giovedì 24 luglio 2008

Il Canto degli italiani (seconda puntata)

Ecco la seconda puntata e ultima puntata sul Canto degli italiani.
Poichè è l'ultimo giorno anche che ho Internet, starò senza pubblicare per un bel po' di tempo, ma il mio cervello sarà sempre all'opera, garantito!

Bene, riprendendo da dove ci lasciamo ieri, spieghiamo ora qualche piccolo passo. Per prima cosa, pensiamo al significato che assume “Fratelli” all’inizio della poesia. Come potevano le persone del regno di Sardegna, per esempio,  chiamare fratelli le persone del Regno di Napoli? Ebbene, tutti si sentivano fratelli in quanto legati da un legame di sangue e di storia che è l’Impero Romano, cui si fanno vari accenni nel seguito dell’inno. L’elmo di Scipio… Insomma, il patriota Mameli dice ai combattenti della Prima Guerra d’Indipendenza: come ha fatto Scipio (Scipione l’Africano) che prese coraggiosamente l’esercito romano e lo portò a Zama durante la Seconda guerra punica per sconfiggere i Cartaginesi, che già avevano battuto varie volte i Romani, così anche loro dovevano prender l’armi e combattere per un giusto ideale.

Per quanto riguarda la Vittoria, poi, c’è un bellissimo discorso da fare. Nell’antichità, i Romani per distinguere le donne schiave da quelle libere, tagliavano i capelli alle prime. Così, dice Mameli, troviamo la Vittoria in modo tale da poterle tagliare la chioma. Questa Vittoria è schiava di Roma (e qui è scattato il gestaccio dell’Umberto) perché Roma è stata capitale di un Impero troppo importante, ma, soprattutto, sarà capitale dell’Italia riunita, proprio come voleva Mazzini.
Che cos’è poi la coorte, che è diversa da corte? La coorte era la minima parte di una legione dell’esercito. Lo stringersi a coorte vuol intendere il restare uniti durante la guerra… Come si suol dire: “L’unione fa la forza”!
“Perché siam divisi”: è il centro di tutte le guerre d’indipendenza. L’Italia di allora era composta da tantissimi Stati e piccoli Stati. Spregiativamente, il governatore austriaco Metternich (non so la data precisa ma più o meno e del Congresso di Vienna, 1815) disse che l’Italia era solo una “espressione geografica”. Già… per quanto pacifico, io l’avrei picchiato!

E poi Mameli dice che è giunta l’ora che, raccolti da un’unica speranza (speme) e sotto una bandiera (il nostro attuale tricolore), gli Italiani ritrovino l’Unità.
Legnano, geograficamente, più o meno si sa che si trova in Lombardia. Ma perché Mameli prende giusto Legnano? Qui vi devo “assillare” con un po’ di storia. Verso la fine del 1100 (per la precisione nel 1176) l’imperatore austriaco Barbarossa voleva conquistare i Comuni del Nord Italia. Questi non ci stavano e riuscirono ad allearsi tra loro e, guidati da papa Alessandro III, sconfissero l’esercito austriaco. È qui, anche, che appare il Carro (da cui Carroccio, citato inizialmente), che non è altro che un vero e proprio carro che conteneva le insegne dei Comuni che combattevano e intorno al quale stavano i militari per difenderlo.
Allora Mameli incoraggia tutti noi dicendo che dall’Alpi alla Sicilia  (per tutto lo Stato, insomma) ogni città è come Legnano e ogni uomo è come Francesco Ferrucci (un eroe fiorentino che tentò in tutti i modi di difendere Firenze dagli assalti di Carlo V) e come quel bambino, soprannominato Balilla, che, invece di aiutare gli austriaci che avevano occupato Genova e che erano caduti sfortunatamente in una fossa, li prende a sassate. E il popolo genovese fece come questo bambino, cacciando così gli austriaci dalla città ligure.
Ancora, tutte le campane dovranno chiamare a raccolta gli uomini per combattere gli invasori, proprio come fecero i Siciliani che, per liberarsi dai francesi occupanti, all’ora dei Vespri si rivoltarono.
E se tutto ciò viene contemplato, i soldati mercenari dell’Austria si piegheranno come giunchi e persino l’aquila, simbolo dell’impero austriaco, ci rimetterà le penne! E l’Austria, che si è alleata con la Russia, può anche aver conquistato brutalmente i polacchi, ma quel sangue li avvelenerà… e noi oggi sappiamo come è andata a finire per i
poveri cugini austriaci!
Piaciuta questa analisi? Lo spero!
A risentirci.

