Non so se ieri anche voi siete stati tra quei 7,6 milioni di persone che ha visto “Vieni via con me”. A mio parere è stato un programma intelligentissimo e che ha parlato senza peli sulla lingua come non si faceva da molto che io ricordi. Niente politica, solo la situazione che viviamo in Italia nelle parole di Saviano.
La genialità di Benigni, invece, si è vista nel raccontare la politica escludendo il suo punto di vista e mostrando il quadro italiano facendoci anche ridere su (e non è facile!).
Ad impreziosire il programma ci sono stati gli interventi di una ragazza laureata che ha faticato per mantenersi agli studi, Angela Finocchiaro, Nichi Vendola, Claudio Abbado e Daniele Silvestri.
Mi fermerei volentieri sulle parti dei primi tre, ma quelle potreste vederle su Internet perché meritano tantissimo. Su Daniele Silvestri mi soffermerò solo perché ha cantato una canzone di Giorigo Gaber ed è su questa che mi concentrerò. La canzone si chiama: “Io non mi sento italiano”.
“Io G. G. sono nato e vivo a Milano / Io non mi sento italiano / ma per fortuna o purtroppo lo sono. / Mi scusi Presidente / non è per colpa mia / ma questa nostra Patria / non so che cosa sia. / Può darsi che mi sbagli / che sia una bella idea / ma temo che diventi / una brutta poesia. / Mi scusi Presidente / non sento un gran bisogno / dell'inno nazionale / di cui un po' mi vergogno. / In quanto ai calciatori / non voglio giudicare / i nostri non lo sanno / o hanno più pudore. / Io non mi sento italiano / ma per fortuna o purtroppo lo sono. / Mi scusi Presidente / se arrivo all'impudenza / di dire che non sento / alcuna appartenenza. / E tranne Garibaldi / e altri eroi gloriosi / non vedo alcun motivo / per essere orgogliosi. / Mi scusi Presidente / ma ho in mente il fanatismo / delle camicie nere / al tempo del fascismo. / Da cui un bel giorno nacque / questa democrazia / che a farle i complimenti / ci vuole fantasia. / Questo bel Paese / pieno di poesia / ha tante pretese / ma nel nostro mondo occidentale / è la periferia. / Mi scusi Presidente / ma questo nostro Stato / che voi rappresentate / mi sembra un po' sfasciato. / E' anche troppo chiaro / agli occhi della gente / che è tutto calcolato / e non funziona niente. / Sarà che gli italiani / per lunga tradizione / son troppo appassionati / di ogni discussione. / Persino in parlamento / c'è un'aria incandescente / si scannano su tutto / e poi non cambia niente. / Mi scusi Presidente / dovete convenire / che i limiti che abbiamo / ce li dobbiamo dire. / Ma a parte il disfattismo / noi siamo quel che siamo / e abbiamo anche un passato / che non dimentichiamo. / Mi scusi Presidente / ma forse noi italiani / per gli altri siamo solo / spaghetti e mandolini. / Allora qui m'incazzo / son fiero e me ne vanto / gli sbatto sulla faccia / cos'è il Rinascimento. / Questo bel Paese / forse è poco saggio / ha le idee confuse / ma se fossi nato in altri luoghi / poteva andarmi peggio. / Mi scusi Presidente / ormai ne ho dette tante / c'è un'altra osservazione / che credo sia importante. / Rispetto agli stranieri / noi ci crediamo meno / ma forse abbiam capito / che il mondo è un teatrino. / Mi scusi Presidente / lo so che non gioite / se il grido "Italia, Italia" / c'è solo alle partite. / Ma un po' per non morire / o forse un po' per celia / abbiam fatto l'Europa / facciamo anche l'Italia.”
Questo testo fu scritto tra il 2001 e il 2002 e rimane sempre attuale. Voi vi sentite italiani?
Alla fine della trasmissione di ieri sera, Fazio e Saviano hanno esposto delle ragioni per cui “Vado via / Resto qui”. Ne ho pensato uno anche io: “Vado via perché amo troppo la mia terra per vederla cadere così in basso”.
Umore del giorno: con un debole mal di testa, che è comunque meno forte di quello tremendo di stamattina
E il tempo va…
Nessun commento:
Posta un commento