Al tg hanno fatto un po’ vedere le proteste degli universitari contro i tagli e la riforma della Gelmini. Senza entrare nel merito politico, alcuni assimilano queste proteste a quelle del ’68 – ’69.
Io spero che i risultati siano gli stessi, nel frattempo, però, ho trovato un testo di Lucio Battisti che riguarda una delle proteste del ’68. Tuttavia, probabilmente queste parole erano più verso una rivolta degli operai, ma merita comunque un’occhiata.
“Una voce sta cantando / ma sono pochi ad ascoltare / i gabbiani stan gridando / per poterla soffocare / altre voci piano piano / stan crescendo da lontano / se quel canto vuoi seguire /
puoi cantare. / E così / tu sarai / uno in più / con noi. / Lungo spiagge sconosciute / siamo in tanti a camminare / con le lacrime negli occhi / con il sole dentro al cuore / se sei stanco di lottare / vieni qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare. / Mentre il mare sta a guardare / continuiamo a camminare / come tanti burattini / con le facce da bambini / se sei stanco di lottare / siedi qui a riposare / se non sai più cosa fare / puoi cantare.”
Sembra più che altro una canzone da occupazione, ma quel “camminare” da’ un senso di movimento anche fisico, oltre che di unione nella protesta.
L’errore di molti italiani è che si lamentano, ma non dimostrano la loro “rabbia”. Io sostengo la mia sfiducia verso i politici col non-voto. Se qualcuno ha seguito “Vieni via con me” lunedì scorso, avrà sentito il parere di Saviano di non portare questo atteggiamento perché il voto è un diritto guadagnato col sangue dai nostri avi. Ma, sinceramente, non trovo nessuno che mi rappresenti ideologicamente.
Queste proteste in piazza, invece, sono almeno una delle forme di protesta che abbiamo noi, non solo studenti, ma anche lavoratori, precari, immigrati, appartenenti alle forze di polizia... Sono forme di protesta che fanno prendere coscienza alle altre persone, e magari anche ai politici, del nostro malcontento. E “uno in più”, come dice Battisti, può essere una delle voci in più che urlano, nonostante le grida siano soffocate da quelle dei “gabbiani”.
Ma, come dice il proverbio, “l’unione fa la forza” e, magari, come nel ’68, i risultati verranno.
Umore del giorno: e vabbe’, mi sono lasciato trascinare dal testo della canzone, ma quella delle protesta è una cosa che si sente dentro come manifestazione dell’esasperazione di un dissenso che non viene altrimenti percepito
E il tempo va…
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