martedì 22 luglio 2008

Il canto degli Italiani (prima puntata)

Tra ieri e oggi ho scritto un intervento che a me sta molto a cuore e, poiché ci tengo, ma è molto lungo, ho deciso di suddividerlo in “puntate”, anche per non fare il discorso tropo pesante. Partiamo già da oggi e spero di poter finire per giovedì… Dimenticavo: venerdì, sabato e domenica non ci sarò, andrò con mio zio in Sicilia.
Quel “pazzoide” (e questo attributo concedetemelo!) di Umberto Bossi, segretario del “Carroccio” (altra ca**ata di nome che deturpa anche un po’ la storia italiana per definire il partito della Lega Nord), ha recentemente fatto un gestaccio durante l’esecuzione dell’inno nazionale italiano “Canto degli Italiani” (che ormai tutti chiamano “Inno di Mameli”).
Be’, non vi posso nascondere di essere alquanto offeso e amareggiato che una (relativamente) alta carica del  nostro Stato dispregi così tanto la nostra storia e il sangue versato dagli italiani per riuscire a unificare il nostro Stato. Devo essere sincero, non ho mai cercato il numero indicativo di italiani morti per l’unità dalla Prima guerra d’indipendenza per arrivare alla tragica Seconda Guerra Mondiale, ma ho comunque grande rispetto per questi morti. Mi sarà anche capitato di criticare il troppo burocratico Stato così com’è oggi, ma non mi è mai saltato alla mente di dire “f*****o a Roma ladrona” o, peggio ancora, insultare ciò che è stata la storia di questo Paese!
Visto che i testi di canzoni scarseggiano mi son detto “perché non analizzare il testo del nostro inno e far conoscere a tutti la sua bellezza”. Qualche anno fa (forse 3 o 4) girò la voce che magari si doveva cambiare inno perché “Il canto degli Italiani” era troppo retorico, pomposo e con parole arcaiche. Be leggete un po’ cosa dice:

“Fratelli d'Italia
L'Italia s'è desta,
Dell'elmo di Scipio
S'è cinta la testa.
Dov'è la Vittoria?
Le porga la chioma,
Ché schiava di Roma
Iddio la creò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Noi siamo da secoli
Calpesti, derisi,
Perché non siam popolo,
Perché siam divisi.
Raccolgaci un'unica
Bandiera, una speme:
Di fonderci insieme
Già l'ora suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Uniamoci, amiamoci,
l'Unione, e l'amore
Rivelano ai Popoli
Le vie del Signore;
Giuriamo far libero
Il suolo natìo:
Uniti per Dio
Chi vincer ci può?
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Dall'Alpi a Sicilia
Dovunque è Legnano,
Ogn'uom di Ferruccio
Ha il core, ha la mano,
I bimbi d'Italia
Si chiaman Balilla,
Il suon d'ogni squilla
I Vespri suonò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.

