lunedì 31 agosto 2009

In un particolare momento



Oggi mi sento particolarmente ispirato a scrivere. Sono piuttosto
felice. La ragione è che è un periodo particolare in cui mi sento quasi rinato.

Fino alla fine delle scuole superiori non mi sentivo a mio
agio sia con gli altri che con me stesso. Era come una fuga dagli altri, coi
quali non sentivo di potermi esprimere in pieno.

Poi, andando all’università ho potuto iniziare a convivere
solo con chi volevo e chi sentivo poteva meritare. E così, se durante la
settimana parlavo con determinate persone di cui mi fido e rispetto, le sere
del week-end potevo divertirmi con 2 persone con cui ho stretto rapporti sempre
più stretti, e condividendo piccoli discorsi con altri 5 che ho pian piano
conosciuto meglio.

Il punto è che l’aver passato quasi un anno con queste altre
cinque persone mi ha portato, nel giro di queste ultime due settimane, a poter
dire che ora mi sento abbastanza in confidenza con ciascuno degli altri, chi
più chi meno comunque.

Certo, non posso ancora dire che con chiunque possa mettermi
a parlare per molto e molto senza fermarmi (anche perché mi sa che non è più una
caratteristica della mia natura), ma questo è, a mio avviso, un mio piccolo
segno di apertura. Ci sono ancora situazioni che, in generale, mi bloccano, ma
spero di poterle superare col tempo.

Un altro particolare evento che ha segnato la giornata di
ieri soprattutto è stato vedere che il mio vecchio migliore amico (quello delle
medie) ha accettato l’amicizia su Facebook. Forse non gli ho mai chiesto scusa,
ma ci salutavamo. E ora ho addirittura l’occasione di poter dire tutto quello
che magari è successo. Un’amica mia ha detto che per fratture del genere l’Attack
può servire a rimettere insieme i pezzi, ma non può coprire interamente  le crepe. E , infatti, non potrò pretendere che
tutto ritorni come era una volta, ma anche parlare senza più imbarazzo potrebbe
essere un traguardo. Ma già questo mi sembra un po’ difficile…

Ho cercato qualche testo di Leonard Cohen, un poeta e
cantante canadese ancora vivente, ma non ho trovato niente di adatto per questo
space o, comunque, niente che mia abbia particolarmente colpito. E siccome non
mi viene alcun testo da pubblicare ora, lo farò più in là.

A presto!

sabato 29 agosto 2009

Feeling good



Stasera facciamo un bel ritorno al
passato, arrivando alla fine degli anni ’60 quando un musical, di cui non
ricordo più niente, spopolò nel mondo, ma soprattutto fece emergere una
canzone che fui successivamente ripresa da vari artisti. La canzone in
questione è “Feelingo good” e la versione “più anziana” ma anche più reale che
ho trovato io è quella cantata da Nina Simone. Una voce grandiosa.

Ma andiamo piano. Ecco la
traduzione.

“Gli uccelli che volano alto / Sai
come mi sento / Un sole in cielo / sai come mi sento / La brezza che
viene dalla riva / sai come mi sento / E' una nuova
alba / E' un nuovo giorno / E' una nuova vita / Per me / E sto bene. / Un pesce
nel mare / Sai come mi sento / Un fiume che scorre libero / Sai come mi sento /
Un fiorellino sull'albero / Sai come mi sento. / Una libellula fuori al sole
sai che voglio dire, o no? / Delle farfalle che si divertono, sai che voglio
dire? / Dormire in pace quando io giorno è terminato / Ecco cosa voglio dire. /
Le stelle quando risplendi / sai come mi sento / Il profumo di un pino / Sai
come mi sento / Yeah, la libertà è mia / E so come mi sento.”

E ora la canzone, senza un video ufficiale.







E state bene anched questo week-end!

A presto!

