case più belle ma famiglie distrutte. / Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e / getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei / corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, /dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti. / E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina / e niente in magazzino. / Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa / lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste / considerazioni con altri, o di cancellarle. / Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perchè / non saranno con te per sempre. / Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno / che ti guarda dal basso in soggezione, / perchè quella piccola persona presto crescerà / e lascerà il tuo fianco. / Ricordati di dare un caloroso abbraccio / alla persona che ti sta a fianco, / perchè è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore / e non costa nulla. / Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo. / Un bacio e un abbraccio possono curare ferite / che vengono dal profondo dell'anima. / Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, / perchè un giorno quella persona non sarà più lì. / Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione, e / dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente. / E RICORDA SEMPRE: / la vita non si misura da quanti respiri facciamo, /ma dai momenti che ci tolgono il respiro."
Questo non è affatto un testo religioso, ma un testo che vuole puntare a riscoprire i valori veri (sul significato di veri ho alcuni dubbi, effettivamente) di una persona. Oggi ci affanniamo troppo dietro il puro materialismo, il consumismo e gli egoismi personali, dimenticandoci che, come disse John Donne, "nessun uomo è un'isola". Abbiamo bisogno di affetti, di amicizia, di amore e di poter contare su qualcuno! Possiamo avere il più aggiornato computer, sms e chiamate infiniti, ma saremo sempre soli finchè non ritorniamo alla prevalenza del contatto umano.
La solitudine è sempre esistita, ma oggi è sentita maggiormente perchè la vuotezza è interiore e crediamo, sbagliando, di poterla colmare con un po' di tv o costruendo la più bella casa o diventando belli esteriormente, quanto potremmo andare da un amico e chiedere se ha bisogno di noi o "incontrare un nuovo vicino di casa" o riflettere su noi stessi e amarci e farci amare per come siamo e non per come ci dicono di dover essere per compiacere il Nulla.
Abbandoniamo la vetrina, vediamo che c'è nel nostro magazzino!
Umore del giorno: determinato a studiare e prepararmi per l'ultimo esame
Restate in linea!

sabato 8 ottobre 2011

Tom's diner

L'anno scorso, sentendo una canzone di un cantante e produttore sconosciuto qui in Italia, Kevin Cossom, sentii un motivetto di sottofondo davvero molto simpatico. Cercando e "scavando" nel web, scoprii che quella base era di una canzone incisa inizialmente nel 1981 da Paz Vega e che riscosse un certo successo. Dopo qualche tempo, la stessa canzone la sentii in una pubblicità di una società che concede finanziamenti.
Ma, senza indugi, parliamo di questa "Tom's diner". La canzone nasce per lo spot del "Tom's reastaurant", una tavola calda a Broadway, a New York. Interessante è anche la traduzione.
"Sono seduta di mattina / alla tavola calda all’angolo / Sto aspettando al bancone / che l’uomo mi versi il latte / E mi riempie solo metà bicchiere / E prima ch’io possa ribattere / guarda fuori dalla finestra / qualcuno che sta entrando / ‘È sempre bello vederti’ / dice l’uomo dietro al bancone / alla donna che è appena entrata / Lei scuote il suo ombrello / E mi giro dall’altra parte / mentre loro si salutano baciandosi / Fingo di non vederli, / e invece verso il latte. / Apro il giornale, / c’è la storia di un attore / che è morto mentre stava bevendo. / Era uno che non avevo mai sentito. / Così vado all’oroscopo / e poi cerco le barzellette, / quando mi sento osservata / così alzo la testa. / C’è una donna che da fuori  / sta guardando dentro / Mi vede? / No, non mi vede davvero, / perché sta guardando il suo riflesso. / E cerco di non notare / che si sta lisciando la gonna. / E mentre si aggiusta i collant, / i suoi capelli si stanno bagnando. / Oh, questa pioggia continuerà / tutto il giorno. / Mentre sento le campane della cattedrale, / ripenso alla tua voce... / e al picnic a mezzanotte / tanto tempo fa / prima che iniziasse la pioggia… / Finisco il mio caffè, / è ora di prendere il treno."
Ok, è vero non è nulla di eccezionale, ma mi è piaciuta questa descrizione di ciò che la protagonista vede e sente mentre è seduta a una tavola calda.