Son giunchi che piegano
Le spade vendute:
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute.
Il sangue d'Italia,
Il sangue Polacco,
Bevé, col cosacco,
Ma il cor le bruciò.
Stringiamci a coorte
Siam pronti alla morte
L'Italia chiamò.”
Ora, per poter capire il testo mi sono preso la cura di cercare un po’ di documenti su Internet e rielaborali per capire un po’ di cosa si sta parlando.
Innanzitutto bisogna capire il contesto storico. Mameli era un poeta genovese, forte sostenitore di un’Italia unita, idea scontata per noi oggi, ma idea “utopica” nel 1848. Egli era anche un poeta romantico (del Romanticismo) ed era naturalmente presente in lui chiaro il concetto di nazione. L’inno, la cui musica fu fatta dopo, fu adottato durante le guerre d’Indipendenza. Leggiamo un po’ la versione in prosa della poesia.
“Fratelli d'Italia, finalmente il nostro paese si è svegliato per incominciare a mettersi l'elmo di quei conquistatori che hanno sempre invaso la nostra terra. Ma qual è e dov'é la nostra possibilità di ottenere una vittoria se non a Roma? Dove il destino e la patria sembra chiamarci per stringerci, e combattere fino alla morte.

Siamo stati per secoli calpestati e derisi, poiché non siamo mai stati un popolo vero, che ha sempre voluto tenersi disunito. Raccogliamoci ora sotto un'unica bandiera, ad una speranza, di fonderci insieme, perché questo momento è arrivato.

Uniamoci ed amiamoci: l'unione e l'amore riveleranno ai nostri popoli il percorso che dobbiamo seguire: e giuriamo di rendere libero il suolo su cui siamo nati, e se saremo uniti sotto un'unica fede, chi ci potrà mai vincere?

Dalle Alpi fino alla Sicilia ognuno di noi si sente come quando a Legnano si sconfisse l'esercito di Federico Barbarossa, ed anche i nostri figli di questa nuova Italia riescono a sentirsi fieri, come i piccoli combattenti di Genova; ed ora più che mai riusciamo tutti ad ascoltare il suono che ci richiama in battaglia, quel suono che nel 1282 svegliò i palermitani, alla rivolta per la libertà contro i francesi.

E le spade dei soldati austriaci non aspettano che essere piegate e davanti a questa sfida non possiamo che continuare a difenderci e a stringerci, anche innanzi alla morte.”
A domani con la seconda puntata.
A risentirci.

sabato 19 luglio 2008

I've got a life

Questa settimana effettivamente non ho scritto molto, ma non per pigrizia (cioè sì in minima parte proprio per quella), ma soprattutto perchè Internet mi ha dato qualche problema e poi non ho avuto tanto da scrivere.
Mi spiego meglio su quest'ultime parole. Avevo da scrivere un testo di canzone per questa settimana, ma cercando non ho trovato molto e per questo ho deciso di non pubblicare niente. Certo, potevoi anche farmi un po' sentire... Be', non sono perfetto!
Qualche pensieriono mi è venuto in questa settimana. Ad esempio, sono sempre più propenso a scegliere la facolta di Economia e Commercio, anche se ancora non ho scelto il corso. E potrebbe essere che potrei convincere, magari, i miei ad andare a Bari... Insomma, non è Parma, Bologna o Pisa, ma almeno "scappo" da Martina!
Curioso è stato quest'episodio che m'è capitato uno di questi giorni, mercoledì pomeriggio se non sbaglio. Stavo correndo, quando a un certo punto mi accorgo che immerso nei pensieri di cosa fare entro settembre, mi accorgo di correre un bel po' veloce: credo che a livello inconscio volevo aumetare loa velocità come se correndo di più sarebbe passato più velocemente il tempo. Probabilmente una scemenza, ma è stata un'impressione che mi ha colpito un poco.
Passando, comunque, alla canzone di oggi, vi ho trovato anche il testo buono (e non è una coincidenza!).
"Ho una vita / Sebbene non illuminante / Ho una vita, e non è finita / Ho trovato un modo / È l’unica cosa mia / Tutto quello che chiedo è tenerezza / Un po’ di tenerezza. / Ooo è un posto crudele / Non hai mai chiesto di essere qui / Non interessa a nessuno e nessuno ti aiuterà ora / È un ‘’cane mangia cane’’ della razza umana / L’unica cosa che faranno è odiarti. / È così un crimine essere sgarbati / Mostra il tuo viso, pretendi di essere cieco. / Ho una vita / Sebbene non illuminante / Ho una vita, e non è finita / Ho trovato un modo / È l’unica cosa mia / Tutto quello che chiedo è tenerezza, tenerezza. / Sii forte ora, piccola / Devi essere forte ora, piccola / Devi essere forte!"
Se il testo vi è piaciuto, godetevi ora la canzone:






