L’ultima volrta che ho scritto, vi avevo detto che avrei scritto
la traduzione di “A milli”… A proposito, come erano quelle canzoni?
Mi sa tanto che non posso mantenere la “promessa” perché ci
ho provato a fare la traduzione, ma è abbastanza complicata e forse anche con
poco significato. Vorrei invece oggi proporre la traduzione di una canzone che
probabilmente ora va e piace: “Viva la vida” dei Coldplay.
Mi piace questa canzone e credevo che il testo dicesse qualcosa
di interessante. Ebbene:
“Io dominavo il mondo
/ le maree si alzavano quando lo ordinavo / adesso al mattino dormo da solo / spazzo
le strade che una volta possedevo. / Io tiravo i dadi / vedevo la paura negli
occhi dei miei nemici / sentivo la folla cantare / ”adesso il vecchio re è
morto! lunga vita al re!” / Un momento prima tenevo le chiavi / subito dopo mi
rinchiudevano fra quattro mura / ed ho scoperto che i miei castelli / avevano
fondamenta di sabbia, colonne di sabbia. / Sento le campane di Gerusalemme
suonare / i cori della cavalleria romana / Siate il mio specchio, la mia spada
e scudo / i miei missionari in un territorio straniero / per alcune ragioni che
non so spiegare / Una volta lo sai che non c’era mai una parola onesta, mai / ma
quello era quando dominavo il mondo. / Ed il dannato selvaggio vento / ha buttato giù le porte per
farmi entrare. / Finestre infrante ed il suono dei tamburi / la gente non
credeva a ciò che ero divenuto / I rivoluzionari volevano / la mia testa su un
piatto d’argento / Solo un pupazzo con un unico filo / chi mai vorrebbe essere
un re? / Sento le campane di Gerusalemme suonare / i cori della cavalleria
romana / Siate il mio specchio, la mia spada e scudo / i miei missionari in un territorio straniero / per
alcune ragioni che non so spiegare / So che San Pietro mi chiamerà / Mai una
parola onesta / ma quello era quando dominavo il mondo.”
Allora? Bè io penso che tutti siamo così, in fondo: ci
sentiamo forti quando sembra che tutto possa andare bene e pensiamo che mai
niente ostacolerà i nostri progetti. Ma, ecco, da un momento all’altro, una
qualunque “variabile” (ricordate il concetto delle variabili? … Va beh diciamo
una qualunque delle persone) con suoi progetti può farci crollare il nostro
castello di sabbia e noi siamo scontenti e ce ne torniamo con la coda tra le
gambe cerchiamo di rialzarci o sprofondiamo nella disperazione totale.
Un attimo… Prima di continuare, per quelli con la memoria
più corta (notate bene, il fluoro non è vero che sia tanto efficace), la “teoria
delle variabili”, da me ideata, sostiene
che tutti noi finché pensiamo senza considerare gli altri possiamo fare tutti i
più grandi progetti, ma quando usciamo da quel guscio, lì i nostri “piani”
cadono perché non abbiamo considerato le variabili, cioè tutto ciò che hanno
pensato anche gli altri. I nostri progetti, insomma, verranno a scontrarsi con
quelli degli altri determinando un solo
vincitore: si ritorna, alla fine, alla selezione naturale di Darwin,
dove il più forte vince… Ed è questa la triste realtà.
Questo testo, quindi, possiamo definirlo come il normale
corso della vita di una qualunque persona: ci sentiamo re, possiamo fare
qualunque cosa, le persone ci ammirano, pendono dalle nostre labbra, ma poi,
spesso, il troppo potere dà alla testa e, quindi, “la fortuna gira”, o, meglio,
non siamo riusciti a mantenere quell’umiltà che ci ha reso re e dobbiamo allora
rialzarci, farci coraggio e ripartire o ridiventando grandi nello stesso modo in
cui lo eravamo diventati prima o rinnovandoci interiormente per venire incontro
alle novità che questa vita ci propone giorno dopo giorno.
È giusto come ragionamento? Fatemi sapere.
A risentirci.
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