Partendo dal presupposto che ormai si sappia cos'è la beat generation, oggi voglio parlare del libro-manifesto di questa meravigliosa cultura: "On the road" [Sulla strada], di Jack Kerouac.
Il libro si divide in 5 parti e i personaggi all'interno di esso si rifanno ai veri compagni di Kerouac. Infatti, Sal, il protagonista, è Kerouac stesso, mentre Dean è Neal Cassady, co-protagonista e perno di tutto il libro e Carlo Marx è Allen Ginsberg (il filo conduttore probabilmente sta nel fatto che Marx era russo, mentre Ginsberg aveva origine russe da parte di madre).
Tutto nasce dall'incontro di Sal con Dean. Sal è uno studente di New York che scrive libri, mentre Dean è un ragazzo che, uscito dal riformatorio, va a New York per imparare a scrivere. Effettivamente, nella storia di Dean c'è abbastanza di Neal Cassady, perchè questo davvero era orfano della madre e viveva col padre alcolizzato e davvero stette in riformatorio varie volte per furto d'auto, prima di partire per New York e conoscere Kerouac e Ginsberg.
Ieri parlai di hipster e dissi che questi influenzarono gli scrittori beat. Bene, questi sono chiamati "beatnik" e tutti i personaggi del romanzo lo sono. Dean è il beatnik per eccellenza. Egli è un uomo pieno di energie (e che per molti, anche nel libro, è descritto come pazzo), con tanta voglia di vivere, ama le ragazze, la droga, l'alcool e i ritmi sfrenati del be bop e non riesce a stare fermo in un posto (motivo in più per definirlo il beatnik per eccellenza).
Dall'incontro tra Sal e Dean si hanno vari viaggi lungo gli Stati Uniti, tra San Francisco (Frisco) e New York e, infine, anche in Messico. I viaggi sono raccontati minuziosamente e fanno davvero venire voglia di abbandonare tutto e iniziare l'autostop lungo l'America.
Per me, la bellezza del libro sta proprio in questo: vivere liberi dal conformismo dalle schiavitù quotidiane e godere la vita in pieno, viaggiando e scoprendo il mondo. Il vero problema, tuttavia, sta nella difficoltà di oggi di riuscire a viaggiare con gli autostop. C’è troppa diffidenza e nessuno si fermerebbe più a darti il passaggio. Di conseguenza, bisogna munirsi di tanto denaro per viaggiare, ma saremmo schiavi del lavoro e ritorneremmo al punto di partenza.
Venendo al libro, come al solito ci sono stati periodi particolarmente interessanti che volevo condividere.
Innanzitutto, ecco una prima descrizione che Sal fa di Dean. Da qui capirete che tipo era: “perché per me l'unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali color giallo che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno "Ooohhh!".”
È in questo periodo che è racchiusa l’essenza della generazione beat. Io, noto pessimista, dopo questo libro sono stato ammaliato dalla figura di Dean, una figura trascinante e così piena di vita che mi ha fatto abbandonare il mio “stretto” punto di vista!
Continuando, ci sono altri vari periodi da cui emerge la mentalità dei beatnik. “Non è forse vero che si comincia la vita come un dolce fanciullo che crede in tutto ciò che sta sotto il tetto paterno? Poi viene il giorno dei Laodicei, quando si sa che si è distrutti e miserabili e poveri e ciechi e nudi, e con l'aspetto di uno spettro repellente e oppresso ci si incammina tremando attraverso una vita piena d'incubi.”. Giusto per capire un po’, Laodicea è un’antica città siriana, distrutta dai terremoti.