Che ve ne è parsa? In realtà, io ho una canzone che dura 3 minuti e 17 secondi ed è un po' più movimentata. Ma questa versione non è male...
A risentirci.

domenica 13 luglio 2008

Funky town

Stasera nessuna negligenza: puntuale come è mio solito con la puntata sulla musica anni ‘70-’80. È tardissimo, ho il cellulare scarico e per stasera mi limiterò a “fare in tempo” a scrivere solamente il commento, mentre lo pubblicherò domani.
Bando alle ciance, comunque, e passiamo alla nostra canzone: “Funky town” di Lipps Inc. E non dite che non la conoscete…
http://it.youtube.com/watch?v=CUm6TCbEK0g

Doh! Davvero non la conoscevate? Mi sa che serve questo intervento settimanale assicurato.
Scappo anche stasera… Troverò il tempo un giorno per impegnarmi davvero per un intervento come si deve… ma il “destino” sembra che non voglia che questo intervento buono sia stasera.
A risentirci.

venerdì 11 luglio 2008

Vieni a vedere perchè

Certo che no, che non mi sono scordato di mettere il testo di una canzone. E non potete neanche dire che la sto mettendo all’ultimo minuto, come per salvarmi da chissà cosa.
A sorpresa, oggi vi riporto il testo di “Vieni a vedere perché” di Cesare Cremonini. La musica è eccezionale, ma anche il testo stranamente (se volgiamo dire così) è interessante.
Dico sempre che non cerco amore / che preferisco badare a me: / ma questa non è la verità, / vieni a vedere perché... / Mi vedono sempre ridere / ma questa non è la realtà: / piango ogni notte, sempre per lei, / vieni a vedere perché... / Dico sempre che odio l'amore / che non mi serve a niente però / prego perché, il Signore lo sa, / che prima o poi lo troverò! / Voglio che tutto intorno ci sia solo la vita per me / Voglio te, notte e giorno, devo convincerti che... / Capirai che il cielo è bello perché / in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime / E piangerai, oh altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile, / e così fragile, ricomincerai! / C'è chi rinuncia all'amore / solo perché non ne ha avuto mai / eccomi qua dammelo e poi / ora capisci perché dico sempre che odio l'amore / che non mi serve a niente però / prego perché, il Signore lo sa, che prima o poi lo troverò! / Capirai che il cielo è bello perché / in fondo fa da tetto a un mondo pieno di paure e lacrime... / Oh, e piangerai, oh, altroché! Ma dopo un po' la vita ti sembrerà più facile,  / e così fragile tornerai a vivere! /
Un po’ mi rispecchia questa canzone… Va be’ oggi finisco prima perché ho ospiti.
A risentirci.

giovedì 10 luglio 2008

La ruota della... fortuna

Girate la ruota... Su, nessuno ha mai visto "La ruota della fortuna"? Neanch'io ero un grande fan del programma, ma mi ricordo che quand'ero piccolo a volte se non davano niente più in Tv vedevo quello.
Comunque, oggi sono andato in segreteria a scuola e ho chiesto il voto finale dell'esame. Ora capite qualcosa sulla ruota? Allora siete ottusi: 100! 100! 100! 100! 100!!!
Eh, già. Mia madre appena saputo il risultato ha detto: "Adesso almeno sei più convinto su cosa devi fare?". E ad essere sincero non sono affatto sicuro di niente. Ultimamente stavo pensando che forse volevo continuare a studiare. Non so se Giurisprudenza o Economia e Commercio. Ma credo voglio studiare. Non ci penso che forse non mi va più di vedere i libri. Questo lo soprirò a settembre.
Ora come ora, voglio un po' di pace, leggere qualche libro così e passare un'estate senza troppe pressioni. Nulla di eccezionale, no?!
A risentirci.

domenica 6 luglio 2008

Qui... Londra.