Purtroppo il video ufficiale non c'è, ma che ve ne è parso della canzone? E' carina!
Umore del giorno: un po' assonnato, ma si sopravvive a questo!
Restate in linea!

giovedì 6 ottobre 2011

Siate affamati. Siate folli.



Stamattina, alzandoci avremo di certo appreso la notizia della morte di Steve jobs, fondatore di Apple, Next e  Pixar. Sinceramente, non sono mai stato un grandissimo fan della Apple, essendo abbastanza affezionato alla cara Microsoft, però bisogna riconoscere che Steve Jobs ha fatto molto per la Apple, soprattutto negli ultimi anni, quando è stata rilanciata dalla creazione e vendita di iPod, iPhone e iPad.
Ma c'è un'altra cosa che rende grande quest'uomo e che, spero, lo farà ricordare ai giovani di oggi e futuri: un discorso che tenne ai laureati di Stanford nel 2005. Ho trovato la trascrizione su internet, ma è anche possibile sentire l'audio su Youtube.
“Sono onorato di essere qui con voi oggi, nel giorno della vostra laurea presso una delle migliori università del mondo. Io non mi sono mai laureato. A dir la verità, questa è l’occasione in cui mi sono di più avvicinato ad un conferimento di titolo accademico. Oggi voglio raccontarvi tre episodi della mia vita. Tutto qui, nulla di speciale. Solo tre storie.
La prima storia parla di “unire i puntini”.
Ho abbandonato gli studi al Reed College dopo sei mesi, ma vi sono rimasto come imbucato per altri diciotto mesi, prima di lasciarlo definitivamente. Allora perchè ho smesso?
Tutto è cominciato prima che io nascessi. La mia madre biologica era laureanda ma ragazza-madre, decise perciò di darmi in adozione. Desiderava ardentemente che io fossi adottato da laureati, così tutto fu approntato affinché ciò avvenisse alla mia nascita da parte di un avvocato e di sua moglie. All’ultimo minuto, appena nato, questi ultimi decisero che avrebbero preferito una femminuccia. Così quelli che poi sarebbero diventati i miei “veri” genitori, che allora si trovavano in una lista d’attesa per l’adozione, furono chiamati nel bel mezzo della notte e venne chiesto loro: “Abbiamo un bimbo, un maschietto, ‘non previsto’; volete adottarlo?”. Risposero: “Certamente”. La mia madre biologica venne a sapere successivamente che mia mamma non aveva mai ottenuto la laurea e che mio padre non si era mai diplomato: per questo si rifiutò di firmare i documenti definitivi per l’adozione. Tornò sulla sua decisione solo qualche mese dopo, quando i miei genitori adottivi le promisero che un giorno sarei andato all’università.
Infine, diciassette anni dopo ci andai. Ingenuamente scelsi un’università che era costosa quanto Stanford, così tutti i risparmi dei miei genitori furono spesi per la mia istruzione accademica. Dopo sei mesi, non riuscivo a comprenderne il valore: non avevo idea di cosa avrei fatto nella mia vita e non avevo idea di come l’università mi avrebbe aiutato a scoprirlo. Inoltre, come ho detto, stavo spendendo i soldi che i miei genitori avevano risparmiato per tutta la vita, così decisi di abbandonare, avendo fiducia che tutto sarebbe andato bene lo stesso. Era molto difficile all’epoca, ma guardandomi indietro credo sia stata una delle migliori decisioni che abbia mai preso. Nell’istante in cui abbandonai potei smettere di assistere alle lezioni obbligatorie e cominciai a seguire quelle che mi sembravano interessanti.
Non era tutto così romantico al tempo. Non avevo una stanza nel dormitorio, perciò dormivo sul pavimento delle camere dei miei amici; portavo indietro i vuoti delle bottiglie di coca-cola per raccogliere quei cinque cent di deposito che mi avrebbero permesso di comprarmi da mangiare; ogni domenica camminavo per sette miglia attraverso la città per avere l’unico pasto decente nella settimana presso il tempio Hare Krishna. Ma mi piaceva. Gran parte delle cose che trovai sulla mia strada per caso o grazie all’intuizione in quel periodo si sono rivelate inestimabili più avanti. Lasciate che vi faccia un esempio.
Il Reed College a quel tempo offriva probabilmente i migliori corsi di calligrafia del paese. Nel campus ogni poster, ogni etichetta su ogni cassetto, erano scritti in splendida calligrafia. Siccome avevo abbandonato i miei studi ‘ufficiali’e pertanto non dovevo seguire le classi da piano studi, decisi di seguire un corso di calligrafia per imparare come riprodurre quanto di bello visto là attorno. Ho imparato dei caratteri serif e sans serif, a come variare la spaziatura tra differenti combinazioni di lettere, e che cosa rende la migliore tipografia così grande. Era bellissimo, antico e così artisticamente delicato che la scienza non avrebbe potuto ‘catturarlo’, e trovavo ciò affascinante.
