mercoledì 22 febbraio 2012

Bilancia te stesso e non lavoro e vita

L'altro giorno mi trovavo a leggere dalle newsletter dell'Huffington Post un titolo che subito catturò l'attenzione "Balance yourself, not Work and Life", cioè "bilancia te stesso e non lavoro e vita". Entrai nell'articolo e scoprii che era di una scrittrice e consulente aziendale, Annie McKee. L'articolo è risultato interessante in quanto partiva dal presupposto di valorizzare anzitutto se stessi per riuscire a valorizzare la propria vita personale e il proprio lavoro, dando il giusto equilibrio a questi due aspetti di ciascuno di noi senza sacrificarne alcuno.

Data la buona impressione che mi ha fato l’articolo, ho deciso di tradurlo qui sotto. L'originale è possibile trovarlo qui http://goo.gl/ozU4r ed ogni eventuale correzione è gradita!
"Amo il mio lavoro. Voglio dire davvero AMO il mio lavoro. Tu no? Sei creativo e costretto ad eccellere? Trovi la felicità nelle relazioni con gli amici del lavoro o i colleghi? Ti senti parte di un qualcosa più grande di te stesso? Anche io. Lavorare è divertente e costruttivo e mi sono completamente dedicata a scrivere, guidare il mio team e consigliare i dirigenti, i quali rispetto.
E dopo c’è la vita – molto più importante del lavoro. È così, vero? Il lavoro non può minimamente essere paragonato alla bellezza di un piccolo bambino nella tua vita o  anche di un adolescente che ti fa saltare i nervi. Il lavoro diventa niente in confronto all’amore per il tuo partner o delle relazioni con la famiglia e gli amici. Io includerei anche i miei cani e gatti nella lista “più importante del lavoro”. Amo Tula, Keiki, Pika, Tiko e Tiger (anche conosciuto come Mickey). E poi c’è la spiritualità, imparare, la dedizione a rendere il nostro mondo un posto migliore – tutto ciò rende la vita meritevole di essere vissuta.
Alcuni di noi sono fortunate – amiamo il nostro lavoro e abbiamo vite piene e gratificanti. È una cosa meravigliosa. Ma siamo occupati. Niente break, limiti – messaggi dai figli, tweets a fiumi, email tutta la notte… Non ci si ferma mai. Molti di noi non sanno come concertarli tutti.
Non c’è niente come una bilancia lavoro-vita. Ma stiamo tentando di essere all’altezza di quegli impossibili standard finchè non perderemo. O meglio dovrei dire, non perderemo noi stessi.
Perdiamo noi stessi per la “sindrome da sacrificio”- una condizione che è più dell’esaurimento. È un modo di vivere. Magari famigliare. Tu ti stai comportando in maniere che non corrispondono a chi sei tu. Perdi il controllo con quelli a cui vuoi bene, prendi cattive decisioni, ridi rararmente, ti lasci sfuggire la vita. O ti muovi alla velocità della luce come un super-uomo-donna-madre-padre. Magari sei fiero della tua sovraumanità, ma nel tuo profondo sai che sei in difficoltà. Ti auto-curi: due tazzine di caffè? Davvero? Quanti martini o bicchieri di vino? Mangi per lo stress? Hai perso completamente la pazienza, ti senti intrappolato e non vedi alcuna via d’uscita.
La sindrome da sacrificio non colpisce inaspettatamente. Inizia con un insidiosa forma cronica e intensa di stress che cresce con un sacco di responsabilità. Noi la chiamiamo “power stress”. I dirigenti, in particolare, sono suscettibili ad esso per via della natura del loro lavoro che li impiega 24 ore su 24, 7 giorni su 7, troppi ambienti di lavoro tossici, competizione malsana e pulsioni al successo fuori controllo.  
Lo stress stimola il sistema nervoso simpatico e innesca il rilascio di potenti sostanze come l’epinefrina, la noradrenalina e i corticosteroidi. La pressione sanguigna sale e i grandi muscoli si preparano per il movimento o la battaglia. Il sistema immunitario è compromesso e il cervello ferma i circuiti neurali non essenziali, così non assimiliamo troppe informazioni. Diventiamo meno creativi e prevalgono i vecchi modi di pensare. Tutto ciò ha un diretto impatto sulle nostre performance. Ci sentiamo ansiosi, nervosi o addirittura depressi. Questo ha un diretto impatto su tutto.