giovedì 27 agosto 2009

L'infanzia negata



Abbastanza tempo fa pubblicai un toccante testo su una “donna persa”, storia dello stupro di una bimba cantata da Le orme in “Gioco di bimba”. Oggi ritornerei sul tema dei bambini (ancora in tema dal post dell’altra settimana) e vi faccio leggere un testo di Michele Zarrillo, piuttosto forte e che andrebbe bene anche letto e sentito contemporaneamente. Trovo bella la rappresentazione vocale della canzone, ma prima di tutto ecco “L’infanzia negata”.
“Qui muore Dio / Formicai di case e sedia da impagliare / E i ritorni ubriachi lungo le ringhiere / Di quei padri senza stima e umanità / Nessuno qui denuncerà. / Bambini eroi / Unghie sporche e compitini da finire / Impauriti con l'orecchio sulle scale / Quella porta non dovrebbe aprirsi mai / Nessuno qui denuncerà. / Vivono gli amori a primavera / Come noi questa sera / Che non sembra cattivo il mondo / E dirti sei un regalo della vita / Ma non andrebbe vissuta / Questa infanzia negata e persa / Qui va così. / Ed intanto cresce l'odio verso gli altri / Loro sempre più da soli e più cattivi / Da evitare come brutte malattie / Nessuno qui denuncerà. / Vivono gli amori a primavera / Come noi questa sera / Che non sembra cattivo il mondo / E dirti sei un regalo della vita / Ma chi può averla umiliata / Questa infanzia negata e persa / Qui c'ero anch'io. / Frettolosi accordi presi lungo i muri / Nelle macchine truccate dei più duri / E gli amici persi con rassegnazione / Fortuna che / Stasera ho te.”

Il testo si comprende facilmente. Si parla di bambini sfruttati (tema attualissimo, magari forse non più in Italia, ma sicuramente altrove nel mondo) cui non è possibile far vivere un’infanzia fatta di giochi. Tutti viviamo “gli amori a primavera”, ma chi si ricorda di questi maltrattamenti? “Non sembra cattivo il mondo”, ma noi viviamo ormai in una realtà annebbiata dal protagonismo e dalla voglia di svettare su chiunque, dimenticando che alla base di tutto c’è l’umiltà. Viviamo la politica, i capitali che si perdono in Borsa, la stratosferica cifra dell’enalotto e la moda che cambia, ma oltre l’apparire c’è una parte di popolazione che soffre, che perde davvero e che noi evitiamo “come brutte malattie”. Poi, l’autore scrive che anche lui ha passato quell’inferno, ma ne è uscito a testa alta trovando l’amore.

Ma tornando alla realtà, può riuscire una persona adulta a superare un’”infanzia negata”? Lo spero per coloro che adesso
se la perdono perché “intanto cresce l’odio versoi gli altri”!

A presto

sabato 22 agosto 2009

Dancing in the street

A poco di distanza dall'ultimo post (ieri) oggi andiamo con la canzone anni '80 e, così come è il mio umore oggi, non poteva essereci che un po' di bel rock. Un rock raffinato ma potente, con due eccezionali voci. E' il 1985 e David Bowie e Mick Jagger coi Rolling Stones incidono "Dancing in the street". Ecco il video:
http://www.youtube.com/watch?v=9G4jnaznUoQ
Non sono triste, nè elettrico, nè stracarico di energie (anzi avrei un po' di sonno da recuperare) ma sento che il rock oggi è la giusta risposta. E questa canzone lo è davvero. O no?
A presto!


venerdì 21 agosto 2009

Io, vagabondo

Questo
pomeriggio stavo "vagabondando" nel mio tempo libero e mi è capitata
di sentire giust'appunto una canzone dei Nomadi, l'unica che ho, che mi ha
ispirato un pochino.


Non
so, il testo mi stava piacendo e allora l'ho cercato negli meandri più reconditi
del mio pc il testo perché sapevo di averlo. Ed ecco qui che ve lo faccio
leggere. Si tratta di “Io, vagabondo”.


“Io un giorno crescerò / e
nel cielo della vita volerò. / Ma un bimbo che ne sa / sempre azzurra non / può
essere l'età… / Poi, una notte di settembre / mi svegliai, il vento sulla /
pelle, sul mio corpo il / chiarore delle stelle; / chissà dov’era casa mia / e
quel bambino che / giocava in un cortile… / Io, vagabondo che son io, /
vagabondo che non sono altro / soldi in tasca non ne ho, / ma lassù mi è
rimasto Dio. / Sì, la strada è ancora là / un deserto mi sembrava la città. /
Ma un bimbo che ne sa sempre /
azzurra non può essere l'età. / Poi, una notte di settembre  / me ne andai, il fuoco / di un camino, non è
caldo / come il sole del mattino, / chissà dov’era casa mia / e quel bambino
che / giocava in un cortile…”


La cosa che più mi ha colpito
di questo testo è stato il fatto che ognuno di noi, a un certo punto della
propria vita deve fare i conti con la crescita e l’abbandono di ogni segno e
simbolo che lo lega all’infanzia. Voi ne siete pronti?


