Come piccola abitudine (non è che ne abbia tante), è da un bel po’ di mesi che il sabato pomeriggio vedo un film per staccarmi dai libri.
Ma oggi ne ho trovato uno che mi metterà in una crisi… che solo a pensarci riderò! Già, credo sia sintomo di pazzia! Il film è “Il diario di una tata”. Parla di una ragazza appena laureata in una materia che non ho capito preciso qual è e che, non sapendo cosa fare, conosce per sbaglio una ricca signora newyorkese che le offre il posto da tata. Lei, Annie, all’inizio è un po’scettica sull’iniziare quest’attività, ma poi ci prende gusto.
Da perfetto str*** non ho alcuna intenzione di dire cosa succede durante e dopo il film, ma fatto sta che questo film mi ha lasciato un senso di spaesamento senza precedenti! Almeno per ciò che riguarda cosa succederà dopo gli orrori di questa scuola.
Oggi ho parlato con un prof di diritto che a me sembra molto “L’attimo fuggente” e che è un bravissimo prof. Gli ho chiesto un po’ di delucidazioni sull’università, lauree quinquennali… E dopo questo film non posso che sentirmi ancora più scoraggiato: voglio staccare la spina, ne ho bisogno, proprio come fa Annie, che accetta il posto di tata temporaneamente finché non avrà capito cosa vuol davvero fare. Ma la vera differenza tra il film e la vita quotidiana nostra è questa è la realtà, dove perdendo un secondo hai perso non so quanti soldi…
Ora che ci penso, c’è anche un altro film “In to the wild”, diretto da Clint Eastwood, ma che racconta la vera storia di un ragazzo che, appena finito di laurearsi, dice alla sua facoltosa famiglia (altra differenza con la mia realtà vicina!) che partirà per un viaggio che non avrà fine…
È il film dell’eterno sognatore. Io non chiedo certo nessuna di queste due cose, ma semplicemente un mese di ozio completo! Pace, tranquillità, amici, libri e musica.
La cosa bella è che però anche questo per me è un sogno: il 14 luglio si va a Livorno, se tutto va bene (dubito, ma un po’ lo spero), a novembre andrò lì a studiare. In alternativa, dovrò iniziare a litigare coi miei perché a Taranto a studiare non ci voglio andare, anche se loro solo lì mio mandano a studiare! A volte penso che sarebbe meglio se fossimo una famiglia ricca, così non ci sarebbero problemi su dove andare e forse sarei meno triste di come lo sono ora… Ma, si dice, che i soldi non fanno la felicità e allora preferirei essere un normale ragazzo senza voglia (e sarò sulla giusta via entro poco tempo, credo) che appena finita la scuola va ad aiutare suo padre nell’azienda di famiglia.
Due sogni! Perché poi ci penso e dico che tutto sommato va tutto bene così: non siamo divorati dall’oro, ma non abbiamo nemmeno debitori che ci inseguono: semplicemente facciamo una normale vita in una piccola cittadina dove, fino ad ora, non succede niente di pericoloso, ama neanche niente di troppo esaltante… La normale vita, però, troppo ordinaria da cui vorrei uscire. Essere magari uguali agli altri (non nel senso di seguire ogni secondo la moda, ma “a buon intenditore poche parole”) non è brutto, non bisogna mica essere tutti “salmoni che vanno controcorrente” (parole non testuali della canzone di Alberto Sordi “Te c’hanno mai mannato a quel paese”). Però è anche vero che svolgere una vita troppo ordinaria diventa noioso.
Bene, sicuramente mi sarò addentrato eccessivamente negli angoli più bui e misteriosi di questa grande cantina chiamata “vita”…
Ok, ci basta, perché solo in Word ho riempito una pagina e non oso immaginare quanto sarà lungo l’interveto sullo space.
Sempre senza Internet e ancora un po’ sconsolato, non posso che salutarvi.
A risentirci!
Ma oggi ne ho trovato uno che mi metterà in una crisi… che solo a pensarci riderò! Già, credo sia sintomo di pazzia! Il film è “Il diario di una tata”. Parla di una ragazza appena laureata in una materia che non ho capito preciso qual è e che, non sapendo cosa fare, conosce per sbaglio una ricca signora newyorkese che le offre il posto da tata. Lei, Annie, all’inizio è un po’scettica sull’iniziare quest’attività, ma poi ci prende gusto.
Da perfetto str*** non ho alcuna intenzione di dire cosa succede durante e dopo il film, ma fatto sta che questo film mi ha lasciato un senso di spaesamento senza precedenti! Almeno per ciò che riguarda cosa succederà dopo gli orrori di questa scuola.
Oggi ho parlato con un prof di diritto che a me sembra molto “L’attimo fuggente” e che è un bravissimo prof. Gli ho chiesto un po’ di delucidazioni sull’università, lauree quinquennali… E dopo questo film non posso che sentirmi ancora più scoraggiato: voglio staccare la spina, ne ho bisogno, proprio come fa Annie, che accetta il posto di tata temporaneamente finché non avrà capito cosa vuol davvero fare. Ma la vera differenza tra il film e la vita quotidiana nostra è questa è la realtà, dove perdendo un secondo hai perso non so quanti soldi…
Ora che ci penso, c’è anche un altro film “In to the wild”, diretto da Clint Eastwood, ma che racconta la vera storia di un ragazzo che, appena finito di laurearsi, dice alla sua facoltosa famiglia (altra differenza con la mia realtà vicina!) che partirà per un viaggio che non avrà fine…
È il film dell’eterno sognatore. Io non chiedo certo nessuna di queste due cose, ma semplicemente un mese di ozio completo! Pace, tranquillità, amici, libri e musica.
La cosa bella è che però anche questo per me è un sogno: il 14 luglio si va a Livorno, se tutto va bene (dubito, ma un po’ lo spero), a novembre andrò lì a studiare. In alternativa, dovrò iniziare a litigare coi miei perché a Taranto a studiare non ci voglio andare, anche se loro solo lì mio mandano a studiare! A volte penso che sarebbe meglio se fossimo una famiglia ricca, così non ci sarebbero problemi su dove andare e forse sarei meno triste di come lo sono ora… Ma, si dice, che i soldi non fanno la felicità e allora preferirei essere un normale ragazzo senza voglia (e sarò sulla giusta via entro poco tempo, credo) che appena finita la scuola va ad aiutare suo padre nell’azienda di famiglia.
Due sogni! Perché poi ci penso e dico che tutto sommato va tutto bene così: non siamo divorati dall’oro, ma non abbiamo nemmeno debitori che ci inseguono: semplicemente facciamo una normale vita in una piccola cittadina dove, fino ad ora, non succede niente di pericoloso, ama neanche niente di troppo esaltante… La normale vita, però, troppo ordinaria da cui vorrei uscire. Essere magari uguali agli altri (non nel senso di seguire ogni secondo la moda, ma “a buon intenditore poche parole”) non è brutto, non bisogna mica essere tutti “salmoni che vanno controcorrente” (parole non testuali della canzone di Alberto Sordi “Te c’hanno mai mannato a quel paese”). Però è anche vero che svolgere una vita troppo ordinaria diventa noioso.
Bene, sicuramente mi sarò addentrato eccessivamente negli angoli più bui e misteriosi di questa grande cantina chiamata “vita”…
Ok, ci basta, perché solo in Word ho riempito una pagina e non oso immaginare quanto sarà lungo l’interveto sullo space.
Sempre senza Internet e ancora un po’ sconsolato, non posso che salutarvi.
A risentirci!
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