Sembra quasi che mettere la canzone anni ’70 / ’80 di domenica sia diventato un vizio… Non dovrebbe esserlo, anche se sempre più spesso sta diventando così. Comunque mi impegnerò di più perché non sconfini più oltre i giorni fissati!
Sapete, oggi voglio mettere una canzone relativamente “tranquilla”: “London calling” dei The Clash. Non sono mai stato tanto appassionato di questo gruppo, anche se questa canzone mi piace!
http://it.youtube.com/watch?v=FiVvA9YQpiI

Può pur sembrare una canzone insipida, ma ha una certa musicalità che colpisce? No? Gusti!
A risentirci.

martedì 1 luglio 2008

Da "libero" a schiavo del grande bivio



Ieri non mi è stato dato il tempo di pubblicare l’intervento
che avevo scritto appena finiti gli esami. Ora sta sotto questo intervento. E
se volete capirci qualcosa oggi, dovete per forza leggere ciò che ho scritto
ieri.

Fatto? Bene, passiamo a oggi. In realtà, ciò che sto per
scrivere riguarda un po’ ieri, ma  sta
avendo effetti oggi e li avrà finché non prenderò una decisione. Il punto è
questo: quando mio padre ieri è tornato da lavoro ci siamo messi a discutere su
cosa devo fare. Lui dice che se studio a Giurisprudenza (e volendo potrei
farlo, se ho capito bene) è come se perdessi 5 anni a studiare senza che dopo
ho qualche certezza (certo chi è che ci da la certezza?). E poi c’è il fatto
che farei circa fino a 30 anni una vita molto ristretta (cioè dovrei chiedere
ai miei i soldi per fare qualcosa). E questo non è che mi va tanto giù.

L’alternativa è lavorare. Lui dice che mi devo aprire un
negozio. Sinceramente, io preferirei fare l’impiegato/operaio, non credo di
avere adeguate capacità imprenditoriali.

E la scelta da prendere è durissima. Sono in crisi e sento
il bisogno di parlare con qualcuno perché da solo ammattirò quasi certamente.

Ora come ora mi sto convincendo ad andare a lavorare. La
ragione è questa: e se andare a Giurisprudenza è sempre stato “solo” il mio
sogno? I sogni sono fatti per rimanere tali. I sogni sono l’aspirazione di un uomo
a qualcosa che sarebbe l’ideale. E i sogni devono rimanere così se si vuole
migliorare e andare alla ricerca di una stabilità e puntare a qualcosa che sia
sempre più alto, ma che,  alla fine, ci
riporta sempre coi piedi per terra. Perchè l’uomo vive di sogni, illusione e
speranze.

La realtà è, invece, quella che si vive tutti i giorni:
tutti hanno bisogno di soldi per sopravvivere ed è giunta l’ora che anch’io mi
inserisca in questo meccanismo e che contribuisca a sostenermi e cominciare a
vivere la MIA vita. Alla fine, purtroppo, saranno i soldi che mi daranno  l’affermazione della mia personalità e la mia
piena affermazione.

Ecco ora ho il mal di testa: sono le 10 e 48 ed è da 2 ore e
25 che il mio pensiero è sempre lì. E non c’è modo che mi faccia distogliere.
Né leggere, né guardare il paesaggio che c’è qui in campagna… L’unico modo sarebbe
totalizzarmi: o vedere la tv e spegnere un po’ il cervello o giocare a qualche
gioco sul pc. E probabilmente opterò per al seconda.