Mi racconterò un poco oggi
(come dovrei fare più spesso). Non sono sicuro di voler crescere e lasciare la
sicurezza di un tetto, di dei sentimenti familiari per andare incontro a cosa?
All’incertezza! Perché lasciando casa troverò la brutalità di un mondo di cui
non mi sento appartenere, la malvagità, l’egoismo, la falsità delle persone che
pensano solo a soddisfare i propri interessi per sentirsi realizzati.


Io voglio sentirmi
realizzato, voglio realizzarmi, andare incontro ai miei sogni e vederli
realizzati, ma mi sento inadeguato. Mi è stata insegnato, da buon cristiano,
come vivere e come affrontare la vita, seguendo il bene e la “retta via” e non
posso dire che me ne dispiaccio perché sicuramente questo stile di vita lo
vorrò insegnare anche ai miei figli. Ma non è stato sufficiente perché uscendo
dalle mura di casa mi sono accorto che il mondo per come me l’hanno fatto
vedere è completamente diverso, con furti, omicidi, sregolatezze e voglia di
protagonismo, senza umiltà, cortesia e lealtà. Una giungla di persone che
scende a patti col diavolo per vedere il male del rivale. Eppure siamo tutti
fratelli. Siamo tutti umani che discendiamo da una stessa cellula che non si sa
quanti miliardi di anni fa ci ha dato la vita.


Ebbene, “io un giorno
crescerò”, in parte l’ho già fatto per adeguarmi al mondo, cercando di non
dimenticare le mie radici e la mia educazione di base, ma per l’altra parte mi
sento spaventato solo al pensiero di proiettarmi “nel cielo della vita”.


Quando verrà, quindi, la mia
maturazione definitiva? Sapete, c’è un aforisma di Gilde che dice “Non si scoprono
terre nuove senza accettare di perdere di vista, prima, e per molto tempo,
terre conosciute.”. Cercherò prima di capire questa fase mia e poi mi lascerò
questa “azzurra età, che ormai non mi si addice più.


A presto!

domenica 16 agosto 2009

Get outta my dreams



Effettivamente ieri non ero in vacanza e ho passato
Ferragost0o come un comune altro giorno della settimana. Eppure non ho trovato
il tempo di  scrivere sul mio space e
farvi sentire la canzone anni ’80 che avevo preparato.

Menomale esiste (per ora) il giorno dopo che ci permette di
riparare agli errori del passato. E quindi eccomi qui oggi con la canzone.

Oggi c’è Billy Ocean con “Get outta my dreams”:






Spero sia piaciuta buona domenica!

A presto!

lunedì 10 agosto 2009

Piramo, Tisbe e i gelsi



Oggi ritorno sul tema dell’amore (senza un vero motivo). Ma raccontandolo in toni un po’ drammatici. Diciamo che quella di oggi è una antica “Romeo e Giulietta” shakespeariana. Questo mito fu raccontato da Ovidio e ha il nome di Priamo e
Tisbe.