Nulla di tutto questo sembrava avere speranza di applicazione pratica nella mia vita, ma dieci anni dopo, quando stavamo progettando il primo computer Machintosh, mi tornò utile. Progettammo così il Mac: era il primo computer dalla bella tipografia. Se non avessi mai lasciato l’università e non avessi poi partecipato a quel singolo corso, il Mac non avrebbe avuto multipli caratteri e font spaziati in maniera proporzionale. E se Windows non avesse copiato il Mac, nessun personal computer ora le avrebbe. Se non avessi abbandonato, se non fossi incappato in quel corso di calligrafia, i computer oggi non avrebbero quella splendida tipografia che ora possiedono. Certamente non era possibile all’epoca ‘unire i puntini’e avere un quadro di cosa sarebbe successo, ma tutto diventò molto chiaro guardandosi alle spalle dieci anni dopo.
Vi ripeto, non potete sperare di unire i puntini guardando avanti, potete farlo solo guardandovi alle spalle: dovete quindi avere fiducia che, nel futuro, i puntini che ora vi paiono senza senso possano in qualche modo unirsi nel futuro. Dovete credere in qualcosa: il vostro intuito, il vostro karma, la vostra vita, il vostro destino, chiamatelo come volete... questo approccio non mi ha mai lasciato a terra, e ha fatto la differenza nella mia vita.
La mia seconda storia parla di amore e di perdita.
Fui molto fortunato - ho trovato cosa mi piacesse fare nella vita piuttosto in fretta. Io e Woz fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo appena vent’anni. Abbiamo lavorato duro, e in dieci anni Apple è cresciuta da noi due soli in un garage sino ad una compagnia da due miliardi di dollari con oltre quattromila dipendenti. Avevamo appena rilasciato la nostra migliore creazione - il Macintosh - un anno prima, e avevo appena compiuto trent’anni... quando venni licenziato. Come può una persona essere licenziata da una Società che ha fondato? Beh, quando Apple si sviluppò assumemmo una persona - che pensavamo fosse di grande talento - per dirigere la compagnia con me, e per il primo anno le cose andarono bene. In seguito però le nostre visioni sul futuro cominciarono a divergere finché non ci scontrammo. Quando successe, il nostro Consiglio di Amministrazione si schierò con lui. Così a trent’anni ero a spasso. E in maniera plateale. Ciò che aveva focalizzato la mia intera vita adulta non c’era più, e tutto questo fu devastante.
Non avevo la benché minima idea di cosa avrei fatto, per qualche mese. Sentivo di aver tradito la precedente generazione di imprenditori, che avevo lasciato cadere il testimone che mi era stato passato. Mi incontrai con David Packard e Bob Noyce e provai a scusarmi per aver mandato all’aria tutto così malamente: era stato un vero fallimento pubblico, e arrivai addirittura a pensare di andarmene dalla Silicon Valley. Ma qualcosa cominciò a farsi strada dentro me: amavo ancora quello che avevo fatto, e ciò che era successo alla Apple non aveva cambiato questo di un nulla. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Così decisi di ricominciare.
Non potevo accorgermene allora, ma venne fuori che essere licenziato dalla Apple era la cosa migliore che mi sarebbe potuta capitare. La pesantezza del successo fu sostituita dalla soavità di essere di nuovo un debuttante, senza più certezze su niente. Mi rese libero dagli impedimenti consentendomi di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita.
Nei cinque anni successivi fondai una Società chiamata NeXT, un’altra chiamata Pixar, e mi innamorai di una splendida ragazza che sarebbe diventata mia moglie. La Pixar produsse il primo film di animazione interamente creato al computer, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione di maggior successo nel mondo. In una mirabile successione di accadimenti, Apple comprò NeXT, ritornai in Apple e la tecnologia che sviluppammo alla NeXT è nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. E io e Laurene abbiamo una splendida famiglia insieme.
Sono abbastanza sicuro che niente di tutto questo mi sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato dalla Apple. Fu una medicina molto amara, ma presumo che “il paziente” ne avesse bisogno. Ogni tanto la vita vi colpisce sulla testa con un mattone. Non perdete la fiducia, però. Sono convinto che l’unica cosa che mi ha aiutato ad andare avanti sia stato l’amore per ciò che facevo. Dovete trovare le vostre passioni, e questo è vero tanto per il/la vostro/a findanzato/a che per il vostro lavoro. Il vostro lavoro occuperà una parte rilevante delle vostre vite, e l’unico modo per esserne davvero soddisfatti sarà fare un gran bel lavoro. E l’unico modo di fare un gran bel lavoro è amare quello che fate. Se non avete ancora trovato ciò che fa per voi, continuate a cercare, non fermatevi, come capita per le faccende di cuore, saprete di averlo trovato non appena ce l’avrete davanti. E, come le grandi storie d’amore, diventerà sempre meglio col passare degli anni. Quindi continuate a cercare finché non lo trovate. Non accontentatevi.
