Non è certo passata inosservata la notizia della morte di altri quattro soldati italiani in Afghanistan. Ora, possiamo vedere questa morte da vari punti di vista: "è una guerra mascherata da missione di pace o una vera missione?", " Ha senso obbligare alla democrazia se questa non viene dal popolo?", " Perché se il nostro Paese "ripudia la guerra" (art. 11 Cost.) noi ci mandiamo i soldati?", "Cosa troveranno i soldati al loro ritorno se, a causa del blocco delle assunzioni, questi soldati non avranno più un posto assicurato?", "Come si possono armare degli aerei se i tagli statali bloccano servizi fondamentali come sanità e istruzione?", ecc. ecc.
Ma perché innanzitutto non consideriamo la brutalità della guerra? In questo periodo sto ripetendo il programma di italiano del quinto superiore in vista di un concorso, e oggi mi è toccato Ungaretti. Per chi non lo sapesse o ricordasse, Ungaretti ha combattuto la Prima Guerra Mondiale da soldato semplice e la sua prima raccolta di poesie ne includeva tutte quelle scritte in guerra. E sono davvero belle poesie.
Una delle mie preferite è "Fratelli".
"Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
foglia appena nata
nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli"
In fin dei conti, dietro ogni divisa c'è una persona. C'è un "fratello". Ungaretti visse la guerra e scrisse della sua brutalità e stupidità. Io non voglio entrare nelle questioni politiche di questa missione, ma trovo davvero stupida la guerra. Siamo tutti essere umani, fratelli, come ho spesso detto anche in altri interventi. Non è con la violenza che si risolvono i problemi, perchè come diceva Martin Luther King “La violenza genera violenza; l’odio genera odio e l’intransigenza genera altra intransigenza. E’ una spirale discendente, e alla fine non vi è che distruzione, per tutti”.
Il mio pensiero va sempre alla povera gente che ci rimette la vita per un motivo inutile.
Umore del giorno: tranquillo...
E il tempo va...
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