“Piramo e Tisbe, due fanciulli babilonesi, abitano in due case contigue; grazie alla vicinanza si conoscono e col tempo nasce l’amore. Si sarebbero uniti in legittime nozze, se non l’avessero impedito i genitori, ma il loro amore cresceva sempre più. Non si confidano con nessuno e si parlano con cenni e gesti. Il muro comune alle due case è solcato da una sottile fessura, la quale si era formata al tempo in cui era stato costruito. La crepa viene così usata dagli innamorati per parlarsi e sussurrarsi dolci parole.
Restando divisi, una sera si salutano e ciascuno dà alla sua parte del muro dei baci che non arrivano di là. L’indomani tornano tutti e due al solito posto. Allora, dopo essersi a lungo lamentati, stabiliscono di eludere la vigilanza e di tentar di uscire di casa nel silenzio della notte, e una volta fuori, di lasciare anche l’abitato e incontrarsi al sepolcro del re Nino e nascondersi al buio sotto l’albero. C’è lì infatti un albero tutto carico di bacche bianche come neve, e un alto gelso sull’orlo di una freschissima fonte. Rimangono d’accordo così. Di soppiatto, aperta con cautela la porta, Tisbe esce nelle
tenebre senza farsi sentire dai suoi, e col volto velato arriva al sepolcro e si siede sotto l’albero prestabilito. Quand’ecco che una leonessa, che aveva appena fatto strage di buoi, giunge con la schiuma alla bocca e il muso intriso di sangue a dissetarsi alla fonte lì accanto. Tisbe di Babilonia la vede al chiarore della luna, e con piede trepidante corre a rifugiarsi in una grotta oscura, ma mentre fuggiva il velo le scivola dalle spalle. La leonessa, sedata la sete, stava tornando nel bosco, quando per caso trova il delicato velo abbandonato, e lo straccia con le fauci insanguinate. Piramo, uscito più tardi, scorge nell’alta polvere le orme inconfondibili di una belva e impallidisce dalla paura. Quando poi trova anche la veste macchiata di sangue piange la morte della sua amata e invoca anche per se stesso la morte, essendo causa della tragedia dell’amata. Raccolti i brandelli del velo di Tisbe, li porta ai piedi dell’albero convenuto e si conficca il pugnale nel ventre. Morente, lo ritrae dalla gorgogliante ferita e cade a terra supino. Il sangue schizza in alto e i frutti della pianta, spruzzati di sangue, divengono scuri; la radice inzuppata continua a tingere di rosso cupo i grappoli di bacche. Nel frattempo Tisbe ritorna al luogo stabilito e cerca il giovane innamorato. Ritrova e riconosce la forma della pianta, ma il colore dei frutti la fa restare incerta.
Mentre è in dubbio, vede un corpo agonizzante a terra, in una pozza di sangue, e rabbrividisce. Riconosciuto il suo amore, si batte le braccia, si straccia i capelli, abbraccia il corpo amato e bacia il suo gelido volto. Piramo alza per un attimo gli occhi e li richiude. Tisbe riconobbe il suo velo e, preso il pugnale di Piramo, si uccide. Prima di morire però rivolge ai genitori di entrambi una preghiera: di restare uniti nella morte in un unico sepolcro, mentre all’albero di serbare il ricordo di questa tragedia e in segno di lutto di conservare dei suoi frutti il colore scuro. Puntandosi il pugnale sotto il
petto, si curva sulla lama che ancora era calda di sangue. Per questo il colore delle bacche, quando sono mature, è nero, e ciò che è avanzato dal rogo riposain un’unica urna.”

Diciamo che stasera abbiamo unito l’utile al dilettevole. Accanto a una triste storia d’amore, abbiamo letto una leggenda sui gelsi rossi.

E dopo, quindi, un po’ di saggezza ci sentiamo per un altro appuntamento su questo space.

A presto!

sabato 8 agosto 2009

Ogni rosa ha le sue spine



Ho appena letto dell’esito del concorso che ho fatto 3 giorni fa e purtroppo non ce l’ho fatta a superare la prova selettiva. Tristemente, dovrò rassegnarmi a restare anche quest’ano qui a Martina a studiare. Non so, però, se  davvero fossi andato a lavorare se avrei continuato a farlo. Ma lì almeno avrei potuto cambiare aria.

Passando alla canzone di oggi, vado su una canzone rock ma dal solo titolo già significativo di per sé. “Every rose has his thorn” dei Poison. Ecco la traduzione.

“Stiamo entrambi stesi in silenzio e immobili / Nel cuore della notte / Sebbene siamo stesi vicini / Dentro ci sentiamo lontani dei miglia. / È stato qualcosa che ho detto o che ho fatto? / Le parole non sono uscite fuori bene? / Sebbene abbia provato a non ferirti / Sebbene abbia provato / Ma penso sia per questo che si dice che / Ogni rosa ha le sue spine / Proprio come ogni notte ha la sua alba / Proprio come ogni cowboy canta la sua triste canzone / Ogni rosa ha le sue spine. / Sì, ce l'ha. / Ascolto la nostra canzone preferita / Che stanno trasmettendo alla radio / Sento il dj dire che l'amore è un gioco che / Facilmente arriva e facilmente finisce / Ma mi chiedo se sa / Se si è mai sentito così / E so che tu saresti qui in qualche modo / Se solo ti avessi fatto sapere in qualche modo / Che penso che / Ogni rosa ha le sue spine / Proprio come ogni notte ha la sua alba / Proprio come ogni cowboy canta la sua triste canzone / Ogni rosa ha le sue spine. / Sebbene ormai sia passato un pò di tempo / Provo ancora tanto dolore / Come un coltello che ti taglia, la ferita guarisce / Ma la cicatrice, quella cicatrice rimane. / So che quella notte avrei potuto salvare un amore / Se avessi saputo cosa dire / Invece di fare l’amore, / Entrambi abbiamo intrapreso strade diverse. / Ma ora sento che hai trovato qualcun altro / E che non sono mai significato così tanto per te / Sentire ciò mi lacera dentro / E vederti mi taglia come un coltello / Penso che / Ogni rosa ha le sue spine / Proprio come ogni notte ha la sua alba / Proprio come ogni cowboy canta la sua triste canzone / Ogni rosa ha le sue spine.”