La mia terza storia parla della morte.
Quando avevo diciassette anni, ho letto una citazione che recitava: “Se vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo, uno di questi c’avrai azzeccato”. Mi fece una gran impressione, e da quel momento, per i successivi trentatrè anni, mi sono guardato allo specchio ogni giorno e mi sono chiesto: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni volta che la risposta era “No” per troppi giorni consecutivi, sapevo di dover cambiare qualcosa.
Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto - tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento - sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.
Un anno fa mi è stato diagnosticato un cancro. Effettuai una scansione alle sette e trenta del mattino, e mostrava chiaramente un tumore nel mio pancreas. Fino ad allora non sapevo nemmeno cosa fosse un pancreas. I dottori mi dissero che con ogni probabilità era un tipo di cancro incurabile, e avevo un’aspettativa di vita non superiore ai tre-sei mesi. Il mio dottore mi consigliò di tornare a casa ‘a sistemare i miei affari’, che è un modo per i medici di dirti di prepararti a morire. Significa che devi cercare di dire ai tuoi figli tutto quello che avresti potuto nei successivi dieci anni in pochi mesi. Significa che devi fare in modo che tutto sia a posto, così da rendere la cosa più semplice per la tua famiglia. Significa che devi pronunciare i tuoi ‘addio’.
Ho vissuto con quella spada di Damocle per tutto il giorno. In seguito quella sera ho fatto una biopsia, dove mi infilarono una sonda nella gola, attraverso il mio stomaco fin dentro l’intestino, inserirono una sonda nel pancreas e prelevarono alcune cellule del tumore. Ero in anestesia totale, ma mia moglie, che era lì, mi disse che quando videro le cellule al microscopio, i dottori cominciarono a gridare perché venne fuori che si trattava una forma molto rara di cancro curabile attraverso la chirurgia. Così mi sono operato e ora sto bene.
Questa è stata la volta in cui mi sono trovato più vicino alla morte, e spero lo sia per molti decenni ancora. Essendoci passato, posso dirvi ora qualcosa con maggiore certezza rispetto a quando la morte per me era solo un puro concetto astrato: Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso non vogliono morire per andarci. E nonostante tutto la morte rappresenta l’unica destinazione che noi tutti condividiamo, nessuno è mai sfuggito ad essa. Questo perché è come dovrebbe essere: la Morte è la migliore invenzione della Vita. E’ l’agente di cambio della Vita: fa piazza pulita del vecchio per aprire la strada al nuovo. Ora come ora ‘il nuovo’ siete voi, ma un giorno non troppo lontano da oggi, gradualmente diventerete ‘il vecchio’e sarete messi da parte. Mi dispiace essere così drammatico, ma è pressappoco la verità.
Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Quando ero giovane, c’era una pubblicazione splendida che si chiamava “The whole Earth catalog”, che è stata una delle bibbie della mia generazione. Fu creata da Steward Brand, non molto distante da qui, a Menlo Park, e costui apportò ad essa il suo senso poetico della vita. Era la fine degli anni Sessanta, prima dei personal computer, ed era fatto tutto con le macchine da scrivere, le forbici e le fotocamere polaroid: era una specie di Google formato volume, trentacinque anni prima che Google venisse fuori. Era idealista, e pieno di concetti chiari e nozioni speciali.
Steward e il suo team pubblicarono diversi numeri di “The whole Earth catalog”, e quando concluse il suo tempo, fecero uscire il numero finale. Era la metà degli anni Settanta e io avevo pressappoco la vostra età. Nell’ultima pagina del numero finale c’era una fotografia di una strada di campagna nel primo mattino, del tipo che potete trovare facendo autostop se siete dei tipi così avventurosi. Sotto, le seguenti parole: “Siate affamati. Siate folli”. Era il loro messaggio d’addio “Siate affamati. Siate folli”, e ho sperato sempre questo per me. Ora, nel giorno della vostra laurea, pronti nel cominciare una nuova avventura, auguro questo a voi: “Siate affamati. Siate folli”. Grazie a tutti.”
Parole eccezionali, di un sognatore che ha perseverato e ha trovato la sua strada. Insomma, per sentirsi realizzati dentro tutto quello che ci serve è credere in noi stessi e credere nei nostri sogni e i risultati si avranno!
Umore del giorno: con una particolare forza dentro
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sabato 1 ottobre 2011