Se ieri mi sentivo libero, questa libertà è durata sole
poche ore. Che amarezza…

A risentirci.
Finitaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!
Ok, stop. Che bello! Sono finiti gli
esamiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii! Ok, non lo faccio più. Il fatto è
che sono anche un po’ deluso da me stesso: mi ero preparato, vado lì e mi
faccio prendere dall’emozione e combino un po’ di pasticci. Ciò che dicevo era
giusto ma era incasinato e intorcigliato. Alla fine il presidente della
commissione ha detto che ciò che non sono riuscito a esprimere a parole l’ho
esperesso nel tema che è stato da 15! 15! Io che prendo 15 ad un tema! La
commissione anche ha letto il tema e si è complimentata perché è stato così
bello che il prof di italiano avrebbe voluto mettermi 15 con lode (ma non
esiste) e non voleva mettere 15 a nessun altro compito… ma non poteva!

Soddisfazione con riserva, insomma. Ad agosto più o meno la
risposta del punteggio definitivo.

In realtà, dopo che sono uscito e la commissione ha deciso
il voto, la prof di francese, che è emotiva, è uscita con le lacrime: avrebbero
voluto mettermi di più, ma non sono stato un granché. Chissà se poi potrò
rifarmi a qualche altra interrogazione, magari all’università….

Durante l’esame i prof sentendo che non andrò all’università
perché mio padre non vuole, loro hanno detto che devo continuare!
L’hanno detto per incoraggiamento o perché davvero merito?

In occasione di questa giornata, comunque, non posso che
pubblicare un testo… liberatorio!

“Libero” di Fabrizio Moro, canzone che fa anche da sigla al
telefilm “I liceali”.

“Mi domando perché quando vivi aspettando / un giorno passa
lentamente come fosse un anno / Mi domando perché non sono nato nel 50 / Avrei
saputo cosa fare io negli anni 70 / Mi domando se sei mia oppure fai finta / E
se alla fine dei fatti essere onesti conta / Mi domando se la storia è stata
scritta dagli eroi / O da qualcuno che pensava solamente ai cazzi suoi / Mi
domando perché mi fa schifo la mia faccia / A volte si e a volte no / Perché a
volte voglio avere solo quello che non ho /
Mi domando soltanto perché / Gesù Cristo è morto in croce per me. / Voglio
sentirmi libero da questa onda / Libero dalla convinzione che la terra è tonda /
Libero libero davvero non per fare il duro / Libero libero dalla paura del
futuro / Libero perché ognuno è libero di andare / Libero da una storia che è
finita male / E da uomo libero ricominciare / Perché la libertà è sacra come il
pane / E’ sacra come il pane. /
Mi domando perché pensare troppo mi turba /
E se una volta almeno mio padre ha fumato l’erba / Mi domando se avrò un figlio
/ E se mio figlio mi odierà / Perché purtroppo si odia / Chi troppo amore ci
da’ / Mi domando se la mia è una vita felice / E so rispondere solo che mi
piace. / Voglio sentirmi libero da questa onda / Libero dalla convinzione
che la terra è tonda / Libero libero davvero non per fare il duro / Libero
libero dalla paura del futuro / Libero perché ognuno è libero di andare / Libero
da una storia che è finita male / E da uomo libero ricominciare / Perché la libertà
è sacra come il pane / E’ sacra come il pane”


Troppo bello! Impossibile non rimanerne affascinati! È
quello che penso io questo testo! Entro stasera il pc uscirà una spranga e me
la darà prima sulle gambe e poi intesta perché la sto mettendo un po’ tante
volte!

Ok, non so cosa farò ora.. L’unica cosa certa è che sto
distruggendo tutto ciò che mi ricorda la scuola: “Libero da una storia che è
finita male”!


A risentirci!