Ed ecco qui il video ufficiale della canzone:

http://www.youtube.com/watch?v=Eu2DA4I4TGw


La dolcezza del testo arriva alla bellezza della canzone? Me lo auguro, così come vi auguro un buon fine settimana.

A presto!

venerdì 7 agosto 2009

Ritornato da Roma



Sono tornato stamattina alle 7 e 10 dal viaggio a Roma. Il concorso l’ho fatto e spero sia andato bene. Le domande erano piuttosto semplici e spero di riuscire a passare questa prova selettiva, sebbene su 16000 e oltre domande solo i primi 60 potranno passare alla fase successiva del concorso.

Tuttavia, ho sfruttato anche una giornata a Roma, una città bellissima. In parte già la conoscevo, ma ieri l’ho potuta meglio apprezzare con due amiche. Appena arrivati, dopo la colazione, siamo andati in piazza della Repubblica, una grandissima piazza in uno stile bellissimo. Di fronte avevamo la chiesa di Santa Maria degli Angeli, che abbiamo visto solo da fuori, anche se sarebbe stata interessante vederla visto che molti imperatori si sposarono in quella chiesa.

Successivamente siamo andati alla fontana del Tritone, che a dir la verità mia ha lasciata un po’ deluso. Effettivamente mi aspettavo un qualcosa in più…

Non poteva mancare dal nostro viaggio Piazza di Spagna (che secondo me sono solo “inutili” gradini). Era, invece, chiusa la chiesa di Trinità dei monti, in cima alla scalinata.

Sempre con la metropolitana, abbiamo raggiunto Piazza del popolo che mi è piaciuta molto, ma non ho potuto visitare la chiesa di Santa Maria del popolo.

A completamento della mattinata, dalle 9 e mezza alle 12 e mezza, abbiamo trascorso il nostro tempo ai Musei Vaticani. Un aggettivo per descriverli: immensi! Non siamo riusciti ad entrare nella basilica di San Pietro a causa della fila eccessivamente lunga.

In attesa di riprendere il viaggio, intanto, ho visto esteriormente Castel Sant’Angelo e il Palazzo di Giustizia, il cosiddetto Palazzaccio, a causa della sua architettura eccessivamente pesante.

Nel pomeriggio, poi, visitiamo la Piramide Cestia, il Colosseo (immancabile) e il monumento a Vitto Emanuele II. Scatto anche qualche foto alla Colonna Traiana, i fori traianei e i fori imperiali.

Nella sera, quindi, vediamo la Fontana di Trevi e palazzo Madama. Rapida visita al Pantheon, uno dei miei monumenti preferiti a Roma. La ragione è che mi infondono una tale tranquillità e pace interiore che rimarrei ore a guardarli!

Non sono riuscito, invece, a vedere la il paesaggio di Roma dalla cupola di San Pietro o dal Gianicolo, piazza Navona, sede di artisti di strada, e Campo de’ Fiori, la piazza (per me) più commovente di tutte in quanto sede di varie decapitazioni, tra cui la più celebre di tutte: quella di Giordano Bruno. Questi era un filosofo e scrittore, nonché persino frate, ma si dedicò alla studio dell’astrologia e per alcune sue dichiarazioni sull’universo fu dichiarato eretico dalla Santa Sede e arso vivo proprio nella piazza in cui sorge il monumento a lui dedicato.

Risultato di tutto? Dormire in pullman è un’esperienza che non farò più e, quindi, anche se ieri mi è piaciuto un sacco camminare, oggi sono distrutto soprattutto dal sonno.

Stasera massimo le 10 vado a dormire e speriamo di recuperare almeno un po’ di tutto il sonno perso.

A presto!

scritto giovedì 6



sabato 1 agosto 2009

Amore al primo stadio



Stasera riabilitiamo il nome di un gruppo che in Italia sono
conosciute per una pubblicità di rasoi per donne. Sì, forse c’è qualcuna che
odia i rasoi, o qualcuna che odio quella canzone, ma io sono più interessato a
non farvi odiare il gruppo dei Bananarama.

E allora ecco a voi stasera: “Love in the first degrees”, di
cui non ho trovato una traduzione.







Decisamente meglio della canzone delle lamette, vero? Buon week-end.

A presto!