Io sono il ritmo

Oggi è stata una faticosa giornata di lavoro in campagna e ora raccimolo un altro po' di forze per farvi sentire una canzone frizzante e che compensi questo mio post più "distaccato".

La band è inglese e probabilmente abbastanza sconosciuta. Sui chiamano "The Look", mentre la loro canzone più famosa è "I am the beat, che sentiremo stasera.







Frizzante, no? Spero proprio vi dia l'energia che io non riesco più a trovare stasera!

Umore del giorno: stanco (troppo ripetitivo? Mi farò perdonare la prossima volta!)

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martedì 27 settembre 2011

Impressioni di settembre

Venerdì ho dato un altro esame e ora, per una settimana o due, ho deciso di "mettermi in vacanza" e riposarmi. E sapete che vi dico? Non ho neanche tanta voglia di scrivere qualcosa di impegnativo oggi! Non dico che scriverò roba senza senso, ma almeno non mi perderò in ragionamenti complicati.

E sentendo la musica al pc stamattina, mi son ricordato di una canzone carina dei PFM, la Premiata Forneria Marconi. Il primo cd che composero con quel nome (la band esisteva già prima, ma con due nomi diversi) comprendeva "Impressioni di settembre", che è il testo che voglio farvi leggere.

"Quante gocce di rugiada intorno a me, / cerco il sole ma non c'è… / Dorme ancora la campagna, forse no, / è sveglia, mi guarda, non so. / Già l'odore della terra, odor di grano, / sale adagio verso me. / e la vita nel mio petto batte piano, /respira la nebbia, penso a te. / Quanto verde tutto intorno a ancor più in là, / sembra quasi un mare l'erba,  /e leggero il mio pensiero vola e va / ho quasi paura che si perda… / Un cavallo tende il collo verso il prato / resta fermo come me: / faccio un passo, lui mi vede, è già fuggito… / Respiro la nebbia, penso a te. / No, cosa sono adesso non lo so / sono un uomo, un uomo in cerca di se stesso / no, cosa sono adesso non lo so / sono solo, sono solo il suono del mio passo… /Ma intanto il sole tra la nebbia filtra già: / il giorno come sempre sarà."

Nella testo viene descritto un bel paesaggio settembrino, di quelli che si vedono la mattina presto in questo periodo insomma. E la descrizione di questo paesaggio, personalmente, mi mette serenità e mi lascia sognare. Mi ci vedo lì, perdermi col pensiero in quel campo giallo con l'aria pulita e fresca della prima mattina. Quel cavallo libero, poi, curioso e spaventato, che subito fugge mentre io cerco lì chi sono...  Non è affatto un testo insignificante, ma semplice e immediato! Non vorreste perdervi anche voi adesso in quel giallo campo?

Umore del giorno: rilassato e senza pensieri particolari per la testa

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sabato 24 settembre 2011

Radio Free Europe

Mercoledì sera fu una serata spiacevole per me per due motivi: uno potrebbe non interessare ai più, dato che si tratta della sconfitta dell'Inter (non sono ammesse battute di genere!), ma soprattutto arrivò la notizia che i R.E.M. avevano deciso di sciogliersi. E' stato un gruppo che mi è sempre quasi sempre piaciuto per lo stile delle canzoni!