E ancora: “Adesso considera un po' questi qua davanti. Hanno preoccupazioni, contano i chilometri, pensano a dove devono dormire stanotte, quanti soldi per la benzina, il tempo, come ci arriveranno... e in tutti i casi ci arriveranno lo stesso, capisci. Però hanno bisogno di preoccuparsi e d'ingannare il tempo con necessità fasulle o d'altro genere, le loro anime puramente ansiose e piagnucolose non saranno in pace finché non riusciranno ad agganciarsi a qualche preoccupazione affermata e provata e una volta che l'avranno trovata assumeranno un'espressione facciale che le si adatti e l'accompagni, il che, come vedi, è solo infelicità, e per tutto il tempo questa aleggia intorno a loro ed essi lo sanno e anche questo li preoccupa senza fine. Ascolta! Ascolta!”. Oggi è così! Siamo inseguiti e angosciati dalle preoccupazioni e dalle incombenze che dimentichiamo le cose più importanti. Ma, allo stesso tempo, godiamo nel tenere sempre occupata la nostra mente perché temiamo il silenzio e noi stessi, e temiamo che fermandoci a capire ciò che ci circonda potremo sentirci più nudi di quando non vogliamo credere.
Sullo stesso argomento: “L'unica cosa per la quale languiamo nei nostri giorni di vita, che ci fa sospirare e lamentarci e sottostare a dolci nausee di ogni specie, è il ricordo di una certa felicità perduta che probabilmente è stata sperimentata nell'alvo materno e può riprodursi solamente (quantunque noi si detesti ammetterlo) nella morte. Ma chi è che vuol morire? Nell'incalzare degli avvenimenti continuavo a pensare a questo nel fondo della mia mente.”. Sull’argomento della felicità, però, voglio tornare a parlare un altro giorno con un altro poeta beat.
“L'anonimato nel mondo degli uomini è migliore che la fama in cielo, poiché, cos'è il cielo? Cos'è la terra? Sono tutte cose cerebrali.”
E come si suol dire, “last but not least”, “L'anonimato nel mondo degli uomini è migliore che la fama in cielo, poiché, cos'è il cielo? Cos'è la terra? Sono tutte cose cerebrali.” Ammettiamolo, oggi rincorriamo la fama e la ricchezza, insomma materialismo, ma non è questo che deve importare! Un aspetto di cui non ho parlato, in effetti, è la concezione anti-materialista che avevano i beatnik e una forte spinta religiosa, non solo cristiana, ma anche verso le religioni orientali.
Infine, volevo chiudere con un paragrafo che ha fatto venire “la febbre” anche a me. La scrittura di Kerouac è semplice e scorrevole. In questo pezzo mi sono sentito dentro la scena e mi sentivo come Dean. Leggete e ditemi se vi fa lo stesso effetto. Si parla di George Shearing, un pianista di be bop. “E Shearing cominciò a dondolarsi; sulla faccia estatica gli si apri un sorriso; prese a dondolarsi sullo sgabello del pianoforte, avanti e indietro, dapprima lentamente, poi il ritmo andò su, ed egli si mise a dondolare più svelto, col piede sinistro che si sollevava ad ogni battuta, il collo prese a dondolarsi e a contorcersi, portava la faccia fin sulla tastiera, spingeva indietro i capelli, i capelli ben pettinati gli si scompigliarono, lui cominciò a sudare. La musica aumentò di tono. Il suonatore di contrabbasso si piegò su se stesso, e colpi lo strumento, sempre più presto, pareva sempre più presto, ecco tutto. Shearing cominciò a suonare i suoi accordi; si srotolavano dal piano in grandi e ricche cascate, si pensava che quell'uomo non avesse il tempo dismetterle in riga. Ondeggiavano e ondeggiavano come il mare. La gente gli gridava: «Dai!». Dean sudava; il sudore gli colava giù per il colletto.” Pazzo pazzo… Lo posso rileggere tante volte e sento sempre una tensione dentro me crescere man mano che quel ritmo che descrive Kerouac diventa più trascinante.
Non so se vi ho instillato un minimo di curiosità verso questo libro. Personalmente, vi consiglierei di leggerlo: sotto l’ombrellone (quando il tempo lo ripermetterà) o durante le pause dallo studio o in ufficio… Se poi viene voglia di prendere un camper e partire all’avventura contattatemi perché lo farei con piacere! :)
Umore del giorno: potrò sembravi pazzo, ma sono entusiasta! Pensare a questo libro e a Dean mi riempie di vita… Dean è ormai un modello per me
Restate in linea!
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