mercooledì, 21 marzo
Per questa settimana, visto che non ho Internet da cui scaricare i testi delle canzoni, ho deciso di dare spazio alla voce di grandi poeti del passato. In particolare, ho scelto una poesia di un poeta che mi piace molto: Charles Baudelaire. La poesie che segue è riportata in francese e in italiano: in francese perché, per chi lo sa ben pronunciare, queste parole hanno una Musica bellissima, e in italiano… così tutti le possiamo capire!
LE GOUFFRE
Pascal avait son gouffre , avec lui se mouvant.
-Héla! tout est abime, - action, désir, reve,
Parole! et sur mon poil qui tout droit se relève
Maintes fois de la Peure je sens passer le vent.
En haut, en bas, partout, la profondeur, la grève,
Le silence, l’espace affreux et captivant…
Sur le fond de mes nuits Dieu de son doigt savant
Dessine un cauchemar multiforme et sans treve.
J’ai peure du sommeil comme on a perure d’un grand trou,
Tout plein de vague horreur, menant on ne sait où;
Je ne vois qu’infini par toutes le fenetres,
Et mon espirit, toujours du vertige hanté,
Jalouse du néant l’insensibilité.
-Ah! ne jamais sortir des Nombres et des Etres!
Il baratro
Pascal aveva un baratro che con lui si moveva.
Tutto è baratro, ahimè, azione, sogno, amore,
parola! E sui capelli che dritti mi si levano
spesso sento passare il vento del Terrore.
In alto, in basso, ovunque, sponde e vuoto discerno,
e il silenzio, lo spazio atroce e seducente…
Sul muro dei miei sogni Dio con dito sapiente
traccia ogni notte un incubo multiforme ed eterno.
Il sonno m’impaura come un crepaccio, denso
di confusi spaventi, inesplorato ed immenso:
da tutte le finestre l’infinito mi appare.
In preda alla vertigine, il mio cuore noon sa
Che invidiare del Nulla l’insensibilità.
Ah, fra gli Esseri e i Numeri in eterno restare!
Non so quanto in effetti sia potuta piacere… A me piace! Comunque, non potevo non riportare il genio della poesia Novecentesca, Eugenio Montale, a me particolarmente caro.
Questa poesia non dovrebbe avere un titolo (o almeno sul libro che ho io non c’è).
Vedo un uccello fermo sulla grondaia,
può sembrare un piccione ma è più snello
e ha un po’ di ciuffo o forse è il vento,
chi può saperlo, i vetri sono chiusi.
Se lo vedi anche tu, quando ti svegliano
i fuoribordo, questo è tutto quanto
ci è dato di sapere sulla felicità.
ha un prezzo troppo alto, non fa per noi e chi l’ha
non sa che farsene.
E questa vi è piaciuta? Lo so, probabilmente, sono tutte e due tristi, ma il significato di ambedue è una cosa che non mi permetto neanche di commentare… Queste due poesie si commentano da sole! Mi inchinerei a questi due poeti se oggi fossero ancora in vita… Ma l’unica cosa per onorarli oggi è ricordarli. E io ci sto provando.
A risentirci.
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