Nati come la maggior parte dei gruppi e uniti dalla passione per il rock, nel 1981 i R.E.M. pubblicarono il loro primo singolo "Radio Free Europe", un singolo che sicuramente pochi conoscono, me compreso fino a pochi giorni fa. Ed è da questo che voglio partire stasera.

Il testo non fu progettato per avere un significato particolare, ma voglio comunque riportare qui la traduzione.

"Fuori di sè se la radio rimane / Ragione: potrebbe ravvivare il grigiore / Mettilo, mettilo mettilo sul tuo muro / Quella non è certo una nazione. / Stazione da delirio, fuori di sè /  Tienimi fuori dalla nazione nel patto mondiale / Il portico ci rende assurdi / Spingilo, spingilo, spingilo fino allo scafo / Non è proprio nulla di importante. / Appena scesi dalla barca, dove andare? / Chiamando in transito, chiamando in transito / Radio Free Europe. / Oltre a sfidare i media troppo in fretta / Invece di far crollare i palazzi, / Ricordatelo, ricordatelo, ricordatelo prima di tutto /Non è di sicuro una fortuna. / Stazione da delirio, fuori di sé. / Chiamando in transito, chiamando in transito / Radio Free Europe / Deciditi, chiamando tutti i media troppo in fretta / Tienimi fuori dal paese nel mondo / Tra di noi la delusione è assurda / Appena scesi dalla barca, dove andare? / Chiamando in transito, chiamando in transito / Radio Free Europe."

Della canzone esistono, poi, due versioni: la prima pubblicata sotto una etichetta indipendente e molto più rock, e la seconda pubblicata sotto la I.R.S. e che fece da trampolino per il primo album. Nonostante esista un video ufficiale di questa seconda versione, io preferisco la prima, la "versione della Hib-tone".







Che ne pensate? E' un peccato che si siano sciolti, vero?

Umore del giorno: allegro, anche se per niente in particolare

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mercoledì 21 settembre 2011

Uomo morto che cammina

Oggi ho finito di vedere la serie televisiva Oz, un telefilm che racconta di ciò che succede in un carcere di massima sicurezza negli Stati Uniti. Al centro di ogni puntata c'è sempre violenza, sangue e vendetta, ma per alcuni detenuti e dirigenti anche la voglia di fare del bene e di redimersi.

Ciò che su tutto più mi ha fatto riflettere è stata la pena di morte. A mio avviso, è una delle peggiori barbarie che uno Stato può permettere. Non sono d'accordo che la violenza debba essere repressa con la violenza e che un omicida debba pagare con la propria vita. Già a metà del 1700, l'illuminista italiano Cesare Beccaria si schierò contro la tortura e la pena di morte col suo famoso libro "Dei delitti e delle pene".

Secondo me, il solo fatto di privare un uomo, criminale ma pur sempre uomo, della maggior parte delle proprie libertà è una pena sufficiente. Inoltre, colui che è in prigione non deve essere abbandonato a sè, ma seguito e portato a fargli capire qual è stato il suo errore e, quindi, ri-educato. Insomma, un uomo può aver fatto del male, ma ciò non significa che in lui c'è solo del male. E se così fosse, sicuramente quella persona avrebbe problemi psichici, che dovrebbero essere curati.

Tra l'altro, molte volte si è sentito (e non solo nei film) di condanne a morte sospese perchè non è stato lui / lei a commettere il fatto. Famoso è il caso di Sacco e Vanzetti, dove il processo fu viziato dai pregiudizi del giudice e della giuria, e due uomini sono morti ingiustamente! Chi ci dà la certezza che il condannato ha davvero commesso il reato? Ma se anche fosse certo, chi siamo noi per giudicare una persona? Non è un fatto religioso! Se dobbiamo uccidere una persona perchè anch'essa ha ucciso / stuprato / tradito / inneggiato alla rivoluzione, siamo sicuri che anche noi siamo completamente puliti? Non serve forse che anche noi controlliamo il nostro passato e ripensare al male che abbiamo fatto agli altri? Ripeto, non è un fatto religioso.

Se sulla Terra dovessimo davvero eliminare o menomare ciascuno che ha sbagliato, credete che ne rimarrebbe uno intero? Sicuro che tu che ora stai dicendo no adesso non hai mai ferito una persona, seppure non fisicamente?

