venerdì 27 aprile 2012

"Gridi di umanità"

Non mi sono dimenticato della ricorrenza del 25 aprile, solo che quel giorno ero impegnato nelle pulizie in campagna.Oggi, però, sono indeciso se riprendere quell'argomento o se andare avanti. In ogni caso, Radio3 quel giorno ha fatto leggere ad attori teatrali le lettere che i partigiani catturati inviarono o cercarono di inviare prima di morire. Tra le tante che sentii, me ne colpii particolarmente una, letta da Ascanio Celestini.  
La lettera è scritta da Umberto Fogagnolo, un uomo che dopo la caduta del fascismo attiva azioni sindacali e di sabotaggio contro i nazisti. Tuttavia, la sua fine è immaginabile. 
Il file audio è qui:    http://www.radio.rai.it/podcast/A42447201.mp3  Capisco, tuttavia, che la lettura di Celestini è piuttosto veloce, per cui riporto qui sotto anche il testo.
"Milano, 31.7.1943 
Nadina mia, ogni movimento di popolo è un dramma che bisogna provare prima di andare in scena e nessun dramma si salva dal grottesco quando si rappresenta per prova: sa Dio se le guerre sono cose serie ma non vi è nulla di più comico di una finta battaglia. Questa sorte ebbero in passato i cosiddetti movimenti rivoluzionari: anche allora furono destituite autorità, disarmate guarnigioni, presi ostaggi, interrotte strade, ma anche allora il movimento non aveva un proposito, ne un piano. Non vi furono tragedie e mancò la farsa perché il ridicolo raggiunse la malinconia: non si può ridere se manca ai protagonisti un minimo di serietà e in quel finto duello l'impostura della plebe e la paura della borghesia non potevano divertire perché facevano pietà. Oggi non deve succedere come allora. In questi giorni ho vissuto ore febbrili ed ho giocato il tutto per il tutto. La più grande carta della mia vita è stata giocata e non è più possibile tornare indietro. Per i nostri figli e per il tuo avvenire è bene che tu sia al corrente di tutto, anche perché a te io ricorro nei momenti più tragici e più diffìcili della mia vita. Qui io ho organizzato la massa operaia che ora dirigo verso un fine che io credo santo e giusto. Abbiamo già avuto riunioni e non credevo di poter riuscire a coordinare ciò che venti anni di falso patriottismo aveva sradicato e distrutto. Sono trascorsi molti anni da quando si erano fatte le barricate ed era corso il sangue, da quando i labari più o meno rosi erano stati levati in battaglia e i nuovi capi e il popolo si erano vestiti di nobiltà per vivere un atto di dramma. Quanto lontani sono i giorni che nella nostra città si era fatto fuoco sulla folla insorta e un fremito di sollevazione aveva percorso l'Italia. Ma allora come oggi mancava il lievito dell'azione e quando si diceva fatica da schiavo e paga di fame, non erano spunti romantici ne pretesti tribunizi, erano gridi di umanità: se vi sono delle piaghe che bruciano e dei bisogni che spingono, si esce e si fa guerra. Tu, Nadina, mi perdonerai se oggi io gioco la mia vita. Di una cosa però è bene tu sia certa. Ed è che io sempre e soprattutto penso ed amo te ed i nostri figli. V'è nella vita di ogni uomo però un momento decisivo nel quale chi ha vissuto per un ideale deve decidere e abbandonare le parole. In questi giorni ho vissuto ore di dramma e la mia vita ha avuto momento di tragedia. Tu però sii come sempre calma e pensami con tutta l'anima perché ora ho tanto bisogno di sentirti vicina. Sono un po' triste e molto preoccupato perché gli eventi procedono diversamente da quanto si sperava. Baciami tanto i bambini e prega con loro
Umberto"
Non è necessario nessun ulteriore commento.
Umore del giorno: pensando alla mia scarsa voglia di mettermi sulla tesi!
Al prossimo post!

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