Lo stress non è tutto cattivo – una certa dose contribuisce a concentrarci, eccitarci e preparaci per un duro lavoro e iniziarlo. Ma non siamo fatti per affrontare il “power stress”e quando ne siamo bombardati ogni giorno, lo stress è dannoso.
È un’epidemia. Da una ricerca su Google sono risultati 73000 nuovi o aggiornati siti contenenti nuovi articoli, blog, programmi o consigli per lo stress nella vita. Un’indagine del Grant Thornton International Business Report dei direttori economici ha scoperto che l’aumento netto nello stress legato al lavoro è aumentato globalmente del 28% nel 2011 (meno dell’aumento del 45% del 2010, ma sempre presente). Una ricerca ha raccolto da varie notizie del Sud Africa che i punti vendita hanno perso poco più di 300 milioni di dollari USA a causa degli effetti dello stress sui lavoratori. Il Chartered Institute of Personnel and Development ha riportato che per la prima volta nella storia dell’organizzazione lo stress è stata la più frequente causa di assenza tra i lavoratori.
Questa epidemia non va via finchè non impariamo come interrompere la sindrome da sacrificio. Le nostre aziende non possono farlo per noi, neanche i dottori, i consulenti o quelli che ci vogliono bene. Noi abbiamo bisogno di curarci, e la cura inizia imparando come bilanciare sacrifici e rinnovamento.
Gestire il “ciclo del sacrificio e del rinnovamento” inizia dando priorità al benessere. Puoi iniziare facendo esercizi che permettono di ri-risvegliare te stesso, concentrandoti ottimisticamente sul futuro e connettendosi compassionevolmente con altre persone. Si può partire con la mindfullness [letteralmente consapevolezza, è una tecnica che fonde buddhismo, zen e yoga, ndt] – sintonizzandoti su te stesso, il tuo ambiente e gli altri.
La mindfullness è il primo passo per il rinnovamento. E no, non devi meditare per due ore al giorno o partecipare a una lezione di yoga prima del lavoro (carino, ma impossibile). Puoi partire con poco. Trova pochi minuti ogni giorno – e sottolineo ogni giorno – per stare calmo, respirare, immergerti nella natura. Respira e concentrati sulla gratitudine, l’amore e la speranza.
Come la mindfullness, la speranza è un potente antidoto allo stress. Una visione di un futuro migliore, l’ottimismo e la convinzione che può succedere aiutano il nostro sistema nervoso. Pensa ai tuoi sogni. Aiuta qualcun altro a raggiungere i suoi. Migliora le stupidaggini sul modo di lavorare. Parla a un bambino su cosa vuole diventare. Azioni come queste, fatte consapevolmente e spesso, faranno la differenza.
Queste azioni incidono sulla speranza e sul tuo desiderio di aiutare gli altri. Puoi rinnovare te stesso rallentando abbastanza da restare in contatto con la tua principale e potente natura – la tua attenzione per gli altri e il tuo desiderio di connetterti con loro e dare una mano. Questa è la compassione. È semplice come chiedere a qualcuno come si sentono la mattina e aspettare abbastanza da sentire la risposta. Trova qualcuno a cui fare da mentore e dagli il tuo tempo. Basta col misurare le perfomance e inizia ad allenarti.
Imparare a vivere consapevolmente e concentrarsi sulla speranza e la compassione ti aiuterà a tenere lontano lo stress e bilanciare te stesso. Potrebbe non essere facile all’inizio perché è davvero un nuovo modo di vivere. Avrai bisogno di cambiare le vecchie abitudini e respingere il desiderio di perseguire un obiettivo impossibile – bilanciare lavoro e vita.
Ricorda – non c’è proprio modo di bilanciare tutto ciò che facciamo, finchè e a meno che non bilanciamo noi stessi. Ti troverai ad avere più energia, le tue relazioni saranno più forti e sarai più felice."
Troppo zen ed esotica? Non è comunque impossibile da realizzare! Certo, per me è un po' difficile pensarci dato che sono alla ricerca del lavoro...
Umore del giorno: in una sorta di vacanza mentre sono alla ricerca di un lavoro... o di un senso per continuare a scrivere la tesi
Al prossimo post!

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