E non si può obiettare che uccidere è più grave di fare del male a una persona perchè la cosiddetta "legge del taglione" non va a sindacare su quello. Tu mi hai pestato il piede, ora io lo pesto a te; tu mi hai violentata\o privandomi della mia serenità sessuale, io  ti castro privandoti della tua libertà sessuale; tu mi hai tradito\a portandomi disonore, io ti lapido; tu hai evaso le tasse, io Grande Stato, Supremo Giustiziere sociale, ti taglierò una gamba; eccetera eccetera...

Sulla pena di morte si sono espresse varie persone, favorevoli e contrarie. Oggi pomeriggio ho discusso con una mia amica che si dichiarava favorevole alla pena di morte per serial killer e psicopatici. Fermo restando la sua libertà d'opinione, voglio farvi leggere una canzone di Bruce Springsteen contro  la pena di morte,  intitolata "Dead man walkin'".

"Sta arrivando un cavallo pallido / e io sto per cavalcarlo. / Partirò al mattino / col mio fato accanto. / Sono un morto che cammina / Sono un morto che cammina. / Nella parrocchia di St. James / sono nato e sono stato battezzato / com'è che sia andata / signore, non ha bisogno di ascoltarlo. / Sono solo un morto che parla, / avevo un lavoro, una ragazza / ma tra i nostri sogni e le azioni ci sta il mondo. / Nel profondo della foresta / mi assalirono il loro sangue, le loro lacrime / tutto quel sentii furono la droga e la pistola / e la paura dentro di me. / Come un morto che parla. / Sotto il cielo d'estate mi si fece buio negli occhi, / sorella, non ti chiedo perdono / i miei peccati son tutto quel che ho. / Ora le nuvole sulla mia prigione / si muovono piano per il cielo / sorge un nuovo giorno /e i miei sogni sono pieni, stanotte."

La frase che più mi piace è "avevo un lavoro, una ragazza ma tra i nostri sogni e le azioni ci sta il mondo". Nessuno nasce criminale, ma talvolta lo si diventa, ma non per questo si dovrebbe pagare con la vita un errore.

Umore del giorno: ho voglia di passare in fretta questi ultimi giorni e riposarmi un po' dopo questa sessione d'esami

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sabato 17 settembre 2011

La storia infinita

Finalmente questa settimana sta finendo! Non sono riuscito neanche a scrivere un po' sul blog. Giovedì e ieri avevo due esami e la preparazione è stata piuttosto complessa. Per non parlare del risultato complessivo che non è stato dei migliori. Ma almeno ho imparato che non devo mai più provare a preparare 3 esami con materie eterogenee che sono a distanza di una settimana tra loro! Venerdì prossimo vedremo come andrà l'ultimo, nonchè penultimo di questi primi tre anni di università.

Per oggi voglio farvi sentire una canzone tranquilla e, purtroppo d'amore. Ribadisco che non ce l'ho con le canzoni d'amore, ma spesso hanno testi troppo scontati e smielati, che non posso sopportare. La canzone di oggi è di Lmahl e la canzone si chiama "The NeverEnding story". Sicuramente la conoscerete se avete visto il film "La storia infinta".







 

Carina, no? Lui ha anche un taglio di capelli alla David Bowie, maestro della musica e icona della moda negli anni '70 - '80.

Umore del giorno: un po' di mal di testa, ma bisogna studiare, sono gli ultimi sforzi!

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sabato 10 settembre 2011

Birthday

Per oggi faccio un po' auto celebrazione (ci vuole anche quella) e, dato che è il mio compleanno mi regalo una canzone dei Beatles di buon compleanno. Insomma, senza troppe pretese!  :)

Dopo l'intervento un po' più pesantuccio dell'ultima volta ci vuole qualcosa di molto leggero, un fresco rock 'n' roll. E direi che fresco è anche un parola troppo forte per me, visto che ho ancora un po' di raffreddore.

Questa è la traduzione di "Birthday", niente di eccezionale.

"Dici che è il tuo compleanno / E' anche il mio compleanno, sì / Dicono che è il tuo compleanno / Buon compleanno a te / Sono felice che sia il tuo compleanno / Buon compleanno a te. / Sì andiamo a una festa festa / Sì andiamo a una festa festa / Sì andiamo a una festa festa. / Vorrei che ballassi (Compleanno) / Buttati (Compleanno) / Vorrei che ballassi (Compleanno). /  Dici che è il tuo compleanno / E' anche il mio compleanno, sì / Dicono che è il tuo compleanno / Vedrai ci divertiremo / Sono felice che sia il tuo compleanno / Buon compleanno a te / Buon compleanno a te"







Non sarà il massimo passarla sui libri, ma non dò tanta importanza a questo giorno. In fondo è uno come tanti altri e l'età avanzerà a prescindere sempre!

Umore del giorno: con tanto sonno

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giovedì 8 settembre 2011

Fine d'estate

Ultimamente mi sto re-interrogando su di me, sulle mie paure e soprattutto su quella paura di cambiamento radicale che non riesco proprio ad abbandonare completamente.

Due settimane fa, un'amica iniziò a farmi domande molto personali e a me andavano bene, non ho nulla in contrario nè nulla di pericoloso (almeno per la legge) da nascondere. Rispondendo, però, provai un forte disagio interiore, che ancora non riesco a spiegare. Mi sentii male, quasi a voler scappare da me... Non so, forse non esistono parole per descrivere come stavo. Ma da quel momento ho ricominciato a farmi domande su di me e a riscoprire il vecchio problema con cui non ho mai avuto il coraggio di fare i conti: il cambiamento!

Molto tempo fa, mi lamentavo di avere una vita troppo abitudinaria, fatta di emozioni piatte e solo qualche piccolo momento di felicità. Col passare dei giorni, mi sono assuefatto e forse anche rassegnato a questa routine e oggi non me ne lamento più. Anzi, sono quasi soddisfatto di questo "traguardo raggiunto". Non potrò raccontare "di quel momento favoloso in cui facemmo / vedemmo / ...", ma sarei anche orgoglioso di non raccontare "di quel momento in cui stavo per morire / uccidermi / essere ucciso / ...".

Ebbene, non me ne rendo conto, ma in realtà mi sono ucciso perchè non ho saputo apprezzare la mia vita, non ho saputo sfruttarla, rinchiuso dietro quella paura di cambiamento. Non necessariamente si debbono vivere vite eccezionali, sempre con l'adrenalina iniettata nel sangue (credo che quella assuefazione sia anche peggiore perchè il gesto finale per massimizzarla sarà morire). Ma vivendo nella mia routine mi precludo piccoli piaceri della vita che sono comuni per tutti, e uno in particolare: l'Amore.

Parlando con un'altra mia amica, questa mi chiedeva se avessi mai pensato a una certa ragazza come possibile "girlfriend" e la mia risposta fu che ho paura. Ho paura di me e ho paura di cosa implicherebbe stravolgere la mia vita per una persona cui voglio bene e ho paura che potrei non essere abbastanza pronto per non ferirla. Naturalmente, come potrei parlare di cose che non conosco?

Infine, domenica scorsa ho sentito aumentare l'affetto per una ragazza, ma mi sono ripromesso di non affrettare i tempi e capire bene se anche lei corrisponde. Mossa azzardata o no, solo il tempo potrà rispondermi. E lunedì pomeriggio, vedendo il cielo coperto da nuvoloni grigi, mi si è accesa come una lampadina ispiratoria e ho iniziato a buttare giù qualche verso.

Stamattina ho rifinito la poesia e stasera volevo condividerla su questo blog. Ciò che è descritto rispecchia in pieno la lotta in me tra cervello e cuore.

"Fine d'estate"

Voglio una tempesta
Che scalfisca la dura terra,
Che scuota il brullo paesaggio,
Che purifichi la greve aria.
 
Dal rosso terreno, un
Denso calore si sprigiona
Ma il saggio villano lo fredda
Per non arrischiar il proprio ventre.
 
Combatte ora il Grande
Giallo con una nuvola grigia,
portata da un fresco vento,
 
ma non cambierà questo
esile equilibrio e nel mio cuore
resterà solo la speranza.
 
Sono ben lungi da essere un poeta o aspirare ad esserlo (sarà che non ho abbastanza fiducia in me, altro mio problema), ma scrivere in versi ciò che sentivo mi ha divertito , ma soprattutto ha permesso di esplorare meglio dentro di me e cercare una risposta a cosa sento e come mi sento.

Umore del giorno: non buono dato il mio raffreddore e mal di testa

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